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CAPITOLO 4: LA PARETE CELLULARE
• Cere epicuticolari (hanno diverse forme e sono formate da
catene alifatiche idrofobiche)
• Cutina+cere
• Cutina+carboidrati
• Pectine
• Parete cellulare
• Plasmalemma
• Citoplasma
Composizione chimica della parete cellulare
Sostanza fondamentale Cellulosa
Matrice Pectine, emicellulose, proteine
Sostanze incrostanti Lignina, fenoli, minerali
apposizioni Cere, cutina (principale componente:
poliestere insolubile di idrossiacidi
grassi a 16-18C), callosio, suberina
Cellulosa: Si tratta di un polisaccaride di glucosi legati β-1,4. Si
assemblano in microfibrille la cui polarità è fondamentale nel
determinare le proprietà della cellula in questione. Queste infatti sono
impacchettate tra loro prevalentemente in maniera parallela così da
associarsi in reticoli cristallini, tenuti da legami a idrogeno e di Van Der
Waals, che la rendono molto resistente e insolubile in acqua. Date tali
caratteristiche studiarne la disposizione risulta molto complesso, per
questo sono presenti due principali teorie: (1) presenza di una regione
altamente organizzata circondata da una meno, (2) presenza di più
domini cristallini legati da regioni amorfe.
Sono polisaccaridi lunghi e lineari che possono presentare
Emicellulose:
delle ramificazioni laterali. I più presenti sono gli xiloglucani. Essi
legano le fibrille di cellulosa formando dei lacci che le tengono insieme
e contemporaneamente si intercalano tra esse impedendone un
eccessivo impacchettamento, che impedirebbe un’eventuale
degradazione. Infatti tramite una β-xilosidasi è possibile rimuovere le
catene laterali di xilosio causando una maggiore robustezza della
parete. La struttura lineare degli xiloglucani è la stessa della cellulosa,
essi però variano in quanto presentano delle ramificazioni laterali di
xilosi, a volte associate a fucosi e galattosi. Un’altra emicellulosa
importante è il glucuronoarabinoxilano: questo infatti può essere
legato da molecole di acido ferulico, un acido idrossicinnamico,
tramite legami estere sull’arabinosio o con legami covalenti tra due
acidi ferulici che ne aumentano l’impacchettamento.
Esse,
Pectine: come le cellulose, sono polisaccaridi, al contrario però
non hanno una struttura ancora perfettamente nota. Sono infatti
molecole talmente grandi la cui struttura non è stata ancora
totalmente chiarita. Si è visto però come conservino delle
caratteristiche comuni: (1) sequenza di omogalatturonano
caratterizzato da β (1-4)-D-acido galatturonico, (2) ramnogalatturonano
1 composto da residui alternati di ramnosio e acido galatturonico, (3)
ramnogalatturonano 2 che risulta molto ramificato e variegato. Queste
molecole, tramite i gruppi carbossilici del galatturonano, legano atomi
di calcio carichi che fungono da ponte tra più molecole.
Lignina: Si tratta di un polimero fenolico costituito da varie subunità
dette monolignoli. Essa si trova quasi esclusivamente nella parete
secondaria di cellule di tessuti di sostegno e vasi xilematici. È
caratterizzata da una struttura molto estesa che conferisce rigidità e
idrofobicità alle pareti in cui è deposta.
Funzioni parete cellulare:
• La funzione più intuitiva è quella di interfaccia con l’ambiente
esterno. Dunque la parete funge da regolatore e controllore di ciò
che entra e ciò che esce, in concomitanza della membrana
cellulare.
• È fondamentale nel sostegno delle piante: queste infatti non
hanno uno scheletro e la loro capacità di crescere a varie altezze
dipende dalla pressione positiva esercitata dal protoplasto,
componente interna della cellula, sulla parete.
• Controlla l’accrescimento cellulare: da come le componenti
vengono deposte, inteso come direzionalità delle molecole, la
cellula può accrescersi solo in limitate direzioni, come vedremo.
• Rappresenta un’importante prima barriera contro l’attacco di
eventuali patogeni.
• Hanno dimensioni differenti in base all’organo considerato: nei
fasci vascolari, ad esempio, è molto più spessa che in qualsiasi
altro organo.
Degradazione cellulosa
La cellulasi distinte in tre gruppi ognuno con isoenzimi:
• Endo 1-4 beta glucanasi: scinde i legami 1-4 beta a caso nella
molecola
• Eso 1-4 beta glucanasi: separa una molecola di cellobiosio o
glucosio da una estremità
• 1-4 beta glucosidasi: idrolizza il cellibiosio a glucosio
Biosintesi cellulosa: Questa viene sintetizzata a partire da grandi
rosette,
complessi proteici inclusi nella membrana plasmatica detti per
via della loro struttura circolare che ricorda una rosa. Ognuna di queste
è caratterizzata da sei subunità a loro volta costituite da sei molecole
ciascuna di cellulosa sintasi. Essa si trova diffusa in tutta la
membrana ed ha il suo sito catalitico sul versante citoplasmatico. Si
crede, ma non se ne ha la certezza, che glucosidi di steroli, steroli
legati a uno o più glucosi, diano inizio alla polimerizzazione: una
molecola di saccarosio viene scissa in glucosio e fruttosio
saccarosio sintasi,
dalla associata alla cellulosa sintasi, il glucosio viene
attivato in UDP-glucosio e viene donato, tramite idrolisi, al polimero in
accrescimento. L’enzima possiede due siti catalitici consecutivi che
permettono l’assemblaggio di due molecole di glucosio per volta. Si è
scoperto che a dirigere la disposizione delle fibrille sono i microtubuli:
inibendo la loro polimerizzazione le fibre di cellulosa vengono disposte
in maniera casuale e disordinata.
Patogenicità dei microrganismi
Molti batteri e funghi patogeni producono anche enzimi extracellulari
implicati nelle varie fasi del processo di patogenesi.
Enzimi fungini degradanti la parete cellulare dell’ospite:
enzimi target
Enzimi pectici pectina
Idrolasi (endo/esopoligalatturonasi,
ramnogalatturonasi)
Liasi (endo/eso pectato, endopectina,
esopectina liasi)
Esterasi (pectinmetiliesterasi, )
ramnogalatturonano, acetilesterasi
Cellulasi cellulosa
depolimerasi Matrice (xiloglucano)
proteasi Glicoproteine (estensine)
Gli enzimi degradanti la parete cellulare più studiati sono quelli
prodotti da batteri che causano i marciumi molli e da funghi che
causano estese necrosi dei tessuti di riserva.
Alla fine dell’800 ANTON DE BARY dimostrò che gli estratti dei tessuti
marci potevano macerare tessuti sani. All’inizio del 900 si è potuto
verificare che la macerazione è dovuta ad enzimi pectolitici prodotti
dai batteri
L’abilità a produrre enzimi pectolitici è tipica di diversi funghi e batteri
(Botrytis, Sclerotinia, Erwinia).
nectrofici
La sequenza degli enzimi è generalmente prodotta nella sequenza:
• Enzimi pectici
• Emicellulasi
• Cellulasi
L’attività dei vari enzimi dipende dalla composizione chimica della
parete: ad esempio nelle monocotiledoni ricche in emicellulosa i
patogeni tipo rhizoctonia cerealis e fusarium culmorum producono
quantità significative di xylanasi.
Nel caso dei marciumi molli la morte delle cellule è causata dagli stessi
enzimi che lisano la lamella mediana oppure da altri fattori?
La risposta non è facile perché questi patogeni producono tutta una
serie di enzimi che modificano la parete, ciascuno con un proprio modo
di azione:
• Pectin-metil esterasi rimuovono il gruppo metile della pectina
per dare acido pectico l’acido pectico è più suscettibile alla
pectato-liasi e alla poligatturonasi che frammentano le catene
gli enzimi pectolitici possono agire in combinazione con le
cellulasi, emicellulasi e ligninasi, complicando il quadro.
La produzione di enzimi litici non è necessariamente correlata alla
patogenicità.
• Alcuni aspergilli producono enzimi pectici in quantità anche
maggiore ad Erwinia ma in condizioni normali non sono patogeni
• Cloni di E. coli che esprimono il gene della pectato liasi di Erwinia
non sono in grado di macerare i tessuti di patata
Quindi la linea di divisione tra saprofitismo e parassitismo appare
sempre meno chiara e in molti casi la differenza sostanziale tra i due
comportamenti potrebbe essere la regolazione di determinati geni,
piuttosto che la loro presenza o assenza.
Anche i biotrofi producono gli stessi enzimi, ma in minore quantità e su
siti ben localizzati in modo da non danneggiare indiscriminatamente
l’ospite. Gli emobiotrofi, come colletotrichum producono modulandone
la quantità a seconda dello stadio di crescita.
I microrganismi in grado di degradare la lignina sono rari:
il modo di azione delle ligninasi è peculiare in quanto coinvolge la
produzione ossidativa di radicali liberi altamente reattivi che rompono
diversi legami nella molecola di lignina mediante un processo che si
chiama “combustione enzimatica”.
La mancanza di attività ligninasica in molti batteri e funghi spiega
perché le pareti lignificate sono delle barriere altamente efficaci nel
prevenire la penetrazione dei microrganismi.
Caratteristiche della lignina
I precursori (alcol sinapilico, coniferilico, cumarilico) prodotti nel Golgi o
nel reticolo endoplasmatico sono trasportati alle pareti via vescicole e
qui polimerizzati a lignina con perossidasi legate alle CW.
“La lignina protegge i polisaccaridi strutturali”
Molecola organica naturale più recalcitrante e molto abbondante (1/4
della produzione primaria terrestre, seconda dopo la cellulosa)
Degradazione della lignina fattore limitante della conversione di
biomasse vegetali in prodotti commerciali.
Degradazione della lignina
• Consentono l’accesso a polisaccaridi strutturali protetti (lignina
non utilizzabile come sola fonte di C)
• sono favorite da scarsità di N nel suolo prodotte
preferenzialmente da Basidiomiceti agenti di carie bianca
• Non tutti gli agenti di carie bianca hanno questi enzimi: gli agenti
di carie bruna modificano la lignina ma non la decompongono
• Ascomiceti e Mitomiceti (presenti con alta umidità) preferiscono
la cellulosa ma attaccano anche la lignina
Diverse ligninasi in base al modo d’azione
Lignina perossidasi: destabilizza anelli aromatici nella molecola
Manganese perossidasi: genera chelati di Mn, diffusibili all’interno
dello scheletro della molecola, che ossidano gruppi fenolici
Laccasi: ossidano gruppi fenolici esterni
Laccasi responsabili della frammentazione iniziale del polimero di
lignina a radicali più piccoli non possono ossidare completamente la
lignina, in quanto ricca anche di strutture non fenoliche.
Phanerochaete chrysosporium,
Il fun