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Giacomo Puccini
Nasce a Lucca il 22 dicembre 1858, in una famiglia che lavora nel campo musicale da
generazioni:
• 1712 Giacomo Puccini
• 1747 Antonio Puccini
• 1772 Domenico Puccini
• 1813 Michele Puccini
• 1858 Giacomo Puccini
Fino al 1847 i Puccini avevano monopolizzato la vita musicale lucchese (a quel tempo
ancora uno stato indipendente).
Giacomo Puccini rimane orfano di padre a soli 5 anni, ma cresce comunque in un
ambiente di musicisti. Studia e si diploma nel 1880 al conservatorio in composizione.
Studia altri 3 anni al conservatorio di Milano (diploma nel 1883), era andato via da
Lucca aiutato dal governo, proprio perché era tradizione che i Puccini andassero a
studiare a Milano (capitale della musica in Italia) dopo il diploma, per questo dietro
c’era un grande investimento. In quel periodo scrisse moltissimo. Nel 1876 al “Teatro
Nuovo” di Pisa (il Verdi di oggi) veniva eseguita l’”Aida”, evento unico in Toscana,
così che Puccini arrivò alla meta a piedi; la visione lo folgorò tanto da ispirarlo alla
composizione delle opere.
Dopo il diploma, cerca contatti con gli editori. È qui che scopre del concorso di
Sonzogno con scadenza 31 dicembre 1883. Puccini trova un librettista, Fontana, con
un libretto pronto da musicare: “Le Villi”. Inizia la composizione a fine estate e
termina il 31 dicembre. Nonostante l’insegnante di Puccini, Bocchielli, fosse in
commissione, Puccini ingiustamente non vinse il concorso, anzi venne del tutto
ignorato. Dopo anni, e dopo il successo di Puccini, il vincitore di allora gli scrisse una
lettera, ammettendo che la vittoria spettava a Puccini, e che egli stesso non valeva
niente.
Gli studiosi, oggi, hanno alcune ipotesi sulla sconfitta di Puccini:
- Partitura illeggibile, e per questo punito con la sconfitta;
- La sconfitta era stata programmata da Ricordi, il quale non voleva che Puccini
finisse nella casa editrice concorrente;
dopo la sconfitta, l’opera di Puccini venne mandata in scena, Ricordi offrì lui un
contratto per la prima e la seconda opera, ottenendo ciò che cercava: un erede
all’ormai anziano Verdi. Verdi scrive: “Ho sentito dire bene di Puccini, è moderno ma
segue la tradizione, predomina l’elemento sinfonico, ben fatto”, un suo allievo si
congratula con Ricordi per aver scoperto un tale talento.
Con la fama di Puccini s’iniziano a diffondere oggetti legati alla sua immagine
(marketing): copie dei libretti con copertina molto bella graficamente, cartoline con la
foto di Puccini, la sua firma e parte di spartiti e testi da lui scritti, chiudilettere in tema
con le sue opere, calendarietti con le immagini delle opere… Per aumentare i
guadagni, Ricordi impone ai teatri, per la rappresentazione di “Manon Lescaut”, di
usare la stessa scenografia, movimenti scenici e gli stessi costumi, affinché non
venisse rovinata l’opera: per questo motivo viene elencato tutto, dalle disposizioni,
all’elenco dei personaggi, alla scena disegnata in bozzetti, alla piantazione scenica
(posizione delle quinte e degli attrezzi), ai figurini dei costumi, alle note di regia.
“Tosca”
La “Tosca” va in scena per la prima volta il 14 gennaio 1900 a Roma, Teatro Costanzi.
Gli autori sono tre:
• Giacosa e Illica: librettisti e autori; Giacosa al tempo era un personaggio
importante, Illica a Milano aveva un’attività drammaturgica; per Puccini
assieme scrivono la “Bohème”. Erano i librettisti di Puccini: avere due
librettisti era insolito in Italia (in Francia per esempio no), ma Puccini aveva
bisogno di entrambi, perché le loro qualità messe insieme si completavano.
Puccini ebbe dei traumi nel trovare i librettisti adatti ai suoi lavori: prima
esperienza con Fontana, “Edgar”, opera fiasco, poi “Manon Lescaut” creata
con molti collaboratori, proprio perché venivano sempre sostituiti, tanto che la
prima edizione del libretto uscì senza il nome del librettista. L’unico elemento
che si salvava nell’equipe di “Manon” era proprio Illica, il quale venne
affiancato da Giacosa per “Bohème” e poi “Tosca”.
• Sardou: drammaturgo, autore di “la Toscà”, dramma francese per l’attrice,
prediletta dallo scrittore, Sara Bernard, il quale pretende il suo nome sul
libretto di Puccini.
Tappe della genesi di Tosca
Puccini passa sempre da una composizione all’altra, anzi, anche dopo l’esecuzione
ogni opera viene continuamente ritoccata. Ricordi faceva da tramite fra Puccini e i
suoi collaboratori, perché Puccini era un insopportabile perfezionista, voleva fare il
lavoro dei librettisti, prende decisioni per loro, suggerisce versi o ne richiede
1. Scegliere il soggetto: nel 1889 Puccini assiste a Milano la messinscena di
“Toscà”, ne rimase così colpito che seguì la troupe fino a Torino per
riassistervi. Successivamente scrive una lettera a Ricordi perché comprasse i
diritti da Sardou.
2. Comporre la TELA (la “selva” di Verdi): Illica stende uno schema riassuntivo
dell’opera; Puccini abbandona momentaneamente il progetto per “Edgar” che
si rivelerà un fiasco;
3. Sardou, dopo questo episodio, tentenna nel vendere i diritti, perché dubita
nelle capacità di Puccini. Quest’ultimo sente di star perdendo tempo, così
inizia a comporre “Manon Lescaut” e “Bohème”.
4. Ricordi ottiene i diritti; i librettisti, Illica e Franchetti iniziano a scrivere il
testo, ma Franchetti ha dei dubbi, non riesce ad andare avanti; a Illica viene
affiancato Giacosa quando Franchetti rinuncia; Puccini è contento della
dipartita, intanto finisce “Bohème” e riprende la composizione di Tosca,
comunicandolo ad un amico per lettera.
5. Abbozzi su carte (Verdi evitava questo passaggio): Illica e Giacosa scrivono il
libretto, adattandolo alle richieste di Puccini, la pratica era un continuo
spedirsi per posta i lavori, modificarli, e re inviare la copia con correzione, con
pagina a fianco bianca per eventuali rii-correzioni (tenere presente la bozza di
“E lucean le stelle”, dove Puccini tiene molto che il verso “e muoio
disperato” sia inserito), poi si riunivano tutti (Ricordi, Illica e Giacosa,
Puccini) a Torre del Lago, e lavoravano, ricopiando in bella le correzioni.
6. Composizione in musica: Verdi componeva a libretto terminato, Puccini non
aspetta, spesso suggerisce le parole per la musica già scritta, e mentre lavorano
sul libretto, scrive abbozzi di musica su carta (intreccio continuo delle due
pratiche), in particolare è famosa la cartolina datata 15 ottobre 1896
(rappresentante Puccini stesso), dove Puccini abbozzò le prime note “toscane”,
un preludio di quattro battute (motivo associato al personaggio di Scàrpia).
7. Siamo alla fine del 1896 e Puccini è troppo impegnato con “Bohème” per
continuare la “Tosca”, deve essere presente alle prove e alle esecuzioni, per
attirare il pubblico. Nel frattempo Puccini si lamenta con il figlio di Ricordi, in
una lettera, di non essere abbastanza presente sui giornali (fonti ci dicono che
in realtà ogni giorno si parlava di Puccini sui giornali), poi aggiunge tre battute
(7 note, mi – re – do# - si) anticipando che saranno il leitmotiv della “trombata
finale” (trombata: l’azione di far chiudere la bocca a tutti quelli che parlano
male di lui, no significato sessuale, né suono di tromba), che poi saranno usate
come motivo che nell’opera connota situazioni e personaggi.
8. Nel 1897 Puccini sigla la prima pagina della partitura d’orchestra (il libretto
non era ancora finito); nell’estate del 98 Puccini si isola in campagna, finendo
il primo atto; nel 99 va a Parigi per parlare con Sardou del finale: Tosca nel
finale di Sardou si suicida, ma Illica ha trovato un nuovo finale che Puccini
approva, cioè che quando Mario viene fucilato, Tosca diventa pazza; ma
Sardou non demorde, Puccini scrive a Ricordi “La vuole morta a tutti i costi!
Ora che non si fanno più ghigliottine, il mago (Sardou) accetta la pazzia, ma
vuole che sparisca”.
9. Nel luglio del 99 (vacanze all’Abetone) Puccini spedisce a Ricordi, da Torre
del Lago, il secondo atto, Ricordi risponde subito con un telegramma,
richiedendone una copia in bella, e facendo i complimenti, più tardi invierà
una lettera dettagliata dove chiede spiegazioni su alcune mancanze
(metronomi, didascalie). Abbiamo anche le lettere con la copia in bella
corretta da Ricordi, dove Puccini aveva messo una toppa sulla scena
dell’uccisione di Scarpia, e la sua dimenticanza della battuta “e avanti a lui
tremava tutta Roma”.
10. Il terzo atto viene spedito il 29 settembre dello stesso anno, mancante del
preludio, delle parole del pastorello, del duetto Tosca – Mario (Puccini aveva
la musica ma non le parole). Ricordi nel leggere il terzo atto è disturbato e
critica Puccini: “è un errore di fattura”, “duetto frammentato, personaggi
rimpiccioliti”, “versi di Giacosa splendidi, sminuiti dalla musica, la quale
sembra quella di ‘Edgar’”, “Puccini ha tradito la musica italiana rifiutando i
lavori precedenti”. Puccini risponde con rispetto, perché per lui Giulio Ricordi
era come un padre, e le critiche le vede costruttive: “l’atto va riletto”, “la
frammentarietà è voluta, poiché è imminente una fucilazione, ed è così che
vuole esprimere i sentimenti”, “la musica di Edgar è voluta, poiché fa parte
dell’atto quarto, il quale era stato eliminato, e non perché non è stato capace di
scrivere qualcosa di nuovo”.
ATTO TERZO
Didascalia scritta da Illica (simile al preludio di “Traviata”), che riprende i temi
dell’opera: opera d’azione, rispetto delle unità di tempo e spazio (si svolge in 24 ore a
Roma). Illica dà un’informazione ben precisa dei luoghi dove si trovano i personaggi
(Cattedrale di S. Andrea, Palazzo Farnese), in particolare il Castel Sant’Angelo per la
fucilazione di Mario Cavaradossi: nell’Ottocento (anni della vicenda di Tosca) ci
furono eventi realmente accaduti a Roma, come la battaglia di Marengo, quando
Napoleone arriva in una Roma occupata dall’Austria alleata con i reali di Napoli, i
quali insieme hanno spazzato via la Repubblica Romana, a questo punto sembra che
Napoleone sia sconfitto dagli austriaci, ma l’esito è opposto; al tempo le notizie
viaggiano lente e a Roma arriva la notizia che Napoleone è sconfitto, anche se ha