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Estratto del documento

Territorio italiano, stile storico prevalente in Italia dipende a seconda del luogo in cui ci troviamo.

Quindi il problema nel territorio italiano è molto complesso; sia in Europa che in Italia, dopo aver cercato di

dare la definizione di Restauro si comincia a cercare una categoria (un aggettivo che qualifichi le diverse

teorie del restauro)

Quatremère de Quincy, anteriore a le-Duc di qualche anno, parla di restauro archeologico.

Molto importante dato che spesso noi troviamo sculture o opere

Tutto ha inizio da ragioni di natura archeologica, se noi nei nostri studi del passato non trovassimo le

sculture prive di alcune parti del corpo non ci porremmo il problema di dover aggiungere il mancante.

Il filone principale di Quincy è appunto l’archeologia.

Anche lui definisce il restauro come un’idea che nasce dalle esigenze di conoscere il passato ma anche il

sistemare i pezzi che vengono trovati.

Camillo Boito (1836), fratello di Anrico Boito, grande librettista e letterato; ha scritto il libro “senso” che

diventò il primo film pornografico.

Comincia ad introdurre un altro aggettivo che è “filologico” inteso come “fine a” quindi si può immaginare

una modalità di restauro che viene chiamata il restauro filologico.

Esempio, se io ho un arco gotico rotto, spezzato, copio la metà che ho, quindi affine a quello che ho.

Giovanni Beltrani invece dice no alle ideologie di Camillo Boito e adotta un altro filone di ragionamento che

è il restauro storico. Significa andare a cercare tutti i documenti storici, e ciò che non è documentabile

storicamente non può essere materia per la sua azione di restauro. Si basa solo su ciò che è documentato,

su ciò che ha traccia storica.

Gustavo Giovanoni, che per noi sarà piuttosto importante perché è un ingegnere. Fonda le facoltà di

architettura nel 1923, da ingegnere e soprattutto dopo che era partita la ricostruzione della Prima Guerra

Mondiale, si rende conto che non è più necessario riconoscere l’aspetto statico e costruttivo di una fabbrica

ma occorre avere la conoscenza e la sapienza di una nuova figura professionale, l’architetto.

Prima pensa, poi mette in piedi e poi dice che le facoltà d’ insegnamento devono avere studi specifici per

avere delle persone preparate sotto il orofilo archeologico, filologico perché il tipo di restauro che lui

propone è il cosiddetto restauro scientifico. Un restauro interdisciplinare che è capace di prendere insieme

le molte conoscenze che devono essere acquisite in un percorso di formazione specifico perché un

monumento è in realtà la sommatoria di moltissimi saperi. La figura che si deve occupare di questa attività

deve essere una persona sapiente e scientifica allo stesso tempo.

- 6 -

Nel 1975 nasce il Ministero die beni culturali, prima i vari restauri li faceva il Ministero della Pubblica

Istruzione.

Nel congresso del 1883, architetti insieme ad ingegneri, prendono visione delle circolari della Pubblica

Istruzione e difendono tramite i prefetti il patrimonio della nazione.

I prototipi decisi e adottati dopo il congresso:

1. I monumenti architettonici quando si è dimostrata la necessità di porvi mano debbono piuttosto

venire consolidati che riparati, piuttosto riparati che restaurati, e in ogni modo si devono con il

massimo studio scansare le aggiunte e le rinnovazioni.

2. Nel caso di dette giunte o rinnovazioni tornino assolutamente indispensabili per la solidità

dell’edificio o per altre cause gravissime ed invincibili e nel caso che riguardino parti non mai esistite

o non più esistenti, o delle quali manchi la conoscenza sicura della forma primitiva le aggiunte o le

rinnovazioni si devono compiere nella maniera nostra contemporanea. È nuove opere non devono

urtare troppo il vecchio edificio.

3. Quando si tratti invece di compiere parti distrutte o non ultimante in origine, oppure rifare dei conci

tanto deperiti da non poter rimanere in opera, o quando non di meno rimanga il tipo vecchio da

riprodurre con precisione, allora converrà in ogni modo che i conci aggiunti o rinnovati, pur

assumendo la forma primitiva, siano di un materiale evidentemente diverso, o portino un segno,

meglio la data del restauro, sicchè neanche in ciò possa l’attento osservatore tratto in inganno.

4. Nei monumenti che traggono la bellezza, la singolarità, la poesia del loro aspetto dalla varietà dei

marmi, dai mosaici, dei dipinti oppure dal colore della loro vecchiezza o dalle circostanze pittoresche

in cui si trovano o perfino dallo stato rovinoso in cui giacciono, le opere di consolidamento ridotte

allo strettissimo indispensabile non dovranno scemare possibilmente in nulla codeste ragioni

intrinseche ed estrinseche di allettamento artistico.

Nonostante l’impegno poco dopo provocherà lo stesso vari problemi.

Abbiamo detto che il restauro filologico proposta da Camillo Boito vuole anche lui avere la dignità di una

teoria.

1. Le aggiunte e le innovazioni sono indispensabili quando vanno compiute alla maniera del nostro

tempo.

2. Nella reintegrazione delle parti andate perse, pur mantenendo le stesse forme, si adotti materiale

perso, nel restauro propriamente archeologico si adottino forme semplificate.

3. Le opere di consolidamento devono ridursi al minimo indispensabile.

4. Le aggiunte a qualsiasi tempo appartengono vanno mantenute.

5. Una lapide da infliggersi nel monumento restaurato ne ricorderà la data e le opere principali del

restauro.

Il documento scritto nel congresso del 1883 fu molto importante perché mostra il punto in cui nasce l’idea

di restauro così come poi si evolve fino ad arrivare a noi.

Chi interviene sull’ esistente ha un’enorme responsabilità e deve avere molto senso etico, dato che sta

lavorando su una cosa che appartiene a tutti. - 7 - 9 Novembre ‘16

Il valore dell’antico

Il culto dell’antico è un valore assorbente, capace di inglobare tutti gli altri valori. Non esige la stasi della

conservazione ma il movimento incessante della trasformazione. Il valore dell’antico mostra la vitalità

dell’edificio. Intervenendo in modo violento non si può più pensare di essere nel flusso regolare che

determina il valore dell’antico.

Mentre in Austria abbiamo questa figura straordinaria di Alois Riegl, in Italia si profila il personaggio di

Gustavo Giovannoni. Egli ha una formazione tecnico – ingegneristica. La figura di questo architetto è un

soggetto dotato di molti saperi. Nel 1907 comincia il suo impegno per fondare le prime scuole di

architettura. L’architettura in questa fase è vista ancora come il culto del bello. Nel 1912 è professore

incaricato per la disciplina dell’architettura generale nella Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri. Nel

1925 scrive “La tecnica della costruzione presso i romani”. Comincia ad indagare come la cultura più antica a

noi vicina produceva i suoi edifici. Fra il 1927 e il 1935 dirige la Scuola di Architettura di Roma ed è fra i

principali promotori della prima Facoltà universitaria d'architettura in Italia (quella di Roma), nella quale

ricopre la cattedra di Rilievo e Restauro dei monumenti. L’architettura quindi è un tutt’uno con la nostra

storia. Infatti i pazzi del mondo un tempo per annientare una città hanno demolito i monumenti (es. unione

sovietica).

Egli pensa che la codificazione del restauro sia necessaria. Nei monumenti è insita la complessità della storia

dei monumenti della terra. Quindi un processo che non è mai del tutto lineare. Qui comincia a configurarsi

un tema importante: il tema tecnologico (tecnologia delle costruzioni/funzionamento degli edifici). In

qualsiasi intervento di restauro è necessario accettare compromessi tra storia e arte, antico e nuovo,

volontà e necessità. Tutto ciò deve convivere, nulla deve essere buttato a favore di qualcos’altro.

Giovannoni mette insieme tutto (forma, storia, arte, esigenze tecnologiche, funzionamento) e si avvicina alle

diverse istanze individuandone limiti e potenzialità ed è consapevole del fatto che molte cose

apparentemente contrastanti debbano convivere. Da qui nasceranno le prime regole che costituiscono

l’approccio italiano alla teoria e alla pratica del restauro. Il restauro filologico di Boito (affine a quello che

c’è), il restauro storico di Beltrami ed infine quello scientifico di Giovannoni.

“Questioni di architettura nella storia e nella vita” è uno dei suoi scritti del 1929. Una parte del volume parla

dei restauri dei monumenti, di come i monumenti sono arrivati a noi.

Giovannoni considera il concetto di restauro come un concetto moderno.

Egli inoltre distingue monumenti morti (quelli inabitabili, appartenenti all’archeologia) per esempio il

Colosseo da quelli vivi per esempio Venezia. Monumenti maggiori (es. Basilica di San Marco) ed opere

architettoniche minori.

Giovannoni identifica diverse categorie di restauri:

- Restauri di consolidamento

- Restauri di ricomposizione: necessità di rimettere in piedi, anche dal punto di vista archeologico

(anastilosi)

- Restauri di liberazione: un monumento deve essere liberato da tutti quegli elementi incongrui

addossati all’edificio con il tempo

- Restauri di completamento: completare un edificio con piccoli interventi di aggiustamento magari

causati dalla guerra

- Restauri di innovazione: (apparente contraddizione)

- 8 -

Contesto-paesaggio ed ambiente urbano

Nessun edificio in Italia sta da solo, isolato, perché il contesto che gli sta intorno ha determinato la sua

posizione. Il monumento ha sempre intorno un’ambiente.

Giovannoni prova a codificare e quindi dare definizioni più precise riguardo alla dottrina del restauro

italiano. La posizione del restauro scientifico di Giovannoni dice che noi non possiamo limitarci ad un

restauro che abbia una radice puramente archeologica e non possiamo neanche postulare, aderire a coloro

che ritengono possibili il ripristino di un presunto stato originale. La posizione di Giovannoni tende a

considerare le ragioni dell’arte e quelle della storia. La storia non è un momento sincronico ma tutto quel

complesso di vicende che modificano un manufatto nel tempo rispetto alla sua destinazione d’origine.

Minimo lavoro di aggiunta: le nostre aggiunte possono essere solo le minime. Il concetto di aggiungere

elimina quello di togliere. Non tolgo mai nulla.

Manutenzione: tutte quelle opere di riparazione e consolidazione che confermano il rispetto dell’edificio.

- Restauri di consolidamento: azioni compiute per dare nuova solidità e resistenza alle costruzioni.

Non deve essere sempre invasiva. Interventi minimi ma necessari.

- Restauri di ricomposizione: s

Dettagli
A.A. 2016-2017
22 pagine
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SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/19 Restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vittoriavesentini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di Restauro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Iuav di Venezia o del prof Codello Renata.