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IL DISEGNO DELLA RICERCA
Il disegno della ricerca è costituito da una serie di scelte di carattere operativo per decidere come, dove e quando raccogliere i dati, quali
tecniche usare, quanti e quali soggetti studiare. Tutto ciò è costituito in fasi:
1. Individuare l’ambito spazio-temporale : il tempo e nello spazio in cui si vuole studiare l’oggetto di ricerca (quanto, quanto e
dove).
2. Definire gli oggetti della ricerca : gli oggetti della ricerca possono essere vari.
Unità di analisi: è il tipo di oggetto di cui si occupa una determinata ricerca scientifica, è un termine generico che designa un insieme di
elementi che hanno una o più caratteristiche in comune. Quindi va usato solo al singolare. Si parla di progetto quando ci si vuole riferire a
un elemento nella sua specificità e globalità. È anche l’unità a cui noi riferiamo le informazioni che thriller ma nel corso della ricerca.
L’unità di analisi può essere:
• Individuale: quando siamo in presenza di individui.
• Aggregata: quando siamo in presenza di un gruppo di individui (quartiere, provincia, regione, stati).
Unità di raccolta: è l’unità di rilevazione dei dati e delle informazioni.
L’unità di analisi e l’unità di raccolta possono o meno coincidere:
• Corrispondenza tra l’unità di analisi e l’unità di raccolta: l’oggetto di studio è il soggetto stesso.
• Non corrispondenza tra l’unità di analisi e l’unità di raccolta: l’oggetto di studio è differente dal soggetto coinvolto.
Se non vi è corrispondenza tra l’unità di analisi e l’unità di raccolta, si distingue tra:
Esperienza diretta: coinvolgo testimoni che per la loro esperienza diretta sul fenomeno hanno informazioni più utili da fornire.
Esperienza non diretta: coinvolgo persone comuni per indagare un fenomeno che non gli riguarda in prima persona.
La scelta dell’unità di analisi e la delimitazione spazio temporale permettono di individuare la popolazione di riferimento, ovvero l’insieme
di persone coinvolte nello studio.
Rilevazione esaustiva: vi è il caso del campionamento nella ricerca quantitativa e la scelta dei casi, individuo alcuni criteri dai quali i
soggetti entreranno a far parte dell’indagine.
I casi sono delle unità su cui sono raccolte le informazioni. I casi costituiscono le righe della matrice dei dati.
3. Definire le proprietà rilevanti per la ricerca : se il concetto di oggetto si riferisce agli oggetti della ricerca, i concetti di proprietà
si riferiscono alle proprietà di tale oggetto.
Concetto di proprietà: si tratta di un concetto che può essere attribuito come proprietà degli oggetti della ricerca. Per potere essere oggetto di
ricerca, i concetti di proprietà devono soddisfare almeno due criteri metodologici:
Devono poter assumere stati diversi da caso a caso Devono essere rilevabili empiricamente
Nelle scienze sociali le caratteristiche degli oggetti che si intendono studiare sono chiamate “proprietà” ed ogni specifico modo con cui si
presenta una proprietà è chiamato “stato”. Esempio: se la proprietà è il genere, gli stati saranno maschio e femmina.
Ogni singolo caso presenta uno stato sulla proprietà indagata.
Possiamo avere proprietà differenti che variano dal rapporto che intercorre tra l’unità di analisi e l’unità di rilevazione:
- Unità di analisi individuale: possiamo avere due tipi di proprietà:
Proprietà individuali : sono raccolte allo stesso livello di quello dell’unità di analisi, ma possono essere direttamente o
indirettamente raccolte. (età, sesso, professione, residenza…)
Proprietà contestuali : sono raccolte al livello superiore di quello dell’unità di analisi. (reddito pro capite del comune in cui gli
individui risiede, livello di centralità del luogo di residenza…)
- Unità di analisi aggregata: possiamo avere due tipi di proprietà:
Proprietà aggregate : l’unità di raccolta è di livello inferiore a quello dell’unità di analisi (comune di residenza, densità del
comune…)
Proprietà globali : l’unità di analisi e di raccolta coincidono. (sistema elettorale o politico vigente…)
Non è possibile condurre una ricerca su tutte le proprietà dei casi, occorre scegliere le proprietà interessanti. Nell’individuare le porte essere
utile costituire una mappa dei concetti. Si tratta di proprietà scelte prima di iniziare la rilevazione dei dati che potranno servire per costruire
il questionario. Ciò ché non ne inserisco nella mappa dei concetti non verranno incluse nella rilevazione.
Nel caso di ricerche che si basano su analisi secondarie, come ricerche realizzate da altri ricercatori, fonti di dati statistici e amministrativi
raccolte dalla pubblica amministrazione, occorre condurre un’analisi della fonte per individuare come categorizzare il nostro fenomeno
oggetto di studio. Lo scopo della prima ricerca può essere differente rispetto alla nostra ricerca.
Per la costruzione della mappa di concetti vanno individuate:
Dimensioni che si riferiscono al fenomeno da indagare, Individuando la dimensione sociale, culturale e politica.
Aspetti specifici che ci interessa indagare per ciascuna sotto dimensione, dalla dimensione economica si studia il reddito,
l’inserimento nel mercato del lavoro.
Possibili relazioni tra proprietà, tipo se il lavoro è connesso al titolo di studio.
Proprietà che vengono inserite nella mappa dei concerti saranno quelle che andranno a definire il proprio oggetto di studio. Ogni gruppo di
ricerca opereranno i propri scelte in modo stipulati o. Il processo interpretativo del ricercatore è una parte importante dell’intero processo di
indagine.
4. Individuare le procedure di rilevazione : si tratta di individuare l’approccio della tecnica più adatta per massimizzare i fini della
nostra ricerca. COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO
Il questionario è formulato in base agli obiettivi conoscitivi della ricerca e al pubblico a cui ci si rivolge.
Le domande devono risultare pertinenti con le ipotesi e devono essere di facile comprensione e compilazione per gli intervistati.
Le domande devono risultare interessanti affinché gli intervistati siano più motivati a rispondere e non ti hanno risposte a caso. Tale esigenza
è di difficile realizzazione. Con i pre-test si controlla la correttezza e la funzionalità del questionario prima di scendere in campo.
Il questionario è lo strumento tipico della ricerca standardizzata. Le domande sono chiuse, Questo rende possibile utilizzare la stessa forma e
lo stesso ordine a tutti gli intervistati. Vi è il vantaggio della compatibilità delle risposte. In questo modo i ricercatori rischia di concentrarsi
sui propri preconcetti invece di quelli degli intervistati.
L’utilizzo di interviste non standardizzate complica le fasi di rilevazione dei dati e necessita l’uso di intervistatore molto motivati e capaci di
interpretare correttamente le risposte degli intervistati. Una soluzione potrebbe essere un’intervista sia standardizzata e non standardizzata,
come il ricorso a giudizi personali posti agli intervistati.
La successione delle domande nel questionario: l’ordine delle domande deve essere studiato con molta cura perché può avere
un effetto distorcente sulle risposte degli intervistati.
Bisogna evitare salti bruschi da un tema al nastro, in questo caso è utile la tecnica “a imbuto”, secondo la quale si passa da domani
cinerarie a domande più specifiche su un certo tema in modo che il rispondente si concentri gradualmente.
Bisogna evitare “effetti di contaminazione”
Bisogna costruire una sequenza logica agli intervistati. Il passaggio da un argomento all’altro deve avvenire senza che l’intervistato
percepisca salti bruschi che lo disorientano o lo distraggono.
Bisogna avere il controllo dell’attenzione dell’intervistato in più del mondo che essa decresca nella fase finale.
È opportuno aprire il questionario con domande facili.
Nella parte centrale bisogna porre domande che richiedono il massimo dell’attenzione.
Nella parte finale bisogna mettere le domande definite “strutturali”, come sesso, età, stato civile… che non richiedono particolare
concentrazione all’intervistato.
Per evitare che l’intervistato rifiuti di perseguire l’intervista bisogna:
Iniziare con tecniche gratificano intervistata senza disturbarlo (hobby, problemi di tutti i giorni)
Lasciare per ultimo domande polemiche o dal contenuto delicato che possono provocare reazioni negative (opinioni politiche,
reddito, comportamento sessuale, comportamenti illeciti…) così non andrebbero perse tutte le informazioni già fornite.
1. Presentazione dell’intervista
2. Domande facili
3. Domande complesse
4. Domande imbarazzanti
5. Caratteristiche socio-demografiche
6. Domande a rispondente (sul contesto e sulla situazione dell’intervista)
L’intervista non dovrebbe durare più di 35-45 minuti.
La formulazione delle domande : consiste in:
Individuare i concetti rilevanti per gli scopi cognitivi della ricerca.
Tradurre in domanda formulata in maniera tale che tutti gli intervistati siano messi in condizioni di comprendere e rispondere ai
quesiti.
Vi è la consapevolezza che la domanda può influenzare la risposta dell’intervistato.
Pitrone focalizza l’attenzione su ostacoli che rendono difficile al ricercatore raggiungere il risultato e fa una classificazione delle cause di
distorsione provocate dalla formulazione della domanda:
Complessità della domanda: non è formulata in modo chiaro e comprensibile. Il linguaggio delle domande dell’essere semplice,
comprensibile a tutti, adeguato alle livello di istruzione deve campione da esaminare. Questo è difficile in caso di sondaggi su
campioni casuali, in cui rientrano persone di ogni tipo. Il problema sorge in quanto un questionario standardizzato e esclude
qualsiasi possibilità di adattamento e costringe il ricercatore ad adottare un linguaggio semplice.
Evitare l’impiego di termini tecnici e accademici.
Evitare domande ambigue, come le modalità di risposta “frequentemente”, “spesso”, “qualche volta”. Questi termini possono
assumere significati completamente diversi da rispondente a rispondente. Alcuni ricercatori preferiscono formulazioni come “con
quale frequenza….?”, che prevedono risposte precise.