Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
LINKAGE DISEQUILIBRIUM
Il è una situazione per cui un particolare aplotipo è
statisticamente più probabile in un sottogruppo di una popolazione. Indica che la
popolazione deriva da un comune ancestore o, nel caso delle mutazioni patogene, che
la mutazione è avvenuta su un cromosoma ancestrale comune alla popolazione.
Mutazioni e ricombinazioni sono i principali fattori che rispettivamente generano e
distruggono il LD. Quando si verifica una mutazione, si genera LD tra il sito mutato e
gli alleli adiacenti. Inizialmente la mutazione sarà associata solo a quei particolari
alleli, fino a quando non interviene la ricombinazione che separa la mutazione dagli
alleli a cui era associata e la congiunge ad altre forme alleliche.
Il livello di LD decresce con il tempo e con la distanza tra i marcatori (frazione di
ricombinazione) secondo la legge: t
D = (1 - r) D
t 0
dove D rappresenta il LD al momento di inizio e D è il LD dopo t generazioni.
0 t
Per loci indipendenti r = 0.5, quindi il Disequilibrio si dimezza ad ogni generazione,
sono cioè sufficienti poche generazioni per raggiungere le frequenze di equilibrio.
Quanto più i loci sono vicini tanto più r è piccolo e quindi sono necessarie parecchie
generazioni per il linkage equilibrium.
Il linkage disequilibrium si può spiegare con l’effetto fondatore: viene mantenuta la
stessa posizione degli alleli presente al momento in cui è avvenuta la mutazione sul
cromosoma ancestrale.
Consideriamo il gene CF: Linkage equilibrio tra A e
CF (CF può trovarsi sia in
coupling con A1 che con
A2): 50% CF-A1 e 50%
CF-A2.
Linkage disequilibrio tra
B1 e CF (CF si trova
sempre e solo in
coupling con B1): 100%
CF-B1.
Linkage disequilibrium
come strumento di
mappaggio per geni
malattia
Gene della Fibrosi
Cistica
Fibrosi Cistica
La è una patologia autosomica recessiva, che si caratterizza per
un’eccessiva produzione di secrezioni dense. Si osserva un malassorbimento cronico
che comporta incapacità di crescere normalmente (deficit della secrezione degli
enzimi pancreatici e quindi insufficiente digestione delle proteine e grassi); inoltre, si
hanno frequenti infezioni del tratto respiratorio da semplici raffreddori a polmoniti
(ostruzione delle vie respiratorie minori da parte di un muco denso e loro
colonizzazione da parte di batteri.
Caratteristica è la secrezione di NaCl nel sudore (rappresenta anche un test
diagnostico).
Nel 1985 il gene della fibrosi cistica (CF) viene associato ad un polimorfismo proteico
(enzima paraossonasi) di cui si ignora la localizzazione, nediante analisi di linkage.
Per una patologia autosomica recessiva l’analisi di linkage e’ ostacolata dal fatto che
non si conosce la fase, per cui il calcolo si effettua prima considerando che i 2
cis trans lod score
loci(allele polimorfico e locus malattia) siano in e poi in e il valore di
sara’ la media tra i due valori ottenuti.
Nel 1986 furono trovati altri marcatori associati alla CF e il gene della paraossonasi
viene mappato sul cromosoma 7. Tra ognuno di questi marcatori e il gene della CF
sono stati trovati dei ricombinanti; nessuno di questi marcatori è, però, il reale
responsabile della CF. Fu identificata la regione, utilizzando gli RFLP della regione: si
restringe la mappatura di CF alla bande citogenetiche 7q31-32. Met
Si definirono inoltre i marcatori fiancheggianti, come l’oncogene prossimale e il
D7S8 (clone anonimo) distale.
Dal 1986 in poi, si identificano altri polimorfismi nella regione e si fonda un consorzio
chromosme walking,
per cumulare i dati raccolti in più centri. Viene attuato prima il
successivamente, per ovviare alla brevità delle sonde disponibili, si passò al
chromosme jumping.
Nel 1989, si riesce ad evidenziare la presenza di linkage disequilibrium per i marcatori
XV2.c e KM19 che risulteranno far parte del 5’ del gene . Dai dati ottenuti su 114
famiglie britanniche con un figlio affetto: Il cromosoma CF è stato identificato perché
presente nell’affetto, il quale tende a portare gli alleli X1 e K2.
una volta clonato il gene putativo, bisogno’ dimostrare che era il gene della fibrosi
cistica. Furono pertanto esaminati gli affetti e si trovo’ che il 70% dei cromosomi CF
ORF.
presentavano la delezione di una tripletta (ΔF508) senza che venisse alterata la
cystic fibrosis transmembrane conductance
Il prodotto del gene e’ stato definito CFTR(
regulator).
La presenza in omozigosi della ΔF508 in individui gravemente affetti non era
conclusiva, anche se molto convincente: la delezione avrebbe potuto essere un
linkage disequilibrium
polimorfismo come altri in strettissimo con il gene. L’
identificazione del coinvolgimento di CFTR nel trasporto dello ione cloro attraverso le
membrane apicali e la caratterizzazione di alcune mutazioni il cui effetto era piu’
evidente sull’espressione del gene confermarono che CFTR era il gene della Fibrosi
Cistica.
Oggi sono state descritte oltre 700 mutazioni nel gene CFTR. Molte vengono definite
mutazioni private, perché individuate in una sola famiglia. In molti casi non è certo che
siano patogene, potrebbero essere sequenze varianti in un cromosoma in cui è
presente un allele CF.
Non ci sono altre mutazioni molto frequenti, sono tutte mutazioni con frequenza che
non supera qualche punto percentuale: in media il 70% degli alleli mutati sono ΔF508;
altre 12 mutazioni hanno una frequenza combinata del 15%.
La presenza di centinaia di mutazioni diverse rende molto difficili i test diagnostici per
la CF. Questi consistono in:
- Screening per PCR e successiva amplificazione
- Amplificazione specifica con primer che legano sequenze mutate
La patologia ha una frequenza di 1 affetto su 25000 individui mentre si stima che i
portatori siano 1 su 25.
Difatti, supponendo che la popolazione sia in equilibrio di HW:
2
q = 1/2500 q=1/50
Þ
poiché p = 1-q = 49/50
la frequenza dell’eterozigote (2pq) è pari a
2pq = 2x49/50x1/50 = 1/25
I genitori portatori hanno, dunque, il 25% di
probabilità di avere un figlio affetto e individui sani
con un fratello o sorella affetto hanno 2/3 di
probabilità di essere portatori.
I portatori di CF sono molto frequenti anche per
vantaggio dell’eterozigote:
effetto del gli eterozigoti
hanno un vantaggio riproduttivo rispetto agli omozigoti (potrebbe essere dovuto al
salmonella tiphi,
fatto che sono maggiormente resistenti alla un batterio che richiede
Cl per crescere e riprodursi e la CF e’ causata da un difetto del canale del Cl). Altra
ipotesi è legata al fatto che gli eterozigoti per CF secernono grandi quantità di
mucopolisaccaridi nel muco polmonare che li rende maggiormente resistenti alle
infezioni batteriche. E ancora, si ritiene che il ridotto flusso d’acqua attraverso la
mucosa intestinale conferisca ali eterozigoti una maggiore capacità di sopravvivenza
alle infezioni intestinali responsabili di diarrea infantile (un tempo frequente causa di
morte).
In base al tipo di approccio sperimentale, i metodi usati per la diagnosi molecolare
genetica possono essere distinti in diretti e indiretti.
La “diagnosi indiretta” è l’unico mezzo di indagine molecolare disponibile quando si
conosce solo la localizzazione del locus malattia sul genoma umano. È un tipo di
indagine possibile esclusivamente nei casi familiari (coinvolge infatti l’intera famiglia)
e viene condotta mediante studi di linkage utilizzando marcatori associati alla
malattia, di cui viene seguita la segregazione all’interno della famiglia stessa.
La “diagnosi diretta” è possibile solo dopo l’identificazione del gene malattia: in questo
caso la mutazione responsabile di una patologia viene ricercata e rilevata
direttamente su DNA, RNA o prodotto proteico del probando.
La ricerca diretta di mutazioni può essere effettuata mediante due approcci:
1. Analisi specifica di una mutazione nota. Da un punto di vista metodologico sono
stati approntati diversi metodi di indagine: analisi di restrizione, ASO (Allele Specific
Oligoprobe), ARMS (Amplification Refractory Mutation System), OLA
(Oligonucleotide Ligation Assay).
2. Ricerca aspecifica di mutazione, ignota o nota. Si conoscono differenti approcci
metodologici da usare a seconda delle dimensioni del gene in esame e del numero
di campioni da analizzare: sequenziamento del DNA, tecnica SSCP (Single Straind
Conformation Polymorphism), tecnica DGGE (Denaturing Gradient Electrophoresis),
tecnica DHPLC (Denaturing High Performance Liquid Chromatogrphy).
La scelta del metodo diagnostico per la ricerca di mutazioni dipende da fattori vari
come:
- Dimensione del gene
- Tipi di mutazione
- Eterogeneità allelica
- Materiale biologico disponibile
- Numero di campioni da testare
- Ricerca di mutazioni note o ignote.
Analisi di restrizione. È operata da enzimi specifici, detti “endonuleasi di
restrizione”, che sono stati isolati da numerosi ceppi batterici. Questi enzimi si
legano a una sequenza di DNA, detta sito di riconoscimento o sito di restrizione,
lunga solitamente 4-8 nucleotidi, e tagliano entrambi i filamenti di DNA.
Se una mutazione puntiforme con sostituzione anche di una sola base crea o
abolisce un sito di restrizione, può essere facilmente individuata ponendo
l’amplimero all’azione dell’enzima. La semplice elettroforesi in gel di agarosio o di
poliacrilamide, seguita da colorazione con bromuro di etidio, permette di
visualizzare direttamente la presenza o l’essenza del sito di restrizione.
Nel caso in cui la mutazione crei un sito di restrizione per uno specifico enzima,
questo taglia il DNA con la mutazione. Il prodotto della PCR viene digerito con
l’enzima appropriato: il frammento corrispondente all’allele mutato viene digerito
creando due frammenti; il frammento corrispondente all’allele normale non verrà
diferito in quanto non possiede il sito di restrizione.
Dopo elettroforesi su gel di agarosio è possibile discriminare il soggetto omozigote
normale (presenza di una banda, per l’assenza del sito di restrizione), dal soggetto
omozigote mutato (presenza di due bande, che testimoniano la digestione su
entrambi i frammenti), dal soggetto eterozigote (presenza di tre bande
corrispondenti al frammento intero e a quello digerito)
Bisogna, infine, effettuare la conta genica, tramite Equilibrio di H-W, per questo
polimorfismo.
L’errore nell’analisi di restrizione può riguardare il soggetto omozigote normale, a
seguito di una digestione enzimatica non eseguita correttamente, oppure può
interessare il soggett