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FONOLOGIA
Mentre la fonetica considera e descrive i foni dal punto di vista della loro fisicità, la fonologia si occupa della funzionalità dei suoni della
lingua all'interno del sistema. All'interno di questo livello di analisi del sistema le unità minime sono le categorie fonologiche/
fonematiche o fonemi.
Apparentemente il fonema non è ulteriormente segmentabile; in realtà vige la teoria del binarismo dei tratti, che permette un’ulteriore
segmentazione: tratti=caratteristiche dei suoni appartenenti alla stessa categoria.
Prova di commutazione=procedimento per il quale mettendo vicino due "parole" che sono identiche in tutto a parte che per un suono, in
alcuni casi ottengo parole con un significato diverso, in altri no. Il cambiamento del suono in quella posizione talora provoca
cambiamento di significato, quindi i due suoni funzionano nella lingua opponendosi tra loro: solo in questo caso le due parole vengono
dette coppia minima. In una certa quantità di parole é possibile individuare delle posizioni in cui sostituendo i suoni cambia il
significato: le coppie minime così ottenute mostrano l'opposizione fra due classi fonematiche. Questa prova individua le classi
fonologiche/fonemi (possibili realizzazione fisiche). Es. in Italiano settentrionale non si oppongono pésca e pèsca, quindi questa non é
una coppia minima, mentre per il toscano sì; in italiano vocale breve o lunga non portano un cambiamento di significato, mentre in
latino o inglese sì (in italiano quindi vocale lunga e breve non si oppongono fra di loro, non garantiscono la differenza fra le parole, ma
stanno nella stessa categoria e insieme si oppongono alle altre categorie). In lingue diverse le opposizioni fra suoni funzionano in modo
diverso, ogni lingua ha i propri foni organizzati in modo diverso, il repertorio fonematico di ciascuna lingua è diverso, all'interno di
ciascuna lingua i foni sono organizzati in classi fonologiche/fonematiche diverse (es.italiano e inglese organizzano le vocali in classi
diverse, l’italiano ne ha 7, l’inglese di più): ciò equivale a dire che è arbitrario il rapporto fra forma e sostanza del significante. La prova
di commutazione individua i foni da inserire in ogni classe: stanno in una classe diversa se veicolano significato diverso, mentre sono
detti allofoni/varianti se nella stessa classe. Se due produzioni fisiche vengono commutate e poste nello stesso contesto (posizione)
senza che ciò produca cambiamento a livello del significato, queste due unità hanno la stessa funzione (infatti la fonologia si occupa
della funzione dei suoni nel sistema) e si dicono allofoni. Fonema=nome che si dà a una classe di suoni che sono commutabili tra loro,
cioè scambiabili nello stesso contesto/posizione senza cambiamenti nel significato; tali suoni sono detti varianti/allofoni del fonema cui
appartengono; ogni fonema si realizza fisicamente in una serie di allofoni. Es. per scomporre [kasa] in classi fonologiche metto un suono
diverso [kaza]: il significato non cambia, infatti l'italiano non oppone sorda e sonora, quindi questi due foni vanno nella stessa categoria,
la categoria "s", sono quindi allofoni; se però ponessi [kara] il significato cambia, quindi [r] non va nella stessa classe di suoni, ma in
un'altra, la classe "r". Chiamo le classi con la variante/allofono statisticamente prevalente in essa. [kas:a] (:=diacritico per indicare la
7
doppia consonante): non é allofono di [kasa], identifica un'altra classe fonologica. [kas:a]≠[kassa] (due suoni brevi). Es. “giù” e “su” sono
una coppia minima (“gi-” unico fono).
Ciò che invece fa riferimento ai fonemi va posto fra barre oblique. /a/= {[a]; [æ]...} (questi sono gli allofoni). Nessun parlante realizza
fonemi, bensì foni: i fonemi sono classi astratte presenti nel modello descrittivo, che dice che i foni funzionano opponendosi fra di loro e
organizzandosi in classi fonematiche; a queste classi astratte quindi riconduco le realizzazioni concrete del parlante, ovvero gli allofoni,
che sono considerati dal punto di vista fisico; allofoni sono quindi sottoinsiemi di foni, sono quei suoni che realizzano una certa classe
fonematica. I suoni che in una certa lingua sono allofoni di un stesso fonema possono in un'altra lingua essere fonemi diversi.
I fonemi non hanno una disposizione sintagmatica (=in quella sequenza in praesentia, organizzata secondo rapporti reciproci fra le
parti, che é il continuum del parlato; aspetti di condizionamento fonetico disposti sull'asse orientato che é il continuum del parlato;
catena sintagmatica=catena idealmente orientata dei suoni che realizzo parlando uno dopo l’altro) libera: in una variante linguistica ci
sono sequenze di fonemi ammesse o non ammesse, le quali sono regolate dalle restrizioni fonotattiche=regole che descrivono delle
prerogative di posizione dei fonemi in una variante linguistica. In questo caso le regole fonologiche sono delle rappresentazioni
complessive delle possibilità regolatorie dei fonemi, mentre più in generale sono modelli che descrivono fenomeni che avvengono a
livello del suono della lingua perché i suoni si trovano in un certo contesto. A>B/_ (A diventa B in un certo contesto): non esiste regola
che non sia inserita in un contesto, ciascuna regola fonologica deve avere l'esplicitazione del contesto (es. rotacismo: s sorda diventa r
fra due vocali e questo é il contesto); quando avviene in diacronia (considerazione di un fenomeno lungo lo scorrere del tempo) oltre al
contesto sintagmatico bisogna indicare il contesto cronologico (periodo di tempo lungo il quale la regola funziona). Le restrizioni
fonotattiche sono descritte dalle regole fonologiche, che mostrano le prerogative di posizione. Es.prerogative di posizione/restrizioni
fonotattiche in iniziale assoluta di parola in italiano: (s)+{consonante/occlusiva+liquida}+v (=vocale)→es.“scuola”, “splendido”. Ci sono
successioni ammesse e non ammesse, che per i parlanti fungono comunque da segnale demarcativo: il parlante sa quali sequenze sono
ammesse, quindi chi ascolta é in grado di usare questi segnali per segmentare la catena (sa dove inizia e finisce una forma). Le
prerogative quindi funzionano nella sincronizzazione dei parlanti, quindi nel fare in modo che chi segmenta per interpretare il
continuum del parlato ponga i confini negli stessi luoghi di chi ha realizzato quella sequenza. Tutte le lingue hanno sequenze
fonologiche non possibili, altre possibili e realizzate, altre possibili ma non realizzate. Torna la distinzione fra langue (insieme delle
regole in potenza) e parole (atti concreti che si realizzano parlando), lingua in potenza vs lingua in atto.
Per vedere come sono definite le classi fonematiche, bisogna descrivere il fonema nei suoi tratti articolatori, in parte comuni ad altre
classi, in parte no; fonemi divisi in pacchetti di tratti distintivi: es./k/→occlusivo, velare, sordo. L'opposizione fra [k] e [g] é garantita dal
tratto della sonorità, che [g] possiede a differenza di [k]. Tratti distintivi=che descrivono in termini articolatori i due suoni, descrivono
un’opposizione. Fra i tratti distintivi alcuni sono pertinenti/oppositivi=in grado di garantire un'opposizione, come qui il tratto della
sonorità, che distingue [k] e [g]. Es.la differenza fra [p] e [m] é che una é orale l'altra nasale, una sorda l'altra sonora. L'analisi completa
del sistema fonologico di una lingua in tratti ha comportato l'individuazione di una quindicina di tratti distintivi che consentano di
descrivere tutto l'inventario fonemico di una lingua. Continua a funzionare l'assioma di economia e ricorrenza per cui una lingua usa un
numero piccolo di unità di base (quindici tratti di base) facendole ricorrere in modo da avere un numero semiotico il più possibile alto
col minore sforzo. [Esistono tratti anche in semantica, ma sono molti di più]. I tratti sono binari, cioè presenti o non presenti. /k/
[+occl.][+vel.][-son.]: sono tratti intrinsecamente binari. Ma ce ne sono anche di non intrinsecamente binari, caratterizzati da una
gradualità della presenza: es.le vocali si oppongono per grado di apertura e posizione della lingua (vocali alte, medie, basse). Per
descrivere tratti non intrinsecamente binari ci si serve nella descrizione del tratto più o meno chiuso/più o meno aperto: es. U [+chiuso]
rispetto al tratto più o meno chiuso. Così combino i tratti per descrivere una gradualità e non solo un'intrinseca binarietà del tratto.
Quando riguardo alla coppia minima si parla di cambiamento del significato, questo é sia lessicale (quello del dizionario per capirci) sia
grammaticale. Lup-o: lup-=significato lessicale (non é l'idea di lupo, ma il fatto che si opponga a volpe, cane, etc.); -o porta più
significati grammaticali che sono in numero finito [maschile][singolare] pacchetto di tratti di significato. Lupo-lupa=coppia minima.
Cerco le coppie minime per capire la funzionalità all'interno dei sistemi dei suoni dal punto di vista fisico.
Lupus si segmenta morfologicamente lup-o-s (o=vocale tematica).
Lingue indoeuropee=dall'India (sanscrito) alla Spagna (area celtica), ma non tutte le lingue attestate in questo territorio (es.lingue isolate
come basco ed etrusco, lingue ungrofinniche=ungherese e finlandese, lingue caucasiche): lingue indoiraniche, slave, germaniche (anche
inglese e svedese), celtiche (irlandese, gallese, bretone, etc.), latino, varietà simili al latino dell'area italica, greco, albanese, armeno, etc.
Al fine della descrizione può esser utile identificare nei fonemi dei tratti più generali che questi condividono al di là del pacchetto di
tratti distintivi che li caratterizzano. Es. suoni ostruenti=ostacoli nella realizzazione del suono, vs suoni sonoranti. Es. suoni
coronari=per realizzarli entra in gioco la parte interiore della lingua. Condividono delle caratteristiche che fanno in modo che in certi
contesti dei suoni abbiano caratteristiche simili. Ostruenti, sonoranti e coronari sono generalizzazioni per indicare caratteristiche
comuni nello stesso contesto.
Le opposizioni fonologiche ci mostrano un altro aspetto che funziona a tutti i livelli della lingua, la marcatezza. L'opposizione fra [k] e
[g] é garantita dal tratto della sonorità che [g] possiede, quindi [g] é marcato rispetto a [k], possiede una caratteristica in più che lo
distingue rispetto a [k]. Es. il plurale è marcato rispetto a singolare per il tratto della molteplicità. I suoni sonori sono marcati rispetto a
quelli sordi. Laddove é presente in qualunque contesto linguistico l'elemento marcato é sempre presente il corrispondente non marcato,
quindi la marcatezza é un concetto relazionale. Si parla attraverso strutture marcate generalmente, perché si dà posizione rilevante
nell'enunciato a ciò che é nu