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Elaborazione Mentale
dipendono da tre fattori principali:
Nel celeberrimo volume Relevance. Communication and Cognition, sopra citato.17
(i) la complessità linguistica dell'enunciato;
(ii) l'accessibilità del contesto;
(iii) le inferenze necessarie per calcolare gli effetti contestuali dell'enunciato nel contesto scelto.
All'aumento di sforzo per elaborare l'informazione (processing effort) corrisponde la diminuzione della pertinenza.
Dunque, quanto minore è il carico di lavoro compiuto per elaborare l'informazione, tanto maggiore è la pertinenza. L'effetto e lo sforzo mirano alla pertinenza ottimale, che si può definire nel modo seguente:
Un enunciato in un'interpretazione data è pertinente in misura ottimale se e solo se:
(a) raggiunge effetti in quantità sufficiente a meritare l'attenzione dell'ascoltatore;
(b) non espone l'ascoltatore a sforzi inutili (gratuiti) per raggiungere questi.
effetti.Il parlante prevede ragionevolmente che l'ascoltatore vada alla ricerca di effetti sufficienti affinché "valga la pena" di compiere lo sforzo di interpretazione dell'enunciato. In generale, questo significa che egli attende dall'enunciato in causa più effetti di quelli che otterrebbe da qualsiasi altra informazione che si sarebbe potuto ricavare in quel momento. E questo dipende da ciò che avviene nella circostanza concreta dell'enunciazione. Per esempio, poniamo che un tipo entri nell'aula consiliare durante un'importante riunione della giunta comunale e dica:
Signore e signori, mi corre l'obbligo di annunciarvi che l'edificio è in fiamme
L'edificio è un sintagma che denota un unico oggetto nella realtà; a seconda dell'oggetto indicato, si avranno diversi tipi di effetto contestuale. La prima ipotesi è che l'edificio si riferisca all'edificio in cui ha
luogo laseduta della giunta. Ergo l'enunciato, data questa interpretazione, avrebbe effetti sufficienti per meritarel'attenzione dell'uditorio: le menti degli ascoltatori sarebbero immediatamente occupate da pensieri su comeuscire. Dato per scontato che in una seduta di giunta le menti siano interamente assorbite da quello chel'oratore - per esempio un assessore - sta dicendo, è difficile vedere quale altra interpretazione avrebbeeffetti sufficienti per giustificare questa interpretazione.In queste circostanze, questa interpretazione è fondamentalmente la sola interpretazione che ilparlante poteva ragionevolmente aver inteso comunicare implicitamente e che gli ascoltatori dovevanoscegliere. In altre circostanze si potrebbe pensare che l'interpretazione intesa potrebbe essere più difficile daindividuare. Ci potrebbero essere diverse combinazioni di contenuto esplicito (dato dall'enunciato espresso) edi contesto (ossia di
contenuto implicito), e tutte queste combinazioni potrebbero dar luogo a effetti contestuali sufficienti per far sì che l'enunciato meriti l'attenzione dell’uditorio. E qui entra in gioco la clausola b) della definizione di pertinenza ottimale (“l'ascoltatore non deve compiere fatica eccessiva per raggiungere gli effetti che si intendono comunicare”). Infatti, in generale un parlante che voglia evitare rischi di fraintendimenti deve assicurarsi che non ci sia interpretazione che sia allo stesso tempo: (i) più accessibile all'ascoltatore dell'interpretazione che il parlante voleva che l’ascoltatore elaborasse; (ii) dotata di sufficienti effetti affinché meriti l'attenzione dell'ascoltatore, dato che quest'interpretazione porterebbe fuori strada l'ascoltatore. La clausola b), che esclude sforzi gratuiti nel recupero degli effetti contestuali intesi, riguarda proprio questi casi: ossia, esclude la
possibilità che ci si attenda che l'ascoltatore recuperi, elabori e accetti l'interpretazione errata prima di raggiungere quella intesa. Segue da b) che un parlante che miri alla pertinenza ottimale deve cercare di formulare l'enunciato in modo tale che la prima interpretazione possibile che si presenti all'ascoltatore sia l'interpretazione che egli intendeva veicolare. Questa clausola ha un'immediata conseguenza pratica. Dopo che egli abbia trovato un'interpretazione che soddisfi le sue attese di pertinenza, secondo un percorso che il parlante, probabilmente, aveva previsto, egli non ha bisogno di continuare la ricerca. La prima interpretazione che soddisfi l'attesa di pertinenza è la sola interpretazione pertinente che l'ascoltatore aveva il compito di raggiungere. Su questa "scommessa" si basa tutto l'impianto della teoria di Dan Sperber e Deirdre Wilson. En passant va osservato che per essere accettabile ecomprensibile un enunciato non ha bisogno di essere realmente rilevante in maniera ottimale. Per esempio, X sta uscendo di casa. Y, la moglie di X, dice a X: Sta piovendo. Ma in quel momento X lo sa già. La proposizione espressa da Y non avrà effetti contestuali e non sarà pertinente per X. Tuttavia, l'enunciato di Y è comprensibile e accettabile per X nella misura in cui X è in grado di vedere come Y probabilmente si attendesse che esso fosse pertinente per X. Per spiegare questo bisogna prendere in considerazione il seguente criterio di coerenza con il principio di pertinenza: Un enunciato, in un'interpretazione data, è coerente con il principio di pertinenza se e solo se è probabile che il parlante ragionevolmente avesse atteso che l'enunciato fosse pertinente in modo ottimale per l'ascoltatore, data quella interpretazione. Per quanto il criterio possa sembrare vago, esso è in grado di tener conto di un fatto.che altre teorie non considerano. Questo segue dalla clausola b) del principio di pertinenza ottimale e dalla sua conseguenza per cui la prima interpretazione verificata e trovata coerente con il principio di pertinenza è la sola interpretazione coerente con il principio di pertinenza. Poniamo che, interpretando un enunciato, un ascoltatore inizi con un contesto iniziale "piccolo", che è il lascito dell'elaborazione di un enunciato precedente. Egli calcola gli effetti dell'enunciato in questo contesto iniziale. Se questi non bastano perché meriti attenzione, egli espande il contesto, ottiene effetti ulteriori, e ripete il processo, finché ha effetti a sufficienza perché l'enunciato sia pertinente in modo ottimale, nel modo presumibilmente previsto dal parlante. A questo punto l'ascoltatore ha raggiunto un'interpretazione coerente con il principio di pertinenza e potrebbe fermarsi. O almeno, se va avanti lo fa perconto proprio, ma non è tenuto a ipotizzare che il parlante gli volesse comunicare altro. In altre parole, tutto quello che l'ascoltatore è tenuto a considerare per raggiungere l'interpretazione "preferita" dal parlante è il contesto minimale (ossia il minimo, il più accessibile) e l'insieme di effetti contestuali che sarebbero sufficienti perché l'enunciato meriti attenzione. Peraltro, le inferenze utilizzate nell'applicazione del principio di pertinenza erano ben note alla logica medievale. La dottrina classica del sillogismo è infatti uno strumento utile per spiegare i nessi semantici fra le parti di un testo. Sperber e Wilson hanno così ribadito una certezza antica: il significato di un testo è individuato grazie ai meccanismi inferenziali che sono lo specchio dei processi logici che lo hanno costruito. Vediamo un esempio: Luigi: Vuoi una tazza di caffè? Maria: Il caffè mi tienenella sequenza in funzione di asserzione – Le nozioni di tema e di remaDopo aver visto le funzioni pragmatiche principali e il ruolo decisivo svolto dal senso implicitonell’interpretazione del testo, concentriamoci ora sulle frasi dichiarative, impiegate per compiere asserzioni.Uno studioso americano, Wallace Chafe, afferma che il contenuto proposizionale della sequenza puòessere “impacchettato” (wrapped up) in modi diversi, e questi modi diversi dipendono dal “peso”, dalla. Prendiamo, per esempio, il famoso incipit delrilevanza diversa assunta dagli elementi del contenuto18Manifesto di Marx ed Engels (“Uno spettro si aggira per l’Europa – è lo spettro del comunismo”; ted. EinGespenst geht um in Europa – das Gespenst des Kommunismus). La sequenza va pronunciata con accentoprincipale su Uno SPEttro (Ein GeSPENST). La scena europea è agitata da uno spettro: questo è la porzionerilevante di
informazione: Quello che si aggira per l'Europa è... è la parte bisognosa di integrazione, è l'argomento, mentre uno spettro è il predicato della sequenza. La sua comparsa "soddisfa", dà senso all'asserzione, che viene posta all'inizio del testo, come annuncio di un fatto meritevole di trattazione. In altre parole: il predicato della sequenza è collegato alla funzione pragmatica della sequenza stessa. L'asserzione è rilevante - è congrua con le attese suscitate - se è rilevante il predicato che la contiene.
Nella sequenza vi è di solito almeno un predicato. E per predicato si intende qui una componente del senso (è l'informazione rilevante), non un sintagma verbale. Oltre al predicato (uno spettro),
viene svolta in un secondo momento. Questo argomento è spesso correlato al primo, ma può anche essere un discorso a sé stante. La predicazione può riguardare temi religiosi, morali, sociali o politici, a seconda del contesto e degli obiettivi del predicatore.