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Laocoonte
Laocoonte (sec. II – I ca a.C.)
Marmo, h cm 240
Città del Vaticano, Musei Vaticani
È uno dei gruppi più celebri della scultura antica, oggetto di accese discussioni fin dalla sua scoperta, avvenuta casualmente nel gennaio del 1506 a Roma, tra l’Esquilino e il colle Oppio, in una vigna in località detta Le Sette Sale presso Santa Maria Maggiore.
Accrebbe la sua fama anche il fatto che all’evento erano presenti due protagonisti dell’arte del rinascimento, l’architetto Giuliano da Sangallo e Michelangelo, che in quegli anni lavoravano per il papa Giulio II. Il gruppo, trasferito subito in Vaticano per ordine del papa, che lo acquistò a caro prezzo dal proprietario della vigna, fu collocato nel Cortile Ottagono del Balvedere, dove si trova tutt’ora. Lasciò questa sede solo all’epoca dell’occupazione francese, quando Napoleone lo fece trasferire con altre opere d’arte a Parigi in un viaggio di cui
Rimane testimonianza in un vaso di Sèvres, e vi ritornò dopo la restaurazione a opera del Canova.
L'impressione suscitata dal suo rinvenimento fu enorme. La fama della scultura si diffuse di cultura del Cinquecento, anche perché lo stesso Giuliano da Sangallo, secondo il racconto del figlio Francesco, vi aveva riconosciuto il Laocoonte menzionato da Plinio il Vecchio, che riferiva di averlo visto nella "casa di Tito", individuabile nell'area delle Terme di Traiano, costruite in parte su alcune sale interrate della Domus Aurea e note appunto nel Cinquecento come Terme di Tito.
Descrizione