Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 29
Finanza pubblica Pag. 1 Finanza pubblica Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Finanza pubblica Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Finanza pubblica Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Finanza pubblica Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Finanza pubblica Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Finanza pubblica Pag. 26
1 su 29
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

ENTRATE TOTALI USCITE TOTALI INDEBITAMENTO

GESTIONE DELLA TESORERIA

Incassi da bilancio

Pagamenti da bilancio

Fabbisogno generato dal bilancio

Partite finanziarie attive

Partite finanziarie passive

Saldo partite finanziarie

ENTRATE FINALI

USCITE FINALI

SALDO NETTO DA FINANZIARE

Ricorso al mercato

Rimborso di titoli

TOTALE A PAREGGIO

TOTALE A PAREGGIO (ZERO)

I SALDI DI FP PIÙ IMPORTANTI PER L'UE E LA GESTIONE INTERNA

I saldi principali di FP, generati dalle poste di bilancio e dalla gestione della tesoreria e del debito pubblico non hanno la stessa importanza dal punto di vista dell'Unione Europea e della gestione nazionale dei conti pubblici. Infatti, per l'Unione Europea, a seguito del trattato di Maastricht del 1992, il saldo che assume maggiore rilievo è l'indebitamento, riferito all'intero aggregato della PA (si ricordi che ogni specifica PA ha un saldo equivalente, denominato accreditamento qualora di segno positivo), cioè la differenza

tag html per formattare il testo:

tra le entrate accertate e le spese impegnate di tutte le istituzioni classificate come PA, registrate nel conto consolidato delle AP e originate dal consolidamento di tutti i bilanci di competenza. Storicamente non era tuttavia questo il saldo più importante dal punto di vista della gestione interna dei conti pubblici, ma invece era il fabbisogno (o saldo netto da finanziare) riferito al solo settore statale, esplicitato come limite massimo autorizzato nella legge di bilancio, e dunque la differenza entrate incassate e spese pagate. Il riferimento era al settore statale, in quanto aggregato di istituzioni ricadenti nel bilancio dello Stato, e, allo stesso tempo, alla gestione di cassa, in quanto lo sbilancio di cassa dava diretta indicazione riguardo alla necessità di emettere nuovi titoli del debito pubblico. Sommando al fabbisogno i titoli in scadenza nell'esercizio si aveva infine, e si ha tuttora, indicazione dei titoli lordi che bisogna emettere (ricorso al

mercato). Ci si chiede ora perché in sede di definizione del trattato di Maastricht nel 1992, istitutivo del progetto di moneta unica, non sia stato accettato il saldo del fabbisogno come riferimento principale ma si abbia preferito l'indebitamento e perché si è allargato il perimetro dal settore statale all'intera PA. Ciò è avvenuto essenzialmente per due ragioni.

1. La somma delle entrate finali e del ricorso al mercato deve eguagliare la somma delle uscite finale e del rimborso di titoli, così da garantire un totale a pareggio.

Innanzitutto, nella storia monetaria dei paesi il fattore principale che ha compromesso il potere d'acquisto di una moneta è stata la monetizzazione del debito pubblico: se uno Stato non è in grado di finanziare integralmente la spesa pubblica con le tasse lo farà col debito, ma, se nel tempo il debito non riesce ad essere coperto sul mercato attraverso il risparmio privato interno e

quello estero, finirà per essere sottoscritto dalla Banca Centrale e generare aumenti di base monetaria e fenomeni inflattivi e iperinflattivi. La moneta unica europea non poteva correre questi rischi e pertanto si sono adottate due regole: la BCE non può sottoscrivere titoli pubblici dei paesi aderenti in sede di emissione ma solo acquistarli sul mercato secondario nell'ambito dei suoi obiettivi di politica monetaria; i debiti pubblici nazionali devono essere tenuti sotto controllo attraverso la doppia regola del rapporto indebitamento/Pil e debito/Pil. Essi sono però i debiti di tutte le organizzazioni pubbliche nazionali (la PA) e non solo quelli di una parte (le AP statali), perché, in caso contrario, si sarebbe lasciato il varco a comportamenti elusivi, ad esempio far indebitare le PA locali e/o gli EP una volta che lo Stato avesse raggiunto il limite previsto. La seconda ragione è che il saldo di cassa è importante, ma è lacompetenza che determina la cassa nel tempo, ad esempio si approva in bilancio una grossa spesa ma se ne sposta il suo pagamento a esercizi (e governi) futuri.

CONTROLLARE IL DEFICIT PER CONTROLLARE IL DEBITO
Per non compromettere la moneta unica europea non vi possono essere quindi debiti pubblici nazionali fuori controllo, i quali premano per essere monetizzati dalla BC (prassi vietata); inoltre, per tenere sotto controllo i debiti pubblici nazionali occorre tenere sotto controllo i disavanzi annui che li alimentano.

Le due regole di Maastricht del tetto al rapporto deficit/Pil e debito/Pil sono gli strumenti per realizzare gli obiettivi precedenti. I paesi che le rispettavano in origine potevano essere ammessi alla moneta unica, ma poi occorreva monitorare anche il loro rispetto nel tempo attraverso le procedure di violazione per disavanzi eccessivi che potevano dar luogo a sanzioni monetarie salate per gli stati inadempienti.

Le due regole non hanno però la stessa funzione, in quantoil rispetto del rapporto deficit/Pil nel breve periodo è strumentale al rispetto dell'obiettivo debito/Pil o al suo conseguimento nel lungo periodo. La regola più importante è quindi il rapporto debito/Pil, ma l'unica che si può rispettare con certezza nel breve, manovrando opportunamente il bilancio pubblico, è il rapporto deficit/Pil. I PARAMETRI DI MAASTRICHT Il trattato di Maastricht prevedeva cinque requisiti o parametri per l'ammissione alla moneta unica: 1. Tasso di cambio stabile, entro la forbice prevista dallo SME, cioè veniva richiesto il rispetto dei margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di cambio del Sistema monetario europeo per almeno due anni, senza svalutazione nei confronti della moneta di qualsiasi altro Stato membro. 2. Tasso d'inflazione non superiore a 1,5% rispetto alla media dei tre paesi UE più virtuosi nell'anno precedente la valutazione del paese, cioè quelli che hanno avuto la più bassa inflazione. 3. Tasso di interesse a lungo termine non superiore di 2 punti percentuali rispetto alla media dei tre paesi UE più virtuosi nell'anno precedente la valutazione del paese, cioè quelli che hanno avuto i tassi di interesse più bassi. 4. Deficit pubblico non superiore al 3% del Pil. 5. Debito pubblico non superiore al 60% del Pil. Questi parametri sono stati stabiliti per garantire la stabilità economica e finanziaria dei paesi membri dell'Unione Europea e per favorire l'integrazione economica e monetaria.

Parametri per l'adesione all'euro

  1. Un tasso di inflazione non superiore a 1,5% rispetto alla media dei tre paesi con inflazione più bassa.
  2. Un tasso di interesse sui titoli pubblici decennali non superiore al 2% rispetto alla media dei tre paesi con inflazione più bassa nell'anno precedente.
  3. Un rapporto deficit/Pil non superiore al 3%.
  4. Un rapporto debito/Pil non superiore al 60%.

I cinque parametri dovevano essere rispettati già nel biennio 1997-98. L'Italia riuscì a farlo per 4 su 5 e nel maggio 1998 fu ammessa alla moneta unica. Infatti il disavanzo, che nel 1996 era ancora al 6,7% del Pil, scese al 2,7% nel 1997 e al 2,9% nel 1998. L'Italia non riuscì a rispettare il rapporto debito/Pil, in quanto non modificabile in misura rilevante nel breve periodo, ma fu ammessa ugualmente in quanto, in caso di non rispetto di un parametro, entrava in gioco l'interpretazione tendenziale, ovvero il fatto che il paese si trovasse su un sentiero netto di convergenza verso l'obiettivo.

(rapporto in continua riduzione in un arco pluriennale). Al debutto della moneta unica nel 1999 sono stati ammessi 11 paesi: i 6 paesi fondatori negli anni '50 delle Comunità Europee (Italia, Germania, Francia, Benelux) ed altri 5 paesi (Spagna, Portogallo, Irlanda, Finlandia, Austria). In anni successivi sono stati ammessi altri 8 paesi, per un totale di 19: Grecia (2001, ma nel 2010 si scoprì che i dati comunicati non erano veritieri), Slovenia (2007), Malta e Cipro (2008), Slovacchia (2009), Estonia (2011), Lettonia (2014) e Lituania (2015). Invece, i paesi che hanno adottato l'euro a seguito di accordi bilaterali con l'UE sono San Marino e Città del Vaticano (che in precedenza adottavano la lira), Andorra e Monaco (che adottavano il franco francese), mentre quelli che hanno adottato l'euro unilateralmente sono Montenegro e Kosovo (prima usavano il marco). Invece, i paesi UE con valuta nazionale ancorata all'euro tramite cambio fisso (SME),

Sono Danimarca, Croazia e Bulgaria. Infine, altri paesi UE con valuta nazionale sono Svezia, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania.

Rapporto deficit/Pil dell'Italia nel tempo

Rapporto debito/Pil dell'Italia nel tempo

LEGAME TRA DEFICIT E DEBITO

Lo stock di debito pubblico si modifica di anno in anno per effetto delle emissioni nette di titoli, le quali coprono il disavanzo di cassa, che dipende dal fabbisogno (FB); il legame è dunque tra fabbisogno e debito più che tra disavanzo e debito, anche se fabbisogno e disavanzo non differiscono solitamente per cifre rilevanti. Inoltre, si può assumere che nel medio periodo le partite finanziarie attive e quelle passive tendano a compensarsi, rendendo di conseguenza la sommatoria dei fabbisogni nell'arco pluriennale simile alla sommatoria dei disavanzi.

Tuttavia, osservando i numeri, si vede che la variazione annua dello stock del debito non coincide col fabbisogno e questo dipende dal fatto che non è

del tutto vero quanto detto sopra: il saldo tra entrate da bilancio, partite finanziarie attive, titoli emessi da un lato e uscite da bilancio, partite finanziarie passive e titoli rimborsati in linea teorica è pari a zero, ma nella prassi può essere positivo (in questo caso il Tesoro accumula disponibilità liquide, che sono una sorta di riserva di cassa) oppure negativo (in questo caso il Tesoro riduce le sue disponibilità liquide). DEBITO PUBBLICO LORDO E DEBITO PUBBLICO NETTO Per il trattato di Maastricht, il debito pubblico rilevante è quello lordo delle AP totali. Tuttavia, il Tesoro detiene disponibilità liquide nei suoi conti presso la Banca d'Italia e depositi/impieghi presso istituzioni finanziarie e monetarie (IFM). Inoltre, da quando sono emerse crisi dei debiti sovrani, ha partecipato a meccanismi europei salvastati ed ha effettuato anche prestiti bilaterali ad altri Stati. Tutte queste voci rappresentano crediti pubblici e, una voltadedotte dal debito pubblico lordo, danno luogo al debito pubblico netto (assimilabile alla posizione finanziaria netta delle imprese).

INDEBITAMENTO, FABBISOGNO E VARIAZIONE NELLO STOCK DEL DEBITO

Il trattato di Maastricht si era posto l'obiettivo di evitare, attraverso opportune regole, che debiti eccessivi accumulati dagli stati potessero mettere a rischio la stabilità della moneta unica. Pertanto, i debiti degli Stati sono tenuti sotto osservazione attraverso il controllo della loro crescita annua, che è principalmente determinata dall'indebitamento della PA, altra variabile oggetto di regola parametrica.

Tuttavia, lo stock del debito varia per ragioni di cassa, mentre l'indebitamento è un saldo di competenza. Più vicino al delta del debito è invece il fabbisogno, saldo di cassa che non include solo la gestione del bilancio ma anche della tesoreria.

LA SOSTENIBILITÀ DEL DEBITO PUBBLICO

Un debito pubblico è sostenibile quando

il prezzo e la disponibilità dei titoli pubblici emessi dal governo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
29 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/09 Finanza aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MF0909 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Finanza pubblica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Arrigo Ugo.