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Architetture rinascimentali in Italia
Tempio Malatestiano (o Tempio di San Francesco), Rimini, 1257
Eretto sul luogo di demolizione di un'antica cappella, il tempio subì due fasi di restauro: una immediata, tra il 1200 e il 1300, che riguardò principalmente la costruzione degli interni, l'altra nel 1400 avviata sotto la signoria di Sigismondo Pandolfo Malatesta, che affidò il progetto ai maggiori architetti dell'epoca, tra cui Leon Battista Alberti. Quest'ultimo non apportò modifiche al volume preesistente e non concluse la facciata. Facciata incompiuta. Vista degli interni.
Basilica di Santa Maria Novella, Firenze, 1279
Leon Battista Alberti ricostruì il rivestimento della facciata, rifacendosi a tutti i linguaggi fiorentini per comporli in un unico progetto di stampo rinascimentale; caratteristici sono le policromie e l'uso di archi acuti.
Palazzo Pitti, Firenze, XV secolo
Nel 1700 venne ampliata lo schema compositivo modulare della facciata, originariamente...
composto da sette moduli, mantenendo lo stesso stile; attualmente è difficile distinguere tale intervento dal volume preesistente.
Pantheon, Roma, 27 a.C.
Per il progetto di conversione del tempio pagano in basilica cristiana, Bernini aggiunse due campanili in facciata, successivamente rimossi nel 1800; nasce il restauro come attività consapevole e continuativa, che rispetta il preesistente affinché il passato possa essere tramandato al futuro.
Vista attuale del Pantheon. Fotografia ottocentesca – progetto di Bernini.
Duomo di Milano, 1386
La cattedrale nei secoli subì diverse attività di restauro. Verso la fine del 1500, Pellegrini sviluppò un progetto d'impronta settentrionale, prevedendo l'aggiunta di due campanili; tra il 1600 e il 1700, venne indetto un concorso per completare la metà superiore della facciata, purché fosse in continuità con il basamento di Pellegrini; Brentano vinse il concorso del 1900.
Progettando l'attuale facciata. Abbazia di Chiaravalle, Milano, 1135
Nel 1700, venne inserito un portico sul fronte della chiesa, incongruo con il nucleo originario; si trattò del solito intervento invasivo che segnava una netta frattura tra presente e passato.
3. La Rivoluzione francese.
Con la caduta del potere monarchico, l'uomo si rivolse verso un nuovo culto, non più quello del monarca divino: si parla di culto della ragione e di Illuminismo. Una nuova Francia si impegna in un'accurata ricerca nel passato di tutto ciò che non avesse a che fare con la figura del re, coltivando questa nuova passione per ciò che è razionale (la ragione come lume del sapere e della vita); nasce il concetto di monumento, strumento per tramandare la storia. I monumenti, proprietà dello Stato (è suo dovere occuparsi del loro eventuale stato di degrado), sono inviolabili, poiché adempiono ad un compito molto importante, cioè di
trasmettere il passato ai posteri, quindi si parla per la prima volta di tutela.Colosseo (o Anfiteatro Flavio), Roma, 72 d.C.
Sotto il comando di Vespasiano, venne avviata la lunga costruzione dell'anfiteatro, la cui platea di fondazione incalcestruzzo poggia dove prima si trovava il lago artificiale della Domus Aurea di Nerone; il progetto è caratteristico per la sovrapposizione dei tre ordini architettonici. Con la caduta dell'Impero Romano, la struttura subì danni di diverso tipo: nel 1000 fu convertita in cava e successivamente, nel 1300, un terremoto causò gravi danneggiamenti; nonostante le denunce che Raffaello avanzò circa l'uso improprio dei monumenti, l'anfiteatro divenne un deposito di letame tra il 1600 e il 1804, per la produzione di salnitro che ebbe una forte azione corrosiva.
Nel 1806 furono avviati i primi veri interventi di restauro. Per quanto riguarda lo sperone orientale, si distinsero con i loro interventi Palazzi.
Camporese e Stern; i progetti andarono a risolvere un problema statico, contrastando le spinte della struttura murando le arcate (prossime ad un eventuale crollo), rompendo però la continuità storica. Dellosperone occidentale si occupò Valadier nel 1820, che si premurò di mantenere lo stile, pur utilizzando materiali differenti causa questioni economiche: rivestì di intonaco i mattoni per riprodurre la matericità del travertino; successivamente il rivestimento venne rimosso per rendere noto il suo intervento (opera di restauro).
Vista attuale del Colosseo. Intervento Valadier – sperone occ. Intervento sperone orientale.
Arco di Tito, Roma, 80 d.C.
Un altro progetto di restauro affidato a Valadier, che se ne occupò tra il 1819 e il 1821; inglobò la struttura nella cinta muraria della città, così come era in uso fare per restaurare gli archi trionfali romani, e come per il Colosseo adoperò materiali diversi.
Questa volta sottolineando la differenza tra il proprio intervento e il volume originale.
Basilica di San Paolo fuori le mura, Roma, IV secolo
Una delle più importanti basiliche di Roma, venne distrutta per metà da un incendio scoppiato tra il 1700 e il 1800; si persero i colonnati delle navate e la copertura (aveva già problemi statici), tutto recuperato grazie ad un'accurata riproduzione grafica del progetto originale per mano di Uggeri. Sulla questione di restauro o ripristino del sito, si esposero due importanti figure: Valadier, della prima idea, intendeva mantenere transetto e ciborio, convertendo la porzione antistante in portico e demolendo il muro trasversale del transetto; il papa, al contrario, voleva ripristinare il più possibile la struttura originaria, limitandosi a correggere le modifiche apportante nel tempo, come il muro trasversale già individuato dalla controparte. Prevalse il secondo progetto, primo vero ripristino architettonico.
Eugène Viollet-le-Duc. Il restauro storico – stilistico.
Successivamente alla Rivoluzione Francese si cominciò a parlare di tutela, soprattutto perché la formazione degli architetti francesi non permetteva loro di intervenire consapevolmente su monumenti medievali; venne redatto un accurato elenco di tutte le opere artistiche ed architettoniche da tutelare nelle opere di restauro – conservazione.
In Italia la stagione del restauro si avviò seguendo l'esempio francese: si parla di ecclettismo storicistico, una fase storica che riguardò l'architettura dell'Ottocento, durante la quale convissero stili diversi, ognuno riferito ad un periodo storico differente.
Eugène Viollet-le-Duc (1814 – 1879) era uno studioso francese di architettura classica, che viaggiò soprattutto tra Italia e Francia, sviluppando la passione per il gotico eseguendo numerosi rilievi, efficaci per la comprensione dei principi dello stile.
con lui si parla di restauro stilistico: osservando dal vivo l'architettura nel suo degrado, riusciva a risalire e a ricostruire con cura le fasi di costruzione dell'involucro, potendo così condurne un restauro consapevole.- La Madeleine (o Basilica di Santa Maria Maddalena), Vézelay (Borgogna), 1120
La chiesa era in grave stato di degrado: mancava la torre Nord, il sistema statico era precario e alcune campate presso il transetto erano andate perse. Viollet intervenne ripristinando e sistemando il possibile, senza ricostruire o sovrap-porre nuove opere: chiuse il foro in copertura lasciato dalla ex torre, aggiunse dei contrafforti per contrastare le spinte interne e ricostruì le ultime campate delle navate con arcate romaniche, scelta che valutò migliore a livello strutturale rispetto il sesto acuto ricorrente nell'edificio.
Vista attuale della Madeleine. Intervento Viollet - ex torre. Intervento Viollet - inserimento dei
contrafforti.
- Basilica dei Santi Nazario e Celso, Carcassonne, 1096
- Cattedrale di Notre-Dame, Parigi, 1160
L'edificio subì diverse fasi costruttive che si conclusero in epoca gotica; originariamente la struttura venne incorporata nelle mura della città. Viollet, basandosi su questo particolare, ripristinò le merlature, riconnotando la facciata.
La facciata, caratterizzata da due ordini separati da un registro di archetti ciechi, venne deturpata dai rivoluzionari che danneggiarono le statue dei santi, scambiate per emblemi del potere monarchico. Venne indetto un concorso per il restauro della cattedrale, vinto da Viollet, che ripristinò le sculture anche nelle loro parti danneggiate, dopo aver condotto un accurato studio sullo schema compositivo e proporzionale del fronte; così nota la coesistenza di due progetti non coevi circa le aperture interne (del 1200 e del 1300), che decise di mantenere: un ordine presentava incolonnate una trifora,
un rosone e una finestra arcata; l'altro era composto da una trifora sormontata da una bifora, in cima, una finestra circolare.
5. Carlo Maciachini. Il restauro analogico.
“Per restauro noi intendiamo la conservazione di ciò che esiste e la riproduzione di ciò che è manifestamente esistito.”
Carlo Maciachini (1818 – 1899) fu un architetto italiano, le cui conoscenze derivarono dalle lezioni di storia dell'architettura impartite da Mongevi. Secondo la sua filosofia, il restauro doveva trattarsi di un progetto capace di ricostruire l'assetto stilistico originale dell'edificio, basandosi sulle caratteristiche tipiche dell'area geografica in cui esso si inserisce (restauro analogico): “In un restauro non si deve inventare nulla […] è più saggio copiare i motivi analoghi di un edificio dello stesso tempo e provincia.”.
• Chiesa di Santa Maria in Strada, Monza, 1348
San Carlo Borromeo, verso
la fine del 1500, istituì delle norme circa la costruzione di edifici ecclesiastici: le chiese di campagna dovevano prevedere finestre ad altezza uomo, per permettere ai passanti di pregare anche quando l'edificio fosse chiuso, ed una lunetta in facciata così che l'illuminazione naturale interna fosse maggiore. Maciachini studiò tutti gli elementi problematici a livello stilistico; ripristinò gli archetti sopra il portale, continuò le serie di nicchie mantenendo la lunetta, chiuse le finestre ad altezza uomo e concluse il campanile con bifore. Vista attuale della Chiesa. Particolare del portale d'ingresso. Particolare registro superiore della facciata. - Basilica di San Simpliciano, Milano, IV secolo Chiesa romanica che in epoca barocca subì variazioni circa le aperture, le cui originali bifore e trifore vennero sostituite con finestroni a sesto ribassato; Maciachini ricostruì l'assetto primario rifacendosi allatrifora in alto, aggiungendo pietre bianche decorative (più solide del mattone), alle volte a chiusura dei fori delle impalcature. In un progetto successivo furono rimosse le policromie, poiché nel tempo sorse il dubbio che le arcate originariamente fossero posizionate altrove.