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House”. Contrariamente a quanto si pensa e come già detto, il nome non deve condurci in inganno:
non si tratta di case costruite nella prateria vera e propria, ma di edifici realizzati per contrastare
l'idea di una città verticale e per privilegiare un rapporto estensivo e non intensivo con la natura
(una natura che è comunque “antropizzata”). I punti salienti di questa “Prairie House” si possono
schematizzare nei punti che seguono:
Tetti a falde ribassate
1) Piante articolate su piante cruciformi (non sempre rispettate, ma che comunque rispondono a
2) un'idea progettuale di fondo)
Equilibrio di tensione e forme, che si riduce in un vero e proprio “raffinatismo”
3) La mancanza di una frammentazione dicotomica nell'assetto degli spazi interni
4) (collegamenti tra le varie parti della casa)
Idea del basamento rimarcata da uno studio di Semper
5) Idea simbolico- costruttiva del camino centrale
6)
Il punto di arrivo dei continui sviluppi delle “Prairie Houses” è la “Frederick.C. Robie House”, in
cui alla prima lettura si rinvengono tutti i punti prima citati: basamento corposo e rimarcato nel
prospetto, tetto sporgente e in aggetto sulla natura, finestre orizzontali che sottolineano l'idea
“luministica” della poetica wrightiana. I quattro prospetti sono trattati dall'architetto con la stessa
importanza, senza privilegiare quello dell'ingresso principale che, anzi, rimane (come sempre nelle
case di Wright) in penombra e nascosto al visitatore. L'idea wrightiana è infatti quella di una casa in
cui sia possibile uscire all'esterno sui vari terrazzamenti, manca perciò l'idea di un ingresso
fondamentale. La pianta è semplice e non esiste, nell'interno, una differenziazione tra gli spazi
“pubblici” e quelli “privati”, in una continuità spaziale estremamente fluida e modellata. Lo spazio-
giorno risulta continuo e il lungo corridoio orizzontale che “sventra” la casa e magnificamente
acutizzato in pianta dal camino, che si trova trasversalmente a metà dello sviluppo longitudinale di
esso. L' anticlassicismo sul quale è improntata la casa traspare nei prospetti dallo sviluppo
orizzontale predominante. Il decorativismo interno, comunque presente, si colloca come una
sovrapposizione alla struttura. “Frederick.C. Robie House”
Un atteggiamento antitetico alla “Prairie House” si rinviene nel “Larkin Company Administration
Building”, a Buffalo. Con questo edificio Wright è costretto a rapportarsi alla città vera e propria.
Unico elemento decorativo, in facciata, è quello delle sfere e delle sculture umane che appaiono
sopra l'ingresso, che rimane sempre in una zona d'ombra e non messo in evidenza. La pianta è
schematica e semplice, in cui si rinviene una “light court” (grande svuotamento centrale di cinque
piani) sorretta da colonne a tutta altezza intonacate a nascondere la consistenza ferrea interna.
L'edificio fu purtroppo demolito per logiche di profitto, rimangono comunque alcuni mobili
dell'arrendo interno come una scrivania per segretaria e una seggiola a rotelle.
“Larkin Company Administration Building”
Con l' “Unity Temple” a Oak Park, la limitata disponibilità economica della locale congregazione
unitariana (al cui Credo apparteneva anche la famiglia di Wright), costringe l'architetto a fare
ricorso al cemento, un materiale da costruzione meno costoso di pietra e mattoni ma ancora poco
sperimentato a quella data. Wright progettò due nuclei distinti, ma fusi insieme da un collegamento
trasversale ad enfatizzare l'unità e l'integrità di quel tempio religioso. I due volumi sono quello della
sala assembleare e quello della casa del pastore della comunità. In prospetto appaiono come due
fulcri diversi, ma in pianta sono mirabilmente collegati insieme. L'idea del basamento è qui ripresa
attraverso degli angoli fortemente marcati. Wright usò il modulo cubico per costruire la sala delle
riunioni ( simbolo dell'unitarietà del Creato). L'idea del quadrato, in realtà, sarà ripresa e ripetuta in
maniera iterativa in tutta la diversificazione spaziale interna. La pianta è piuttosto semplice, in cui
riappare il tema del grande vuoto centrale. Unità nella diversità, dunque. Questo è il simbolismo che
Wright magnificamente riesce a concretizzare nella sua architettura.
“Unity Temple”
La fuga di Wright in Europa, nel 1909-1910, con “Mamah” Bortwick Cheney, moglie di un suo
cliente, ha conseguenze più personali e professionali che non sul suo linguaggio architettonico.
Tornato in America nel 1911, egli idea sette/otto prototipi di case in serie o prefabbricate. Questa
abitazioni vengono studiate nel dettaglio da Wright, in modo da giungere ad una sintesi economica e
temporale. Nei cantieri venivano perciò già portati i pezzi prefabbricati da assemblare. Siamo,
naturalmente, molto lontani dall'idea contemporanea della prefabbricazione ma Wright tende a
questo particolare “modus operandi” in modo personalissimo e prolifico. Di queste case ne sono
rimaste solo quindici in tutti gli USA e queste ultime versano in un pessimo stato di conservazione.
Citiamo almeno il “modello A4” e il “modello D101”. Nel primo prototipo il camino rimane sempre
il punto cardine della sua abitazione, la cantina scomparirà (opponendosi all'idea dell'interrato),
scompariranno anche grondaie e posto auto (sostituito da una semplicissima struttura) e gli infissi
(in una logica di risparmio economico e temporale) vedranno repentinamente ridurre il numero
delle proprie membrature interne.
Il viaggio che condusse Wright nel 1905 in Giappone lo fece divenire, nel giro di pochi anni, uno
dei più grandi collezionisti d'America di stampe e litografie giapponesi. A Tokyo, egli progettò l'
“Imperial Hotel”. In questa opera sicuramente si evince l'idea dei celebrare la forma
dell'architettura, in cui ogni elemento tridimensionale esprime una sua poetica. Wright adoperò per
l'erezione dello stabile dei blocchetti prefabbricati in conglomerato cementizio giuntati a ferro “a
piè d'opera” (in cantiere stesso). La pianta risente di uno schema rigido, contrariamente alla fluidità
spaziale delle architetture giapponesi. Lo studio con calcoli statico – strutturali effettuati
dall'ingegnere Mueller valsero la resistenza al terribile terremoto del 1923, ma l'Hotel fu comunque
demolito per logiche di profitto economico. Nell'interno, l'uso di pietre scure, vuole quasi evocare
l'idea di un antro e di una grotta naturale. “Imperial Hotel”
Il definitivo superamento dell'idea della “Prairie House” si ha con la “Hollyhock House”, a Los
Angeles. Il radicale cambiamento dell'idea dell'abitazione sono dovuti a un profondo dramma che
Wright visse in prima persona: la perdita della famiglia in un terribile incendio. Ora le abitazioni
sono più radicate a terra, più massive, più chiuse verso l'esterno (chiusura simboleggiata da un
esiguo numero di finestre che si aprono sui prospetti). Scompare, inoltre, il tetto come elemento di
stacco orizzontale (esso diviene dello stesso materiale/colore dei prospetti). La pianta è ad “L”, in
cui ancora rimane una tensione verso l'esterno, ma si tratta di una tensione non più legata
all'organicità naturale, ma a una coesione interna. Gli interni sono stati quasi tutti ridisegnati su
progetti originari. “Hollyhock House”
La prima casa prodotta con il sistema denominato “textile block construction” è la “Millard House”
a Paadena, detta “La Miniatura”. In questa casa i volumi sono massivi, ma la superficie esterna
decorata ne conferisce una idea di leggerezza. La presenza della vasca d'acqua inizia a far
avvicinare Wright a quella sintesi naturale che poi sarà magnificamente espressa nella Casa sulla
Cascata. L'equilibrio compositivo dell'insieme è sicuramente dettato dall'uso di questo sistema a
blocchi (“Millard Studio Block Types”). Essi poterono essere utilizzati perchè le condizioni
climatiche di quella zona consentivano l'impiego di un rivestimento che non fosse in tutto e per
tutto “chiuso”. I blocchi sono infatti traforati e, quindi, consentono uno scambio termico tra interno
ed esterno (cosa che non poteva essere pensata per le case di Chicago, dove i lunghi e freddissimi
inverni richiedevano soluzioni più ottimali per sfavorire lo sciupio di calore che i camini
internamente producevano). Tuttavia la soluzione che esteticamente e formalmente è ineguagliata,
costò non pochi problemi strutturali e anche di riscaldamento interno. La pecca che ebbe Wright fu
quella di non accostare alla sua figura di architetto quella di un vero e proprio ingegnere che lo
potesse consigliare sui materiali e le tecniche più consone e funzionali (questa idealità esasperata
della forma, che sfociò in problemi statici consistenti, la ritroveremo anche nella Casa sulla
Cascata). “Millard House”
“Millard Studio Block Types”
Nel progetto per la “St. Mark's-in-the-Bouwerie Towers” a New York, mai realizzato, l'architetto
idea lo sviluppo di alcuni concetti già teorizzati nella sua poetica. L'idea della pagoda cinese, che
ruota attorno a un nucleo centrale è qui magnificamente ripresa. Il nucleo resistente centrale, infatti,
vede l'aggetto di alcuni solai che vi fluttuano attorno. Naturalmente anche l'idea dell'albero che
cresce attorno al tronco centrale è da tenere in ferma considerazione.
progetto per “St. Mark's-in-the-Bouwerie Towers”
Giungiamo all'architettura che erge Wright a uno dei massimi esponenti del movimento
contemporaneo: la “Kaufmann House” o “Fallingwater”, a Bear Run, in Pensylvania. La fase di
sperimentazione wrightiana che la critica colloca a cavallo degli anni venti e trenta, trova qui la sua
massima attuazione poetica. Si tratta di una architettura USONIANA (termine nato dall'ibridazione
di Usa e union), un tentativo di svincolarsi dal vecchio mondo, tentando di ideare una poetica
autonoma americana che fosse unica tra i vari stati. Progetto ambizioso, dunque, quello di una e una
sola “vera” architettura nazionale (come lo era stato il tentativo di Dante a ergere il volgare toscano
come lingua “nazionale”). Progetto che si concretizza nell'ideazione di un nuovo modello di casa,
simboleggiante l'indipendenza e l'unità americana, che fosse profusa di un significato poetico di
“li