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Carolingio. Si parla di "regno" e non di "impero" in quanto la definizione "impero" rappresentava
un'eredità romana che i Carolingi trasmisero alle età successive, ma restò una definizione per lo
più astratta.
5. L'equazione medioevo-feudalesimo.
Al medioevo è frequentemente applicata l'etichetta di "età feudale", usata come corrispettivo
qualitativo di una definizione cronologica. I rivoluzionari dichiararono che si definivano "diritti
feudali" le bannalità (i sudditi pagavano un signore per usare un mulino, per raccogliere legna in
un bosco o per fare una derivazione d'acqua), i diritti sul raccolto, le corvéés, i censi signorili (i
pagamenti per la terra ricevuta in gestione). Nel 1748 Montesquieu definì il feudalesimo come un
deleterio sistema che generava specie diverse di signoria. In quest'ottica il feudalesimo risultava
come lo smembramento del potere pubblico a favore di un'aristocrazia militare e fondiaria.
Voltaire invece giudicò il feudalesimo come il sistema caratteristico di qualunque società in cui il
popolo si fosse sovrapposto militarmente ad un altro, imponendo la propria aristocrazia armata.
Giambattista Vico lo interpretava invece come una fase necessaria in tutti i cicli di sviluppo di una
società. Marx fa ricorso all'etichetta di feudalesimo per definire un sistema di rapporti di
produzione: complessivamente una fase precedente al capitalismo. I caratteri del feudalesimo
tramandati dall'800' alla nostra cultura sono: dispersione del potere pubblico e inquadramento
autoritario dei contadini all'interno dell'economia signorile. Feudalesimo diventa praticamente
sinonimo di medioevo.
6. Il medioevo come infanzia dell'Europa.
C'è disinteresse per i periodi "negativi", di "disordine": così nel primo medioevo si vede solo la
crisi del modello romano, nei secoli XI-XII si vede la pura dissoluzione e sono proprio i secoli che
Robert Fossier definisce "infanzia dell'Europa". Il concetto d'Europa, nato nelle isole dell'Egeo per
indicare la Grecia continentale, nel medioevo diventa veicolo di idee di superiorità rispetto a tutto
ciò che è esterno. Nell'VIII un monaco toletano continuatore dell'opera di Isidoro di Siviglia
presenta come un esercito di "europei" l'esercito di Carlo Martello che ha sconfitto i musulmani a
Potiers. 'E interessante la volontà di non presentarla come una vittoria dei franchi, ma di tutta la
nebulosa di civiltà unita dalla religione cristiana e contrapposta all'espansione islamica. L'Europa
è cosi la vasta sede dei discendenti di Jafet; oppure è sinonimo di Occidente. Per Costantino
Porfirogenito l'Europa sono le ripartizioni provinciali più occidentali dell'impero bizantino.
Le missioni di evangelizzazione avevano creato le condizioni per cui viene percepito come
europeo chiunque si converta, qualunque sia la sua origine.
Nell'XI e XII secolo il termine Europa non ha particolare successo: si utilizza per lo più la nozione
di Sacro romano impero. Il XIII secolo è la stagione della cartografia e della scienza geografica: si
cominciano a distinguere i continenti e si afferma una nozione nuova, tutta geografica, di Europa.
Nel 200 Bartolomeo l'Inglese presenta l'Europa come un'unità di menti e per la prima volta le
attribuisce una capitale culturale, Parigi. Nel 300 Giordano di Severac formula la previsione di
una futura completa conquista del mondo da parte degli europei. Tra 300 e 400 si forgia un nuovo
concetto di Europa: non solo più geografico-erudito ma di uso comune. Si parla infatti di "campo
di forze contrastanti", termine che sottolinea sia le costanti tendenze al conflitto interno, sia le
parallele tendenze all'unità che nascono da una sorta di consapevolezza di identità rispetto alla
diversità esterna.
7. I secoli della presunta economia "chiusa" e "naturale".
Dal punto di vista economico i secoli altomedievali furono sicuramente caratterizzati da condizioni
di vita difficile: le continue guerre, la perdita di funzione delle città, la riduzione degli spazi
coltivati, le forte diminuzione degli scambi commerciali e della circolazione monetaria.
In situazioni di crisi era intervenuto Carlo Magno che attraverso il "Capitulare de villis" si
preoccupò dell'ordinata gestione delle curtes del fisco regio, denunciando la tendenza di molti
aristocratici del regno ad usarle per i loro fini personali.
Tutti i grandi latifondi altomedievali furono, fino al primo secolo successivo all'anno Mille,
organizzati in curtes (sviluppo delle antiche ville romane) che si basavano sul principio di
conduzione mista delle terre: di una parte si occupava direttamente il grande possessore
(dominicum), un'altra parte era frazionata e affidata a coloni (massaricium). Nel dominicum il
padrone usava prevalentemente il lavoro dei servi: il ricorso a manodopera salariata era molto
raro. I coloni del massaricium pagavano l'affitto con quote di prodotto o con denaro o fornendo un
certo numero di giornate di lavoro sul dominicum (--> corvées). Con questa gestione il dominicum
si poteva permettere di impiegare una forza lavoro esigua, integrandola con le prestazioni
provenienti dai coloni del massaricium. Da qui l'idea che la curtis e quindi il sistema curtense
avesse un'economia chiusa, autosufficiente e fondata sul baratto.
I piccoli proprietari si sentivano in costante pericolo: così crebbe in loro l'interesse di appoggiarsi
ai grandi possessori che avevano milizie private in grado di garantire un minimo di difesa. Molti
allodieri decisero di rinunciare alla piena proprietà in cambio della garanzia di rimanere come
affittuari sulle proprie terre e in cambio di ricevere la protezione del signore e di usufruire delle
strutture difensive. A questo punto le curtes cominciarono a trasformarsi: il dominicum si
restringeva e il massaricium si allargava.
A parte pochi casi, l'idea che le campagne medievali fossero abitate da servi della gleba è
completamente errata. Alcuni erano servi, altri erano coloni liberi: questi erano pertanto inseguiti
da un tribunale non perché erano servi della gleba, ma perché avevano abbandonato il loro
campo e quindi erano perseguiti perché avevano rotto un accordo contrattuale.
In alcune zone d'Europa la curtis finì già nei primi decenni del XI secolo, in altre tra la fine del XI
secolo e l'inizio del XII. Alcuni storici affermano che la nozione di curtis non scomparve ma si
territorializzò, cioè non fu più un'unità aziendale bensì un luogo specifico, una zona circoscritta.
Conclusione: nella curtis non vigeva un'economia chiusa, i mercati c'erano e non si praticava
baratto, la piccola proprietà non scomparve mai, c'era mobilità della forza lavoro e i liberi non
erano stati ridotti nella condizione di servi della gleba.
8. Il medioevo "cristiano".
Durante il Medioevo ci furono più fedi e non soltanto l'esperienza del cristianesimo. Innanzitutto è
bene distinguere l'aggettivo "ecclesiastico" dall'aggettivo "religioso". Ecclesiastico ha a che fare
con l'apparato delle chiese, religioso ha un valore più generico. Ad esempio il monastero non può
essere definito ecclesiastico. Così come i monaci non possono essere definiti chierici (come
invece si possono definire i sacerdoti) e questo perché i monaci sono dei laici che hanno deciso
di condurre una vita di preghiera non in solitudine ma in comunità, obbedendo ad una regola
monastica. Così come gli ordini mendicanti non possono essere definiti monaci, ma frati, in
quanto non obbediscono a regole monastiche ma a nuove regole fondate sull'impegno socio-
religioso nel mondo.
Prima dell'XI secolo si deve parlare di "chiese" e non di chiesa: la chiesa di Roma infatti tendeva
a porsi come la coordinatrice della cristianità, ma con poco successo. Solo con Gregorio VII si
ebbe una riforma della Chiesa che la trasformò in una chiesa accentrata e monarchica, con la
dipendenza da Roma di tutti i vescovi.
All'interno dell'idea di medioevo anche sui monasteri si trova una buona dose di luoghi comuni.
La maggiore espressione del monachesimo fu l'abbazia francese di Cluny, la quale manteneva
una sorta di superiore controllo disciplinare e organizzativo. I monasteri più prestigiosi non erano
soltanto mediatori, ma erano titolari di poteri signorili. Nel corso del XII secolo i monasteri
tradizionali cominciarono a subire critiche per la loro potenza signorile e il loro atteggiamento
aristocratico. Si cominciò quindi a chiederne un maggiore impegno assistenziale e una maggiore
astensione dalla ricchezza e dal potere.
9. Il medioevo comunale tra mito e realtà.
La pace che Federico Barbarossa stipulò con i comuni italiani serve a correggere l'idea che l'età
comunale fosse il superamento dell'età feudale: l'imperatore acconsentì che i comuni della Lega
Lombarda continuassero a riscuotere le regalìe (imposte di competenza pubbliche) in cambio del
giuramento con cui essi si riconoscevano vassalli collettivi del re. Per tutta l'Europa si può parlare
di comuni, ma solo per l'Italia, e in parte anche per la Francia si può parlare di città-Stato.
La dialettica politica interna ai comuni fu molto dura e vide contrapporsi sia ceti sociali diversi sia
gruppi familiari diversi. Questo però non mise in discussione alcuni principi cardine:
- il carattere pubblico del comune;
- il diritto del comune a proporsi come forza egemone rispetto alle campagne.
I conflitti condussero piuttosto a mutare gli assetti interni di governo. Tra il XII e il XIII si avvertì
l'esigenza di sostituire il potere collegiale dei consoli in un potere esecutivo concentrato nelle
mani di una sola persona, che era il podestà. Nella prima fase il podestà era un cittadino dello
stesso comune, nella fase di assestamento del nuovo istituto era un forestiero.
Il XIII secolo fu una stagione di cambiamenti: singoli individui o famiglie si impadronirono via via
del potere nei maggiori comuni italiani, aprendo la stagione delle "signorie cittadine".
C'erano due grosse differenze tra i comuni europei e quelli italiani:
- i comuni europei puntavano al massimo autogoverno all'interno delle proprie mura e non
avevano l'ambizione di costruire un dominio territoriale;
- nei comuni europei non ci furono mutamenti nel Duecento, anzi ognuno di quei comuni si
sviluppò gradualmente, fortemente condizionato dalle sue origini.
10. L'immagine buia del medioevo che finisce.
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