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EPARINA
Il sito di legame dell'eparina con l'antitrombina III è individuato da una pentasaccaride,
costituito da una sequenza di cinque unità cariche negativamente, che forma un legame con le
regioni ricche di amminoacidi carichi positivamente dell'antitrombina III (come la lisina).
L'eparina non è una proteina, è un MUCOPOLISACCARIDE, sintetizzata in basofili e mastociti.
PROTEINA C (PC) PROTEINA
Rimane ancora fuori il fattore V, inibito da due proteine che sono: e
S (PS)
Si tratta di due proteine che agiscono insieme e quando sono unite inattivano il fattore V e VIII
attivati.
La proteina C è una glicoproteina prodotta dal fegato, vitamina K dipendente. Affinchè si
trombomodulina
possa attivare richiede la presenza di trombina e di (una glicoproteina
della membrana delle cellule endoteliali). Come ben sappiamo, la trombina che
interviene nel processo della coagulazione, ha azione coagulante, mentre qui assume
una funzione anticoagulante.
La trombina si lega alla trombomodulina: va incontro a cambiamenti conformazionali
che fanno si che la proteina c si attivi rapidamente. Questi cambiamenti fanno perdere
alla trombina la capacità di attivare il fattore V e il fibrinogeno e la trasformano da
enzima pro-coagulante ad un enzima che genera un potente anticoagulante e cioè la
(APC).
proteina c attivata L’ APC forma un complesso con la proteina S.
La proteina S è anch'essa una glicoproteina vitamina K dipendente, sintetizzata dal
fegato, ma anche dalle cellule endoteliali e dai megacariociti. Forma con la APC un
complesso che inattiva i fattori V e VIII attivati, legati ai fosfolipidi, in presenza di ioni
calcio, sulle membrane cellulari endoteliali e piastriniche.
COFATTORE EPARINICO II (HCII)
Circa 1/3 dell'eparina circolante viene legato all'antitrombina III, mentre gli altri 2/3 catalizzano
l'effetto antitrombinico del cofattore eparinico II. È una glicoproteina sintetizzata nel fegato e
agisce inibendo soltanto la trombina. L'importanza fisiologica in vivo delle proprietà
anticoagulanti dell'HCII non è così chiara come per l'antitrombina III.
Tutto questo processo avviene a livello delle piastrine, sui fosfolipidi, in presenza di ioni calcio,
quindi nell'ambito dei fattori che portano alla formazione del tappo piastrinico.
Si può presentare una carenza di queste proteine inibitrici che, come abbiamo detto,
alterazioni congenite
predispongono i soggetti alla trombosi.Si conoscono di tali inibitori
(antitrombina III, proteina C e proteina S) che sono trasmesse come carattere autosomico
dominante. alterazioni acquisite:
Oppure si parla di tali proteine sono prodotte dal fegato e se il fegato
funziona poco bene, in caso quindi di danno epatico, fino ad insufficienza epatica (epatopatie)
vi sarà una diminuzione della sintesi di queste proteine.Inoltre tali fattori possono essere
fortemente consumati in situazioni più gravi come la coagulazione intravasale disseminata
(CID).
In particolare:
Carenza di proteina C e S predispongono alla trombosi venosa (giovanile) per mancata
attivazione dei fattori V e dei fattori VIII attivati.
Si può verificare una mutazione a carico del gene del fattore V che produce un fattore
fattore V di Leiden,
mutato chiamato che induce uno stato di resistenza alla proteina C
attivata. Per cui nella condizione di eterozigote, ma ancor più in quella di omozigote, è
responsabile di molti casi di trombosi venosa giovanile perchè il fattore V mutato non
viene inibito dalla proteina C attivata.
INIBITORE DELLA VIA ESTRINSECA TFP1 (inibitore della via del fattore tissutale,
Esiste un inibitore che viene indicato con la sigla
tissue factor pathway inhibitor).E' una glicoproteina sintetizzata dalle cellule endoteliali, circola
nel plasma complessata ad alcune lipoproteine ed è l'inibitore della via estrinseca della
coagulazione. Inibisce l'attivazione diretta del fattore X da parte del complesso fattore VII-
fattore tissutale, formando un complesso quaternario (inibitore-fattore X-fattore VII-fattore
tissutale) nel quale lega e inibisce i siti attivi del fattore X e del fattore VII attivati. Carenze di
questo inibitore non sono state descritte e la sua importanza è limitata dal fatto che non blocca
l'attivazione del fattore X da parte della via intrinseca, perchè il fattore X rappresenta
l'iniziatore della via comune.
INIBITORI DELLA FIBRINOLISI
Se mancano gli inibitori della fibrinolisi, il processo fibrinolitico procederà in modo incontrollato
e si avrà rischio emorragico.Poichè la fibrinolisi avviene dall'attivazione del plasminogeno in
plasmina, per bloccare il processo possiamo inibire sia l'uno che l'altro.
Inibitori dell'attivazione del plasminogeno
Inibitore di tipo-1 (PAI-1, inibitore di tipo 1 dell'attivatore del plasminogeno). E' una
glicoproteina presente nel plasma, ma è presente anche nelle piastrine (nei granuli
alpha) e nella cellule endoteliali; inibisce il t-PA (attivatore tessutale del plasminogeno).
Inibitori della plasmina
Una volta formatasi la plasmina questa può essere inibita attraverso varie proteine. Gli
inibitori della plasmina sono tre:
Alpha2 antiplasmina,
- è il più importante. E' un alpha 2 globulina.
Alpha2 macroglobulina
- Alpha1 antitripsina
-
L'alpha2 antiplasmina è quella più comunemente usata, viene sintetizzata dal fegato, è
presente nel plasma e nelle piastrine.
Nella pratica questi sono inibitori della fibrinolisi e la loro carenza può portare ad emorragia,
tuttavia possono utilizzati anche questi per valutare un eventuale rischio trombotico.Se vi è un
eccesso di PAI vuol dire che viene inibita la fibrinolisi e c'è rischio trombotico. Un eccesso di PAI
non controbilanciato da un elevato t-PA può indurre trombosi. In condizioni normali, se aumenta
il PAI aumenta anche il t-PA. Se non vi è questo equilibrio si può avere rischio trombotico.
Cellule endoteliali
Le cellule endoteliali modulano numerosi e opposti meccanismi dell'emostasi ed hanno
proprietà:
Anti-piastriniche (antiaggreganti perchè producono prostacicline, ossido di azoto che ha
proprietà aggreganti);
Anticoagulanti (perché producono trombomodulina che agisce favorendo l'inattivazione
del fattore V e del fattore VIII);
Fibrinolitiche (t-PA), grazie alle quali il sangue si mantiene fluido;
Pro-aggregante e pro-coagulante (perché producono fattore vWF e fattore tissutale TF)
in seguito a danneggiamento o attivazione (da agenti patogeni, da endotossine, da
fattori emodinamici, da ipossia, da citochine infiammatorie);
Antifibrinolitica (perché producono l’inibitore del t-PA).
4. TROMBOSI
attivazione intravasale della cascata emostatica che porta alla formazione del
Inopportuna
trombo, una massa semisolida data da un aggregato di piastrine e cellule ematiche.
Tre sono i fattori che predispongono alla formazione del trombo, e sono definiti dagli studiosi
triade di Virchow
“ ” (sono tutti collegati fra di loro):
Il danno endoteliale (che favorisce l’adesione piastrinica al collageno subendoteliale);
Alterazione del flusso sanguigno come stasi (provoca un danno endoteliale perché viene
a mancare O ) o turbolenze (che si vengono a formare facilmente a livello delle
2
biforcazioni del circolo sanguigno, dove cambia la velocità del sangue).
primitive (genetiche)
Ipercoagulabilità del sangue, dovuta a cause come la mancanza
o deficienza dell’Anti-trombina III, o la sua riduzione per natura ereditaria legata a
patologie epatiche; carenza della proteina C e proteina S; difetti della fibrinolisi;
mutazioni del FV (per cui diventa incapace di essere inattivato da Proteina C e S); iper-
omocisteinemia (data da carenze di vitamina B12 ed acido folico). Quando vi è troppa
omocisteina in circolo (il valore normale va da 4 a 14 micromoli/L, si inizia a parlare di
rischio di trombosi con valori oltre le 20 micromoli/L), questa ha due meccanismi
d’azione importanti: in primis inibisce l’ATIII, e poi blocca la trombomodulina; così
facendo, i fattori della coagulazione che dovrebbero essere inattivati, non vengono
inattivati, ed ecco il maggior rischio di trombosi spiegato. L’iperomocisteinemia può
essere tanto di natura ereditaria, quanto soprattutto acquisita in quanto legata a
secondarie
carenza delle due vitamine (folati e B12). Tutte le altre condizioni,
(acquisite) , che possono portare a un maggior rischio di trombosi sono: prolungata
degenza a letto o immobilità, danno tissutale da interventi chirurgici, traumi, fratture,
ustioni (per liberazione del fattore tissutale) oppure tumori, in quanto le cellule tumorali
sono ricche di FT (fattore tissutale) e possono instaurare la coagulazione, ed altre
situazioni inducenti la ipercoagulabilità, come l’uso di protesi valvola cardiache, e quindi
il contatto del sangue con una superficie estranea. C’è necessità, in questi casi, di
somministrare degli antiaggreganti o anticoagulanti.
[OMOCISTEINA (collegamento con vitamina B12 e acido folico)Elevati livelli plasmatici di
omocisteina contribuiscono alla trombosi arteriosa e venosa; tale effetto è molto probabilmente
dovuto ad inibizione dell'antitrombina III, che perde la sua azione anticoagulante, e della
trombomodulina endoteliale, quindi non si ha più inibizione del fattore V e del fattore VIII.
L'iperomocisteinemia può essere ereditaria o acquisita e può essere potenzialmente causata da
uno scarso apporto di folati e di vitamina B12.L'omocisteina ha un valore di 4-14 micromoli/L,
valori intorno a 20 sono considerati valori di rischio trombotico. ]
5. FISIOPATOLOGIA DELL’EMOSTASI
Il maggior rischio emorragico sarà legato alle alterazioni delle varie fasi dell’emostasi (si potrà
avere quando c’è un difetto del meccanismo emostatico della parete vascolare). In relazione
alle varie fasi dell’emostasi (vascolare, piastrinica, della coagulazione, della fibrinolisi), se ci
sono alterazioni in ciascuna di queste, ci può essere un maggiore rischio emorragico. Viceversa,
se c’è una maggior attività del sistema emostatico, vi è maggior rischio trombotico. Vediamo
queste alterazioni:
Sindromi Emorragiche da alterazioni della parete vasale o Porpore Vascolari I
porpore vascolari piastriniche
termini o sono correlati al fatto che il danno sia legato o
alle pareti vasali o alle piastrine. Queste sono delle manifestazioni emorragiche cutanee
o mucose: interessano quindi i tessuti superficiali.Le porpore vascolari son dovute a
danno della par