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1° TEORIA DEL FEDERALISMO FISCALE:

le spiegazioni del decentramento sono soprattutto politiche e ideologiche. La teoria dei fallimenti del

mercato si fonda su ipotesi particolari:

- I beni pubblici sono nazionali e non locali

- Non esistono differenziazioni territoriali delle preferenze dei cittadini

- I meccanismi politici sono uno strumento adeguato di rivelazione delle preferenze

Bene pubblico locale:

è un bene le cui caratteristiche di non rivalità e non escludibilità solo limitate territorialmente. In questo

caso il meccanismo allocativo andrebbe differenziato luogo per luogo; teoria della dimensione ttimale del

governo locale.

Spiegazione del decentramento:

i meccanismi politici non sono uno strumento adeguato di rivelazione delle preferenze, per questo sono

necessari meccanismi compensativi ma anche la presenza di più classi di governo. Storicamente non

esistono stati con un solo livello di governo, anche se i modelli di decentramento sono molto diversi e

mutevoli ne tempo 16

Motivazione:

- Accentramento: esigenza di uniformità nella prestazione dei servizi pubblici

- Decentramento: responsabilizzazione delle amministrazioni locali e rispetto delle diversità nelle

preferenze dei cittadini.

Criteri di decentramento:

- Criterio funzionale: articolazione territoriale di enti che svolgono una sola funzione su tutto il

territorio, organizzati secondo una struttura gerarchica

- Criterio territoriale: separazione delle competenze tra diversi livelli di governo che hanno

responsabilità di governo all’interno di una data area territoriale

Modelli di decentramento:

- Centralista: funzioni dei livelli inferiori delegate e limitate, c’è uno stretto controllo sulle modalità di

offerta dei servizi e delle forme di finanziamento

- Regionalista: l’attribuzione delle funzioni ai diversi livelli di governo ha un supporto costituzionale.

L’autonomia fiscale che solitamente non include la potestà di imporre a livello decentrato nuovi

tributi

- Federale: il governo centrale è emanazione degli stati p regini federate, piena autonomia tributaria

degli stati o regioni.

La teoria economica del decentramento:

- Stabilizzazione: funzione centrale o addirittura sovranazionale. Difatti vi è una scarsa efficacia delle

politiche di stabilizzazione a livello locale a causa dell’elevato grado di apertura delle economia

mondiali

- Redistribuzione: funzione prevalentemente centrale. Forti motivazioni di uniformità dei criteri di

equità distributiva. Rischi a livello locale di migrazioni e di polarizzazione della società

- Allocazione: è la funzione privilegiata per i livelli decentrati. Ad esclusione dei beni pubblici puri,

quasi tutti i servizi pubblici possono essere offerti efficientemente a livello decentrato.

È molto difficile vedere realizzato il modello della “torta a strati” anche se sarebbe il più efficiente.

Modalità di rappresentanza degli interessi in una società:

- Decentramento di Oates:sulla base delle sue ipotesi dimostra che la soluzione decentrata

nell’offerta di un bene pubblico locale è più efficiente di un offerta centralizzata. Questo teorema

utilizza il teorema dell’elettore medio a supporto delle sue ipotesi. Si ipotizzano tre diverse funzioni

di domanda, coincidenti con tre diverse comunità ed uno stesso prezzo per il bene pubblico. Le

ipotesi sono:

1. Lo stato non è in grado di offrire quantità differenti

2. Costo marginale costante, assenza di economie di scale

3. Essenza di effetti di traboccamento, no esternalità

4. Preferenze identiche all’interno di ciascuna comunità

- Principio di Tiebout: teorema precedente a quello di Oates. Le ipotesi sono:

1. Numero ampio di autorità locali con un uno specifico mix di servizi

2. Non ci sono economie di scale

3. Si adotta esclusivamente il principio del beneficio

4. Informazione completa

5. Non ci sono costi di mobilità 17

Le implicazioni poco soddisfatte sono la tendenza a crearsi comunità locali con autoselezione

rispetto al reddito (ricchi con i ricchi, poveri con i poveri), tendenza alla migrazione dei poveri nelle

comunità ricche, costi di transazione e aspetti equitativi perversi.

Hard budget constraint:

un altro argomento di teoria economica recente sul federalismo fiscale, consiste nel vincolo di bilancio che

debbono avere i governi locali. “l’efficienza politico-amministrativa si realizza pienamente solo se esiste

una corrispondenza tra funzioni da svolgere e risorse disponibili”

Ragioni ideologiche, politiche e organizzative:

- Ideologiche: si basano principalmente sul principio di sussidiarietà. La comunità interviene soltanto

se e nella misura in cui gli obiettivi non possono essere sufficientemente realizzati dagli stati

membri e possono dunque, a motivo della dimensione o degli effetti dell’azione, essere realizzati

meglio a livello comunitario. Il principio di sussidiarietà è verticale e orizzontale.

- Politiche: in base alla teoria politica della democrazia, il federalismo influenza di più la

partecipazione politica. Il decentramento favorisce la partecipazione politica dei cittadini, consente

un controllo più stretto degli amministratori da parte dei cittadini e permette di tenere conto delle

differenze sociali

- Organizzative:

a. Vantaggi delle strutture poco burocratiche.

b. Possibilità di maggiori sperimentazioni e innovazioni nell’offerta dei servizi pubblici.

La dimensione ottimale dei governi locali:

vi sono due concetti fondamentali in questo tema:

1. Economie di scala: si pone attenzione ai costi di produzione dei servizi locali. Si calcola il costo pro-

capite di un servizio al variare della dimensione degli enti locali, misurata dalla popolazione. Si

individuano generalmente curve a U.

2. Trade off tra congestione e condivisione dei costi (teoria dei club di Buchaman): le variabili spiegate

dal modello sono la popolazione del club e la quantità del servizio prodotto. Il modello si propone

di risolvere contemporaneamente le due variabili. L’obiettivo è quello di massimizzare il beneficio

pro-capite netto. Bn = B – C (Bn = beneficio pro-capite netto, B = beneficio pro-capite, C = costo

pro-capite). La teoria dei club fornisce indicazioni molto generali di cui non è facile trarre

implicazioni operative. Le curve a U dei costi, in presenza di molteplici servizi, portano a concludere

che non esista una dimensione ottima in assoluto. Vi saranno necessariamente spill-over di

benefici. Con riferimento all’Italia, si comprende la inadeguatezza della dimensione dei comini in

Italia rispetto a queste indicazioni teoriche.

Le entrate dei livelli inferiori di governo:

i governi locali si possono finanziare tramite:

- Tariffe: utilizzate per finanziare servizi con caratteristiche di divisibilità (trasporti urbani, raccolta

rifiuti, fornitura gas e acqua). Nell’ottica del beneficio rappresentano il prezzo pagato dall’utente

del servizio. In Italia le tariffe costituiscono una componente di rilievo delle entrate dei comuni,

circa il 30%. Per molti servizi è stata definita a livello centrale la percentuale del costo complessivo

che deve essere coperta attraverso una tariffa.

- Tasse: utilizzate per finanziare servizi che comportano esternalità di rilievo (scuola, mensa

scolastica) 18

- Imposte: sono utilizzate per finanziare quei servizi pubblici locali caratterizzati da indivisibilità dei

vantaggi e interesse collettivo.

- Trasferimenti da livelli superiori: l’ente decentrato applica una propria aliquota all’imponibile

(tramite addizionale) o al gettito (tramite sovraimposta) di un imposta prelevata da un livello

superiore di governo.

I governi locali possono applicare diversi tipi di imposte:

a. Sovraimposte: le entrate dell’ente decentrato sono influenzate dalle modifiche delle aliquote di

propria competenza, eventualmente decise dal livello superiore di governo.

b. Compartecipazioni: una quota del gettito del tributo erariale viene ripartito fra enti decentrati sulla

base di un qualche criterio, come ad esempio la base imponibile locale, deciso dall’ente

sovraordinato. Sono utilizzabili per attuare la perequazione fiscale che si desidera mediante

opportuna modulazione dei coefficienti di riparto. (es. al posto di ricevere soldi dai fondi, le regioni

possono decidere di compartecipare al 10% dell’IRPEF)

c. Tributi propri: gli enti decentrati possono accertare e amministrare il tributo e, entro il limite fissato

dal livello superiore, possono determinare alcuni importanti parametri come l’aliquota, minimi

imponibili, struttura delle detrazioni. In linea di principio un tributo proprio regionale può esistere

nella misura in cui la regione stabilisca un tributo. L’unico tributo regionale proprio sono i tributi

ambientali.

Quali imposte dovrebbero applicare gli enti locali:

i criteri sono:

1. Imposte coerenti con la logica della controprestazione

2. Imposte non utilizzabili a fini di concorrenza fiscale

3. Imposte non esportabili

4. Imposte con base imponibile distribuita uniformemente sul territorio nazionale e in grado di

garantire un livello minimo di entrata

Le uniche imposte coerenti con tutti e quattro i criteri sono le imposte sugli immobili, sulle attività

produttive/professionali e le imposte sui consumi. Addizionali e sovraimposte hanno il vantaggio di non

comportare eccessivi costi di amministrazione.

2° TEORIA DEL FEDERALISMO FISCALE:

I trasferimenti intergovernativi:

in tutti i modelli di decentramento/federalismo sono presenti trasferimenti di risorse dal centro alla

periferia, in misura diversa, tanto maggiori quanto maggiore è l’autonomia dei livelli inferiori. I

trasferimenti intergovernativi esistono in tutti i paesi, anche nei paesi a più alto tasso di federalismo. La

questione di come disegnare i trasferimenti perequativi, è quella più difficile da affrontare nella teoria del

federalismo fiscale. Per i trasferimenti:

- Motivazioni:

1. Integrazione di carenze di risorse per consentire consumi minimi di servizi:

a. Concorrenza fiscale: per attirare persone e soprattutto imprese nel territorio locale a cui si

associano effetti economici o politici positivi.

b. Effetto Baumol: la produttività del lavoro cresce a ritmi diversi e nel medio periodo questo

comporta una modificazione dei prezzi relativi.

2. Redistribuzione per ragioni di efficienza: effetti di traboccamento

3. Redistribuzione per ragioni di equità: trasferimenti perequativi 19

4. Finanziamento di spese di investimento in presenza di vincoli all’indebitamento

- Tipologia: in base a:

1. Ammontare:

a. Discrezionali (è il governo superiore che decide di dare un tot di denaro al comune) o

automatici

b. Limitati (solo per anno 2

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Publisher
A.A. 2014-2015
31 pagine
2 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/09 Finanza aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher a.nespoli3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Finanza pubblica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Cerniglia Floriana.