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Il ruolo della stampa nella democrazia
Questo tema venne criticato fortemente da Dewey che disse che la democrazia non era lo scopo della stampa ma un mezzo per rendere la gente libera e offrire la possibilità di migliorare la società e il governo tramite la libertà.
Innegabile è che anche implicitamente il giornalista decide quello che i lettori devono sapere, tuttavia bisogna operare per offrire un giornalismo che serva ai cittadini. Ci sono dei giornali che non danno alcun ruolo ai cittadini nell'ambito della politica, prendendoli esclusivamente come spettatori e non come sono veramente, ovvero parte attiva della società.
La teoria del pubblico interdipendente: non tutti i lettori di giornale si interessano a tutto e non tutti leggono tutti gli articoli di una pagina. Nel pubblico ci sono tre livelli di impegno su un argomento: 1) pubblico coinvolto, che conosce l'argomento ed è interessato; 2) pubblico interessato, che è interessato da un argomento che non conosce bene; 3) pubblico disinteressato.
Che all'argomento non dà alcuna attenzione. Il giornale ha il compito di dare ciò di cui ha bisogno un gruppo eterogeneo di gente, infatti giornali specialistici verso un settore non riflettono il mondo. La stampa deve fare gli interessi di una comunità più vasta possibile.
La nuova sfida è il giornalismo basato sul mercato e non sulla responsabilità civile. Vi è dunque un allontanamento dal giornalismo come formazione di cittadini e a provocarlo sono tre forze: 1) la natura di Internet, che non è una comunità politica geografica ma nella comunità della rete e quindi soggetta a regole commerciali della rete; 2) la globalizzazione, non esiste una cittadinanza per chi fa giornalismo on-line e per poter vendere le notizie bisogna accontentare tutti nell'ottica commerciale, cambiando i contenuti esemplificando gli scontri culturali; 3) la conglomerazione, ovvero chi possiede giornali possiede anche altri media.
certo riterrà l'informazione una piccola parte perché non dagli stessi introiti dell'intrattenimento. Se prima la stampa libera era quella non sottoposta alla censura del governo, oggi l'indipendenza si deve avere da imprenditori, inserzionisti e partiti. Sotto questi fattori ci si può oggi fidare di una stampa dagli interessi economici? Il giornalismo oggi serve ancora lo scopo per cui è nato? Capitolo 2 La verità: il primo principio e il più ambiguo Esempio delle conferenze stampa sul Vietnam che emanavano comunicati opposti al reale andamento della guerra. Primo fondamento: Il primo obbligo del giornalismo è nei confronti della verità, tuttavia non esiste una definizione chiara di verità. La verità è necessaria per capire quello che veramente accade, tuttavia nel medioevo ad esempio i monaci ritenevano che esistesse una gerarchia delle verità: l'attività più importante era perImessaggi che riguardavano il destino, poi c'era la verità morale che doveva insegnare a vivere, dopo c'era la verità allegorica insegnava la morale della storia e per ultima c'era la verità letterale si era irrilevante e senza significato. Tuttavia l'obiettivo della chiesa medievale non era a vedere la verità a stabilire il controllo del popolo. Dalla nascita dei giornali si è sempre proclamato lo sforzo di pubblicare la verità anche i giornali sensazionalistici di Pulitzer e Hearst si proclamavano i giornali più veritieri e attendibili. Pulitzer nel 1913 crea un ufficio di attendibilità e fair play per assicurare ai lettori di poter credere su quello che scriveva ma oltre alla verità vengono sempre introdotte infiocchettature per dare una sensazione di realismo al pubblico: il realismo e la realtà non sono però la stessa cosa! Negli anni 40 nei testi di giornalismo già ci si chiedeva quanto
era veritiera. Esiste un alone di scetticismo: le verità non fosse perché tutti siamo soggettivi e abbiamo mondi diversi di dire le cose in base a quello che pensiamo. Il giornalista non è un filosofo e non riflette su quello che scrive, è reattivo e non fa teoria. La stampa dunque è lo specchio della società e riflette le passioni del momento. Il fatto che i giornalisti non spiegano quello che fanno fa credere che ci sia poca obiettività. Tuttavia non c'è dubbio che i giornalisti si impegnino per la verità dato che è quello che la società vuole. La verità giornalistica è tuttavia un'opera di cernita, ovvero si cerca di dare una forma pratica di verità per raccontare tutti gli eventi che sono accaduti. Un giornalista interpreta l'evento, non lo descrive schematicamente, anche perché l'estrema precisione può essere una distorsione della notizia stessa. Il giornalista deve capire ai fatti e poiRiferirli dandogli un senso la precisione ha importanza perché è la base in cui si costruisce il resto ma non basta, bisogna dare una lettura dell'evento in base alla società e al momento in cui quest'evento ha luogo. Esempio del sindaco che in un discorso elogia la polizia in un momento di corruzione della stessa... il giornalista non può semplicemente riportare il discorso perché: è vero che il sindaco ha detto quelle cose ma quelle cose sono false nella lettura totale all'interno dell'ambito della società.
La verità giornalistica è un processo verso la comprensione di un evento: parte dalla notizia e si evolve con le verifiche e la contestualizzazione collegata ad altri articoli e ad altri eventi. La verità è spesso complicata e talvolta contraddittoria ma tramite un processo nel tempo il giornalista ci può arrivare con il nuovo tipo di informazione. Però la ricerca di selezionare
Un resoconto veritiero e affidabile sta pian piano soppiantando la ricerca della grande motivazione. In ogni caso, la ricerca della verità resta un fattore importante per i giornalisti.
Capitolo 3
Per chi lavorano i giornalisti?
Le gratifiche in denaro che vengono date a fine anno ai giornalisti dipendono solo dai profitti della società per cui scrivono. Questo trasforma il giornalista in un imprenditore che cerca il maggior profitto possibile anziché fare bene il proprio lavoro.
Il secondo fondamento del giornalismo è che la prima lealtà del giornalismo è verso i cittadini. Essere leali significa non farsi ostacolare nella ricerca della verità, anche a spese degli interessi economici dei proprietari. I giornalisti hanno un obbligo sociale, devono lavorare per la gente e non per i proprietari.
Dall'indipendenza all'isolamento
L'indipendenza editoriale spesso si è trasformata in isolamento. Questo isolamento è stato provocato anche dal cambiamento
del tono giornalistico: fine anni 80 giornalismo più soggettivo e interpretativo, non più lunghe citazioni ma pezzi analitici sul contenuto di discorsi ad esempio dei candidati nascono: spin doctor, cura l'immagine di un politico; photo-op, fotografia di un politico in una luce favorevole; feeding frenzy, tormentone di media; gotcha journalism, tecnica per far fare una brutta figura all'intervistato. Si passa dunque ad una diversa concezione del far notizia: dal "che cosa?" si passa al "perché?" La reazione al distacco con la crisi economica degli anni 90 gli inserzionisti diminuiscono e i giornali si trovano in difficoltà i giornalisti videro che l'indipendenza era minacciata e di interessi economici frattura tra chi voleva il cambiamento per mantenere i giornali secondo le nuove regole di mercato e chi voleva mantenere il giornalismo così com'era. i proprietari provarono un tipo di tecnica aziendale: chi raggiungeva unObiettivo di vendita veniva ricompensato: questo andò a scapito del ruolo di giornalisti e del ruolo di lealtà verso la società. I cittadini non sono clienti. L'inizio del business del giornalismo ha fatto applicare le regole del marketing all'informazione, facendo diventare i lettori dei veri clienti: questo è sbagliato, il lettore non acquista i servizi del giornale, sono gli inserzionisti i clienti del giornale perché acquistano la pubblicità.
Il muro, alcuni dicono che esiste un muro che separa informazione (il giornalista) e affari (l'inserzionista), ma è improbabile e poi incoraggerebbe l'isolamento o la corruzione.
5 idee da esigere:
- Il proprietario del giornale deve essere impiegato nei confronti di cittadini: tutti si devono impegnare per rispettare i valori della professione.
- Assumere manager che mettano i cittadini al primo posto: se una notizia chiede più posto non deve essere sacrificata per la pubblicità.
fissare e comunicare standard chiari: chiarire rapporti tra pubblicità e informazione e assicurarsi che tutti dipendenti ne siano a conoscenza
4 giornalisti hanno l'ultima parola sulle notizie
5 comunicare al pubblico standard chiari: per recuperare la fiducia e la credibilità stabiliscono delle regole verso il pubblico
La questione della fedeltà verso il pubblico è cruciale ma spesso ignorata, per questo c'è scetticismo
Capitolo 4
Il giornalismo di verifica
Bisogna andare oltre le voci e verificare la notizia
il terzo principio: l'essenza del giornalismo è la regola della verifica
la verifica è quello che distingue il giornalismo dall'intrattenimento
bisogna ascoltare tutte le sfaccettature della notizia per conoscere la verità dalla menzogna
Il significato perduto dell'obiettività
il significato di obiettività riguarda un metodo di verifica delle informazioni trasparente e privo di pregiudizi
Lippmann: i
giornalisti dovevano acquisire un metodo scientifico comune fondando il loro mestiere sullo studio delle prove e sulla verifica. In pratica era il metodo a dover essere obiettivo e non il giornalista. Tuttavia fino ad oggi non esiste un metodo standard. Il giornalismo di asserzione contro il giornalismo di verifica sta indebolendo la metodologia della verifica e la tecnologia a una parte di colpa dell'informazione 24 ore su 24. I giornalisti passano molto tempo a cercare cosa giungere a notizie esistenti piuttosto che verificare i fatti. La correttezza ed equilibrio vengono sfruttati come fini del giornalismo senza verificare le notizie (cfr. cap.2 es. sindaco). L'equilibrio porta alla distorsione e la correttezza non è verso il cittadino ma verso le fonti, per questo è sbagliato. Alcuni giornalisti credono che usare uno stile letterario per raccontare dei fatti veri necessita di inventarne altri. Metodo oggettivo: 1. Non aggiungere mai niente che non c'è: non inventare informazioni. 2. Non omettere nulla di ciò che c'è: riportare tutte le informazioni rilevanti. 3. Non alterare l'ordine degli eventi: presentare i fatti nella sequenza corretta. 4. Non confondere i fatti con le opinioni: distinguere chiaramente tra ciò che è oggettivo e ciò che è soggettivo. 5. Non confondere le prove con le ipotesi: basarsi su prove concrete e non su supposizioni. 6. Non confondere la verità con la verosimiglianza: cercare la verità, non solo ciò che sembra plausibile. 7. Non confondere la completezza con l'esaurimento: fornire informazioni complete, ma senza sovraccaricare il lettore con dettagli superflui. 8. Non confondere la neutralità con l'equidistanza: essere obiettivi, non necessariamente equidistanti da tutte le parti. 9. Non confondere la semplicità con la semplificazione: rendere i fatti comprensibili senza semplificarli eccessivamente. 10. Non confondere la chiarezza con la banalità: comunicare in modo chiaro senza risultare banali.