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La storia della fotografia
Isidore, ai quali è attribuita la prima fotografia permanente scattata tra il 1826 e il 1827 dal terrazzo della sua abitazione ("Veduta da una finestra della casa di Gras")
Nel gennaio 1839 l'Accademia delle scienze francese annuncia l'invenzione del processo del dagherrotipo (la fotosensibilità).
Si tratta di una placca di metallo, ricoperta da una sottile foglia di argento puro, cosparsa di iodio. Deve essere usata entro un'ora dalla sua preparazione, collocandola in una camera oscura dotata di obiettivo. Il tempo di posa varia dai 15 ai 30 minuti e l'immagine verrà poi resa visibile in seguito allo sviluppo effettuato con vapori di mercurio.
Si ha un'immagine positiva, cioè con il bianco e il nero non invertiti, finissima nei dettagli e nelle ombre ed è un pezzo unico non riproducibile.
Nel 1837 si ha la prima DAGHERROTIPIA, ovvero "Natura morta".
LA POLAROID: È una macchina che impressiona
Pellicole a sviluppo istantaneo che non richiedono ulteriori passaggi in laboratorio per diventare fotografie. Per Polaroids si intende anche la fotografia come immagine finale.
La calotipia è un procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini riproducibili con la tecnica del negativo / positivo. Messo a punto da Talbot.
A differenza del metodo di Daguerre, la calotipia permette di produrre copie di un'immagine utilizzando il negativo, la qualità della stampa risulta però inferiore rispetto al dagherrotipo, specialmente nei dettagli. Inoltre, la possibilità di ottenere immagini riproducibili, non rendeva il prodotto calotopico prezioso come l'opera unica del dagherrotipo.
La produzione del calotipo deve seguire determinate fasi, ovvero: dopo aver scelto accuratamente la carta da utilizzare, senza nessun tipo di imperfezioni o pieghe, si passa alla sua stessa preparazione, che si completa in 2 fasi, nella prima essa segue un inceratura, una iodurazione
e infine una sensibilizzazione, nella secondaessa è immersa in una soluzione di nitrato d'argento, successivamente risciaquata easciugata e conservata al buio. In seguito il foglio viene esposto al sole per un tempovariante dai 10 secondi a qualche minuto, immerso in una soluzione composta da 2 litridi acqua distillata e 2 grammi di acido gallico, e infine si immerge per mezz'ora in unasoluzione di iposolfito di sodio. Dopo il risciacquo accurato in acqua comune si otterrà ilnegativo dell'immagine, che sarà la fonte di tutte le altre successive stampe.Fu Talbot ad ottenere, in modo stabile, le prime immagini a contatto DISEGNIÀFOTOGENICI = appoggiando degli oggetti su una superficie sensibile, esponendo iltutto alla luce e procedendo allo sviluppo e al fissaggio del materiale utilizzato, siotterrà un negativo, una forma bianca su sfondo nero.Tra gli autori più famosi che applicarono il principio della fotografia senzamacchina vifurono Man-Ray con i "rayographs", Làszlò Maholy-Nagy con i "fotogrammi" e Christian Schad, seguito da Munari e Veronesi con le "shadografie". Verso gli anni 50 questo procedimento prese anche il nome di off-camera. Il pittorialismo nasce per elevare il mezzo fotografico al pari della pittura o della scultura. La fotografia venne spesso paragonata con disprezzo a semplice strumento di riproduzione della realtà, a causa del procedimento meccanico e automatico richiesto per la produzione delle immagini. Lo scopo dei pittorialisti era quello di introdurre la manualità e il senso estetico necessario per rendere la fotografia un'opera comparabile a quella delle arti maggiori. Il processo preferito dei primi pittorialisti fu quello della calotipia, dove la superficie irregolare del supporto cartaceo rendeva confusi i dettagli. Mentre il Formalismo non è altro che accettare la fotografia per quella che è, nonValorizzarla magari per la sua somiglianza ai dipinti. Il fotomontaggio è il processo (e il risultato) della creazione di un'immagine formata da ritagli e accostamenti di diverse fotografie. Un esempio ne è il quadro "Le due strade della vita" di Rejlander nel 1857. Appena un anno dopo Henry Peach Robinson realizzò "Fading Away" tradotta poi in italiano come "il momento del trapasso" o "L'agonia", combinando insieme 5 negativi diversi, facendo apparire così la scena troppo realistica e brutale per gli occhi dell'Inghilterra vittoriana. La scena mostrante una fanciulla morente coricata su di un letto, circondata da sorella, madre e padre, ricostruiva infatti sentimenti di pietà e dolore familiari. Considerata inizialmente un'immagine senza pudore, divenne famosissima appena la regina Vittoria la acquistò. Il fotomontaggio proponeva una realtà fantastica, manipolata, ma credibile.
L'unico suo difetto è quello di essere privo di prospettiva, quindi sproporzionato. Il DADAISMO BERLINESE usava il fotomontaggio contro la politica filo-nazista. Hannah Hoch si occupò poi di tematiche moderne, come l'identità di genere sessuale. Infine la FOTOGRAFIA DIGITALE resta comunque un rapporto stretto fra oggetto-strumento-autore, ma con essa viene annullata l'importanza del negativo. Il protagonista della ritrattistica fotografica dell'800 fu Nadar (pseudonimo che vuol dire "freccia", guadagnato con l'attività di caricaturista pungente). Nel 1853, dopo aver condotto una vita alquanto dissipata, decise di aprire uno studio fotografico in rue Saint-Lazare, che spostò dopo qualche anno per raggiungere il famoso atelier dei boulevard des Capucines. Quell'edificio, la cui facciata Nadar fece dipingere di rosso per dichiarare la sua fede politica, divenne ambita meta per tutti coloro che volevano mettersi nelle.Le mani del grande fotografo sono in grado di ottenere il migliore dei ritratti possibili. Nadar, però, non amava dipingere le donne perché credeva che il risultato del ritratto fosse troppo simile alla Natura per essere apprezzato da loro, anche se si trattava di donne molto belle.
Quando il formato carte-de-visite divenne molto richiesto, anche Nadar iniziò ad usarlo, ma con prezzi superiori alla media. Inoltre, contraddistingueva tutte le sue fotografie con il suo inconfondibile marchio, la "N".
Il suo stile era abbastanza codificato: amava fotografare i suoi clienti in piano americano, cioè dalle ginocchia in su, facendoli guardare dentro l'obiettivo. In questo modo cercava di cogliere la loro espressione più intima. Questo tipo di fotografia introspettiva e psicologica, che poi lo ha reso famoso, era particolarmente concentrata sulle pose, le luci e il taglio, tanto da rendere sempre il tutto come particolare.
“ritratto alla Nadar”. Per quanto riguarda la Carte-de-visite, si trattava su una ripresa simultanea di otto fotografie sulla stessa lastra, grazie ad un apparecchio dotato di quattro obiettivi diversi che realizzavano ritratti di dimensioni alquanto piccole (6x10 cm), proprio come una carta da visita. Anche grazie a questa riduzione di formato, le carte-de-visite, costavano fino a cinque volte in meno di un normale ritratto fotografico. Se ad esempio un ritratto del grande Nadar costava più o meno 100 franchi, un mini ritratto tascabile di Disdéri veniva a costare sui 20 franchi. Inoltre, le cronache raccontano della capacità di quest’ultimo di realizzare addirittura 2500 carte-de-visite al giorno. L’utilizzo dell’immagine fotografica nel taschino o nell’album di famiglia come un modo per parlare di sé e dei propri cari, e non come una “bella immagine” in assoluto, sta ad accentuare il fatto di un uso della fotografia
non pittorico, ma come semplice testimonianza del reale. Inoltre, nella tecnologia delle carte-de-visite, si ha l'idea di un'utilizzazione povera del mezzo fotografico. Per quanto riguarda, invece, il rapporto fotografo-cliente, non sfugge come Disderi ricorda la stizza provata ogni qual volta i suoi clienti, invece che lasciarlo dirigere le operazioni e permettergli di creare il ritratto in atelier, si presentavano nello studio con in mano immagini di attrici e cantanti d'opera famosi, personaggi storici e mitologici dei quali volevano vestire i panni, certificando così, grazie alla fotografia, sogni e illusioni. A ciascuno quindi, il suo sogno, la sua fantasia, il suo piccolo palcoscenico pronto per la recita personale. Però, perché tutto ciò si scatenava con Disderi, e non nello studio del famoso Nadar, il "Tiziano della fotografia"? Il cliente, entrava nello studio di Nadar, e là veniva accolto, fatto sedere, venivano studiate luci,