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I. BIOMI DI FORESTA
1) Foresta pluviale
2) Foresta periferica di medie latitudini
3) Foresta boreale
II. BIOMI INTERMEDI
1) Savana
2) Bioma mediterraneo
3) Prateria delle medie latitudini
III. BIOMI STERILI
1) Biomi arido e semiarido (deserto e pre deserto) 25
GEOGRAFIA, Professoressa Sereno
2) Tundra
3) Poli (ghiacci)
Nb le piante sono dei buoni indicatori ecologici non si possono muovere, anche gli animali ma
possono adattarsi ai mutamenti spostandosi.
È ovvio che la distribuzione areale dei biomi non può che risentire della presenza dell’uomo.
La distinzione di un bioma dall’altro, e quindi la successione latitudinale da un bioma da un altro, in
realtà non è netta, ogni bioma non ha confine preciso, ma ha fasce di transizione (ECOTONE)
da un bioma all’altro. Quindi i BIOMI:
- Affetti da dinamiche interne naturali e antropogene.
- Hanno aree di discontinuità intervengono localmente altri fattori.
Non hanno confini precisi ma sfumati da un bioma all’altro.
-
Problema del mutamento ambientale riconducibile alla dinamicità degli ecosistemi.
E il mutamento risulta dalla interferenza di processi che sono attivi a varie scale temporali e a
andamenti che talvolta sono irregolari e talvolta sono regolari e ciclici.
Mutamenti:
- di breve durata spesso ininfluenti sul mutamento ambientale generale
- lunga durataERE GEOLOGICHE
- di media durata su scala regolare, sono quelli che più possono influire sulla relazione tra
mutamento climatico e società.
Oggi= siamo in una fase di RISCALDAMENTO globale temperature più alte rispetto a periodo
precedente, qual è il periodo precedente però? Ipotesi attraverso modelli matematici affidabili ma
Il clima però si modifica anche per ragioni che sono indipendenti dall’attività dell’uomo,
non sicuri.
si modifica perché è un sistema in relazione con altri sistemi non è sempre uguale a se stesso
(cosa che i geografi hanno “scoperto” da poco, almeno sulla media durata, ossia sui tempi storici,
sulla lunga durata era già assodato da tempo).
Certo oggi siamo in grado di proporre uno schema delle variazioni climatiche, accettato dalla
comunità scientifica internazionale: dopo l’espansione glaciale del PLEISTOCENE (che ebbe inizio
2,58 milioni di anni fa e terminò convenzionalmente circa 12.000 anni fa), epoca di glaciazione,
seguì una fase, nell’OLOCENE, di miglioramento e scioglimento dei ghiacciai. 26
GEOGRAFIA, Professoressa Sereno
Si produsse, in tal modo un optimum climatico post glaciale, corrispondente al Neolitico, fase in cui
nacque la pratica dell’agricoltura. L’optimum climatico portò ad un innalzamento del livello
superiore del bosco. ha permesso di comprendere come l’area in cui oggi i
La scoperta del guerriero di Similaun,
ghiaccia perenni vanno sciogliendosi presentava una situazione climatica assai differente durante il
neolitico: era un’area in cui l’uomo viveva e forse cacciava; era dunque possibile la vita umana.
Da anni ’70 i geografi storici e gli storici hanno iniziato a studiare i cambiamenti climatici nei tempi
storici (vedi Storia del clima di Le Roy Ladurie, ha lavorato su fonti tipicamente storiche: diari,
corografie etc. Uno dei metodi utilizzati: bandi di vendemmia luoghi in cui la vendemmia veniva
Documenti conservati in archivi
bandita, ossia regolata dall’autorità. la data di vendemmia
segnala maturazione avvenuta dell’uva la moderna fenologia, che studia relazione tra condizioni
climatiche e i cicli di maturazione delle piante, riesce a capire le condizioni climatiche del periodo
in esame.) Con esegesi di queste fonti siamo arrivati a poter definire i cambiamenti climatici in età
storica.
Nonostante siamo in una fase di riscaldamento, allora, nella fase del Neolitico dovevano registrarsi
temperature medie annue più alte.
Da 1850 a oggi= periodo del cosiddetto MIGLIORAMENTO RECENTE caratterizzato da
aumento temperatura media annua e diminuzione delle precipitazioni.
Il riscaldamento globale quindi è iniziato a metà ‘800 circa documentato da rilevamento
sul terreno l’andamento dei ghiacciai
metereologici e da andamento ghiacciai perenni ((Studiare
consente di costruire delle serie storiche; quando essi si ritirano, cioè quando si verifica una forte
parallelo: l’aumento della portata dei corsi d’acqua. I fiumi,
ablazione, si presenta un fenomeno
scendendo a valle, trascinano materiali clastici, andandoli a depositare alla foce: si verifica un
se l’ablazione supera l’avanzata del ghiacciaio
innalzamento del livello del mare quindi significa
che quello che perde nella stagione estiva è più di quel che recupera nel periodo estivo= fa più
caldo).
Periodizzazioni del clima in età storica
Tra il 1200 ed il 900 a.C. si ebbe ancora una fase calda, cui seguì (900-300 a.C.) una fase che
potremmo definire fresca-umida (con lo sviluppo di società palafitticole).
Da optimum climatico post-glaciale fino a IV secolo a.C. alternanza caldo-freddo 27
GEOGRAFIA, Professoressa Sereno
Alla fine del 300 a.C. ebbe inizio una nuova fase di miglioramento climatico che si protrasse
all’incirca sino all’inizio dell’età cristiana: si diffusero nella regione del Mediterraneo la vite e
l’olivo.
A questa fase seguì, fino all’800 d.C., un periodo fresco-umido, coincidente con la caduta
dell’Impero Romano e con le invasioni barbariche (per il determinismo storico le due cose sono in
relazione).
Seguì un nuovo periodo caldo, corrispondente, all’incirca al periodo medievale, in quello che fu, a
tutti gli effetti l’optimum climatico medievale.
Seguì poi una fase di ritorno del freddo, piccola età glaciale (little ice age = LIA), coincidente con
l’età moderna. Fu un periodo di diminuzione delle temperature medie annue di circa 1° o 1,5°.
tra ‘600 e ‘700 c’è un esondazione ogni anno.
Periodo peggiore
Con il XIX secolo ebbe inizio quella fase di riscaldamento che è tuttora in corso. 28
GEOGRAFIA, Professoressa Sereno
[Cartogramma a mosaico carta tematica qualitativa (non quantità ma qualità) perché ha un tema,
in questo caso: la distribuzione dei biomi su globo terrestre. Stabilite le classi qualitative a ciascuna
di esse è stato attribuito un colore].
1. FORESTA PLUVIALE (o EQUATORIALE)
Si trova in Africa centrale e in Madagascar, in America centrale e meridionale, nel Sud Est asiatico
e infine nell’Australia settentrionale. La foresta equatoriale gioca un ruolo fondamentale
nell’economia ecologica terrestre7% di superficie della terra ma ha il 50% di biocenosi (50%
delle specie vegetali ed animali conosciute nel mondo ha altissima biodiversità. Temperature
elevate che non superano i 35- 40°, ma il grado di umidità può sfiorare anche il 90%. La piovosità è
mm di pioggia l’anno. È un’area a
elemento costante con 2000-4000 massimo assorbimento dei
raggi solari e quindi giorno e notte hanno medesima durata. Le escursioni termiche annue sono
minime, ma massime nella temperatura diurna.
In questo tipo di foresta troviamo quattro diversi livelli di vegetazione:
• Alberi molto alti > 50m
• Specie più basse tra 30-40 m
• Arbusti
• Sottobosco
Questa vegetazione è fittissima e intricata. Le condizioni climatiche di cui sopra determinano un
ciclo vegetativo estremamente rapido. È una foresta sempre verde non tanto perché le piante che la
compongono non perdono mai le foglio, quanto piuttosto perché, dato il rapido ritmo vegetativo, le
piante vengono rapidamente sostituite.
La foresta equatoriale occupa, attualmente, il 5-6% della superficie terrestre, pur rivestendo
un’importanza fondamentale: ha una funzione di assorbimento del biossiodo di carbonio (CO2),
influendo sulla composizione della Terra è il polmone della terra, consente di stabilizzare il clima
mondiale e mantiene il ciclo idrologico.
La sua estensione si mantiene abbastanza imponente, ma comunque se si tratta di un bioma
fortemente minacciato perché il mondo occidentale fa commercio di molti legnami che provengono
dalla foresta equatoriale.
Essa è l’habitat naturale di popoli cacciatori e raccoglitori, piccole etnie locali oramai in fase di
estinzione, che molto spesso usano le tecniche del fuoco per mettere a coltura una porzione di
itinerante): si perimetra l’appezzamento con la creazione di
terreno (shifting cultivation= agricoltura 29
GEOGRAFIA, Professoressa Sereno
trincee per limitare l’agire del fuoco. I tempi vengono calcolati in modo da far spegnere l’incendio
dalle piogge quotidiane. Successivamente si dissoda con un attrezzo detto “bastone scarificatore”.
Inizialmente l’appezzamento così trattato è fertilissimo. Questa caratteristica va scemando con il
tempo, costringendo allo spostamento.
2. SAVANA
In Africa, America meridionale, poco presente in Asia e invece presente in Australia.
annue nell’ordine dei 20° in media annua, La savana è un bioma intermedio tra
Temperature medie
la foresta ed il deserto, il quale tende ad espandersi nelle fasi di cambiamento del clima.
Nella fascia temperata, alle medie latitudini, si trovano praterie e nell’emisfero nord la grande
prateria nordamericana. Più aumenta la continentalità, più diminuisce la piovosità.
Alberi tipici: Acacie, baobab, eucalipto, baobab, karitè. Utilizzo storico come tutte le praterie=
allevamento. Poco utile per agricoltura, suoli poveri di sostanze nutritive, terra difficile da
lavorare poco malleabili.
3. DESERTI in Arabia, in Australia, in un lembo dell’America latina e nel Nevada. In
In Nord Africa, il Sahara,
sostanza siamo attorno ai Tropici: qui si ritrova una circolazione sotterranea intermittente di acqua a
notevoli profondità. Nei punti in cui essa risale si formano le oasi. Qui la falda freatica consente la
coltivazione con l’escavazione di pozzi. Ciò che determina il bioma deserto è la combinazione
l’indice di aridità=
precipitazione- temperatura media annua. Precipitazione molto scarse fa sì
che per quasi tutto l’anno ci sia un deficit di acqua= temperature elevate rispetto alla quantità di
acqua precipitataevapora subito.
Esistono sia deserti sabbiosi, sia rocciosi; questi ultimi sono deserti di roccia dove la sabbia è stata
spostata da venti di grande intensità. L’escursione termica tra giorno e notte attiva un intenso
processo di erosione e disgregazione delle rocce. Mol