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LINGUAGGIO
mercoledì 28 novembre 2018 17:01
Il linguaggio è la capacità d’uso e uso stesso di un qualunque sistema di simboli adatti a
comunicare (che siano essi simboli, parole, linguaggio di programmazione, etc.). La disciplina che
ne esplora la comprensione, la produzione e l'acquisizione, oltre che ai processi mentali
sottostanti prende il nome di psicolinguistica.
Comunicazione animale
Tutti gli animali utilizzano sistemi comunicativi, alcuni anche piuttosto complessi. Le api, per
esempio, comunicano la presenza di cibo disegnando cerchi stretti con il loro volo e rigurgitando
un po’ del cibo che stanno comunicando essere vicino all’alveare. In caso il cibo sia più lontano,
l’ape muove l’addome disegnando l’infinito. In base all’orientamento che l’ape assume rispetto
all’alveare e al sole, è indicata la direzione nella quale andare a cercare il cibo.
I cercopitechi hanno un verso per segnalare situazioni di pericolo (l’avvicinarsi di animali) e questo
segnale cambia rispetto al tipo di pericolo che sta arrivando (se dall’alto o dal basso).
Nell’idea di indagare gli aspetti filogenetici del linguaggio e di quanto questo possa essere di
proprietà soltanto dell’uomo, sono nati degli esperimenti in cui si addestrano degli scimpanzé a
lungo per vedere se riescono a imparare il linguaggio umano.
• un primo esempio è quello degli scimpanzé Viki e Sarah che, dopo un lungo addestramento,
riescono ad imparare delle parole e la grammatica rudimentale. Viki aveva un lessico strettissimo
senza grammatica, imparato utilizzando soltanto il canale orale, mentre Sarah impara un po’ di
grammatica e 130 parole, usando delle figure di plastica;
• nel caso del Bonobo Kanzi intentarono un altro tentativo di insegnamento del linguaggio tramite
un sistema di simboli. Riesce a produrre frasi semplici e a comprenderne 650. Il livello di
grammatica è quello di un bambino di due anni.
Differenza tra linguaggio animale e il linguaggio umano
Anche se correnti ideologiche differenti propongono diverse teorie, tutti condividono l’idea che il
linguaggio sia specie-specifico:
• De Saussure sostiene che il linguaggio è la potenzialità universale di sviluppare un sistema di
segni;
• Simone sostiene che è la facoltà che ci permette di esprimere, attraverso una varietà di canali i
significati che siamo in grado di elaborare;
• Chompski dice che è una sintesi di pensieri e valori specifici e parametri in un sistema invariante
di principi;
• Definizione neutrale di lavoro: è la facoltà (propria dei membri della specie umana) di acquisire
e usare la lingua a cui sono esposti.
L’idea che sia innato ed universale non significa che possa prescindere dall’input. Quindi,
nonostante la predisposizione, senza sentire qualcuno parlare, non impariamo alcun linguaggio.
Nonostante la molteplicità dei linguaggi umani, essi dispongono tutti di una serie di caratteristiche
chiave che lo contraddistinguono dai linguaggi animali. Tali caratteristiche che rendono il
linguaggio umano diverso e specifico sono:
a. Creatività e produttività: la più importante caratteristica del linguaggio umano è la sua
capacità generativa. Abbiamo un numero limitatissimo di suoni (sotto i cento), ma un
numero molto alto di parole (e possiamo inventarne nuove). E anche se il numero di
parole è alto, è comunque limitato ma possiamo comporre un numero illimitato di frasi
possibili. Inoltre, siamo capaci di comprendere qualsiasi enunciato ci viene rivolto pur non
avendolo mai sentito prima.
Studio di Nim: cercano di insegnare il linguaggio dei segni ad una scimmia. La produzione
a. Creatività e produttività: la più importante caratteristica del linguaggio umano è la sua
capacità generativa. Abbiamo un numero limitatissimo di suoni (sotto i cento), ma un
numero molto alto di parole (e possiamo inventarne nuove). E anche se il numero di
parole è alto, è comunque limitato ma possiamo comporre un numero illimitato di frasi
possibili. Inoltre, siamo capaci di comprendere qualsiasi enunciato ci viene rivolto pur non
avendolo mai sentito prima.
Studio di Nim: cercano di insegnare il linguaggio dei segni ad una scimmia. La produzione
di Nim, ossia la lunghezza media di linguaggio, resta costante, senza aumentale.
Nelle stesse osservazioni, Nim è comparato sia con dei bambini udenti che non. La sua
produzione resta al livello di quella di un bambino di due anni, mentre quella dei bambini
in ambedue le condizioni cresce nel tempo.
b. Ricorsività: una regola (linguistica) può essere applicata al risultato di una sua stessa
precedente applicazione. In altre parole, le parole possono essere combinate al fine di
produrre una varietà di frasi: col termine ricorsività indichiamo la capacità linguistica di
saper e di poter incorporare pezzi di frase (o addirittura frasi intere) all'interno di un'altra
frase (per esempio data la frase "Il cuoco ha bruciato i ravioli", secondo la regola della
ricorsività, possiamo ampliare "il cuoco ha bruciato i ravioli, che stavano bollendo sul
fuoco, che ha messo a scaldare due ore fa.." e così via).
Hauser e Watumull (2016): vedono che la ricorsività è propria dell’essere umano soltanto.
Hauser (2002): il sistema concettuale, la memoria, il sistema sensoriale-motorio sono delle
facoltà del linguaggio in senso ampio che non sono specificatamente linguistiche ma
aiutano n-ella produzione e condivisione del linguaggio.
c. Dualità del segno (significante e significato): è una proprietà secondo cui le unità dotate di
significato (parole o morfemi) sono composte da unità prive di significato quali i fonemi,
che possono essere oggetto di combinazioni infinite e formare così parole differenti.
Il segno linguistico è composto da due facce: significante (forma fonica) e significato
(concetto, contenuto).
d. Arbitrarietà: questo insieme di due facce porta a ragionare su quale sia il legame tra le due
componenti, ossia, perché si dice “cane” per intendere quel tipo di animale.
Tendenzialmente non esiste nulla che ci dice che la relazione tra il suono di una parola ed
il suo significato sia prevedibile. Per quanto riguarda il significante, ogni lingua sceglie una
serie di suoni per ogni parola senza che vi sia nessun vincolo che lo imponga. Mentre per il
significato, questo cambia nelle diverse lingue. L’arbitrarietà è così pervasiva che intacca
anche degli aspetti che noi consideriamo onomatopeici, ma anche nei versi degli animali
c’è una certa arbitrarietà: a seconda delle diverse lingue, i suoni sono espressi in maniera
diversa (bau vs woof).
Esperimento di Koler (1929): esperimento semplice dove si devono nominare delle figure,
alcune tondeggianti e alcune spigolose, con queste due possibilità: maluma o takete. Tutti
nominano le figure spigolose come takete e le tondeggianti come maluma. Quindi dove sta
l’arbitrarietà?
Studio di Dingemanse (2015): mettono in luce che in realtà non è tutto esclusivamente
arbitrario, ma esistono altri due elementi: l’iconicità (idea per cui c’è relazione sistematica
tra significante e significato con un qualche tipo di fondamento causale) e la sistematicità
(relazione sistematica tra significante e significato che non ha un motivo causale ma di
concorrenza). È una proposta di teoria.
L’ultima distinzione è tra il linguaggio e lingua: il linguaggio è la facoltà specie specifica alla base di
acquisire ed usare una lingua, la lingua è un modo concreto e determinato storicamente in cui si
manifesta la capacità del linguaggio umano; usa prevalentemente il canale orale. Esistono più di
6000 lingue nel mondo.
Livelli del linguaggio
Il linguaggio è un qualcosa di gerarchicamente strutturato, formato da livelli in ordine. Il livello più
basso è quello fonetico, la rappresentazione sensoriale della forma fonica. Questi suoni si
compongono in parole, che possono dover essere declinate nel modo corretto rispetto al
contesto frasale. Queste parole formano poi delle frasi, delle strutture sintattiche.
La disciplina che si occupa di studiarne l'architettura ed i meccanismi del sistema cognitivo umano
che permettono l'acquisizione e l'utilizzo del linguaggio è la psicolinguistica.
Livelli del linguaggio
Il linguaggio è un qualcosa di gerarchicamente strutturato, formato da livelli in ordine. Il livello più
basso è quello fonetico, la rappresentazione sensoriale della forma fonica. Questi suoni si
compongono in parole, che possono dover essere declinate nel modo corretto rispetto al
contesto frasale. Queste parole formano poi delle frasi, delle strutture sintattiche.
La disciplina che si occupa di studiarne l'architettura ed i meccanismi del sistema cognitivo umano
che permettono l'acquisizione e l'utilizzo del linguaggio è la psicolinguistica.
a. Fonemi: livello più basso della rappresentazione linguistica. Sono unità minime della lingua
che non significano niente da sole, bensì si tratta di elementi distintivi che permettono,
cioè, di discernere due parole che per il resto dei suoni sono uguali (esempio, rana e tana).
Sono rappresentazioni astratte dei suoni e non sono uguali per tutte le lingue. Il linguaggio
parlato è una catena ininterrotta di suoni e all’interno di questa catena possiamo
identificare un gruppo limitato di fonemi. Esiste, pertanto, un alfabeto fonetico
internazionale che racchiude tutti suoni producibili in tutte le lingue.
Mesgarani (2014): ci si potrebbe chiedere se c’è un motivo per tenere conto di questa
divisione a livello cognitivo. Studiano sei pazienti americani e registrano direttamente la
corteccia uditiva primaria durante un’operazione mentre i pazienti ascoltano linguaggio
spontaneo. La risposta neurale registrata dai diversi elettrodi presenta selettività per i
diversi fonemi. La discriminazione avviene su base di tratti fonetici (specialmente il modo
di articolazione).
b. Morfemi: unità minime della lingua dotate di qualche significato. Tutte le parole sono
composte da morfemi (per esempio: tavol-o, composta dalla radice e dalla desinenza).
Esistono parole monomorfemiche (qui, io, film, sci), bimorfemiche (tavolo, agile,
facilmente) o polimorfemiche (barista, riscrivibile).
Abbiamo diversi modi per declinare le radici:
• flessione: permette alle parole di assumere diverse funzioni sintattiche e grammaticali
(utilizzo di suffissi per cambiare grammaticalmente le parole ed ottenerne il rispettivo
maschile, femminile, futuro, passato, etc.);
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