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Jan van Eyck
Pisanello
Van der Weyden
10.Leon Battista Alberti: da p. 35 (da: “Dicemmo ancora...”) a p. 39 (Dino a “membri et de corpi”);
II libro.
Si parla della composizione, parla della composizione dei membri (parti del corpo)
Plutarco racconta che se si doveva fare il ritratto di sovrani si doveva cercare di emendare i loro difetti
senza però venir meno alla similitudine —> problematica del ritratto. Anche le origini della pittura se
si pensa alla II versione di Plinio si identi]icano con la ritrattistica, anche in qualche modo il mito
albertiano di Narciso fa identi]icare la pittura in questo caso con un autoritratto.
Nel 500 il ritratto verrà considerato dal punto di vista teorico un genere imperfetto, perché il ritratto
deve essere somigliante e quindi se è somigliante è riuscito come ritratto ma non è riuscito come
dipinto perché ci propone una realtà non idealizzata. Abbiamo visto l’aneddoto di Zeusi e delle 5
fanciulle crotoniati che grazie a 5 fanciulle riesce a creare la bellezza ideale. Il paradosso è che se un
ritrattista è bravo come ritrattista è cattivo come pittore. Vasari esprimerà questo concetto nella vita di
un pittore cinquecentesco poco noto, Antonio del Ceraiolo, che era specializzato in ritratti.
È un caposaldo della critica d’arte italiana, vedremo che Leonardo riprenderà molti punti e li
svilupperà nel suo Libro della pittura.
11.Antonio Averlino, detto il Filarete: da p. 41 (Libro VIII) a p. 42 (Libro XIII escluso);
Archi e porte. Il tema è la contrapposizione tra lo stile gotico, quindi gli archi acuti e quelli della
classicità a tutto sesto. Nel premettere questo tema Filarete aggiunge una sua personale storia della
nascita dell’arco dagli elementi naturali: in origine si tratterebbe di utilizzare rami e legarli —> ci
ripropone il dogma vitruviano dell’origine dell’arco dalla natura e dell’origine dell’architettura da
queste capanne costruite con elementi naturali. Filarete fa riferimento in molti casi a Vitruvio, ma i
suoi riferimenti sono spesso imprecisi e infatti si pensa che la sua conoscenza di Vitruvio fosse stata
mediata nuovamente dalla ]igura di Francesco da Tolentino che avrebbe potuto tradurgliene dei passi.
Omaggio a Brunelleschi e evocazione ad un architetto mitico (Dedalo) —> non è molto ]ilologo,
mescola storia e leggenda.
12.Leonardo da Vinci: Lettera a Ludovico il Moro; Quale scienza è meccanica….; Differenza che
ha la pittura con la poesia; Delle parti della pittura; Della prospettiva aerea; Modo d’aumentare
e destare lo ingegno...; Della eletione dell'aria che dia gratia ai volti; Come lo specchio è ‘l
maestro dei pittori; Come la scoltura è di minore ingegno...; Come la pittura d'età in età va
declinando...;
- Della elezione dell’aria che dia gratia ai volti
Parla della ritrattistica, Leonardo è stato anche un pittore di ritratti e qui spiega qual è la scelta
dell’atmosfera che rende più graziosi i volti delle persone da ritrarre. Sono dei consigli pratici
- Differenza che ha la pittura con la poesia
Superiorità della pittura rispetto alla poesia attraverso il paragone tra un non vedente e un non
udente posti di fronte a un dipinto o a una poesia.
- Lettera a Ludovico il Moro
Leonardo arriva a Milano nel 1482, rimarrà ]ino al 1499, poi ci sarà un secondo soggiorno milanese
tra il 1506 mil 1513. Questa lettera è una specie di presentazione di Leonardo a Ludovico il Moro di
tutte le sue capacità. È stata trovata nel Codice Atlantico, non tutti sono convinti della sua autenticità.
Andrebbe datata all’arrivo a Milano intorno al 1482, secondo altri forse di qualche anno successivo.
In questa lettera per punti Leonardo si presenta a Ludovico il Moro e descrive le sue capacità,
sopratutto come scienziato ma anche come ingegnere bellico e in]ine anche come artista.
- Delle parti della Pictura
Per Leonardo la pittura consiste in rilievo e in espressività; la terza componente, quella dei colori, è
considerata subordinata a queste altre due parti. In questo passo ci dice la stessa cosa.
- Quale scienza è meccanica e quale non è meccanica
È tutta una discussione scienti]ica sulla scienza che deve trovare il suo fondamento e la sua
conferma nei dati dell’esperienza. Alla ]ine parlerà anche della pittura, che per lui è una scienza
13.Antonio Billi: pp. 51-52;
Leonardo: Tornerà il tema della battaglia del Salone dei 500 anche nell’Anonimo Gaddiano ma con più
dettagli, qui c’è soltanto l’ipotesi che abbia avuto un olio di semi di lino falsato, quindi che non era in
condizioni proprie per essere utilizzato
14.Anonimo Magliabechiano: pp. 54-56;
(Billi + Anonimo Magliabecchiano) Ci danno dei ritratti di questi due artisti, ci fanno vedere che in
qualche modo questa contrapposizione di poetica ma anche di carattere fra questi due grandi geni era
molto conosciuta, commentata e diffusa anche a livello popolare se questi autori che abbiamo
identi]icato come membri della borghesia ]iorentina ne veicolano le caratteristiche.
15.Michelangelo Buonarroti: Lettera a B. Varchi (p. 59); “Non ha l'ottimo artista” (pp. 60-61);
Lettera a B. Varchi: Lettera di Michelangelo a Benedetto Varchi pubblicata nella stampa Torrentiniana
del 1549 delle due lezioni. Michelangelo inizialmente si schiera chiaramente a favore della pittura, poi
aggiunge che in seguito alla lettura delle lezioni del Varchi ha cambiato idea. Paola Barocchi, la più
grande studiosa di Michelangelo, non ha commentato questo passo della lettera. Su questo punto ci
sono due opinioni diverse: c’è chi pensa che Benedetto Varchi stia facendo un riferimento al Cortigiano
di Baldassarre Castiglione che abbiamo citato prima, opera del 1528 ambientata ad Urbino nel 1507
dove i partecipanti a questo dibattito colto affrontano la questione della superiorità della scultura o
della pittura e concludono a favore della pittura. Tuttavia c’è un certo astio da parte di Michelangelo
che può far pensare che questo riferimento al Cortigiano sia troppo acceso per essere vero; secondo
altri invece qui si consuma l’ennesimo atto della rivalità fra Michelangelo e Leonardo. Simao 1547,
Michelangelo aveva preso già visione del Codice Urbinate o fa riferimento alla rivalità che da sempre
c’era stata? Non lo sappiamo. Dunque alcuni pensano che ci sia un riferimento a Baldissarre
Castiglione, altri a Leonardo.
Rime: C’era stato questo tentativo di riunirle da Michelangelo poco prima della morte in vista di una
pubblicazione che non vide la luce. La prima pubblicazione fu postuma, 1623 a cura del pronipote
Michelangelo Buonarroti il Giovane. Le Rime furono in parte riscritte e in parte anche censurate
secondo i dettami della Controriforma che iniziava ad esercitare un controllo sulle arti. Sono circa 300
componimenti, gli interlocutori ideali di Michelangelo sono la poetessa Vittoria Colonna, che aveva
frequentato negli anni romani, il giovane nobile romano Tommaso dei Cavalieri e il terzo interlocutore
viene chiamato da Michelangelo “La bella e crudele” che è probabilmente una ]igura metaforica o forse
la stessa Vittoria Colonna
- Non ha l’ottimo artista
Presa come punto di riferimento dal Varchi
- I’ ho già fatto un gozzo
Sonetto che ricorda l’esperienza di Michelangelo durante i lavori della Cappella Sistina. In maniera
piuttosto umoristica descrive le fatiche ]isiche e gli sforzi a cui il suo corpo è stato apposto per
affrescare in questa posizione così scomoda la volta. È indirizzata all’amico Giovanni da Pistoia.
16.Benvenuto Cellini: Lettera a B. Varchi (pp. 63-64);
Alla ]ine è segnata la data 1546. Questa data ci fa capire che Benedetto Varchi aveva contatto gli
scultori e i pittori prima di tenere la conferenza pubblica e che poi aveva raccolto queste epistole
nell’edizione Torrentiniana.
17.Paolo Pino: pp. 65-66 (Dino a “farà simile alla pittura”); pp. 66 (da “Voi mi avete introdotto”... a
p. 70 (Dino a “Le quali cose unite in un corpo sono dette pittura”);
Quando parla del confronto tra pittura e natura, dice che la pittura è un’arte perfetta ma è inferiore alla
natura perché la natura dà il rilievo nel motto alle sue ]igure, il che è impossibile a noi. Motto nel senso
della parola, ma si può intendere anche come corruzione della parola moto.
18.Ludovico Dolce: da p. 72 (da “Già mi diletta molto questo ragionamento”) a p. 75 (Dino alla
citazione oraziana inclusa);
19.Giorgio Vasari: da p. 76 (da “In questo tempo...”) a p. 77 (Dino a “sotto altro nome che il mio”);
Il passo della descrizione della vita che sarebbe il modo in cui Vasari chiama l’autobiogra]ia che pone a
conclusione dell’opera nella seconda edizione è molto semplice, racconta questa scena del banchetto
20.Paolo Veronese: pp. 78-80;
Rientra in quel clima degli effetti della Controriforma sull’attività degli artisti di cui abbiamo già
precedentemente parlato. È un interrogatorio di Paolo Veronese che si tiene il 18 luglio 1573 in cui
Veronese deve difendersi per avere introdotto elementi sconvenienti, bizzarri, profani all’interno di un
dipinto, la cosiddetta Cena in casa di Simone che aveva eseguito per la chiesa di San Zanipolo. Veronese
cerca di difendersi, alla ]ine decide di cambiare il titolo del quadro, che non era più quindi una Cena in
casa di Simone dov’era presente anche Gesù Cristo con la Maddalena e la fa diventare Cena in casa di
Levi. Levi è il primo nome di Matteo, l’esattore delle tasse, quindi un evento più adatto a questo
contesto che era sembrato scandaloso ai giudici dell’Inquisizione.
Ministri = ]igure
Patron dell’albergo = proprietario dell’albergo
Scalco = servitore
Tola = tavola
Piron = forchetta
21.Agostino Carracci: p. 81;
22.Gabriele Paleotti: capitolo XX (da p. 83 a p. 85), capitolo XXI escluso;
Qui riprende la grande tematica della ritrattistica dagli autori classici, cita ad esempio il ritratto di
Antigono (che aveva un occhio solo), ma sostanzialmente dice che il ritratto deve essere riservato a
persone importanti, condottieri, sovrani, quindi la diffusione del ritratto nei ceti inferiori, più popolari
è qualcosa che deve essere contrastato, a meno che non ci si un uso ben de]inito e riconducibile ad una
]inalità eticamente accettabile. Sostanzialmente c’è una chiusura nei confronti del ritratto che è visto
come un esempio di vanità umana, salvo qualche eccezione. Paleotti esempli]ica molto bene l’effetto
della Controriforma sulla trat