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L’altro quadro invece rappresentava i Dioscuri con Nike e Alessandro magno, quindi ancora un
quadro di soggetto guerriero, militare e ancora la presenza di Alessandro magno; è quindi molto
probabile che i due quadri fossero collocati qui, accanto ad altri che evidentemente dovevano essere
di pari dignità, di cui però non abbiamo alcuna informazione, perché i quadri sono 6 più altri 6 dei
pannelli superiori.
Quindi l'aspetto finale di questa aula doveva essere qualcosa di assolutamente sfarzoso,
straordinario; oltretutto la decorazione architettonica sopravvissuta è di una qualità superba, cioè tra
le cose in assoluto migliori prodotte nel campo della decorazione architettonica romana.
Vi tra l'altro questa eccezionale fregio a palmette e fiori di loto, eccezionale perché è di qualità
esecutiva elevatissima, poi perché riprende un motivo arcaico, reso con un gusto arcaicizzate e poi
perché questo stesso motivo è presente in maniera praticamente identica nell’ara pacis, tanto che
qualcuno ha ipotizzato che gli artisti che hanno lavorato all'ara pacis, siano gli stessi che hanno
lavorato nel foro di Augusto o che hanno realizzato almeno una parte della decorazione
architettonica.
Dobbiamo tenere anche conto che gli artisti dell'ara pacis sono artisti fortemente eclettici perché
nell’ara pacis convivono stili molto diversi tra di loro, così come stili molto diversi tra loro
convivono nel programma del foro di Augusto, infatti ci sono elementi fortemente classici,
classicistici, richiami a modelli arcaici e poi vi era una componente ellenistica di tipo rodio
pergameno che compare per esempio nelle grandi teste di Giove Ammone dei clipei che hanno i
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confronti migliori nel Laocoonte, nella testa di Ulisse di Sperlonga e in certi frammenti di sculture
ritrovate negli orti dell'Esquilino.
Del colosso possediamo una parte dell'avambraccio e poi due porzioni di due mani diverse.
frammenti colosso 53
tempio della pace
Il nella pianta tradizionale dei fori imperiali è il più atipico dei complessi forensi
imperiali, come è evidenziato dal nome stesso, infatti il nome ufficiale quello di tempio (aedes)
della pace; la definizione di foro è molto tarda perché compare in età tardo antica e si tratta di una
denominazione che evidentemente subentra un periodo in cui prevale l'uso del monumento come
piazza rispetto alla concezione originaria che invece era molto più orientata sull'aspetto sacro,
santuariale dell'edificio; anche se in realtà questo edificio non è neppure un santuario tout court
perché la stessa forma architettonica che è stata scelta lo pone accanto a un gruppo di edifici che
sono strutture polivalenti, cioè si tratta di edifici che adottano una forma che possa sopperire a una
serie di funzioni diverse che sono intercambiabili e che sono tutte altrettanto rilevanti.
Il fatto che venga chiamato tempio significa che tra le altre funzioni c'è anche quella religiosa che
ovviamente nella considerazione generale, soprattutto nel I sec d.C. è l'aspetto prevalente, ma
questo non rende esclusiva la funzione santuariale per questo complesso, dove si pensa che si
assommassero una serie di funzioni diverse di carattere, oltre che religioso, anche civile,
giudiziario, culturale e così via.
Questo edificio fino a poco tempo fa era noto in maniera molto scarsa, solo sulla base dei
frammenti della forma urbis che conservano una parte della pianta del complesso.
Invece negli scavi recentissimi sia è potuti intervenire nell'area, riportando alla luce una porzione la
piazza e una porzione dell'aula di culto; l'unica parte del complesso che era nota in passato era una
zona particolarmente rilevante non solo per la storia dell'edificio, ma anche per la storia della città
perché si tratta di una parete di un’aula che si è conservata perché è stata trovata nella Chiesa dei
santi Cosma e Damiano che occupa questa zona del foro.
Si tratta della parete sulla quale era collocata la forma urbis marmorea, quindi di per sé si tratta di
un monumento di grandissimo interesse; oltretutto nella zona, nel corso dei secoli, sono stati
ritrovati diversi frammenti appartenenti appunto alla pianta marmorea di Roma (anche se i
frammenti della forma urbis non provengono solo da questa zona, ma sono stati ritrovati anche in
altri luoghi dell'area centrale della città). Questa parete era sostanzialmente l'unica parte visibile del
complesso e, accanto ad essa, era stata identificata una delle esedre della piazza che si trova sotto la
grande torre medievale della famiglia degli…, che esiste ancora oggi; l’altra zona visibile oggi è il
muro che divideva il complesso dal successivo foro transitorio che appartiene al tempio della pace e
che verrà in parte modificato con la costruzione del foro transitorio.
La pianta che risulta dopo una prima serie di interventi nell'area è questa, ma anche questa che
attualmente è la pianta più aggiornata, complessiva dei fori imperiali, pubblicata nel 2001, non tiene
conto degli scavi degli anni 20052006 relativi all'aula templare che andrebbe ulteriormente
aggiornata, perché ci sono delle novità. 54
La costruzione del foro della pace è particolarmente sfortunata rispetto a come si è evoluta
all'urbanistica della città in questa zona perché, prima della creazione di via dei fori imperiali, c'era
un grande quartiere rinascimentale che era frutto dell'urbanizzazione di questa zona in età
rinascimentale (ultimo quarto del XVI secolo).
Prima la zona era scarsamente abitata perché era una palude in quanto tutta la zona dei fori
imperiali a un certo punto si è impaludata perché la cloaca maxima si è intasata e quindi tutte le
acque nere che venivano raccolte dalla stessa, si sono riversate nel complesso dei fori imperiali
colmandolo per oltre 2 m; quindi tutta la zona realtà è stata scarsamente abitata nel basso medioevo
perché era diventata una palude, era una zona malsana (non per niente la loggia dei cavalieri di
Rodi è costruita sul punto più alto possibile del foro di Traiano e i mercati traianei continuano a
funzionare, ma non c'è un insediamento nel basso medioevo in questa zona della piazza perché la
zona era già impaludata).
Quando è stato raso al suolo il quartiere cinquecentesco per ricavare l'asse della via dell'impero,
primo nome della strada che poi prenderà il nome di via dei fori imperiali, in questo punto c'era
l'incrocio tra via dei fori imperiali e via Cavour che era la grande strada che arriva dall'Esquilino, da
Santa Maria maggiore; quindi se per gli altri fori era stato possibile riportare alla luce almeno una
porzione della piazza, della piazza del tempio della pace in realtà non si conosceva praticamente
nulla perché qui c'era il grande incrocio e la piazza antistante alla basilica dei santi Cosma e
Damiano.
Per questo il foro della pace è rimasto quasi sostanzialmente ignoto fino a poco tempo fa, quindi
prima si era ragionato su una serie di informazioni che avevano portato a realizzare questa pianta
che in realtà è molto poco documentata dal punto di vista archeologico. 55
L’edificio è stato realizzato da Vespasiano tra il 61 e il 65 d.C. e, ancora una volta, anche questo
complesso si configura come un edificio trionfale perché viene costruito con il bottino di guerra per
commemorare la vittoria sui Giudei e la conquista di Gerusalemme.
Tale complesso venne considerato fin dall'origine uno dei più spettacolari e lussuosi di tutta la città
e ha mantenuto questa fama per secoli perché era un complesso estremamente curato dal punto di
vista architettonico, ma anche ricchissimo di opere d'arte che erano accumulate fin dall'origine, ma
che poi vennero arricchite con interventi successivi tanto da farne un vero e proprio museo perché
nel complesso del tempio della pace vennero tra l'altro esposte le opere d'arte greca che Nerone
aveva accumulato nella domus aurea e che Vespasiano collocò qui per renderle nuovamente
pubbliche.
L’edificio da subito fu considerato talmente importante che diede il nome a una delle regiones della
città di Roma, la regio IV e la sua importanza è sottolineata dal fatto che si tratta dell'unico
monumento posteriore all'età augustea che dà il nome a una regio della divisione augustea della
città; questo sottolinea il fatto come il tempio della pace venga considerato da subito un monumento
di grande importanza.
L’area dove era stato hanno costruito era stata devastata dall’incendio neroniano che arriva
presumibilmente fino ai limiti del foro di Augusto che si salva proprio grazie agli enormi
muraglioni che erano stati costruiti proprio alla scopo di preservare il complesso dagli incendi,
comunque tutta questa zona viene distrutta così come la subura.
Ma cosa c'era prima del tempio della pace? La zona precedentemente doveva chiamarsi, sempre che
l'interpretazione sia corretta, corneta e lì è stato localizzato, ma per il momento senza prove
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archeologiche, il macellum repubblicano, cioè il principale mercato dell'area centrale di Roma di
età repubblicana.
Non è ancora chiaro se questa zona fosse stata inclusa nell'area della domus aurea o se sia rimasta
non edificata fino alla realizzazione del foro della pace; qui comunque siamo ai limiti del complesso
neroniano, tenendo conto che le strutture precedenti erano state distrutte dall'incendio del 64 d.C.;
cmq i confini della domus aurea nella parte settentrionale non sono chiari.
Sulla base delle informazioni delle fonti noi sappiamo che in questo complesso, che in origine
aveva una forte valenza trionfale, vennero esposte le spoglie del tempio di Gerusalemme,
sicuramente quelle che sono rappresentate nei rilievi dell'arco di Tito, cioè la menorah e tutto quello
che Tito fece trasportare dal tempio e considerò degno di essere esposto al pubblico.
Accanto alle spoglie di Gerusalemme sappiamo con certezza che vi erano le statue in bronzo del
grande donario di Attalo che Nerone aveva fatto collocare nella domus aurea e che Vespasiano fece
trasportare nel tempio della pace, insieme a vari quadri famosi come la Scilla di Nicomaco e la
battaglia di Isso di Elena (Plinio).
Sulla base della testimonianza di Procopio, sembra che vi si trovasse anche la vacca di Mirone,
famosissima nell'antichità per aver ispirato molti epigrammi che ne esaltavano il realismo; inoltre si
trovavano altre opere, come il Ganimede di Leocare, opere di Policleto e così via.
…sono state ritrovate grandi