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LA RETE DI SCUOLE

Per la prevenzione e per cambiare la vita dei ragazzi è utile il lavoro di rete, cioè gli attori, i gruppi, gli enti, le associazioni che vogliono affrontare e risolvere un problema, ivi ci si occupa di reti anti-bullismo, cioè più istituti dello stesso ordine scolastico (scuole primarie) o di ordini differenti (scuole primarie e secondarie) della stessa comunità (stessa città o stessa provincia). Con tale approccio si supera l'individualismo istituzionale scolastico per una collaborazione in cui ogni istituto mette idee, competenze e risorse per affrontare un problema comune come il bullismo. Spesso ci vuole sforzo notevole in fase iniziale per la costruzione, lo sviluppo e la condivisione di esperienze specifiche sul tema della rete e sugli obiettivi comuni che ne sono il significato fondante. Generalmente una rete di scuole ha tali obiettivi: conoscere meglio i problemi e le esigenze dei ragazzi, trovare,

valorizzare e condividere le risorse presenti, dialogare e lavorare in sinergia con le istituzioni territoriali (comuni, servizi sociali, educativi...). Una rete anti-bullismo ASL, consente di sensibilizzare più persone possibili (dirigenti, insegnanti, alunni, famiglie), approfondire, formare e dare strumenti operativi, intervenire (attività istituzionali, di classe, individuali, formazione e supporto degli alunni). Alla base del successo delle reti ci sono: conoscenze e condivisioni degli obiettivi della rete, dei metodi di lavoro e della teoria di riferimento sottostante, la partecipazione condivisa alle decisioni e all'organizzazione del progetto, la chiarezza nella suddivisione dei ruoli e delle responsabilità nella rete fin dalle fasi iniziali del lavoro. I principali vantaggi del lavoro di rete sono: supporto reciproco, competenze multidisciplinari da condividere, risparmio di tempo ed ottimizzazione delle risorse umane e finanziarie, più

Possibilità di affrontare tempestivamente ed efficacemente i casi più gravi.

PARAGRAFO 2.2.2 IL PROGETTO CANADESE PREVNET

Il progetto Canadese PREVNET o Promoting Relationships And Eliminating Violence Network di cui sono condirettrici scientifiche Debra Pepler e Wendy Craig è un'iniziativa di rete a livello nazionale che coinvolge docenti universitari, imprenditori, rappresentanti di enti non governativi che promuove lo sviluppo di ambienti di vita più sicuri di bambini ed adolescenti, dove sia meno probabile l'insorgenza di comportamenti aggressivi. È un progetto che vuole prevenire il bullismo e promuovere lo sviluppo di relazioni interpersonali positive per un cambiamento socioculturale globale, in Canada sull'aggressività e sul potere nei rapporti interpersonali. Ci sono 4 pilastri: Educazione/formazione con sensibilizzazione ed aumento della consapevolezza nella cittadinanza sui comportamenti aggressivi; Valutazione cioè

Costruzione e validazione di strumenti per misurare l'entità del problema ed i dati suscitano interesse al problema e portano programmi di intervento;

Intervento/prevenzione cioè implementazione e valutazione di programmi di Training per comunità, scuole e famiglie con una prospettiva basata sui risultati di ricerca o Evidence-Based;

Politiche educative e di sostegno date dalla collaborazione tra i partecipanti alla rete e le Istituzioni Governative per individuare le linee guida di iniziative legislative per prevenire il bullismo. Le Organizzazioni che si occupano dell'educazione e del benessere dei bambini, in base alle conoscenze Nazionali, scientifiche ed alla collaborazione tra ricercatori ed operatori, per creare consapevolezza, cambiare gli atteggiamenti, valutare l'incidenza del bullismo, implementare strategie basate sull'evidenza empirica e sviluppare politiche che promuovano relazioni positive.

PARAGRAFO 2.3 L'APPROCCIO

ISTITUZIONALE

Il modello privilegiato di intervento anti-bullismo oggi è lo Whole School Approach ed i suoi interventi coinvolgono la comunità scolastica nella prevenzione e nella gestione del bullismo. Tali interventi sono fondati su 2 assunti: che tutta la scuola deve attivarsi per il benessere degli studenti e per prevenire disagio relazionale e che per il bullismo ci vogliano azioni educative ad ampio raggio, coinvolgendo anche i membri della comunità scolastica non attivi in situazioni di prepotenza.

PARAGRAFO 2.3.1 LA POLITICA SCOLASTICA

La scuola deve avere un approccio integrato per avere risultati duraturi nel tempo e si deve definire una politica scolastica anti-bullismo, dichiarando inaccettabile ogni prepotenza ed elaborando obiettivi, linee guida anti-violenza e regole basate sul rispetto e sulla cooperazione. La politica scolastica, come dicono Sharp e Thompson è una dichiarazione di intenti che guida l'azione e l'organizzazione della scuola.

stabilendo obiettivi chiari e condivisi impegnandosi contro il bullismo, l'ambiente scolastico, ove fare tutti gli altri interventi ed è fondamento per laper cambiare comunicazione chiara tra tutte le componenti della scuola sulle aspettative sui comportamenti appropriati e sulle conseguenze dei comportamenti prepotenti per prendere decisioni e per aiutare personale scolastico, genitori e studenti a comunicare in modo uniforme su questi temi. Le politiche di tolleranza zero applicano conseguenze predeterminate a comportamenti negativi, spesso punitive come sospensioni, espulsioni e simili, non realmente efficaci per modificare il comportamento individuale, per mantenere la disciplina e per migliorare il clima relazionale e la sicurezza a scuola, poiché tali politiche non sono un deterrente dei comportamenti antisociali e possono essere un fattore di rischio per la riproposizione di tali comportamenti da studenti sospesi dalla scuola. Psicologicamente le pratiche disciplinaridi queste politiche danno agli studenti la sensazione di essere "aggressivi" dalla comunità che dovrebbe educarli, il che può portare in loro alienazione, ansia e rifiuto. Le politiche che hanno più successo aiutano gli studenti a cambiare comportamento, insegnano a costruire relazioni sociali positive, ad aumentare il senso di appartenenza alla quest'ultima nella prevenzione di comportamenti problematici, comunità/scuola ed a coinvolgere migliorando il clima e supportando gli studenti in difficoltà. Di anno in anno la politica scolastica va aggiornata, ma ognuna ha dei punti comuni: passo 1 ovvero definire il bullismo, si deve discutere ciò che si intende per bullismo e cyberbullismo, anche tenendo conto delle leggi locali/nazionali, anche distinguendoli da altri comportamenti prepotenti o da tipi particolari di bullismo tipici di alcune fasce di età o di alcune realtà scolastiche (nonnismo, bullismo omofobico) e si devefare esplicito riferimento agli spettatori e alle conseguenze negative sul benessere individuale e collettivo. Passo dall'ufficio 2: fare riferimento a modelli esistenti, modelli o esempi a disposizione delle scuole, scolastico regionale o dai singoli uffici provinciali o altri modelli si trovano nelle scuole del territorio che hanno precedentemente affrontato il problema, ma non si deve fare "copia e incolla" dei documenti altrui, perché ogni scuola deve fare la propria politica, tenendo conto anche del patto di corresponsabilità, lo statuto delle studentesse e degli studenti o piani per prevenire il disagio, promuovere benessere ed educare la cittadinanza. Passo 3: identificare le procedure di denuncia e di intervento, la scuola deve conoscere gli episodi per intervenire adeguatamente e tempestivamente, quindi ci sono persone che raccolgono la testimonianza e le procedure da fare, che dipendono dalle situazioni e dalle persone coinvolte, ma si possono stabilire.linee guida, a garanzia di giustizia per le persone coinvolte. La denuncia non deve avere una percezione negativa, come pericolosa per se stessi o scorretta verso i compagni, ma devono essere definite utilità e conseguenze e bisogna ripercorrere le esperienze passate per individuare le modalità di intervento eventualmente già presenti nella prassi quotidiana, per integrarle o modificarle nella nuova politica. Passo 4: prevedere protezione e sostegno della vittima devono essere prioritari, ascoltandola e garantendole incolumità fisica, benessere psicologico e scolastico, eventualmente messi a rischio dalle prepotenze subite e dallo stigma sociale nel gruppo dei pari. Oltre all'aiuto della scuola, può intervenire lo psicologo per un intervento approfondito e specialistico. Passo 5: prevedere le attività di prevenzione, tale componente non può mancare in una buona politica scolastica anti-bullismo con le linee di

Azione per prevenire le prepotenze a scuola, per migliorare il clima generale e le relazioni sociali. La politica scolastica non definisce solo i comportamenti vietati e la gestione delle emergenze, ma indirizza il lavoro educativo nel lungo periodo, quindi, si deve formare il personale, coinvolgere le famiglie, lavorare con gli studenti ed acquisire le competenze per la migliore gestione di difficoltà personali e relazionali, con affermazioni chiare sui comportamenti non accettati, sugli obiettivi, sui valori positivi di tale lavoro, sui comportamenti e sui cambiamenti attesi.

PARAGRAFO 2.4 ATTIVITÀ ANTI-BULLISMO A LIVELLO DI SCUOLA

Ci sono conferenze scolastiche, formazione specifica di tutto il personale scolastico, si deve migliorare la supervisione delle attività dei bambini e degli spazi in cui si svolgono. Le conferenze scolastiche aumentano la consapevolezza del bullismo negli studenti, nei genitori e nel personale scolastico e posso servire a comunicare formalmente

lavorare in modo più efficace nella prevenzione e gestione del bullismo. Inoltre, è importante coinvolgere anche gli studenti, promuovendo la consapevolezza e la responsabilità individuale nel contrastare il bullismo. Per raggiungere questi obiettivi, è necessario organizzare incontri e workshop formativi per gli insegnanti, in cui vengano affrontati i seguenti argomenti: - Definizione condivisa del bullismo e delle sue diverse forme. - Conoscenza delle strategie di prevenzione dei comportamenti negativi e di promozione del benessere e delle competenze personali. - Capacità di intervenire efficacemente in episodi di bullismo, sia in modo reattivo che preventivo. - Educazione all'uso positivo e responsabile delle nuove tecnologie. - Apprendimento di strategie positive di gestione della classe e di comunicazione efficace. È importante che questi incontri siano strutturati in modo da essere motivanti e non stressanti per gli insegnanti, in modo che possano partecipare attivamente e trarre il massimo beneficio dalla formazione. Inoltre, nel corso degli anni, gli insegnanti possono diventare formatori per i loro colleghi, creando un modello a cascata in cui sempre più adulti vengono coinvolti nella prevenzione del bullismo. Questo permette di diffondere le conoscenze e le competenze acquisite in modo capillare all'interno della scuola. Infine, è importante identificare i luoghi della scuola e i momenti della giornata più a rischio per gli episodi di bullismo, al fine di adottare misure preventive mirate e di intervenire tempestivamente in caso di necessità. Attraverso un impegno congiunto di insegnanti, studenti e personale scolastico, è possibile creare un ambiente scolastico sicuro e inclusivo, in cui il bullismo viene contrastato in modo efficace e si promuove il benessere di tutti.

Il nostro obiettivo è migliorare la quantità e la qualità degli interventi di supervisione degli adulti, al fine di ridurre i conflitti e le prepotenze.

PARAGRAFO 2.4.1: Intervenire sull'atmosfera morale della scuola.

Dettagli
A.A. 2020-2021
32 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher StudentessaSecchiona di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Grazzani Gavazzi Ilaria.