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NUTRIZIONE DELL'ANZIANO
L'anziano tende a perdere peso perché:
- C'è una diminuzione del fabbisogno energetico:
- Dovuta al calo della massa muscolare
- Calo dell'attività fisica (da malattie dei muscoli e articolazioni)
- Mancato controllo posturale
- Malattie croniche (soprattutto infiammatorie come osteoartrosi) che causano dolore
- Diminuzione dell'apporto alimentare: gli anziani mangiano meno
Il calo ponderale, ovvero la perdita di peso, nell'anziano lo rende a rischio di eventi avversi e mortalità. Inoltre, esso è un fattore predittivo di morbilità e mortalità tra gli anziani: è una spia della fragilità. L'anziano, però, mangiano meno, va incontro a malnutrizione (condizione che comporta la diminuzione delle riserve nutritive con conseguente impossibilità di risposta omeostatica normale).
Fattori che causano la malnutrizione:
- Socio-economici:
- Ridotta disponibilità
- Difficoltà alla deglutizione, legata anche alla mancanza di saliva
- Difficoltà alla masticazione: edentulia. Gli anziani spesso non hanno i denti.
- Malattie sistemiche: tumori che rilasciano fattori chemiotattici che diminuiscono il senso della fame.
- Depressione
- Anomalie dell'immagine corporea: anoressia che non viene diagnosticata negli anziani. Il problema dell'anoressia
- disidratazione, alterazioni elettrolitiche
- apporti inadeguati
- perdite aumentate: nel caso in cui i soggetti siano sottoposti a trattamenti come radioterapia e chemioterapia.
- supporto perioperatorio
- difficoltà per cateterizzazione centrale
- inabilità dell'assorbimento: se ci sono problemi o resezioni dell'intestino
- radioterapia o chemioterapia a alte dosi
- pancreatite acuta
- grave malnutrizione
- Stress/infezioni/traumi citochine ipercatabolismo leucocitosi calo ponderale, ipofunzione
- assenza di sostegni familiari
- demenza: è necessaria un'assistenza continua.
- incontinenza urinaria: rilevante e impattante dal punto di vista sociale e causa di disagio.
economica: mangiare bene costa e richiede energia organizzativa.
solitudine e isolamento sociale: cucinare per sé stessi aumenta il rischio di malnutrizione.
alterazione degli organi di senso: gli anziani hanno difficoltà nella distinzione dei sapori e degli odori. Prediligono sapori basilari o complessi.
Alcolismo: a livello nutritivo causa problemi come disidratazione. Gli alcolici hanno alto contenuto calorico, quindi, danno energia e fanno passare la fame ma non contribuiscono davvero al fabbisogno energetico.
Legati all'età:
Il cibo ha meno sapore: non è a causa di un problema del gusto, bensì è dovuto al fatto che nel tempo i recettori olfattivi diminuiscono, ma essendo gusto e olfatto strettamente collegati i cibi sembrano meno saporiti (ipogeusia e ipoanosmia). Quindi, gli anziani tendono a mangiare cibi con sapori molto forti e già pronti (e quindi tendenzialmente meno sani) o cibi con gusti basilari.
Diminuita
Attività: muovendosi meno il centro della fame si attiva meno.
Insensibilità alla sete: la sete è regolata da dei centri superiori ovvero dal centro della sete e dal centro della sazietà dell'acqua (quando uno si attiva l'altro si blocca). Se non si beve per lungo tempo il centro della sete si attiva, ma se non si beve per lungo tempo il centro della sete si disattiva completamente (ipodipsia), quindi la volemia si abbassa, si avrà scompenso elettrolitico, sensazione di nausea...
Diminuito desiderio di cibo- Fisiopatologici:
Psicologici:
I familiari se ne accorgono non lo fanno in modo tempestivo. Non è sufficiente il peso come parametro, sarebbero meglio avere indici come la massa grassa e massa magra (un anziano può diventare sarcopenico e perdere quindi massa muscolare senza però che sia visibile data la presenza di massa grassa).
Definire le cause, il tipo e il grado di malnutrizione: in alcuni casi la causa della malnutrizione è risolvibile e legata a un singolo fattore facilmente individuabile (es: mal di denti). Queste cause però dannano un cambiamento molto rapido e improvviso, ma spesso la malnutrizione è cronica e legata a più fattori: la perdita di peso è più graduale quindi meno visibile e per risolverla è necessario un approccio integrato e tanto tempo.
Raggiungere il fabbisogno basale e gradualmente aumentare fino al fabbisogno desiderato: prima si fa sì che il bilancio non sia più in perdita e poi lo si aumenta fino al fabbisogno desiderato. Questo può essere fatto attraverso una corretta alimentazione, che fornisca tutti i nutrienti necessari, e eventualmente con l'uso di integratori alimentari.
Monitorare costantemente lo stato nutrizionale: è importante valutare regolarmente lo stato nutrizionale del paziente, attraverso misurazioni come il peso, l'indice di massa corporea, la circonferenza della vita, la massa grassa e la massa magra. Questo permette di individuare eventuali variazioni e intervenire tempestivamente.
Coinvolgere un team multidisciplinare: la malnutrizione è un problema complesso che richiede un approccio integrato. È importante coinvolgere diversi professionisti, come medici, dietisti, infermieri e assistenti sociali, per valutare e gestire adeguatamente la situazione.
Educare il paziente e i familiari: è fondamentale fornire informazioni e istruzioni chiare al paziente e ai suoi familiari riguardo all'alimentazione corretta e alle modalità di monitoraggio dello stato nutrizionale. In questo modo si favorisce il coinvolgimento attivo del paziente nel processo di cura.
Valutare e gestire eventuali complicanze: la malnutrizione può portare a diverse complicanze, come infezioni, debolezza muscolare, problemi di guarigione delle ferite. È importante identificare e trattare tempestivamente queste complicanze per favorire il recupero nutrizionale.
Monitorare i progressi e adattare il piano alimentare: è necessario valutare regolarmente i progressi del paziente e adattare il piano alimentare di conseguenza. Questo permette di garantire un adeguato apporto di nutrienti e favorire il recupero nutrizionale.
fabbisogno desiderato.Il pasto ideale per un anziano:Pasto vario, lievemente iperproteico (per favorire la massa muscolare), nettamente ipolipidico eformato principalmente da carboidrati. Deve essere un pasto con cibi morbidi, poco condito,gradevole al gusto e in piccole quantità ma frequente.
MALNUTRIZIONE GRAVEIn casi di malnutrizione grave si ricorre alla nutrizione enterale (intestino) e parenterale (bypassa l’intestino).La via enterale (che si utilizza per brevi periodi) consiste in un sondino naso gastrico o PEG: si esegue unastomia chirurgica al livello del duodeno. Mentre il sondino necessita che l’anziano rimanga nella struttura /ospedale (con il rischio quindi di prendere infezioni ospedaliere), con la PEG ciò non è necessario e anche senon sembra la PEG è meno invasiva e fastidiosa.
Rischi della nutrizione enterale:- meccanici: disfagia e aspirazione polmonare- gastrointestinali: nausea, malassorbimento, diarrea- metabolici: iperglicemia
La nutrizione parenterale consiste nella nutrizione per via venosa periferica o centrale.
Indicazioni per la nutrizione parenterale per via venosa periferica:
La nutrizione per via venosa periferica ha senso per periodi molto limitati perché si chiudono spesso.
Indicazioni per la nutrizione parenterale per via venosa centrale:
Il grosso rischio nell'usare la via centrale è costituito da eventuali infezioni.
Meccanismi che si attivano: → → →
immune/gastrointestinale/epatica.→ → →2. Stress/infezioni/traumi ormoni gluconeogenesi,lipolisi calo ponderale, ipofunzioneimmune/gastrointestinale/epatica.Il problema generale è che se il paziente è malnutrito qualsiasi evento grave succeda (stress, infezioni,traumi…) si attiva questo meccanismo.Questo meccanismo è utile perché fa sì che in situazioni di stress ci sia un ipercatabolismo che aumenta laproduzione di substrati energetici che possono essere usati subito in una situazione di emergenza, ma sequesto meccanismo si attiva in un soggetto malnutrito si rischia di esaurire le riserve.
7INCONTINENZA URINARIACi sono differenze tra uomo e donna: nella fascia di età 75-84 anni si presenta nel 16% delle donne e nell’8.1%degli uomini; oltre gli 84 anni si presenta nel 16.1% delle donne e nel 15.6% degli uomini (si consideri l’altonumero di uomini morti entro gli 84 anni).Il 15% della popolazione sana soffre di
incontinenza urinaria. Tra gli istituzionalizzati il 50% manifesta IU. La maggior parte dei pazienti con IU ospedalizzato viene cateterizzato per semplicità (bisogna solo cambiare la sacca del catetere): il problema è che l'anziano così perde la capacità di percepire lo stimolo e trattenere la minzione.
Cause di istituzionalizzazione:
L'incontinenza urinaria viene riferita dal 37% degli anziani e trattata solo nel 10% della popolazione: ciò significa che solo 1 anziano sui 4 a cui è stata riscontrata incontinenza si sottopone a un trattamento. Ciò accade in quanto, oltre ad essere presente uno stigma sociale a riguardo, viene considerato un fenomeno normale negli anziani senza cure/rimedi.
In realtà non è normale soffrire di IU senza
La vescica riceve l'urina dagli ureteri in maniera continua, e pian piano si riempie. La vescia rimane chiusa grazie ai muscoli legati alla funzione dello sfintere uretrale (muscolatura liscia) e grazie al fatto che l'uretra passa attraverso il pavimento pelvico.
Quando la vescica è piena, i recettori tensivi presenti sull'epitelio della vescica si stirano e mandano uno stimolo alla corteccia: più la vescica è gonfia, più l'epitelio è stirato e più forte è lo stimolo. All'arrivo di questo segnale si mettono in atto una serie di comportamenti (appresi, non innati) che fanno trattenere l'impulso.
Durante la minzione si contrae la muscolatura della vescica (muscolatura detrusoriale) e la muscolatura striata del pavimento pelvico; inoltre, si rilascia la muscolatura dello sfintere per aprirlo. Se questi due meccanismi non avvengono contemporaneamente si ha un reflusso vescico uretrale.
(l'urina torna su) l'urina va sul rene, che essendo molto sensibile si può danneggiare. Tipologie di incontinenza: - da urgenza: il soggetto perde urina in seguito a uno stimolo improvviso e incontrollabile. È preceduta da episodi di urgenza minzionale (forte e improvviso stimolo di urina che il soggetto non riesce a controllare fino poi ad avere perdite urinarie). Se si fa un controllo urodinamico si riscontra una ipercontrazione involontaria della muscolatura detrusoriale e una compromessa contrattilità della vescica (che quindi non si contrae in maniera del tutto efficace), associata a un elevato residuo post minzionale (urina che rimane nella vescica dopo la minzione). Spesso è associata a lesioni midollari che causano una contrazione simultanea dello sfintere vescicale e del detrusore con conseguente ritenzione urinaria e reflusso vescico uretrale. - da sforzo: la distensione della muscolatura detrusoriale, responsabile dello stimolo della minzione,