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LA GESTIONE INTERNAZIONALE DEL CAPITALE UMANO
Tra le scelte che dovranno essere affrontate, quelle sulla progettazione organizzativa e la
gestione del capitale umano risultano particolarmente complesse.
la scelta del modello organizzativo non si limita alla scelta di quello più efficace in
condizioni di contesto simili, ma necessita di una sintonizzazione continua rispetto alle
mutevoli e instabili pressioni esterne globali.
le scelte organizzative devono bilanciare le esigenze di standardizzazione e
(global standardization)
integrazione a livello globale con l’adattamento ai contesti
(local responsiveness).
locali formulando idonee strategie di mobilità internazionale dei propri dipendenti, puntando
al coordinamento (orizzontale) tra le varie sussidiarie e al mantenimento delle
condizioni di controllo (verticale) sullo svolgimento delle attività medesime.
LE STRATEGIE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E LE DINAMICHE DI APPRENDIMENTO
La strategia aziendale di estendere le attività generatrici di valore all’estero, impone la
combinazione di delicati equilibri tra contesti locali e contesti internazionali.
La disarticolazione delle strutture organizzative tra vari livelli, rende il sistema organizzativo più
manovrabilità;
complesso riducendone la il ricorso all’esternalizzazione non semplifica sempre
core-business
la gestione del poiché esige il mantenimento di competenze interne in grado da
fungere da interfaccia con i fornitori esterni. Come favorire il processo di apprendimento?
Jones
schematizza le fasi che l’impresa deve affrontare nel processo di espansione
estera:
1) Il trasferimento di competenze organizzative tra le unità internazionali: la
core
creazione del valore a livello globale deriva dal trasferimento di competenze per lo
svolgimento di 1o+ attività funzionali, per ottenere un vantaggio di costo o di differenziazione.
turnover
Questo trasferimento trova attuazione tramite politiche di interno (ruolo expatriate),
condivisone di linee guida operative della corporate, programmi di formazione coordinati a
livello centrale, trasferimento di brevetti industriali.
2) Lo sviluppo del network globale: l’espansione internazionale attiva una rete di relazioni
interne all’impresa (tra manager e B.U) e di una rete esterna di relazioni con soggetti locali
(fornitori).
3) L’accesso alle risorse e alle competenze globali: ogni nazione è una sorta di micro-
ambiente di riferimento, sia in termini generali (contesto economico-sociale) sia per la
performance economica dell’impresa (competizione, fornitori, acquirenti). L’eterogeneità di
questi contesti permette all’impresa di accedere a skills e risorse altrimenti non acquisibili.
4) L’uso dell’apprendimento globale per l’incremento del patrimonio di competenze:
l’apprendimento globale è quel fenomeno per cui l’impresa riesce a far leva sul suo network
core-
globale e sull’accesso a skills e risorse per metabolizzare soluzioni e creare nuove
competences da usare a livello globale. (fertilizzazione incrociata).
Il passaggio fondamentale è il trasferimento di risorse e info dalla periferia al centro, dove
queste vengono elaborate, migliorate e adattate ai contesti locali. Ciò permette
di:Incrementare il patrimonio di competenze, Usare soluzioni efficaci in certi contesti, in altri, al
fine di anticipare le mosse dei concorrenti
L’apertura ai contesti internazionali spinge le imprese a bilanciare diverse esigenze
contrastanti: (slides)
Tenuta complessiva del sistema di IHRM
Adattamento ai contesti di business lovali
Differenze tra contesto genetico dell’impresa (casa-madre) o di affiliazione dei
dipendenti (home country) e contesto locale (host country o parent country)
host country national, parent c. n.l, third c. n.
Gestire 3 categorie di dipendenti:
IL CAPITALE UMANO E LE STRATEGIE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE
L’importanza di approntare politiche di gestione delle HR allineate con le strategie di
internazionalizzazione deriva dal fatto che, il capitale umano si è distinto come componente
fondamentale per il conseguimento del vantaggio competitivo, sia per imprese operanti in
labour-intensive capital intensive.
settori sia in quelli
capitale umano: concetto che racchiude tutte le conoscenze, esperienze e competenze
che un individuo acquisisce e mette a disposizione delle imprese in cambio di una
remunerazione.
Inoltre il concetto di strategic readiness, (ossia di spendibilità delle competenze individuali
liquidità;
rispetto alla strategia) consente di riconoscere al capitale umano una caratteristica di
perciò occorrerà investire in HR e in creazione di nuova conoscenza al fine di incrementare la
produttività aziendale.
L’adozione di modelli globali rende ancora più critica la gestione dell’HR, in quanto la
maggiore interazione con ambienti locali espone le imprese a pressioni ignote nei contesti di
origine, quali quelle legate alla diversità culturale, quelle legate ai diversi mercati del lavoro e
quelle legate all’adattamento a policy globali dell’headquarter. competenze organizzative
Quindi nelle core-competences rilevanti si aggiungono anche le
legate a:
Necessità di decentrare e deverticalizzare le strutture a favore di una maggiore
expatriate).
autonomia e responsabilizzazione dei lavoratori (locali e
performance measurement.
Sviluppo di sistemi di
Flessibilità e multifunzionalità del singolo lavoratore rispetto al task assegnato.
I SISTEMI DI GESTIONE INTERNAZIONALE DELLE RISORSE UMANE
Questi sistemi (IHRM) si strutturano generalmente in 3 livelli:
1) Sistema HR corporate: HR architecture; principles, philosophy
2) Policy definite a livello corporate: HR policy, programms
3) Gestione locale: HR practice, processes
a loro volta essi coprono 3 domini centrali nella gestione e nello sviluppo del capitale umano:
Knowledge, skills and abilities
1) (KSA)
2) Motivazione e sforzi individuali
3) Opportunità di contribuire alle performance aziendali
IHRM nei rapporti tra HQ e sussidiaria: (slide)
Gestione centralizzata o diretta delle attività da parte della hq
Definizione di standard imposti dalla HQ alle sussidiarie
Gestione locale della sussidiaria
LA MOBILITA’ INTERNAZIONALE
Queste strategie sono finalizzate a bilanciare le esigenze di integrazione globale e adattamento
locale. di diffondere le competenze core ha portato i principali sistemi di gestione
L’esigenza core-employees,
internazionale delle risorse umane a concentrarsi sulla mobilità dei ossia
coloro occupati nelle attività core della catena del valore, per migliorare la comunicazione inter-
subsidiary e il coordinamento tremite policy definite dall’HQ.
Expatriate: soggetti trasferiti dall’HQ presso una sussidiaria per realizzare gli obiettivi
legati alla loro attività lavorativa. La spinta può anche essere guidata da motivazioni
personali.
una efficace assegnazione degli expatriate risulta associata alla diffusione di conoscenza,
skills e abilità, alla promozione dell’integrazione culturale e alla diffusione delle competenze
strategiche e organizzative.
Matrice Mayrhofer: logiche che sottendono le carriere internazionali si basano su 2
dimesioni/obiettivi:
1) Sviluppo personale del dipendente (si; no)
2) Obiettivi di gestione e controllo (si; no) expatriate:
La combinazione delle 2 dimensioni porta all’identificazione di 4 tipologie di
1) Senior management: (high potential logic) si punta allo sviluppo delle potenzialità
individuali attraverso incarichi internazionali volti a favorire la diffusione delle policy
aziendali e alla fertilizzazione delle competenze (si; si).
2) Watchdog: (trouble-shooting logic) nel caso in cui un’impresa miri a risolvere problemi
locali attraverso l’invio di una persona esperta proveniente dalla casa-madre (no; si)
3) Developmental: (junior logic) volta allo sviluppo del potenziale individuale, anche
quando il dipendente non è in grado da fungere come portatore delle policy e degli
standard aziendali (si; no)
4) Isolation: (dead end logic) finalità ne di crescita individuale ne di controllo e gestione,
spesso è attuazione di una azione disciplinare (no; no)
Il modello è stato criticato per 2 ragioni:
1) Le due esigenze (controllo; sviluppo) non sono tra di loro indipendenti
2) Le imprese multi-business possono seguire diverse logiche contemporaneamente
una classificazione degli incarichi internazionali diversa: Matrice Andersen – Bieman, 2
dimensioni:
1) Transizioni tra nazioni (home country vs foreign country)
2) Transizioni tra organizzazioni (stessa vs diversa)
questa classificazione prevede:
1) Early career: nessuno spostamento significativo (stessa nazione; stessa
organizzazione)
2) International organizational career: spostamenti verso l’estero ma nella stessa
organizzazione
3) International boundaryless career: spostamento in altra organizzazione che
consente successivi spostamenti all’estero (home country ma altra organizzazione)
4) Transnational career: spostamenti all’estero e verso altre organizzazioni
LA GESTIONE DEGLI EXPATRIATE
La loro importanza risulta cruciale per raggiungere gli obiettivi strategici e per favorire lo
specificità
sviluppo di forme di tra contesto generale aziendale e ambito locale (sono risorse
difficilmente rimpiazzabili). turnover premature return,
risulta oneroso per l’impresa sia il che il loro ossia la decisione di
rimpatriare prima della “scadenza” prevista dal loro percorso di carriera individuale.
in prima battuta è possibile notare che un expatriate è soggetto a 3 forme di adattamento:
job adaptation
alle Mansioni da svolgere ( ): i trasferimenti all’estero prevedono anche
spostamenti orizzontali, verticali e di status.
local internal enviroment
all’Ambiente lavorativo locale ( ): anche a parità di mansioni
svolte la dislocazione internazionale allontana il lavoratore dalle proprie routine e dal
network interno local external enviroment
all’Ambiente esterno generale ( ): il trasferimento implica la
separazione dal proprio contesto sociale e richiede adattamenti che impattano sulla sua
vita quotidiana.
questi adattamenti vengono bilanciati da fattori ritenuti di attrattività dall’expatriate (salari;
teoria dello scambio sociale,
carriera; opportunità); ciò viene descritto dalla secondo la quale
gli individui scambiano con l’organizzazione risorse e opportunit&agrav