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[RIEPILOGO CONTRAZIONE]
I cicli dei ponti trasversali proseguono fino a quando la concentrazione del calcio è adeguata. La
concentrazione citosolica di Ca si riduce quando la calcio ATPasi trasporta attivamente il calcio. In
realtà essa funziona sempre ma diciamo diventa prevalente l’effetto della sua attività quando non
c’è più segnale, quando non arriva più pda, quindi quando cessa lo stimolo del motoneurone. La
rimozione del calcio dalla troponina ripristina l’attività bloccante della tropomiosina e il ciclo dei
ponti trasversi cessa e la fibra muscolare si rilassa. Quindi qualsiasi cosa che interagisce con uno
di questi processi interagisce con la contrazione muscolare. Avevamo visto l’altra volta i bloccanti
dei recettori dell’acetilcolina come il curaro, che blocca la contrazione muscolare. La carenza di Ca
limita la contrazione muscolare, la carenza di energia blocca la contrazione muscolare.
Ora volevo parlarvi dell’aspetto macroscopico della contrazione muscolare, riferita agli arti perché
è la più semplice da comprendere, però questi concetti valgono per tutti i muscoli, anche i muscoli
della faccia e della cavità orale.
La contrazione muscolare nei muscoli in toto consiste nell’accorciamento della fibra con
conseguente sviluppo di forza. Può o meno provocare lo spostamento/ il movimento
dell’articolazione e/o di un eventuale carico. In questo caso il carico è rappresentato dalla mano
stessa. Vediamo cosa accade in caso di contrazione del bicipite. Il bicipite è un muscolo flessorio,
cioè riduce l’angolo dell’articolazione. Quando si contrae e quando la mano non contiene niente o
un peso leggero, cioè una forza peso minore della forza che può essere esercitata dal muscolo il
carico si può spostare. In questo caso abbiamo un compimento di lavoro (L), che è dato da FxS, e
in questo caso la contrazione viene definita ISOTONICA, perché il muscolo sviluppa una certa
forza (o tensione). Quando questa forza è sufficiente a spostare il carico la forza rimane costante e
non aumenta più. Quindi isotonica vuol dire forza costante. Il livello al quale la forza rimane
costante dipende dal carico da spostare, se possibile. Se invece il carico è superiore alla forza
massima che il muscolo può
sviluppare, il carico non si sposta,
però il muscolo sviluppa comunque
forza e si contrae, ma senza
accorciarsi. Si accorcia il muscolo ma
non si sposta l’articolazione. In
questo caso la contrazione si chiama
ISOMETRICA, la lunghezza è
costante. Queste due modalità di
contrazione sono intercambiabili,
quindi una contrazione isotonica può
diventare isometrica semplicemente
aumentando il carico da spostare.
Questi sono due apparecchi che
misurano i due tipi di contrazione.
Qui abbiamo la fibra muscolare alla
quale è stata mantenuta
l’innervazione. Abbiamo un apparecchio che applica della corrente alla fibra nervosa in modo da
provocare la stimolazione. 9
In questo caso la fibra è mantenuta
fissa, in modo da simulare una
contrazione isometrica, cioè la fibra è
bloccata come se il suo carico fosse
talmente grande che non riesce a
spostarlo. Qui abbiamo un trasduttore di
forza che misura la forza generata dal
muscolo. Si vede che appena viene
stimolata la fibra aumenta la forza, si
contrae, i filamenti scorrono, il
movimento dei filamenti provoca
l’accorciamento dei sarcomeri ma il
muscolo nel toto, soprattutto perché ci
sono le componenti connettivali (tendini)
non si accorcia e si ha uno sviluppo di
forza.
In questo altro sistema la fibra invece si
può accorciare. Questo è un carico
leggero, quindi la forza peso è minore
della forza che può sviluppare la fibra, e
si misura l’accorciamento. Vediamo che
in seguito all’applicazione dello stimolo,
inizialmente non succede niente poi il
muscolo inizia ad accorciarsi fino a raggiungere un livello massimo di accorciamento e poi si
ritorna allo stesso livello. Questa fase viene chiamata periodo di latenza. Anche qui c’è ma è molto
molto più corto e il periodo di latenza della contrazione muscolare isotonica nella quale si può
vedere l’accorciamento, dipende dal fatto che prima di poter avere un accorciamento il muscolo
deve arrivare a un livello di forza superiore al carico del peso da spostare. Inizialmente anche le
contrazioni isotoniche hanno sempre una fase isometrica. I muscoli non si possono accorciare
perché prima devono sviluppare una forza superiore a quella del carico.
L’accorciamento e la velocità dello stesso sono elevate per carichi piccoli in una contrazione
isotonica. Più il carico è leggero maggiore è la velocità di accorciamento. Se raddoppio il carico
vediamo come la fase isometrica di una contrazione isotonica aumenta, perché la forza che deve
essere raggiunta dal muscolo per spostare un carico doppio è ovviamente maggiore. Quando
raggiungo la forza necessaria per sviluppare un carico maggiore avrò uno spostamento, un
accorciamento, che sarà inferiore come entità, cioè la fibra si accorcia di meno con un carico
maggiore, e questo processo sarà inoltre un po’ più lento, come si vede nel grafico infatti la retta
tangente che rappresenta la velocità sarà più inclinata.
Se triplico il carico, il muscolo on riesce a sviluppare una forza peso tanto grande ed avrò solo una
fase isometrica. Il muscolo svilupperà la sua massima forza ma non sufficiente a spostare il carico.
Se aumenta il carico diminuisce l’accorciamento fino ad annullarsi.
La tensione sviluppata dal muscolo durante la contrazione ha componente attiva ed una passiva:
COMPONENTE ATTIVA: è data dal meccanismo dello scorrimento dei filamenti. La forza che
si sviluppa durante questa fase ha un andamento di questo tipo (curva rossa). Cosa vuol
dire? Che questa componente varia in funzione della lunghezza iniziale del sarcomero (in
micron).
COMPONENTE PASSIVA: è data dalle strutture non muscolari che però contribuiscono alla
tensione. Compare quando il muscolo è stirato ed aumenta man mano che il aumenta lo
stiramento passivo del muscolo.
Esiste una lunghezza iniziale dalla quale il muscolo parte per contrarsi in corrispondenza della
quale si sviluppa la massima tensione. Qui abbiamo unità di forza e tensione. Se il muscolo prima
di contrarsi ha una lunghezza diversa da questa, che è detta lunghezza ottimale:
Se ha una lunghezza maggiore, cioè se prima è stirata passivamente
Se ha una lunghezza minore, cioè se viene prima compressa
La forza che può sviluppare è minore di quella massima.
Tutto ciò si spiega con il fenomeno della sovrapposizione dei filamenti. In realtà la lunghezza
ottimale non corrisponde ad una lunghezza precisa ma ad un piccolo intervallo ottimale. Se il
muscolo viene stirato passivamente prima di farlo contrarre, il grado di sovrapposizione tra 10
filamenti spessi e sottili diminuisce e quindi diminuisce il numero di ponti trasversali che si
possono formare. Poiché l’intensità della forza è direttamente proporzionale al numero di ponti
trasversali è chiaro che diminuendo questi diminuisce la forza. Se il muscolo invece ha una
lunghezza minore poiché è già parzialmente contratto o compresso meccanicamente, lo
scorrimento non è massimale poiché c’è uno scontro di filamenti.
Altre proprietà che possono essere utili per descrivere la contrazione muscolare sono la relazione
tra la velocità di accorciamento e il carico. La velocità di accorciamento è inversamente
proporzionale al carico. Quando il carico è 0 la velocità à massima, quando aumenta il carico la
velocità di accorciamento è minima.
La contrazione del muscolo che segue un singolo potenziale
d’azione è chiamato scossa e normalmente nel muscolo
scheletrico è un evento piuttosto raro e si ottiene
artificialmente. Normalmente la modalità fisiologica di
contrazione dei muscoli scheletrici è la produzione di una
scarica di pda e quindi di una successione più o meno
ravvicinata di scosse che a seconda di quanto sono
ravvicinate si possono sommare. Qui vedete un esempio.
Questa è una scossa singola e questo è il pda nella fibra
muscolare a sua volta prodotto dal pda della cellula nervosa.
Questo è l’evento meccanico della forza. Se il muscolo viene
stimolo in modo tale da produrre una sequenza ravvicinata
di potenziali d’azione i singoli eventi meccanici si sommano
perché la seconda scossa arriva quando la prima non è finita
e quindi la forza aumenta. Sia perché sono state già vinte le
resistenze che si oppongono allo sviluppo di forze, sia perché
il calcio è ancora abbondante nel citoplasma e quindi
diciamo è più rapido lo sviluppo di forze e quindi si può
sommare a quello prodotto dalla scossa precedente. Se la
frequenza dei pda è molto elevata posso avere una modalità
di contrazione che si chiama tetanica, cioè una
contrazione sostenuta della fibra muscolare che permette lo
sviluppo di un elevato livello di forza. Questa nel muscolo
scheletrico è una modalità naturale, fisiologica. Tutte le volte che dobbiamo sviluppare una grande
forza utilizziamo questa modalità. Il motoneurone invia pda ad alta frequenza, il muscolo risponde
con pda ad alta frequenza e scosse singole che si sommano, talmente ravvicinate che non si
distinguono più un dall’altra. A tutto ciò consegue lo sviluppo di una forza molto elevata. Questa
modalità di contrazione non deve avvenire nei muscoli respiratori poiché affinchè possa avvenire
l’atto respiratorio è necessario che questi muscoli possano contrarsi e rilassarsi ciclicamente. I
muscoli respiratori possono essere soggetti a questo tipo di contrazione in seguito ad
intossicazione da parte della tossina tetanica e quando ciò accade si muore per asfissia. Anche il
cuore non deve essere soggetto a contrazione tetanica, poiché esso si deve contrarre e rilassare.
Nel cuore come abbiamo già detto l sommazione delle scosse non può avvenire perché la
frequenza del pda è limitata e non può andare oltre un certo valore ed in più ha un periodo
refrattario assoluto molto lungo. Nel cuore quindi una contrazione tetanica non si verificherà mai.
Nei muscoli scheletrici diversi da quelli respiratori quella tetanica è invece una contrazione
fisio