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EMOSTASI PRIMARIA
L’emostasi primaria si può dividere in due ulteriori fasi:
Fase vasale o vascolare: in seguito ad una soluzione di
continuo nel vaso sanguigno si genera una
vasocostrizione del vaso leso: si contrae la muscolatura
liscia del vaso in un processo di spasmo miogeno locale
dovuto a riflessi nervosi ma anche a fattori umorali locali
liberati dai tessuti lesi e dalle piastrine. Si genera quindi un
rallentamento del flusso ematico che favorisce l’adesione
piastrinica. Normalmente le piastrine non si aggregano
perché nei grossi vasi, il flusso ematico è laminare e le
piastrine viaggiano in posizione centrale tra questi strati
(all’esterno i globuli rossi) senza urtarsi tra di loro o con le
pareti e alla velocità maggiore, quindi non hanno tempo
sufficiente per aggregarsi tra loro o alla parete del vaso
formando un trombo. Inoltre, se l’endotelio è integro,
produce sostanze che impediscono l’adesione delle
piastrine alle pareti dei vasi (prostaciclina, ossido nitrico).
Quando la parete del vaso si danneggia, il flusso rallenta e diventa turbolento, permettendo
alle piastrine prendere contatto con la parete lesionata dove cominciano a fermarsi presso la
soluzione di continuo, formando il trombo bianco.
fase piastrinica: è divisa in altre tre fasi, adesione – liberazione (di sostanze) - aggregazione
piastrine. Durante la fase di adesione, le piastrine aderiscono l'una all'altra ed alla membrana
basale delle cellule dell’endotelio leso. Durante la fase di liberazione, vengono liberate
sostanze umorali come adrenalina e serotonina, che fanno contrarre maggiormente il vaso e i
fattori piastrinici 3 e 4 che intervengono attivamente nel processo di emostasi secondaria.
Nella fase di aggregazione le piastrine si aggregano, formando il trombo bianco o piastrinico
(quando il vaso è piccolo, il trombo bianco è sufficiente per la coagulazione). Il trombo
bianco si forma solo nella zona danneggiata e non si estende alle zone integre del vaso,
poiché dove l'endotelio è sano sono prodotte sostanze che impediscono l'aderenza delle
piastrine. 17 di 88
EMOSTASI SECONDARIA.
L’emostasi secondaria costituisce il vero e proprio processo di coagulazione, meccanismo
biochimico che porta alla formazione del coagulo, la struttura che chiuderà in maniera
permanente la lesione del vaso.
I fattori piastrinici 3 e 4 secreti durante l’emostasi primaria attivano il meccanismo vero e proprio
della coagulazione, definita una reazione a cascata, raro esempio di feedback positivo (in cui
stimolo e risposta hanno lo stesso segno). Si tratta di una reazione autocatalitica, che si
autogenera (altro feedback positivo: entrata del Na + nella cellula durante la formazione del
PDA).
Un altro esempio di feedback positivo è il meccanismo del parto che si attiva quando il feto
impegna la cervice con la testa, determinando l’inizio delle contrazioni che provoca il rilascio di
ossitocina, ormone responsabile della contrazione della muscolatura uterina: viene quindi
rilasciata sempre più ossitocina, sino a parto avvenuto.
Sono reazioni che si innescano e continuano sino a quando non viene meno lo stimolo che le ha
generate.
Nella coagulazione intervengono più enzimi, presenti nel sangue come proenzimi inattivi (per
evitare che si formino coaguli in assenza di lesioni) che si attivano con la liberazione dei fattori di
coagulazione 3 e 4 da parte delle piastrine e continuano ad attivarsi tra loro a cascata.
Esito finale è la conversione di fibrinogeno in fibrina o trombina.
(CVVQTKFGNNCEQCIWNC\KQPGFKXGTUKVKRKFKPQOGPENCVWTC
Vi sono circa una cinquantina di fattori di coagulazione ma quelli noti sono circa 13.
numeri romani: fattori I-XIII seguendo l’ordine di scoperta, non di intervento nella
coagulazione (il fibrinogeno è il fattore I);
terminologie descrittive: fibrinogeno – fatt. I; protrombina – fatt.II; tromboplastina - fatt.III;
calcio – fatt.IV;
nome dei pazienti in cui è stata scoperta una carenza ereditaria: Christmas – fatt.IX, Stuart –
fatt,X, Hageman – fatt.XII;
La t erminologia ufficiale è stata fissata nel 1959.
I fattori della coagulazione si formano nel fegato, dove la loro sintesi dipende da un adeguato
livello di vitamina K. Alcuni veleni, come quello per topi (dicumarolo), bloccano la sintesi della
vitamina K da parte del fegato, perciò non si ha più coagulazione e il topo muore di emorragia
interna (vanno a morire in acqua perché sono disidratati).
L’emostasi secondaria avviene mediante due meccanismi:, che solitamente procedono di pari
passo e convergono nella
via comune: 18 di 88
Via intrinseca: la reazione è sequenza di reazioni enzimatiche innescata da un principio
attivo presente nel sangue, non sono necessarie sostanze tessutali presenti nelle zone
circostanti il vaso lesionato, per questo si verifica coagulazione anche nel caso del sangue
nella provetta (ovviamente in mancanza di tessuti, si verifica solo questa); è la via più veloce,
che però dura meno.
Via estrinseca: la reazione è scatenata da lesioni dei tessuti; le lesioni provocano il rilascio di
sostanze tissutali che innescano il meccanismo di coagulazione.
Reazione a cascata
della coagulazione. Queste due fasi confluiscono
nella via comune che attiva un
fattore X, che a sua volta attiva la
protrombina a trombina, che
attiva il fibrinogeno a fibrina.
Il risultato finale è una maglia di
fibrina in cui vengono inglobati le
cellule del sangue (il coagulo ha
infatti una colorazione rossastra).
Coagulo
rosso.
19 di 88
Retrazione del coagulo.
Formatosi il coagulo, le piastrine iniziano a farlo diminuire di dimensioni, contraendosi in modo
da far avvicinare i lembi della ferita. Questo fenomeno è detto retrazione del coagulo e oltre a
far avvicinare i lembi della ferita, riducendo il sanguinamento residuo, stabilizza il coagulo di
fibrina, riduce la dimensione della lesione facilitando i processi riparativi dei fibroblasti, delle
cellule muscolari lisce e delle cellule endoteliali e attiva la lisi del coagulo.
Fibrinolisi.
Dopo la coagulazione deve però crearsi una cicatrice e il tessuto deve guarire, quindi man
mano che il processo riparativo procede, il coagulo si dissolve gradualmente (fibrinolisi) anche
per evitare che il coagulo cresca fino ad otturare il vaso.
La fibrinolisi comincia con l’attivazione di un fattore tissutale (plasminogeno) a plasmina, la
quale digerisce la rete di fibrina, aiutata anche da altre sostanze come la stessa trombina che
attiva il plasminogeno. Si creano prodotti della degradazione della fibrina che vengono catturati
e digeriti dai macrofagi; può accadere che una parte di questi frammenti di fibrina non lista
adeguatamente, ostruiscano i vasi, per questo il corpo tende a fluidificare il sangue.
EMOSTASI - riassunto.
1. Contrazione della parete del vaso sanguigno e adesione piastrine a subendotelio
danneggiato;
2. Processo emostatico primario (formazione aggregati piastrinici – attivazione del meccanismo
della coagulazione;
3. Processo emostatico secondario (consolidamento aggregati piastrinici – formazione di
trombina e di una rete insolubile di fibrina o coagulo);
4. Rigenerazione endotelio danneggiato, riduzione di volume del complesso piastrine-fibrina,
inizio processo fibrinolitico;
5. Degradazione complesso piastrine-fibrina, rimozione detriti proteici e cellulari dal circolo.
20 di 88
Sistema endocrino
Il sistema endocrino è costituito da un insieme di ghiandole
deputate alla secrezione di sostanze e alla loro immissione
all’interno dell’organismo tramite il torrente circolatorio. Ci
sono anche ghiandole cosiddette esocrine ma queste ultime
riversano il loro secreto all'esterno dell'organismo o
comunque all’esterno del torrente circolatorio.
Le ghiandole endocrine invece secernono ormoni, dal greco
“stimolatori”, in realtà sono anche inibitori, tuttavia hanno
preso il loro nome dal primo ormone scoperto che stimolava
l'attività del pancreas. Il secreto ghiandolare viene definito
ormone soltanto quando viene immesso nel torrente
circolatorio. )JKCPFQNGGPFQETKPG
A partire dal cranio si trovano l’epifisi, l'ipotalamo, l’ipofisi;
passando per il collo si trovano tiroide e paratiroidi (il nome fa
intendere che si trovano vicino alla tiroide), nell’addome sono
localizzate la maggior parte delle ghiandole endocrine:
procedendo in direzione caudale si trova il pancreas che è una
ghiandola anfitrina (svolge sia funzione endocrina che
esocrina); il fegato, la cui funzione secondaria è endocrina
(produce una forma inattiva dell'eritropoietina, l'eritropoietinogeno, messo in circolo per agire
sul rene, stimolando la produzione di eritropoietina) e lo stomaco che, oltre al succo gastrico
secerne anche un ormone che regola la secrezione del succo gastrico.
Più caudalmente si trovano le ghiandole surrenali (adrenal gland) situate sopra il rene e quelle
delll'apparato riproduttore: ovaie (gonadi femminili), placenta, utero e testicoli (gonadi
maschili). Inoltre vi sono anche una serie di tessuti che producono ormoni, come il tessuto
adiposo e la cute. 21 di 88
1TOQPGFGHKPK\KQPG
⟿
Bayliss e Starling (1905) sostanze eccitatrici, che stimolano le cellule bersaglio.
⟿
Huxley (1930) sostanze che trasferiscono informazioni alle cellule bersaglio.
Gli ormoni hanno la funzione di messaggeri chimici tra le varie parti dell’organismo e hanno la
capacità di modificare con grande specificità l’attività di organi o tessuti definiti “bersaglio” e ne
regolano la funzione a seconda delle necessità dell’organismo.
Controllano i processi fisiologici insieme al sistema nervoso che è coinvolto prevalentemente
nelle risposte rapide comportamentali, mentre il sistema endocrino è dominante per quanto
riguarda l’omeostasi ed è coinvolto negli adattamenti lenti e che si protraggono nel tempo.
Il rilascio ormonale può essere regolato da diversi meccanismi, tra cui feedback negativo e
positivo:
Feedback negativo: stimolo e risposta Feedback positivo: stimolo e risposta hanno lo stesso
hanno segno opposto. segno. Esempio: coagulazione del sangue; ossitocina
nel parto. Il feedback positivo è meno diffuso perché è
più facile che se ne perda il controllo.
TRASMISSIONE di MESSAGGI CHIMICI fra CELLULE
secrezione endocrina: il messaggero chimico viene liberato nel torrente circolatorio, portato
in tutto l’organismo e recettori specifici sulle cellule bersaglio lo captano.
secrezione autocrina: può capitare che la cellula endocrina liberi all’esterno, a livello
dell’interstiz