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CRISTOLOGIA DISCENDENTE
peccato degli uomini, salvare l’umanità Dio si è incarnato. La dimensione del miracolo viene
ammessa.
b) (storici come Harnack, il modernismo cattolico, Loisy): rinunciano
CRISTOLOGIA ASCENDENTE
in quanto storici alla divinità del Cristo. È stato un uomo, possiamo studiarne la vita e le
indicazioni morali. Successivamente le comunità lo hanno divinizzato. Studiamo costituzione
del canone biblico neotestamentario e qui si è creato il mito della divinità.
Questo modo di procedere (b) garantisce ad Harnack una doppia fedeltà. Attribuisce a Cristo,
da cristiano, un’importanza unica nella storia dell’umanità (però Cristo non era Dio). E in
questo però mantiene fedeltà ai criteri del metodo storico moderno (i tre punti di Troeltsch:
probabilità – analogia – causalità).
Harnack aderisce alla cristologia ascendente e distingue Vangelo di Gesù da Vangelo su Gesù.
Cristo ha predicato un certo comportamento morale ma non ha mai detto cha la sua persona
era l’unico decisivo contenuto dell’annuncio (che riguardava invece il rapporto tra il padre e
l’umanità). Solo quelli che lo hanno seguito lo hanno detto. Vangelo di Gesù: predicazione
morale del Cristo che non presenta nessuna conflittualità con il metodo storico. Vangelo sul
Cristo: annuncio che la storiografia non può accettare (concepimento, rivelazione).
1900 L’essenza del Cristianesimo riassume le convinzioni di H. in una versione semplificata e
comprensibili dell’intera sua riflessione davanti a tutti gli studenti dell’Università di Berlino –
tutte le facoltà unificate – in una conferenza. Nel 1907 traduzione francese.
Harnack affronta la difficoltà su 3 punti:
a) Perché dobbiamo affidare al fondatore della religione una posizione eccezionale nella
Storia?
b) Non si può prendere in considerazione la sua persona, ma soltanto la sua dottrina, il
principio cristiano? Ciò presuppone che si sia abbandonata la forma divina. Se Cristo è
Dio può dire “io sarò con voi fino alla fine del mondo”. Carattere perenne della sua
influenza.
c) Non c’è nessuna certezza, non possiamo fondare la nostra vita su di una questione così
incerta (già in Strauss). La fede religiosa non può fondarsi su accertamento storiografico
dell’esistenza e divinità del personaggio.
Harnack si riferisce non solo al metodo storico moderno ma a tutte le scienze umane
(compresa la psicologia). L’idea di fondamentale omogeneità del pensiero umano proviene da
Dilthey. Possibilità psicologiche dell’animo umano – quello che non capiamo dobbiamo
lasciarlo cadere – non riducibili alla nostra esperienza. Dobbiamo rinunciarvi.
Presentare così un cristianesimo accettabile come ideologia della borghesia tedesca: in questo
ebbe così tante responsabilità di governo e di amministrazione.
La ricerca storica quando affronta problemi spirituali non è più affidata al principio causale ma
soggiace al principio del ruolo delle grandi personalità che, operando grandi cambiamenti
storici, diventano il metro di valutazione. I grandi personaggi liberano l’umanità dai vincoli. Il
Cristianesimo va così inserito nel secondo ambito (secondo livello di storicità).
Meccanicismo materialistico (principio causale) – storicismo idealistico (grandi personalità).
H. ha sempre puntato su una struttura antropologica costante, siamo inseriti in un sistema di
cause, dall’altro lato l’aspirazione alla liberazione è possibile dal meccanismo di causalità in
cui siamo incatenati.
Grandi personalità ci mandano un messaggio di liberazione dai bisogni. Esiste una storicità
spirituale, di secondo grado, in cui questo ragionamento è possibile.
Cristo non è qualcosa di finito non perché sia Dio ma perché è stato un grande profeta il cui
insegnamento ha valore attuale. In questo sta la mediazione.
Miracolo: Cristo è uno dei grandi spiriti, con ruolo liberatore. Non può esserci miracolo, dal
punto di cista della natura e del principio causale, ma dal punto di vista religioso il miracolo è
movimento di progresso, sviluppo e liberazione (demitizzato, il miracolo è sforzo di liberarsi
dalla necessità). Poiché è scomparso da tempo dobbiamo rivolgerci alla sua dottrina non a lui.
Così facendo saremmo prigionieri del mondo, incapaci di liberazione. Cristo è sempre
presente nella Storia, agendo come valore incomparabile, ma Cristo rimane grandezza del
passato, Cristo vive culturalmente e spiritualmente in noi, ce ne viene riproposto il modello di
vita.
23 – 10
Harnack nella conferenza ai cristiano-sociali del tempo dice che la sofferenza dei giusti e dei
puri purifica il mondo.
H. cerca di comprendere il ruolo della scienza nell’interpretazione della religione; e anche che
la struttura della vita umana serve a capire e interpretare la religione (tentativo di interpretare
la religione attraverso una configurazione antropologica).
Essenza del Cristianesimo è l’opera principale, qui cerca di dare immagine complessiva del
cristianesimo ad un pubblico di non specialisti.
Cosa fosse la religione solitamente lo dicevano all’interno delle comunità di credenti; erano i
fedeli stessi a dire cosa era o cosa non era il cristianesimo. Ora, a dirlo, ci sono anche gli
storici. Un grande fenomeno storico viene analizzato da due comunità, due poli antitetici.
L’essenza del cristianesimo significa “io come storico vi dico cosa significa il cristianesimo
secondo la mia interpretazione, ma io sono anche un esponente della chiesa luterana tedesca,
sono anche un teologo, un credente”.
Ci sono scienze della natura e scienze storico-sociali. Sfruttando questo tipo di distinzione H.
dice che c’è una scienza storica che è quasi scienza naturale dell’uomo e c’è un’altra storicità
pienamente spirituale che si avvale delle idee delle grandi personalità.
Questa differenziazione tra scienze naturali e scienze dello spirito non è concepita in un’ottica
di conflitto. H. vuole conciliare i due ambiti, non è Renan, o ateo.
Il prezzo da pagare non può essere presentato soltanto da un punto di vista specifico, il
cristianesimo deve abbandonare certi punti della storicità moderna.
H. è anche un apologeta: bisogna tener conto anche della mentalità storica moderna.
Uno degli aspetti più evidenti della sua opera è il non riconoscimento della divinità del cristo.
C’è una diffusa rinuncia all’idea della divinità del cristo. Cristo, come Loisy, ritiene che la
divinità del cristo sia stata costruita successivamente alla sua morte. Negli studi più arcaici dei
si propone una figura umana, un uomo che pone se stesso come inferiore al padre. Pian piano
(dal vangelo di Giovanni) il personaggio viene divinizzato.
H. cerca di non prendere tutto il canone biblico come un blocco unitario, cerca di leggervi un
processo storico, un costruirsi, cerca di sciogliere questo blocco unico. Questo naturalmente
significa mettere in discussione alcune delle basi più importanti del pensiero cristiano e non
solo cattolico.
Harnack è neokantiano e ragiona in termini di dualità.
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Troeltsch (1865 – 1927). La scelta di studiare teologia non corrisponde ad una particolare devozione
nei confronti del cristianesimo, ma la scelse soltanto perché ai tempi era l’unica disciplina che
fondeva insieme cultura storica e cultura metafisica.
La sua è una metafisica di stampo moderno, di carattere soggettivista, studia lo spirito, vuole
cogliere i meccanismi della razionalità umana.
Approccio fortemente critico allo studio del cristianesimo. T. lo vuole capire, non difenderlo a
priori.
Nel decennio dei Novanta, in cui fa la tesi del dottorato “Metodo storico e metodo dogmatico”
aderisce ad una corrente di pensiero che cerca di coniugare teologia e storia e che approda ad
una interpretazione critica del cristianesimo, interpretazione non ecclesiastica, detta “teologia
liberale”, libero dalla tutela del dogma.
L’elemento fondamentale di questo primo periodo di T. è che la storia è manifestazione dello
spirito di dio.
Il cristianesimo viene liberato dal suo apparato dottrinale; l’intervento di Dio è sempre
indiretto, attraverso gli uomini. La presenza di dio nella storia è da individuare nella storia
dell’uomo, nella coscienza umana.
Ma al fondo di questa storia c’è qualcosa di oscuro, inafferrabile: qui si situa l’incontro, dentro
la coscienza, tra dio e la vita umana. Tema tipico della dimensione teologica: del mistero,
soltanto che qui è psicologizzato T. ritiene che da questo fondo della coscienza si dipanino gli
slanci della coscienza, la sua forza vitale. Quindi da dove vengono gli slanci della coscienza se
non da Dio, lo spirito, la vitalità allo stato puro, il trascendimento dei propri limiti? L’uomo
non ha in sé le forze per autosuperarsi quindi queste vengono da Dio.
Da qui T. legga la storia come progressiva rivelazione di Dio. Questo cambia totalmente la
concezione tradizionale-dogmatica di Dio e della rivelazione. Secondo T. la rivelazione è linea
progressiva. Cristo è l’unico punto della storia in cui il divino si manifesta nella sua purezza, è
un punto fondamentale, ma il cammino è progressivo, dalla schiavitù della natura alla
liberazione della cultura. L’idea che tutto ciò che è naturale ha una necessità causale,
vincolante mentre la cultura è un prodotto umano ed equivale al concetto di libertà è
tipicamente romantico.
In questo modo tutta la storia umana diventa storia religiosa e non c’è nemmeno più la
divinizzazione tradizionale e dogmatica tra storia profana (che procede per leggi causali) e
storia sacra (che procede per eventi miracolosi). Si spezza così la dicotomia e la distinzione,
tutto diventa laico, profano e laddove c’è più profanità Dio si manifesta.
Dio conduce l’umanità verso la sua maggiore età, la storia va verso Dio. È una risposta ai
maestri del sospetto (Nietzsche: dio come idea paralizzante e Feuerbach-Marx: dio come idea
alienante).
1912: grande opera della sociologia della religione “le dottrine sociali delle Chiese e dei
gruppi cristiani”: in questi anni il suo pensiero si evolve.
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