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Fukushima e il dibattito
sul nucleare
L’energia
Il dibattito sul nucleare si è riaperto drammaticamente nel 2011,
quando un terribile terremoto, seguito da un violento tsunami
(termine giapponese che significa maremoto), ha colpito la costa
nord-orientale del Giappone, causando più di 18 000 morti e
oltre 3000 dispersi. Il terremoto e lo tsunami colpirono la
centrale di situata 200kilometri a nord di Tokyo,
Fukushima,
danneggiando i noccioli dei reattori. L’incidente causò la
dispersione di particelle radioattive nell’atmosfera e nell’oceano,
la contaminazione delle acque sotterranee, dei suoli e del mare,
anche se non sono mai state fornite informazioni ufficiali sui
reali danni da parte della compagnia proprietaria della centrale.
▶ L’incidente di Fukushima è stato classificato di livello 7 nella
scala INES (International Nuclear and Radiological Event Scale),
una scala internazionale che misura gli eventi nucleari e
radiologici, e considerato il più grave nella classificazione
numerica. Allo stesso livello si trova soltanto un altro evento,
quello avvenuto a Chernobyl nel 1986.
▶ In seguito a questo catastrofico episodio, i reattori di tutte le
centrali del paese sono stati spenti per essere sottoposti ad
accertamenti, e la produzione di energia nucleare ha registrato
un calo del 90%.
▶ Prima di Fukushima, molti paesi avevano dichiarato di voler
intraprendere o riprendere la strada dell’energia atomica, che
sembrava la soluzione più idonea ai problemi di
approvvigionamento energetico senza dover ricorrere ai
combustibili fossili e alle loro emissioni altamente inquinanti, al
punto che si era parlato di «rinascimento nucleare». Il disastro
della centrale giapponese ha fatto sorgere nuovi interrogativi
sulla sicurezza degli impianti e sulle conseguenze di eventuali
incidenti, e molti governi hanno fatto marcia indietro. In tutto il
mondo le si sono fatte sentire: la Germania ha
voci anti-nucleare
deciso di smantellare i propri impianti entro il 2022 e di
aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili dal 16%
all’80% del suo fabbisogno entro il 2050. Francia e Unione
Europea hanno ordinato una serie di test di resistenza sulle
centrali nucleari di propria competenza, per mettersi al riparo dal
pericolo di incidenti, mentre Svizzera, Israele, Malaysia,
Thailandia, Regno Unito, Italia e Filippine hanno rivisto i propri