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A. 1 L’ ALFABETO LATINO
L’alfabeto latino comprende 24 lettere. Qui di seguito indichiamo le lettere maiuscole e minuscole.
Maiuscola Minuscola
A a
B b
C c
D d
E e
F f
G g
H h
I i
K k
L l
M m
N n
O o
P p
Q q
R r
S s
T t
U u
V v
X x
Y y
Z z
Consonanti e vocali
In totale vi sono 18 consonanti e 6 vocali (a, Rispetto all’alfabeto italiano vi sono tre
e, i, o, u, y).
lettere in più, che furono introdotte solo in età classica (I sec. a.C. circa) per trascrivere
k, x, y,
parole straniere, per lo più nomi propri greci, contenenti suoni estranei alla lingua di Roma:
Syracúsae, Zénon, Zàma, Assýria, Xénophon, physiká, Thyéstes, Aegýptus ecc.
Le diciotto consonanti si distinguono secondo due parametri, il di articolazione (cavità orale,
luogo
naso) e il di articolazione, ovvero il tipo di ostacolo che si frappone all'espirazione.
modo
In relazione al modo, distinguiamo vari gruppi di consonanti:
- occlusive: si pronunciano chiudendo (“occludendo”) momentaneamente il canale orale: a
seconda del luogo in cui la lingua si volge nell’atto della fonazione, parliamo di occlusive
labiali (< labium “labbro”), dentali (< denti) e velari (< velo del palato, vicino alla gola) o
gutturali (< guttur “gola”);
- fricative: quando si pronunciano, il canale fonatorio si restringe dando l'impressione che ci
sia una sorta di sfregamento (<fricare, "sfregare"); tra le fricative si trova per esempio la
sibilante s, così chiamata perché la lingua, protendendosi verso i denti, emette attraverso
questi un sibilo;
- affricate: sono consonanti "miste", in quanto derivano dalla composizione di un elemento
occlusivo e di uno fricativo; es. z = t + s;
- laterali o liquide: il canale della bocca si chiude al centro e lascia libero un passaggio
laterale; il nome liquide deriva dal fatto che, nel pronunciarle, la lingua vibra contro la parte
anteriore del palato, producendo un suono simile allo scorrere dell’acqua: es. l e r;
- nasali: si producono grazie a un movimento della lingua, che permette la vibrazione
dell’aria anche nelle fosse nasali: es. m e n.
Le consonanti si distinguono inoltre in che consistono in rumori puri, e in in cui il
sorde, sonore,
rumore è accompagnato da vibrazioni della glottide.
Luogo di Modo di articolazione
articolazione Occlusive Fricative Laterali Nasali
Sorde Sonore
Labiali p = b = m =
p b m
Dentali t = d = s = l = n =
t d s l n
r = r
Velari/gutturali c = g =
k g
Le sei vocali (a, si sono conservate in italiano ad eccezione della e possono a
e, i, o, u, y) y. I u
volte essere ovvero assumere caratteristiche e funzioni proprie delle consonanti: vedi il
semivocali,
paragrafo seguente e p. .
I dittonghi
I dittonghi sono un gruppo di due suoni vocalici in cui il secondo non costituisce sillaba autonoma e
non porta l’accento: di conseguenza, il gruppo va calcolato come una sola sillaba. Tutti i dittonghi
latini sono discendenti, ovvero vanno accentati sulla prima vocale. Essi sono 7: (derivato da
ae ai),
(derivato da e che si usa solo nei nomi greci.
au, oe oi); ei, eu, ui yi,
Gli altri accostamenti di vocali danno origine a che è l’incontro di due vocali che mantengono
iato,
la loro autonomia e appartengono a sillabe diverse, come eo, ea; la i- iniziale di parola seguita a una
vocale, e la -i- intervocalica sono semiconsonantiche e quindi formano sillaba con la vocale che
segue: iun-go (“aggiungere”) e non i-un-go.
2 L
A. A PRONUNCIA DEL LATINO
La pronuncia latina subì alcuni mutamenti nel corso dei secoli, tanto che oggi distinguiamo una
pronuncia classica (II sec. a.C. - I sec. d.C.) ed una pronuncia tardo antica (dal V-VI sec. d.C.), detta
“ecclesiatica” perché fu adottata e trasmessa fino a noi dalla Chiesa. Ai giorni nostri la pronuncia
classica, detta anche pronuntiatio restituta, è normalmente in uso nei paesi del mondo occidentale,
tranne che in Italia, dove incontra tiepidi consensi solo presso il mondo accademico, mentre la
scuola superiore resta in genere fedele alla pronuncia ecclesiastica.
Lettera o Pronuncia classica (o restituta) Pronuncia ecclesiastica (italiana moderna)
dittongo a a
a b b
b sempre velare (dura): censeo = velare davanti ad come nell’it. “casa”,
a, o, u,
c “coda”, “cura”
kenseo palatale (dolce) davanti ad come nell’it.
e, i, y,
“cena” e “circo”
d d
d e e
e f f
f Sempre velare: genus = ghenus velare davanti ad come nell’it. “gara”,
a, o, u,
g “gotta”, “gufo”
palatale davanti ad come nell’it. “gerla”,
e, i, y,
“gita”
h (aspirazione). es. hircus = hircus muta: hircus = ircus
h i i
i Come c davanti ad a, o, u come c davanti ad a, o, u
k l l
l m m
m n n
n o o
o p p
p q q
q r r
r s sorda, come nell’it. “senso” s sorda o sonora
s t t
t u u
u u v
v In latino v era scritta e pronunciata La distinzione fra i segni u e v fu introdotta nel
sempre come u: uita = vita, uenio ‘500 ad opera di umanisti come Pierre de La
Ramée e G.G. Trìssino per distinguere il valore
= venio, uiuere = vivere, uultus =
vultus. consonantico da quello vocalico.
Il segno V era usato per le
maiuscole e u per le minuscole.
ks ks
x come ü tedesca e u francese. i
y z z
z e. Es. Caesar = Cesar
ae. Es. Caesar = Kaesar
ae au au
au, ei ei
ei eu eu
eu, e. Es. poena = pena
oe Es. poena = poena
oe ui ui
ui üi Es. Harpyia = Harpüia Ii Es. Harpyia = Harpíia
yi
Altri casi Pronuncia classica (o Pronuncia ecclesiastica (italiana moderna)
significativi restituta)
sempre velare sempre velare , come nell’italiano “glossario”
gl glis = ghlis
sempre velare palatale (ñ) come nell’italiano “agnello” o “gnomo”
gn igni = igh-ni Es. igni = iñi
+ vocale ti. zi.
ti Es. iustitia = iustitia Es. iustitia = iustizia
Si conserva la pronuncia dentale t se ti è preceduto
da s, t, x, se è accentato e nei nomi di origine greca.
Es. quaestio = questio; Vettius = Vettius; mixtio =
mixtio; totius = totius; Critias = Critias.
P+h, t+h, c+h. Es. f, t, c velare
phi() philosophia = p-hilosop- Es. philosophia = filosófia.
theta() hia
chi() qu cuu
quu Es. equus = equs Es. equus = écuus
A. 3. L’ ALFABETO LATINO E QUELLO GRECO
L’alfabeto latino deriva da quello greco della città campana di Cuma attraverso la mediazione
etrusca; esso subì molte trasformazioni per adattarsi alle esigenze della lingua latina: per esempio
(phi), (theta), (chi),
furono soppressi i segni per suoni inesistenti in latino. Quando, però, per
l’incremento dei contatti con il mondo greco e, conseguentemente, per l’acquisizione di nuovi
termini che contenevano questi suoni, fu necessario rappresentarne il suono, si ricorse ad un
(due lettere che valgono come un unico fonema), formato da p / t / c seguite dalla h, che
digramma
fino ad allora era usata solo in inizio di parola e ancora fino all’età arcaica era pronunciata con
aspirazione: così il suono della labiale aspirata greca fu rappresentato nella grafia latina con la
e
sequenza ph; la dentale aspirata la velare aspirata furono trascritte rispettivamente th e ch.
Analogamente furono eliminate all’inizio la ipsilon e la zeta; quando fu necessario reintrodurre
anche queste lettere, esse furono collocate alla fine della serie alfabetica.
La terza lettera dell’alfabeto greco, la gamma (Γ = g velare) diede origine alla C ed era pronunciata
per influsso dell’etrusco come velare sia sorda (k) sia sonora (g), mentre nella grafia si manteneva
l’unico segno c. Nella seconda metà del III sec. a.C. per distinguere la pronuncia sonora fu
introdotto nella scrittura (non epigrafica) il segno G, chiaramente derivato dalla C con l’aggiunta di
un apice.
A. 4 C
ENNI ALLE ORIGINI STORICHE DEL LATINO
Il latino è una lingua del ceppo di cui fanno parte diversi gruppi linguistici e lingue
indoeuropeo,
singole, localizzabili dall’Europa all’Asia centrale: celtico, germanico, baltico, italico, slavo, greco,
1 , tocario (nel Turkestan cinese). Secondo
illirico, albanese, armeno, ittita, persiano, sanscrito
l’ipotesi attualmente più accreditata, intorno al III millennio a.C. diversi popoli convissero per un
certo tempo in territori limitrofi nelle pianure asiatiche fino agli Urali condividendo in parte modi di
vita ed elementi linguistici. Quando questi popoli migrarono a poco a poco e in ondate distinte (dal
II millennio a.C. al I d.C.) in altri territori, mantennero nella loro lingua alcuni elementi lessicali e
strutture morfosintattiche comuni: sulla base di queste analogie, dalla fine del ‘700 in poi è stata
formulata l’ipotesi di una parentela linguistica. Diamo qui un esempio di natura lessicale:
Significato Indoeuropeo Greco Sanscrito Latino Inglese Tedesco
2
*patér patēr pitar pater father Vater
padre *treyes treis trayah tres three drei
tre *medhyos mesos madhyah medius middle Mitte
medio
In Italia, oltre al latino, erano parlate anche altre lingue indoeuropee, come l’osco-umbro. La lingua
di Roma interagì con esse, con il greco delle colonie e con l’etrusco, che non era una lingua
indoeuropea.
1 È l’antica lingua indiana in cui sono scritti i testi sacri della religione indù (Veda, Upanisad).
2 Le forme con l’asterisco sono quelle indoeuropee ricostruite teoricamente sulla base delle leggi fonetiche: non si tratta
quindi di parole effettivamente pronunciate.
B. L’ ACCENTO
B. 1. S
ILLABE BREVI E SILLABE LUNGHE
In latino, come in altre lingue indoeuropee, esistono vocali percepite come brevi (ˇ) e lunghe (¯). La
distinzione brevi-lunghe era fondamentale in latino, dove l’opposizione tra le due quantità
modificava il significato di una parola: es. venit “viene” – venit “venne”; sedes “tu siedi” – sedes “la
sedia, la sede”. I parlanti non avevano naturalmente coscienza della durata precisa delle sillabe, ma
percepivano solamente l’opposizione tra le due quantità.
In latino, per accentare correttamente, è necessario conoscere la che è
quantità della sillaba,
costituita dalla quantit&agr