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Roma, presso gli zii materni. La capitale si rivelà però una grossa delusione: mediocri i letterati e gli uomini in genere, mediocre il livello del dibattito letterario, così vivo e vario ai
tempi del Monti. Solo il Neibhur, grande storico tedesco e ministro di Prussica presso la S. Sede, si interessò veramente al Leopardi e cercò di procurargli una carica e uno
stipendio presso il governo pontificio: ma il disegno va a monte per i troppi sospetti nutriti dal Vaticano nei confronti del candidato. Nel 1825 partì per Milano dove l'editore Stella
gli commissionò la direzione di un'edizione completa di Cicerone, che però non si fece. Nel settembre era a Bologna, dove dimorò per più di un anno, traducendo il "Manuale di
Epitteto", filosofo greco dell'età di Domiziano, sostenitore di una morale di tipo stoico. Per l'editore Stella ancora cura un commento alle Rime di Petrarca. A Bologna conobbe
anche la contessa Teresa Carniani Malvezzi, della quale si innamorò senza essere corrisposto. Leopardi frequentò i Malvezzi per quasi un anno, ma poi la donna lo allontanò,
spinta anche dal marito che mal sopportava che il poeta si trattenesse con la moglie fino alla mezzanotte Nel novembre del 1828 Leopardi era a Pisa, il suo periodo più sereno
(dove compone "Il Risorgimento" e "A Silvia"), poi ancora a Firenze, poi nel novembre di nuovo a Recanati, dove lo chiamarono la morte precoce del fratello Luigi e altri problemi
famigliari. Ritrovare i luoghi e gli oggetti immutati della sua giovinezza suscitava in Leopardi un indicibile moto di sentimenti e ricordi: ne derivano alcuni tra i Canti maggiori: Le
Ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. Nel 1830 dopo aver inutilmente sperato che le "Operette"
vincessero il premio messo in palio dall'Accademia della Crusca (che toccò invece allo storico Carlo Botta), poté egualmente partire per Firenze nel 1830, grazie ad una
sottoscrizione procuratagli da alcuni amici toscani. Nel capoluogo toscano incontrò Fanny Targioni Tozzetti, oggetto di una passione accesa e ispiratrice di una serie di poesie
amorose, il cosiddetto "Ciclo di Aspasia" (questo il nome sotto al quale si cela l'amata). Nel 1831 vide la luce a Firenze l'edizione dei Canti. Fu degli ultimi anni il proposito di
preparare una scelta delle massime più significative dello Zibaldone, da stampare con il titolo di Pensieri, proposito portato a compimento dall'amico Ranieri dopo la morte di
Leopardi. Si trasferì a Napoli e nel 1836, per sfuggire alla minaccia del colera, si trasferì alle falde del Vesuvio, dove compose due grandi liriche: Il tramonto della luna e La
ginestra. Morì nel 1837. Pensiero e poetica
Giacomo Leopardi parte dall’analisi critica di alcuni aspetti della cultura illuminista: egli, pur accettando l’utilizzo della ragione umana non pensa che la scienza sia superiore alle altre
arti. Tuttavia, la critica alla fiducia incondizionata nei confronti del sapere scientifico non deve indurre a considerare Leopardi un avversario della scienza moderna; al contrario, egli si
interessò di fisica, chimica ottica, astronomia. Egli mette in crisi il rapporto tra ragione ed immaginazione e su questo punto è in una posizione divergente sia con l’Illuminismo che col
Romanticismo. Infatti, se da un lato il poeta riconosce la fondamentale importanza dell’uso della ragione illuminista, si rende anche conto che essa non può spiegare tutto per dare
senso alla vita. Raccoglie quindi l’idea di una poesia soggettiva e universale, riprendendo le idee del Romanticismo tedesco; diventa fondamentale l’esperienza soggettiva dell’IO, ma
prende le distanze dall’ottimismo, dallo spiritualismo e dall’idealismo romantici, rivendicando la necessità di uno sguardo critico sul presente. In altre parole: la ragione serve per
capire che la vita non si può tutta esaurire in un meccanismo materialistico e quindi serve anche l’immaginazione della poesia, dell’arte, ma anche quest’ultima non può da sola dare
senso alla vita. In questo senso Leopardi è un uomo moderno, perché avverte la crisi dell’uomo moderno e dà delle risposte che sono molto diverse da quelle dei suoi contemporanei.
Qual’è questa risposta? Leopardi vuole realizzare un connubio tra linguaggio filosofico e linguaggio poetico per realizzare una “poesia sentimentale filosofica, facendo funzionare
insieme immaginazione e ragione. Leopardi, per esprimere questo modo di scrivere, predilige le misure brevi (I Canti, Le Operette morali, Lo Zibaldone).
Il Pessimismo Storico 1819-1823
Al centro della riflessione leopardiana si pone la domanda sulla condizione dell’uomo e sulla sua infelicità. Questo riflessione inizia negli anni 1816-18 e proseguirà sino alla fine della sua
vita, in un lungo interrogarsi. Nei primi anni, il Leopardi, vede la Natura come benigna e consolatrice, in quanto ha donato agli essere umani le illusioni per alleviare le loro pene.
Punti fondamentali:
Opposizione natura/ragione
• Condanna del presente
• Poesia di sentimento
•
Il Pessimismo Cosmico 1823-1830
Tuttavia, man mano che l’uomo si evolve si rende conto che questa Natura è sempre meno presente nella sua vita e quindi gli esseri umani si rendono conto che tutto è vano. In questo
senso gli Antichi sono dei privilegiati, perché non avevano ancora aperto gli occhi di fronte alla verità, e cioè che l’essere umano è destinato all’infelicità. Sicuramente l’anno 1819 è
fondamentale, in quanto egli abbandona la visione cristiana della vita.
Punti fondamentali:
Scoperta dell’arido vero
• natura matrigna
• teoria del piacere
• convenzione materialistica e meccanicistica della vita
•
Teoria del Piacere
Leopardi avvia una riflessione sulla tendenza dell’uomo al piacere e sulla impossibilità a conseguirlo. Le idee materialiste fanno entrare in crisi l’idea di una Natura benigna. La
Natura è matrigna, retta da leggi proprie, si mostra indifferente nei confronti dei mali dell’uomo. Si passa così ad un pessimismo cosmico, in quanto l’infelicità è un dato oggettivo
e universale. Nonostante tutto, Leopardi vuole comunque mantenere delle relazioni col mondo esterno: infatti un’etica laica, pragmatica e coraggiosa, la solidarietà tra le
persone, rende più tollerabile la prospettiva del vivere.
I Canti
Nella scelta del titolo si vuole risvegliare l’immaginazione e la musicalità. I canti costituiscono una struttura unitaria, come il Canzoniere di Petrarca, con un progetto coerente, ma
allo stesso tempo hanno una struttura unitaria, la cui idea inizia a partire dagli anni ’30. La raccolta definitiva del 1845. Nella poesia Leopardi rifiuta il principio di imitazione sia dei
classici che dei romantici e distingue tra la poesia di immaginazione e la poesia di sentimento. La poesia di immaginazione è caratteristica delle civiltà antiche, l’unica vera grande
poesia perché fantastica, mentre la poesia di sentimento è rappresentativa dell’età presente. Per Leopardi la grande poesia è morta perché nell’epoca moderna si è dominati
dalla ragione e non più dalle immagini infantili degli antichi; pertanto l’unica poesia possibile è quella del sentimento, che non si alimenta più di miti e fantasie ma che nasce dalla
dolorosa conoscenza del vero.La poesia deve esprimere il vago e l’indefinito e il linguaggio deve avere un forte potere evocativo. La poetica dell’indefinito è anche correlata al
tema della rimembranza, di tutto ciò che susciti ricordi poetici. Il linguaggio deve cercare il vago e l’indefinito, il cui modello è quello del Petrarca.
I Canti sono cosi strutturati
Le canzoni civili del 1820-21; in queste poesie Leopardi difende i valori etico-civili della patria secondo una tradizione instaurata da Alfieri e Foscolo. Prevale la denuncia della
• corruzione moderna e un’amara riflessione sul contrasto tra la grandezza delle illusioni e l’aridità del vero, in una riflessione sempre presente tra il mondo antico e il mondo
moderno.
le canzoni del suicidio: Bruto minore e Ultimo canto di Saffo; Leopardi presenta il suicidio come gesto estremo di protesta contro l’indifferenza degli dei e del Fato. Abbiamo
• qui l caduta delle illusioni e la constatazione della infelicità umana come condizione ineluttabile rivelando la distanza del poeta dall’etica cristiana.
gli idilli: Il passero solitario, L’infinito, La sera del dì di festa, Alla luna, Il sogno, La vita solitaria; gli idilli, rispetto alle canzoni, presentano tematiche più intime e personali, e un
• linguaggio più semplice e colloquiale. In essi il protagonista assoluto è l’io poetante col suo mondo di affetti, sensazioni e sentimenti. Il paesaggio naturale riveste un ruolo di
primo piano, suscitando emozioni forti. Attraverso l’immaginazione il poeta ha la sensazione di infinito e ricordo, costituendo un primo passo importante verso quella sintesi tra
esperienza psicologico-affettiva e meditazione filosofica che ritroviamo nei canti del 1828-30.
Al conte Carlo Pepoli e Il Risorgimento che costituiscono una cerniera tra la prima e la seconda parte dei Canti; queste due liriche dividono la prima e la seconda parte dei
• Canti: nella prima parte, il poeta riflette sulle illusioni; nella seconda, si sperimenta la rinascita della poesia, dopo la crisi aperta negli anni 1822-1823. Durante la crisi egli aveva
abbandonato la poesia e si era dedicato alla prosa (Operette morali).
i canti pisano-recanatesi: A Silvia, Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio; in queste poesie vediamo la scelta definitiva del materialismo come filosofia
• di vita, l’acquisizione certa dell’infelicità umana come condizione costitutiva e immutabile del genere umano, l’indifferenza della Natura. Nonostante questo quadro desolante, la
poesia può recuperare, attraverso il meccanismo della memoria, ricordi dell’adolescenza, temi passati, immagini dell’infanzia e della giovinezza. Ciò che quindi interessa il poeta
non è tanto e soltanto il ricordo, ma la possibilità di poter ricordare e in questo senso la scrittura delle poesie trova un suo senso.
Il ciclo di Aspasia. Come sappiamo, le poesie sono dedicate a Fanny Targioni Tozzetti, suo grande amore passionale. Anche l’amore appare come la più grande delle illusioni.
• L’amore viene apparentato con la Morte, con cui ha in comune una sublime tensione verso l’assoluto, secondo uno schema tipo delle poesie classiche.
Due canzoni sepolcrali. Qui c’è la ripresa del tema neoclassico del sepolcro (Foscolo)
• Un’ultima sezione, con le poesie composte a Napoli: Il tramonto della luna e la Ginestra.