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STRATEGIE DI RAPPRESENTAZIONE DIGITALE:
Alfabeti più complessi: combinatoria di simboli fenomeni continui nello spazio: quantizzazione fenomeni
continui nel tempo: campionamento.
Il computer è una macchina in grado di elaborare e gestire velocemente una grande quantità di
informazioni (in formato digitale) in modo automatico, senza l’intervento intelligente esterno. Lavora
partendo da un informazione in ingresso (INPUT), la elabora in base a una serie di regole (programma) e
restituisce l’informazione in uscita (OUTPUT). La CPU (Central Processing Unit) è la componente
demandata all’elaborazione dei dati.
La macchina di Turing, ideata dal matematico inglese Alan Turing (1912 – 1954), è composta da un nastro
di lunghezza indefinita, suddivisa in cellette che contengono simboli (ad es.0,1), una testina, che si trova, in
ogni momento, in uno fra un insieme limitato di stati interni (e che si muove sul nastro), leggendo e, se del
caso, modificando il contenuto delle cellette, e un insieme di regole che determinano il comportamento
della testina, a partire dal suo stato e dal simbolo letto. Programmata adeguatamente, la macchina di
Turing è in grado di compiere operazioni varie, anche molto complesse; E’ in grado di calcolare il valore di
qualsiasi funzione, per la quale si dispone di procedure effettive di computazione. Essa manipola
informazioni in base a un programma, solo leggendo e scrivendo (0,1).
Il passo di avvicinamento successivo al computer è la macchina di Von Neumann, il quale modello influenzò
la realizzazione dell’ENIAC ( Electronic Numerical Integrator and Computer) e dell’ EDVAC (Electronic
Discrete Variable Automatic Computer); essa è basata su di una CPU (unità di elaborazione centrale), in
grado di eseguire sequenzialmente (uno dopo l’altro) le istruzioni di un programma e di inviare e ricevere
dati da e verso un deposito di memoria (RAM). La CPU elabora l’informazione utilizzando i registri (porzioni
di memoria di lavoro), simili a piccole porzioni di nastro della macchina di Turing. All’interno della CPU, la
ALU (unità aritmetico logica) si occupa dello svolgimento delle operazioni aritmetiche e logiche; il clock di
sistema “segna il tempo di lavoro” all’interno dell CPU.
Le componenti fisiche del computer vengono chiamate hardware, i programmi che il computer è in grado
di eseguire vengono chiamati software.
La parola algoritmo deriva dal matematico Al Khuwarizmi (algorismo algoritmo). Quest’ultima è una
sequenza di operazioni che devono essere eseguite per compiere un lavoro preciso. Tali operazioni devono
garantire l’arresto dell’algoritmo dopo un numero finito di passi, devono essere ben descritte e specificate,
senza ambiguità, e devono poter essere effettivamente eseguite. Un algoritmo deve avere finitezza di
calcolo (definite le condizioni dell’arresto, dopo un numero finito di passi), finitezza di espressioni
(sequenza finita di istruzioni), effettività (deve poter essere effettivamente eseguibile), determinismo (a
ogni passo viene definita un’unica operazione da eseguire al passo successivo e al verificarsi di certe
condizioni). LE DIGITAL HUMANITIES
Nel corso degli ultimi 15 anni, il campo multiforme di studi, noto come Digital Humanities (DH) è divenuto
un fenomeno di primaria importanza, sia nel campo della ricerca e della didattica universitaria come,
soprattutto, nel dibattito culturale, talmente vasto da trovare difficile l’individuazione di un fondamento
epistemico unitario e condiviso, così come la condivisione di assunti metodologici, oggetti di ricerca,
protocolli e metodi di ricerca. Sin dalle sue origini, quando era chiamata Humanities Computing o
Informatica Umanistica (HC/IU), questo campo è stato caratterizzato da una forte rilevanza di temi
metodologici: le Digital Humanities sono più simili a una prospettiva metodologica comune che a un
investimento in una serie specifica di testi o persino di tecnologie. Nel 2004, a seguito della pubblicazione
del “Companion” (Blackwell), le DH vedono una forte espansione socio – culturale, di diffusione e di status,
superando parzialmente il paradigma (modello) metodologico, per dare spazio a visioni alternative,
pragmatiste o sociologiche dei fondamenti delle DH; la metafora “ Big Tent Digital Humanities” offre una
visione più ampia, diversificata e inclusiva di questo campo di studi e di chi si occupa dell’intersezione tra
digitale e scienze umane. La versione di DH, fondata su basi sociologiche, fa leva sulla nozione di
“community of practice”( produrre conoscenza organizzata e di qualità, in cui gli individui di una comunità
mirano a un apprendimento continuo, attraverso la consapevolezza delle proprie conoscenze e di quelle
degli altri) proposta da Ray Siemens; quella fondata su basi pragmatistiche e strumentalistiche di Ramsey
individua lo specifico delle DH nella costruzione di artefatti computazionali (making and coding), mentre
Patrick Svensson parla di “Big DH”, una piattaforma infrastrutturale e intellettuale per svolgere lavori
collocati tra le discipline umanistiche e il digitale, attraverso complessi collegamenti tra di loro.
MODELLIZZAZIONE: McCarthy ne dà due definizioni:
1 - è un processo euristico di costruzione e manipolazione dei modelli;
2 – Rappresentazione di un qualcosa per scopi di studio o progetto.
Tali definizioni seguono la distinzione analitica di Clifford Geertz tra un modello denotativo (grammatica di
una lingua) e un modello esemplare (piano architettonico). Per McCarthy, i modelli si realizzano, “per dirci
ciò che non conosciamo e per ciò che non abbiamo ancora”. Le tipologie di modello sono: modelli
materiali, modelli matematici e logici, simulazioni e modelli computazionali, modelli dei dati, modelli dei
processi, visualizzazione e rappresentazioni grafiche funzionali.
La nozione di modellizzazione è connessa a quella di formalizzazione (set di pratiche semiotiche [dei segni]
e rappresentazionali, che rendono un fenomeno accessibile e parzialmente e processabile con metodi
computazionali). Precisamente, per formalizzazione si intende: assiomatizzazione delle ontologie, network
analysis, codifica dei dati, computazionalizzazione (dati del modello + algoritmo). Nelle Digital Humanities
si hanno due fasi di modellazione: la prima incorre durante la creazione di un data set (collezione di dati), la
seconda durante l’analisi.
TEXT ENCODING INITIATIVE, XML, RAPPRESENTAZIONE
DIGITALE DEL TESTO. EDIZIONI SCIENTIFICHE DIGITALI E ARCHIVI
TESTUALI
Negli ultimi anni le iniziative di digitalizzazione sono aumentate, anche se l’aspetto qualitativo lascia a
desiderare, sia a livello di accessibilità (illimitata nello spazio e nel tempo) che di integrità. Un’edizione
scientifica digitale, corredata da un appropriato software, può offrire una serie di strumenti analitici e
apparati che la rendono utilizzabile sia da specialisti che da utentistica comune, in equilibrio tra le necessità
/ vincoli imposti dal medium digitale e l’integrità intellettuale:
- Annotazioni editoriali che indichino al lettore come utilizzare un testo;
- Rappresentazione esplicita di un’opera attraverso apparati di varianti selettivo o esaustivo;
- Specificazione delle fonti primarie utilizzate nel testo e trascrizione di tutti i dati relativi al loro stato
(cancellazioni, omissioni, lacune etc.);
- Indicazione di correzioni e congetture interpretative effettuate dall’editore nel testo, con specificazione
del livello di certezza che l’editore assegna a ciascuna di esse.
Un’edizione scientifica digitale, priva dei punti sopra elencati, non può ritenersi utile al fine di condurre un
lavoro di ricerca serio; essa deve essere accessibile al maggior numero di utenti possibile e deve godere di
una sufficiente longevità, almeno pari alla sua controparte cartacea. La base per la creazione di un’edizione
scientifica digitale non può in nessun modo essere il software, poichè disadatto (quest’ultimo) ad ogni
genere di utilizzazione, non gradito da tutti gli utilizzatori di una risorsa testuale digitalizzata. Per di più
hanno un ciclo di vita estremamente ridotto e sono legati intrinsecamente a una piattaforma. Bisogna
quantomai adottare un sistema ottimale di codifica standard, per la rappresentazione delle informazioni
contenute in una fonte testuale, attraverso un formato utilizzabile da un elaboratore (Machine Readable
Form). Occorre utilizzare un linguaggio informatico che risponda ai vincoli imposti dalla elaborazione
automatica e che sia sufficientemente espressiva nell’esprimere la complessità dell’oggetto “testo”.
Codifica = rappresentazione formale di un testo, ad un qualche livello descrittivo, mediante un linguaggio
informatico, che implica una serie di operazioni di selezione e classificazione degli elementi rilevanti in
funzione di un determinato punto di vista.
Markup Language = linguaggi di marcatura o codifica del testo, costituiti da una serie di istruzioni (ciascuna
dotata di particolari funzioni). Le istruzioni sono costituite da stringhe di caratteri visibili e delimitate da
caratteri speciali (tag), inserite all’interno della sequenza di caratteri del testo, accanto ai segmenti di testo
a cui si riferiscono; una sintassi regola l’uso, la forma e i rapporti tra i tag. I ML dichiarativi dichiarano
l’appartenenza di un dato segmento testuale ad una determinata classe di strutture testuali; rappresenta
le caratteristiche di un testo in modo indipendente da particolari finalità di trattamento e da forme di
presentazione grafica su un qualsiasi supporto fisico.
XML (Extensible Markup Language) = Linguaggio che consente la rappresentazione di documenti e dati
strutturati su supporto digitale. Permette la creazione, archiviazione, preservazione e disseminazione di
documenti digitali, la cui rigorosa sintassi ne rende possibile l’applicazione anche nella rappresentazione dei
dati strutturati, in alternativa ai sistemi DBMS relazionali. Sviluppato dal W3C (World Wide Web
Consortium), nasce come un sottoinsieme semplificato dell’ SGML (linguaggio di mark-up dichiarativo,
sviluppato dalla ISO e pubblicato nel 1986 con la sigla ISO 8879), orientato all’utilizzazione su World Wide
Web (autonomizzandosi successivamente). E’ un metalinguaggio, che definisce sintatticamente linguaggi
di markup; permette di esplicitare le strutture di un testo mediante marcatori (markup) che vanno inclusi
all’interno di un testo (character data). Adotta un formato di file di tipo testuale (leggibile da un utente
umano senza mediazione di software specifico), in cui markup e testo sono stringhe di caratteri e si basa sul
sistema di codifica dei caratteri ISO 10646 / UNICODE. E’ indipendente dal tipo di piattaforma hardware /
software su cui viene utilizzato, per