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Estratto del documento

Momoyama e molti di essi sono adesso conservati nel castello di Nijō a Kyoto. Gli autori

prediligevano opere di grandi dimensioni, che ritraevano la natura in paesaggi monocromatici

abbellitti da foglie d'oro. Le immagini erano piatte ma un abile uso del colore riusciva a rendere il

senso del vuoto. In genere si sfruttava il kanga (a metà strada fra yamato-e e kara-e). Kanō Eitoku

rinnovò lo stile della scuola aggiungendo nuovi colori, blu e oro, e paesaggi e figure molto grandi, il

tutto unito ad una pittura monocromatica e uno stile più decorativo.

Hikone byōbu

(1624) Colore e foglia d'oro su

carta. Il paesaggio è in stile

Kanō e rappresenta una casa

di cortigiane in un quartiere

di piacere, e riporta

fedelmente il vestiario

dell'epoca. Le persone sono

divise in tre gruppi:

suonatori con relativo

ascoltatore, tre giocatori e

tre lettori. Richiama quindi

il tema cinese delle quattro

doti del gentiluomo:

musica, arte, cultura,

bravura nel gioco.

Patriarca Zen di Kyogen che spazza con una scopa

(1513)

Autore: Kanō Motonobu. Kakemono, inchiostro e colore su

seta. Parte di sei pannelli con sei patriarci Zen. Il monaco

Kyogen, rifugiatosi in un eremo, raggiunge l'illuminazione

grazie al suono prodotto da alcune tegole del tetto che cadono

mentre sta spazzando le foglie. Il resto del dipinto è dedicato

al paesaggio naturale che circonda l'eremo. Il disegno è stato

riprodotto con pennellate di diverso spessore.

Sala centrale del Jukōin

(1566)

Si trova nel Daitokuji, a Kyoto, e l'autore è Kanō Eitoku. Fusuma (rettangoli opachi scorrevoli),

inchiostro su carta, sono in totale sedici pannelli disposti su tre pareti. La tradizione voleva che si

disegnassero degli alberi negli angoli, come fossero pilastri, ma Eitoku rappresenta invece alberi

che coprono intere pareti e nell'insieme il disegno da l'idea di essere un unico rotolo.

Kyakuden di Onjōji

(1600)

Autore: Kanō Mitsunobu. Fusuma, colore e oro su carta.

Mitsunobu abbandona lo stile del padre e riprende la

tradizione, con un soggetto centrale su un'unica parete e

disegni distaccati tra loro. Lo stile è elegante, il tema è

tipico dello yamato-e (uccelli e fiori), e sono molto

accentuate le differenze tra le varie zone della stanza.

Cedri e ciliegi

(1600) (porta destra)

Sito nel Kyakuden. I disegni sono piatti, non c'è dinamismo, e l'uso della foglia d'oro crea disordine.

Dalle nuvole sbucano degli alberi, ma non trasmettono alcuna vitalità della natura.

Battaglia delle carrozze

(inizio XVII sec.)

Autore: Kanō Sanraku. Inchiostro su carta. L'episodio raffigura un gruppo di carrozze in partenza

per una festività religiosa ed è tratto da un capitolo del Genji. Gli abiti dei personaggi permettono di

distinguerne l'estrazione sociale. E' in questo periodo che rinasce l'interessa per la letteratura cinese

e c'è un approccio più intellettuale alla pittura. Scimmia tesa verso la luna

(fine XVI sec.)

Autore: Hasegawa Tohaku, fortemente influenza dalla scuola

Kano. Fusuma, inchiostro e oro su carta. La scimmia sulla

destra, che cerca di sfiorare il riflesso della luna sull'acqua,

richiama la stessa dipinta da Mu Qi, ma questa simboleggia

l'impossibilità di raggiungere la conoscenza assoluta. Inoltre la

luce della luna è un'ennesima delusione, in quanto è solo un

riflesso.

Acero

(fine XVI sec.)

Autore: Hasegaawa Tohaku. Fusuma, colore e oro su

carta, stile blu e oro. In totale sono quattro pannelli,

richiesti da Hideyoshi. Riproduce alberi dal tronco

forte e vigoroso, decorati con fiori autunnali; lo sfondo è dorato, interrotto da uno squarcio blu che

riproduce uno specchio d'acqua. Bosco di pini

(fine XVI sec.)

Autore: Hasegawa Tohaku. Byōbu, inchiostro su

carta. I pini, dai tronchi sottili e semplici, sono

avvolti da una fitta nebbia, che copre il paesaggio

lasciando che sia lo spettatore ad immaginarlo. Probabilmente ispirato ad un'opera di Mu Qi. I

tronchi così sottili esprimono l'assenza di tempo.

Susino

(inizio XVII sec.)

Autore: Kanō Yusho (Scuola Kano, influenza Zen).

Pochissimi elementi, un tronco a metà del quale se

ne sviluppa un secondo, il resto viene lasciato

all'immaginazione. I piccoli e sporadici fiori sui

rami annunciano l'arrivo della primmavera, e

sembrano quasi delle piccole spade pronte a

difendere l'albero.Quest'ultimo è vecchio eppure

produce ancora dei fiori, quasi per miracolo. Reti da pesca al sole

(XVII sec.)

Autore: Kaiho Yusho, colore e oro

su carta. Le reti sono dorate e

poggiate su uno specchio d'acqua,

interrotto da piante di palude.

Suggerisce un regno etereo, lontano

dalla confusione dei villaggi.

Sotatsu: personalità di spicco nell'ambiente artistico, le sue opere rappresentano gli ultimi esempi

di pittura di epoca Momoyama. Riporta in vita lo yamato-e. Spesso collabra con Koetsu, con cui era

imparentato, famoso per la sua calligrafia e la sua cultura del tè. Dal 1620 Sōtatsu inserisce anche le

figure umane nel suo repertorio, ispirandosi agli emakimono del 1200 e prediligendo soprattutto i

disegni sui ventagli.

Frontespizio Heike Nokyo

(1602)

Autore: Sōtatsu. Colore, oro e argento

su carta. E' il frontespizio del sutra dei

Taira, poi restaurato proprio da Sotatsu

senza alterarne troppo lo stile originale. Rotolo dei cervi

(1615)

Ispirato dal lavoro precedente, Sotatsu

collabora con Koetsu. Colore, oro, argento su

carta. Vi sono scritte anche ventotto poesie

prese dallo Shinkokinsu.

Poema di Kamo no Chōmei

(inizio XVII sec.)

Autore: Sotatsu. Inchiostro, oro e argento su carta. Tratto anche

questo dallo Shinkokinshu. In alto vi è una risaia, le cui spighe sono

piegate dal vento, in basso del riso già tagliato, e a sinistra una sorta

di palude. Le poesie sono riportate con la grafia di Koetsu.

Paravento decorato da ventagli

(1630)

Autore: Sotatsu. Colore su carta. Ispirato all'Ise Monogatari: i ventagli raffigurano varie scene

dell'episodio "Del rapimento e della morte". Un demone simile è presente anche in un rotolo

chiamato "Kitano Tenjin enji emaki", che Sotatsu aveva studiato. Paraventi di Matsushima

(XVII sec.)

Autore: Sotatsu. Inchiostro colore e

oro su carta. Due paraventi, sei

pannelli ciascuno. I colori sono

particolari, i disegni molto strani,

sembra quasi che i pini facciano

fatica a crescere.

Ceramiche

Kogan (ceramica shino)

(XVI sec.)

Provenienza: Mino (dove si erano spostati alla fine i ceramisti

Seto). Decorazioni in e-shino, altezza 18 cm. Usato come

recipienti per l'acqua nelle cerimonie del tè, l'oggetto ispira

semplicità e genuinità per via dei materiali "grezzi" scelti per

produrlo. Piatto (ceramica Oribe)

(inizio XVII sec.)

Argilla e gres. Provenienza: Mino. Autore: Oribe. L'argilla è stata dipinta con un pegmento ricco di

ferro su sfondo bianco e poi ricoperta da un'invetratura in rame verde. Successivamente è stata cotta

di nuovo. In basso un motivo naturalistico, in alto decorazioni in verde rame.

Tazza da tè (ceramica Raku)

(inizio XVII sec.)

Autore: Koetsu. Ceramica ricoperta da invetratura nera o bianco avoro, poi cotta a bassa

temperatura e tolta dal forno ancora calda. Durante il processo, arrivato a questo punto, l'artista

poteva metterla in un forno in assenza di ossigeno, in acqua o in materiale organico (es. segatura).

Piatto con pini (ceramica Karatsu)

(XVI – XVII sec.)

Argilla e gres, metodo di ingobbio. Il corpo è in gres grezzo ricoperto da argilla, ed entrambi i

materiali sono stati incollati con dell'acqua. In genere i prodotti di questa tecnica erano bianchi, ed

era quindi necessario ridipingerli.

Porcellana: generalmente importata dalla Cina, i materiali più usati erano caolino, argilla

bianchissima cotta ad alte temperature. La produzione di porcellana autoctona serviva solo per

l'esportazione su mercato europeo.

Castelli (periodo Azuchi Momoyama): il primo risale al 1530, ma il periodo di splendore va dal

1600 al 1615. Nel 1620 la famiglia Tokugawa vietò la costruzione di nuovi castelli, nel tentativo di

limitare il potere dei Daimyo.

Castello di Inuyama (Nagoya, XVII sec.). Posto su una collina, era una vera e propria

• residena fortificata. Sotto la collina vi erano altre mura di pietra. Si estende su quattro piani,

e la base in pietra permetteva il drenaggio dell'acqua in caso di terremoti.

Castello di Himeji (Osaka, 1601). Affidato al genere di Ieyasu affinchè governasse sulla

• provincia occidentale e controllasse i Toyotomi. E' il più grande castello del Giappone,

costruito in roccia e pietra, ed è circondato da piccoli castelli secondari. Difeso da varie

recinzioni.

Shoin (sala): novità architettonica del periodo Momoyama, riflette la relazione tra il

• samurai, quindi il signore, ed i suoi servitori. Sul pavimento ci sono tatami, che proprio in

questo periodo diventano l'unità di misura per le stanze. Inoltre il pavimento è su due livelli,

uno dei quali rialzato e riservato al samurai. Era dotato anche del cosiddetto tsuke shoin, che

dava sulla veranda esterna attraverso una grande finestra, circolare o a campana, in stile

cinese. Periodo Edo

(1615 – 1868)

Ukiyozoshi: storie brevi, ambientate tra gli strati più bassi della società, soprattutto nei

• quartieri di piacere;

Bijinga: dipinti e stampe, rappresentano cortigiane su uno sfondo neutro. Privi di firma,

• utilizzati molto probabilmente come souvenir;

Nel 1800 Katsushika Hokusai sceglie i due quartieri di piacere più famosi, Asakusa e

• Yoshiwara, come protagonisti per le sue immagini intitolate Shinban Uki-e (immagini del

mondo fluttuante).

Nishiki-e: stampe a colori. Il primo a produrle fu Suzuki Harunobu, con il suo calendario

• stampato a colori.

Otsu-e: in stile ukiyo-e (stampe a matrice), ma si tratta di icone buddhiste e shintoiste che

• andavano mostrate agli ufficiali Tokugawa per dimostrare di non essere di fede cristiana.

Scatole inro

(1820)

Lacca nera e dorata. Divise in scompartimenti e muniti di corda per

legarle alla cintura. Sul primo strato di lacca nera ne viene aggiunto

uno di lacca dorata, successivamente incisa e rimossa per creare la

decorazione.

Serie di stmpe di Hishiwara

Monorobu

(1678)

Autore: Yoshinara No Tei. Rappresenta

una sala da tè, animata da suonatori di

tamburi e cortigiane. A sinistra spicca la

firma di Monorobu. Moji-e (scrittura dipinta)

(XVII sec.)

Inchiostro su carta. Autore: Iwasa Matabei, probabil

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A.A. 2014-2015
26 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/21 Lingue e letterature della cina e dell'asia sud-orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Strangeilary di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte giapponese 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Vesco Silvia.