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PROSPETTIVE UMANISTICO-ESISTENZIALI
Butrym sviluppa una rubrica “assistenza amorevole” e classifica come approcci
centrati sul cliente (soggetti controllati da leggi esterne). Payne sostiene che il
collocamento del servizio sociale in enti burocratici, con funzioni di controllo
sociale, non sia favorevole ad approcci umani.
Molte teorie si basano su assunzioni deterministiche circa l’attività umana e
adottano un approccio scientifico. Gli utenti vengono considerati come persone
in difficoltà e non capaci di prendere decisioni razionali. A livello teorico
bisogna superare il dualismo individuo-società e adottare un approccio più
olistico. A livello pratico bisogna riconoscere che il contesto in cui si colloca il
servizio sociale è basato anche sul benessere collettivo e il controllo sociale e
che questo tipo di teorie sono troppo meccanicistiche e deterministiche. 4
Capitolo 4. “ I codici deontologici professionali”
Possedere un codice deontologico è una caratteristica indispensabile per
definire una pratica “professione”. Secondo Greenwood ciò che rende una
professione tale è:
Una base teorica
1. Un’autorità riconosciuta dalla clientela e la sua legittimazione
2. Una cultura professionale (formazione)
3. Un codice deontologico
4.
Il servizio sociale presenta dei limiti perché, infatti, non si basa su un corpo
stabile di conoscenze, i suoi membri non hanno il monopolio esclusivo, non in
tutti i paesi è riconosciuto il titolo a livello giuridico; inoltre la cura degli “altri”
è considerato un mestiere da donne e questo comporta un minor
riconoscimento dello status. L’obiettivo principale del codice deontologico, è
quello di esplicitare i principi per la tutela dell’utente, inoltre contrassegna un
ventaglio di codici di condotta e comportamento.
Secondo Millerson la condotta professionale consiste in:
- pratica professionale listini uniformi, moduli standard
- etica professionale direttive morali che guidano la relazione
professionista-utente-
Millerson individua alcuni fattori che necessitano di un codice deontologico:
Ambito di attività (professionista che lavora da solo)
• Natura dell’attività (se si instaura una relazione fiduciaria)
• Tecniche operative (tecniche complesse)
• Comprensione tecnica da parte dell’utente (l’utente non può capire il
• lavoro del professionista)
Contatto con l’utente (il professionista viene a contatto diretto con
• l’utente)
Responsabilità verso l’utente.
•
Il codice deontologico, al servizio sociale, serve principalmente per i punti 2,4,5
sopracitati.
Millerson sostiene che sia più facile introdurre un codice deontologico dove:
Esiste un sistema unico di formazione
• I professionisti operano, principalmente, nello stesso ambito
• I professionisti operano con modalità strutturate.
•
Non tutti i paesi che fanno parte dell’ INTERNATIONAL FEDERATION OF SOCIAL
WORKER possiedono un codice deontologico (ad esempio la spagna non ne
possiede uno). La maggior parte dei codici si apre con la premessa iniziale che
include affermazioni sul rispetto del valore assoluto e della dignità di ogni
essere umano, sull’importanza di promuovere l’autodeterminazione, di operare
5
per la giustizia sociale e il mantenimento dell’integrità professionale. In Gran
Bretagna il titolo di assistente sociale non è legalmente riconosciuto e quindi
non è possibile radiare gli operatori non competenti.
Il servizio sociale è praticato in organizzazioni burocratiche. La Torren afferma
che l’approccio degli assistenti sociali all’utenza deve essere un trattamento
globale prendendo inconsiderazione i loro bisogni e considerandoli nella loro
unicità. Nelle burocrazie professionali, la qualità del risultato non è controllata
dalla supervisione diretta ma da standard professionali.
Downie e Calman hanno identificato alcune limitazioni:
I codici tendono ad implicare un’etica comune a tutti gli operatori
• Molti aspetti del servizio sociale e sanitario non sono esprimibili
• attraverso regole
I codici tendono ad essere esclusivi di una professione
• I codici considerano solo la relazione operatore-utente
• I codici presuppongono un consenso sui valori
•
Un codice deontologico, è generico data la complessità del servizio sociale; il
ruolo del codice è quello di evidenziare i principi generali e le aree di possibili
interventi.
Capitolo 5. “Diritti degli utenti e consumerismo”
I diritti appartengono agli individui. Feinderg, considera un diritto come una
“valida pretesa”; considera il termine “diritti umani” come una proclamazione
di diritti che corrispondono ai bisogni di base. Vi è una distinzione tra DIRITTI
POSITIVI (pretesa nei confronti di qualcuno affinché faccia qualcosa), DIRITTI
NEGATIVI (libertà di fare qualcosa). Altra distinzione è tra DIRITTI LEGALI
(richiesta giustificata della legge) e DIRITTI MORALI (pretesa in virtù di un
codice morale). Ci sono altre due distinzioni tra tipi di diritti: DIRITTI ASSOLUTI (
o NON QUALIFICATI) e DIRITTI CONDIZIONALI (o QUALIFICATI); e DIRITTI
UNIVERSALI (applicabili a chiunque senza nessuna distinzione) e DIRITTI
PARTICOLARI (applicabili a una limitata categoria di soggetti).
Clark e Asquith incrociando queste due ultime classificazioni e hanno trovato 4
possibilità:
DIRITTI UNIVERSALI ASSOLUTI applicabili a tutti incondizionatamente
• (contiene solo un diritto: essere trattato come fine e non come mezzo)
DIRITTI UNIVERSALI QUALIFICATI applicabili a chiunque fatta eccezione
• per quelli ai quali non vengono applicati per un criterio comunemente
condiviso (diritti naturali/umani)
DIRITTI PARTICOLARI ASSOLUTI applicabili incondizionatamente a
• chiunque faccia parte di una categoria (assistenza sanitaria)
DIRITTI PARTICOLARI QUALIFICATI applicabili a certe persone con
• determinati requisiti (pensione) 6
UTENTE in quanto PERSONA. L’enfasi sull’utente in quanto persona con i suoi
diritti morali di base, è stato l’aspetto dominante nella letteratura del servizio
sociale fino a 15 anni fa.
UTENTE in quanto CITTADINO. Il principio del rispetto dell’utente come
cittadino, viene considerato un’estensione del rispetto nei confronti delle
persone. Il termine cittadino evidenzia i diritti della persona nel suo ruolo civile.
UTENTE in quanto CONSUMATORE. L’idea del consumatore è stata sviluppata
degli anni 80/90, periodo in cui aumentano gli standard formali e gli indicatori
per assicurare la qualità dei servizi. L’assistente sociale acquista i servizi per
conto dell’utente a seconda delle risorse disponibili. Questa concezione
dell’utente ha come obiettivo quello di enfatizzare la nozione di scelta, nel
senso che i clienti possono scegliere tra i servizi offerti, essendo liberi di
cercarli altrove se non apprezzano una determinata prestazione.
Il crescente interesse verso i diritti dell’utente è stato definito:
- “NUOVO PROFESSIONISMO”: l’assistente sociale è un professionista che ha
bisogno di una formazione adeguata, che aderisce a un codice deontologico e
che considera l’utente attivo.
- “NUOVO CONSUMERISMO”: considera l’assistente sociale come funzionario
che eroga risorse.
La legislazione britannica e la regolamentazione degli anni 80 e 90 impongono
ai dipartimenti del servizio sociale di rendere effettivi i diritti degli utenti ad
accedere alle informazioni raccolte nelle schede personali e a sporgere reclami
sulla qualità dei servizi e hanno anche incoraggiato gli utenti a prendere parte
alle decisioni che concernono i loro interessi.
ADVOCACY pratica per abilitare gli utenti in modo tale da renderli capaci di
articolare i propri bisogni e di far valere i propri diritti. Coinvolgere l’utente
nelle costruzione di piani assistenziali individuali è un altro importante
elemento della legislazione sulla community care, questo porta ad avere servizi
più vicini ai cittadini. Questi interventi sono stati collegati alla formula di “patch
work” (servizi sociali di comunità). Esiste una differenza tra decentralizzazione
dell’erogazione dei servizi (utente come consumatore) e democratizzazione dei
servizi (utente cittadino).
EMPOWERMENT processo di crescita basato sull’incremento della stima in sé.
Capitolo 6. “Managerialismo e doveri di ruolo”
DOVERI DIRETTI inerenti al ruolo dell’assistente sociale, DOVERI INDIRETTI
inerenti alla particolare funzione dell’assistente sociale. Tra questi set di doveri
insorgono spesso dei conflitti. La parola DOVERE può avere due significati, il 7
primo intende il dovere come un obbligo, come conseguenza di un contratto, il
secondo sta ad indicare, nella filosofia morale, il giusto modo di comportarsi.
Downie e Loudfoot descrivono il servizio sociale come un “ruolo lavorativo”
perché l’attività è definita da diritti e doveri istituzionali. È importante che
abbia una struttura istituzionale perché viene a contatto con la vita degli altri.
Downie e Loudfoot individuano diversi tipi di diritti e doveri che sono connessi
al ruolo di assistente sociale:
Diritti e doveri legali in riferimento agli utente
• Diritti e doveri professionali, norme di condotta della professione
• Doveri morali poiché si occupano di individui
• Diritti e doveri regolamentati poiché sono dentro un ente con le proprie
• norme
I codici deontologici tutelano gli utenti mentre le regole dell’ente spesso sono il
frutto di convenienze politiche. I doveri che l’assistente sociale deve
considerare sono: DOVERI VERSO GLI UTENTI, DOVERI VERSO LA
PROFESSIONE, DOVERI VERSO L’ENTE, DOVERI VERSO LA SOCIETA’.
In caso di “conflitto” tra diritti, in ultima istanza, è il codice morale personale di
ciascuno a determinare quale sia l’azione moralmente più corretta.
La propensione di alcuni codici deontologici a considerare il servizio sociale
come una “missione” porta a confondere il piano personale con quello
professionale e viceversa. Così facendo si avvicina la professione
dell’assistente sociale a quella religiosa. Questa è l’opinione di Wilkes, che
richiama tre visioni del professionista:
Come COMMERCIANTE si guadagna da vivere con particolari abilità
1. Come SPECIALISTA usa tecniche per modificare la condotta personale
2. Come GUARDIANO detiene un