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TRASPORTO
La cellula vivente è in grado di mantenere le concentrazioni intracellulari di alcuni
soluti diverse rispetto a quelle dell’ambiente extracellulare. Le caratteristiche
delle membrane biologiche, con i numerosi meccanismi di trasporto presenti, sono
dunque determinanti per mantenere i gradienti elettrici e di concentrazione fra gli
ambienti che separano. Il passaggio di soluti attraverso le membrane biologiche
può avvenire per:
diffusione passiva semplice: il passaggio attraverso le membrana avviene
secondo gradiente di potenziale chimico o elettrochimico e la membrana non
fornisce particolari strutture che ne facilitano il passaggio
diffusione facilitata: il passaggio attraverso la membrana avviene sempre
secondo gradiente , ma in questo caso la membrana mette a disposizione delle
strutture (carriers o trasportatori) che ne facilitano il movimento
trasporto attivo: il movimento attraverso la membrana avviene con spesa
energetica da parte della cellula e dell’organismo per portare il soluto da un
livello energetico basso a uno più alto (ad esempio contro gradiente chimico o
elettrochimico). Questo tipo di trasporto è chiamato trasporto attivo primario.
Quando invece il soluto è trasportato contro gradiente ma sfruttando il
passaggio secondo gradiente favorevole di un altro soluto con cui trasporto è
accoppiato, allora si parla di trasporto attivo secondario.
La membrana cellulare: composizione, struttura e
funzione
Danielli e Davson nel 1935 ipotizzarono che la membrana cellulare avrebbe avuto
una struttura a tre lamine, con due strati esterni di natura proteica, che
costituiscono dei pori, e uno strato intermedio lipidico. Lo strato lipidico
intermedio è composto da un doppio foglietto fosfolipidico; in ciascun foglietto, i
fosfolipidi sono disposti in modo tale che le code idrofobe sono rivolte all'interno
del doppio foglietto e le teste idrofile sono orientate all'esterno (modello di unità
di membrana) 29
L’ipotesi di Danielli e Davson non rispecchia però la realtà, che è ben descritta dal
modello a mosaico fluido elaborato da Singer e Nicolson nel 1972. Secondo tale
modello la membrana cellulare è costituita da un doppio strato fosfolipidico (con le
cose verso l’interno) in cui sono immerse proteine di vario tipo e con diverse
funzioni. Queste strutture non sono ferme ma in continuo movimento (le proteine
con velocità minore). Nella concezione moderna del modello di Singer e Nicolson
molte proteine non sono libere di fluttuare nel doppio strato lipidico ma sono
aggregate in domini, spesso collegati al citoscheletro, che limitano la diffusione
laterale delle proteine e determinano una disomogeneità della membrana. La
membrana cellulare separa due ambienti di diversa composizione, soprattutto in
sodio e potassio; inoltre tra esterno ed interno c’è una differenza di potenziale:
l’interno è negativo e il movimento di ioni è influenzato anche dal potenziale
elettrico, oltre che dall’osmosi.
Tutte le membrane sono composte da una combinazione di lipidi (fosfolipidi,
colesterolo e glicolipidi), proteine e una piccola percentuale di carboidrati. I
principali costituenti delle membrane, i fosfolipidi, hanno una testa polari e due
code idrocarburiche: tale composizione determinale la loro forma cilindrica e
possono dunque allinearsi, in ambiente acquoso, a formare foglietti bimolecolari in
cui le code idrofobiche sono tra loro in contatto all’interno del doppio strato e le
teste polari sono rivolte verso l’esterno acquoso. La membrana non è una struttura
rigida e i fosfolipidi possono muoversi nel doppio strato:
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I fosfolipidi ruotano (rotazione) attorno al proprio asse e le cose aciliche oscillano
(flessione); inoltre i lipidi si muovono all’interno del singolo foglietto (diffusione
laterale) in dipendenza della fluidità della membrana, a sua volta determinata dalla
composizione lipidica (in particolare dal contenuto di acidi grassi insaturi e di
colesterolo). Le proteine sono quindi immerse in una matrice fluida ed esse stesse
possono muoversi, ma con limitazioni. Contrariamente al movimento laterale dei
lipidi, che può essere anche molto rapido, il salto al monostrato opposto (flip-flop o
diffusione trasversale) è possibile ma molto più lento, mentre non si ha evidenza di
flip-flop di proteine. Lo spessore della membrana dipende da quanto sono piegati
(flessione) i fosfolipidi. Le proteine determinano le caratteristiche funzionali della
membrana in cui si trovano e sono associate alla membrana con interazioni più o
meno forti; possiamo infatti distinguere proteine intrinseche, i cui legami con la
membrana sono interazioni deboli, e proteine intrinseche o integrali (responsabili
del trasporto facilitato), che sono fortemente legate alla membrana. Le proteine
hanno molte funzioni:
proteine strutturali: danno forma e stabilità alla membrana
recettori: mediano i segnali provenienti dall’esterno e determinano risposte
a livello della membrana che si traducono in risposte cellulari
canali ionici: sono proteine integrali che possono essere regolate; le sostanze
possono attraversare la membrana tramite diffusione, se sono liposolubili, o
tramite proteine canale che possono essere non specializzate (fanno passare
tutti gli ioni non in equilibrio)
trasportatori: facilitano il movimento di soluti attraverso la membrana
enzimi: esplicano la loro attività nel citoplasma o nell’ambiente extracellulare
NB: diffusione e trasporto facilitato sono trasporti passivi; i trasporti attivi
richiedono energia e possono essere direzionali; mentre con un trasporto passivo si
può solo arrivare all’equilibrio, con un trasporto attivo si può andare in salita
I due foglietti della membrana hanno diversa composizione sia lipidica che proteica;
l’asimmetria proteica è mantenuta perché le proteine non possono effettuare il flip-
flop da un lato all’altro del doppio strato; inoltre le proteine possono interagire e
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formare aggregati in cui viene mantenuta una contiguità tra proteine che cooperano
per una funzione. Anche i lipidi sono inseriti asimmetricamente: in particolare i
glicolipidi mantengono la loro distribuzione esclusiva nel foglietto esterno, mentre per
i fosfolipidi l’asimmetria non è assoluta.
Vediamo come la membrana sia in grado di essere selettivamente permeabile a diverse
sostanze (grazie alle sue proteine), e come ciò sia estremamente importante, con 2
esempi: l’uovo di arbacia e il globulo rosso (oltre che il liquido interstiziale).
Per comprendere le concentrazioni di sodio e potassio intra- ed extracellulari
prendiamo in considerazione l’uovo di arbacia (riccio di mare): il dislivello tra ambiente
intra- ed extracellulare delle concentrazioni di sodio e potassio, ci fa notare che la
membrana è diversamente permeabile ai due ioni e che qualcosa interviene quindi per
mantenere sempre così le concentrazioni.
Nel globulo rosso l’emoglobina è presente solo all’interno e ciò ci fa capire che la
membrana non lascia passare l’emoglobina; ma l’ossigeno che è legato all’emoglobina,
per essere disponibile alle cellule, deve attraversare il globulo rosso, il capillare e la
membrana cellulare.
La membrana cellulare agisce quindi come barriera: con il circolo sanguigno portiamo
sostanze utili (ossidabili) alla cellula, mente le sostanza di rifiuto fanno il percorso
inverso. Diverse tipologie di trasporto sono responsabili della selettività della
membrana. Anche dal sangue le sostanze vengono trasportate con diverse modalità.
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Il liquido interstiziale è mantenuto nella composizione ideale da vari meccanismi; tale
composizione deve essere controllata (omeostasi):
Osmosi: pressione osmotica, coefficienti osmotici e
osmolarità
Gli scambi di materia tra fasi separate da una membrana dipendono da numerosi
fattori; analizzeremo ora i fenomeni elementari utilizzati congiuntamente negli scambi
di materia fra i vari componenti dell’organismo, a partire dall’osmosi. Consideriamo un
sistema in cui le due fasi α e β siano riempite con soluzioni acquose di un soluto non
elettrolita (es: saccarosio) e la membrana sia impermeabile all’acqua, ma non al soluto;
inoltre consideriamo che la differenza di pressione idrostatica tra le due fasi sia nulla
e la concentrazione di soluto sia maggiore in α. Per osmosi sia ha un flusso di acqua da
β a α, ovvero dall’ambiente in cui il soluto è più diluito verso quello dove è più
concentrato 33
Consideriamo ora un sacchetto membranoso all’estremità di un capillare, il tutto
riempito con una soluzione acquosa di saccarosio. Immergiamo il capillare con la
membrana in un recipiente contenente acqua, con l’avvertenza che i due livelli siano
alla stessa altezza; la membrana del bulbo è permeabile all’acqua ma non al saccarosio.
Al tempo t non sussistono differenze di pressione idrostatica tra i due ambienti
0
(ΔP=0). Con il passare del tempo si osserva che il volume nel capillare aumenta; si alza
il volume (h a t ) fino a quando viene raggiunto l’equilibrio (t ) e, quindi, il livello del
1 1 eq
liquido nel capillare non varia più. La variazione del volume nel capillare non può che
essere dovuta a un flusso d’acqua dal contenitore al capillare stesso. Possiamo ora
calcolare il peso (P) della colonna di liquido (h ) nel capillare; ricordando che la
eq
pressione è peso (P)/superficie (A) otteniamo la pressione osmotica (Π) che si genera
per effetto della presenza di diverse concentrazioni di un soluto in compartimenti
separati da una membrana semipermeabile (γ=peso specifico; V=volume della colonna di
liquido).
All’equilibrio si genera una differenza di pressione idrostatica. La pressione osmotica
che si genera, ha un valore pari al valore della pressione idrostatica necessaria per
equilibrarla e, quindi, bloccare il flusso di acqua. Tutto questo meccanismo lo troviamo
a livello renale, dove la pressione osmotica è dovuto alle proteine che non possono
attraversare il “sacchetto membranoso”; il blocco renale avviene quando la pressione
osmotica e idrostatica vanno in equilibrio.
Questi fenomeni dipendono anche dal volume degli ambiente (il fluido extracellulare
può essere considerato avere volume infinito). Se la concentrazione in una fase α è
maggiore della concentrazione in una fase β, e se i volumi sono finiti, si assiste a una
fase cinetica durante la quale il flusso di acqua diminuisce nel tempo, la soluzione β si
concentra mentre α si diluisce: si crea così una differenza di pressione idrostatica ΔP
, con P >P che gene