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C. 17 LINEAMENTI DI PSICHIATRIA TRANSCULTURALE

Non è ancora una disciplina autonoma; delimita una vasta area di problemi suscitati da studi e osservazioni

empiriche (per es. indagini psicopatologiche, epidemiologiche, antropologia, studi sul folklore, psicologia

dei gruppi, psicoanalisi…): insieme di ricerche che richiede competenze e discipline specifiche e mostra che

ha una vocazione pluridisciplinare legata all’intrinseca complessità della realtà umana. Studi i disturbi

specifici di una determinata cultura.

Osservazione obiettiva e relativismo culturale: come si presentano le malattie mentali descritte dalla

medicina occidentale al clinico di formazione europea che compie studi in società diverse (per es. primitive)?

Il sapere dello psichiatra occidentale non è necessariamente universale, ma profondamente radicato alla

cultura, organizzazione sociale e valori. Nasce con gli studi di Kraeplin a Giava agli inizi 900.

Il punto di vista dell’osservatore occidentale è culturalmente condizionato da categorie, stili cognitivi,

credenze, pregiudizi culturali.

Anche Boas: la cultura deve essere studiata dall’interno; ogni cultura ha una sua coerenza intrinseca che può

non apparire all’estraneo. Critica l’etnocentrismo (limitazione del proprio punto di vista).

Psicosi e nevrosi esotiche: ricerca di frequenza di depressione, schizofrenia, isteria nei paesi africani e

asiatici che hanno rivelato similarità e differenze di diffusione e morfologia delle patologie in vari contesti

geografici e culturali. Per es. schizofrenia 8rottura con realtà, ma dalla realtà così come appare nella cultura

indigena e non necessariamente quella dell’osservatore occidentale), psicosi affettive (molto sensibili al

legame tra soggetto e gruppo sociale, dal grado di dipendenza del soggetto dal giudizio altrui). Ogni società

appronta status e ruoli variabili per la sofferenza psichica. La tolleranza verso le manifestazioni devianti è

variabile. In un certo quadro sociale un’azione può portare all’emarginazione, in altri no.

Esempi di psicosi culturali: solitamente esordio in giovane età, i fattori scatenanti sono diversi rispetto al

mondo occidentale, la causa della malattia è attribuita all’influenza esterna, quadro clinico dominato da

comportamenti agitati seguiti da amnesie, sintomi somatici. Per esempio:

 AMOK: Asia, furia improvvisa in genere comprendente omicidio, si verifica nei maschi, termina con

esaurimento-amnesia. Per noi sarebbe una grave psicosi, ma in quel contesto è comprensibile e

giustificabile

 KORO: Asia, paura del rimpicciolimento del pene, che penetri nell’addome provocando la morte

 DATH: India, disturbo ipocondriaco, timore che le polluzioni notturne possano essere rischiose per la

salute (de-virilizzazione)

 LATAH: Asia, reazione di obbedienza, femminile, blocco psicomotorio catatonico

 ISTERIA ARTICA: eschimesi, ansia e depressione, depersonalizzazione con amnesia finale, il soggetto

non sopporta di aver subito un torto

 BULIMIA

Continua interazione tra sfera sociale (credenze religiose, pratiche rituali, forme di vita della collettività) e

sfera personale (posizioni affettive e ideologie personali)

Malattia a terapia: nelle culture indigene non esiste una considerazione della malattia mentale come la nostra;

il sistema dei mali e rimedi che ogni società mette in atto attraverso istituzioni e saperi specifici comporta

criteri locali di cui bisognerebbe conoscere funzionamento e caratteristiche. Per es. in alcuni popoli mancano

i termini corrispondenti per depressione (non sono ricondotte ad un unico principio diverse manifestazioni

come tristezza, insonnia…), gelosia (in occidente è un grande tema carico di potenzialità patologiche).

Le pratiche terapeutiche: molte tradizionali sono più accreditate dagli utenti indigene rispetto a quelle

occidentali (in alcuni paesi coesistono pratiche tradizionali e occidentali). Necessità di conoscere le

concezioni delle varie malattie mentali come sono definiti dalle singole culture.

Per es. fenomeno dell’emigrazione di masse di popoli: ha creato per lo psichiatra la possibilità di studiare e

confrontarsi in loco con patologie psichiatriche di culture diverse; però rischio di shock culturale (quando un

soggetto lascia il luogo d’origine per trasferirsi in un altro con caratteristiche nettamente diverse accade uno

scontro tra vecchie e nuove abitudini, isolamento, ansia, depressione, quasi un lutto). per l’osservatore è

necessario riconoscere il gruppo d’origine del paziente per valutare le deviazioni di percorso.

Trattamento terapeutico in situazioni transculturali: necessità di comparazione con gli altri sistemi e usanze,

attuare un decentramento dell’osservatore dai suoi stessi criteri osservativi e pregiudizi culturali: estraneità

partecipe (afferrare totalmente il fatto sociale dall’esterno e considerarlo come oggetto che ci apparterebbe

se vivessimo come indigeni: LeviStrauss).

L’apporto psicanalitico: punto comune tra i due approcci è il mettere al centro della metodologia la relazione

interumana; in Totem e Tabù Freud riflette sulle origini della socialità umana, i divieti sociali, istituzioni,

paragona l’interpretazione dei sogni alla divinazione antica, interesse popolare per i sogni, confronta certe

manifestazioni nevrotiche con certe manifestazioni selvagge; in particolare, visione della socialità umana

come sviluppo ed estensione di una società originaria costituita dalla coppia madre-bambino, concezione

della formazione psichica che da essa deriva, scoperta dei processi di identificazione con genitori che sono

portatori di cultura.

C.18 PATOLOGIA MENTALE E CLASSI SOCIALI

Classe : inizialmente significava una parte della città in cui risiedevano i cittadini distinti dagli altri per il

 ruolo sociale di appartenenza o per i vantaggi che ne derivavano (fissità, impossibilità di cambiamento);

una definizione analoga è casta (gruppi ereditari con posizione fissa la cui mobilità è impedita da

distanze rituali). In senso moderno Hegel intendeva l’articolazione necessaria della società civile dovuta

al capitale, all’attitudine degli individui e a circostanze contingenti) ; col capitalismo non ci sono più

barriere rituali. Marx parla di formazione delle classi in conseguenza a leggi economiche. Oggi la rigida

distinzione di Marx è anacronistica: più complessa ed elastica struttura delle classi definita sui rapporti di

autorità, potere, prestigio piuttosto che su rapporti di lavoro; non più solo conflitti lavorativi ma nuovi

antagonismi. Si preferisce il termine status (livello di istruzione, professione, reddito). La possibilità di

mobilità non è scontata perché le diverse ricchezze tendono a essere ereditarie e condizionano la salute,

l’educazione, la resistenza, le abitudini.

Di conseguenza i disturbi psichiatrici tendono ad essere più frequenti nella classi socialmente svantaggiate.

Dal lavoro di Hollingshead e Readclich emerge che più è bassa la classe sociale tanto è maggiore la

proporzione di pazienti psichiatrici (il gran numero di psicosi delle aree diseredate è effetto delle condizioni

socioeconomiche di vita degli strati più bassi). Però molte altre ricerche hanno evidenziato risultati differenti.

Questa relazione è valida soprattutto per i disturbi mentali più gravi (schizofrenia). L’esperienza di

appartenenza ad una classe contraddistinta da alte avversità ambientali e difficoltà socioeconomiche

porterebbe a difficoltà nelle capacità di adattamento.

Altri disturbi psichici associati al basso status: personalità antisociale, alcolismo, tossicodipendenza, ritardo

mentale ; le limitate risorse socioeconomiche creerebbero un contesto in cui l’intelligenza dei bambini si

sviluppa più lentamente e raggiunge un livello finale più basso.

Altra teoria: a causa della malattia il soggetto è emarginato socialmente e finisce in aree degradate (deriva

sociale); i soggetti con disturbi mentali avrebbero la tendenza a scivolare verso il basso a causa della

compromissione sociale e occupazionale dovute alla malattia (la condizione sociale è conseguenza del

disturbo).

Il concetto di deriva sociale: caduta della posizione occupata nella scala sociale.

C. 19 IGIENE MENTALE E IMMIGRAZIONE

I fenomeni migratori rappresentano una costante dell’uomo; movimenti di popolazioni che si verificano da

una zona originaria d’insediamento ad un’altra con lo scopo di stabilirsi permanentemente. Invece le

migrazioni stagionali avvengono su scala geografica più ridotta attraverso spostamenti abituali e segue il

rientro nel territorio d’origine. Fenomeno che presuppone l’esistenza di fattori che compromettono la

sopravvivenza nell’area d’origine (per es. climatici, economici, etnici, religiosi, eventi bellici, cambiamenti

di regime, intellettuali).

Migrazioni interne: movimenti da una regione ad un’altra; in molti casi migrazioni di ritorno (nuovi problemi

di riambientazione) con possibile comparsa di disturbi psichici.

Motivi: cambiamenti positivi nel paese d’origine, modificazioni negative nel paese ospitante, costo

dell’integrazione elevato, errore iniziale nella previsione del lavoro, necessità di familiari rimasti in patria.

Conseguenze:

le difficoltà possono essere immediate o tardive; dal punto di vista psicologico è più facile che siano

 tardive (chi arriva già si aspetta difficoltà). La crisi tardiva compare dopo medi o anni quando il soggetto

constata che nonostante gli sforzi, non si è integrato (stress cronico).

Disorganizzazione sociale: modifica delle caratteristiche sociodemografiche sia in aree di fuga sia

 d’attrazione

Commistione di gruppi di culture diverse

 Mobilità sociale 8acquisizione di uno status diverso)

 Ghettizzazione: chiusura di un gruppo di soggetti portatori di tradizioni specifiche

 Nascita di collettività multirazziali

Necessità di integrazione (un’organizzazione mira anche a modificare il gruppo ospitante con implicazioni

economiche, sociologiche, psicologiche). Molte volte si assiste all’assimilazione (il soggetto acquisisce

un’acculturazione tracciata sui modelli del gruppo maggioritario e perde l’identità storica delle sue origini).

Conseguenze sulla personalità di base: quei tratti che si trovano come bagaglio culturale in ogni soggetto

proveniente da una determinata zona e che concorrono a strutturare il carattere. Costituita da istituzioni

primarie (struttura familiare, alimentazione, igiene, sessualità) e secondarie (religione, tabù, ritualità) ;

quanto più la personalità di

Dettagli
Publisher
A.A. 2004-2005
34 pagine
SSD Scienze mediche MED/42 Igiene generale e applicata

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ankh79 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Igiene mentale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Marocco Muttini Chiara.