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MODELLO BLACK AND SCHOLES/BINOMIALE
La formula binomiale (modello Cox-Ross-Rubenstein) e il modello Black and Scholes
sono utilizzati per calcolare il valore di una opzione call, che è pari a quello di un
portafoglio, detto “portafoglio equivalente” (hedging portfolio), composto dalla azione
sottostante e dal titolo privo di rischio. Se ciò è vero, non vi sono possibilità di
arbitraggio privo di rischio.
Il periodo di vita della opzione è scomposto in n sottoperiodi, in ciascuno dei quali il
rendimento dell’azione sottostante varia. La prima differenza tra i due modelli sta
proprio nella diversa scomposizione del periodo: il modello binomiale lo scompone in n
periodi, in cui il prezzo può variare (aumentare o diminuire) della stessa entità: perciò,
il prezzo del sottostante si muove a scatti in intervalli discreti, ossia di lunghezza
prefissata. La formula B&S, invece, implica un movimento continuo del prezzo, ovvero
una variazione istante per istante. Questa differenza ne comporta una seconda: nel
modello binomiale si usa la capitalizzazione composta annua, mentre nella formula
B&S la capitalizzazione continua. Dunque, nel primo caso otteniamo una distribuzione
dei rendimenti binomiale, nel secondo una distribuzione lognormale. Tuttavia, è
dimostrabile che la distribuzione binomiale, per n periodi che tendono ad un numero
infinito, converge alla lognormale. Infatti, i risultati, al crescere di n periodi, sono
approssimativamente uguali, indipendentemente dalla formula utilizzata; ciò è
giustificato dalla validità del teorema del limite continuo.
Vi sono casi in cui la formula B&S non è utilizzabile, perché richiede la stima della
volatilità del rendimento del sottostante, non sempre agevole, e perché non è
applicabile per calcolare il valore di opzioni americane. Dati sqm, r annuo e n
sottoperiodi di t, si possono stimare gli elementi necessari all’applicazione della
formula binomiale: u, d, r binomiale. Questi elementi dipendono dalla scomposizione di
t in n sottoperiodi; in particolare, il tasso r continua a riferirsi all’intero periodo t, ma
non al sottoperiodo singolo, poiché viene a dipendere dal numero di sottoperiodi;
occorre trasformarlo in modo che, se n cambia, il tasso di lungo periodo non si
modifichi.
Il modello binomiale, in altri termini, include la distribuzione lognormale come caso
limite, in quanto ammette il trading continuo dei prezzi azionari; pertanto, le due
formule dovrebbero coincidere: così, possiamo utilizzare la binomiale nei casi in cui
non si può applicare la B&S, sicuri di ottenere una buona approssimazione dei risultati.
La struttura delle formule è simile: è la differenza tra S e K, attualizzato al tasso risk
free, ponderata per le rispettive probabilità di successo; carattere distintivo della B&S
è la presenza della volatilità dei rendimenti del sottostante, mentre nella binomiale ci
si riferisce ad a, quale numero minimo di successi ovvero casi in cui la call spira in-the-
money. Vale poi il parallelismo con il portafoglio equivalente: infatti, la probabilità di S
è pari alla percentuale di titolo necessaria nel portafoglio equivalente e la probabilità
di K è pari alla probabilità che la call spiri esercitata.
Se l’azione sottostante paga dividendi, si utilizza il valore dell’azione al netto del
valore attuale dei dividendi attesi. Per le opzioni americane si utilizzano formule
pseudo-B&S e alberi binomiali molto più complessi di quelli qui analizzati.
DELTA E OMEGA DI UNA CALL
Dal momento che i modelli di “asset pricing” sono pensati per valutare tutte le attività
finanziarie, dovrebbero valere a calcolare il valore delle opzioni. Delta rappresenta in
neutral hedge ratio),
generale il rapporto di copertura dei derivati ( in termini assoluti:
nella formula binomiale indica la porzione di sottostante che deve essere presente nel
portafoglio equivalente, nella formula B&S coincide con N(x), elemento di probabilità
compreso tra 0 e 1, riferito al valore del sottostante S.
Ceteris paribus, Delta rappresenta la derivata parziale del prezzo della call rispetto al
prezzo dell’azione, ossia la variazione del prezzo della call al variare del prezzo
dell’azione in termini assoluti.
Dal Delta ricaviamo il valore di Omega, ossia l’elasticità del prezzo della call al prezzo
dell’azione: se si vuole la variazione del prezzo della call in termini percentuali, occorre
dividere numeratore e denominatore, rispettivamente, per C e per S, ossia i prezzi
delle attività finanziarie in questione. Omega risulta prodotto di Delta per il rapporto
S/C e permette di passare dai valori della azione a quelli della call: rendimento,
volatilità e beta. È sempre maggiore di 1, perché il termini relativi la variazione del
prezzo dell’azione è sempre minore di quella dell’opzione.
Si dimostra così che il rendimento atteso e il rischio delle opzioni sono legate al rischio
e al rendimento atteso dell’azione sottostante. Attenzione: teorie come il CAPM
tentano di spiegare la relazione tra i tassi di rendimento su tutte le attività e implicano
una particolare relazione tra il prezzo delle azioni e delle opzioni; tuttavia, non è vero il
contrario, cioè la validità del modello di option pricing non implica la validità del CAPM.
In effetti, per calcolare il valore della call non abbiamo bisogno di sapere se l’azione è
prezzata correttamente.
OPZIONI REALI
Nell’attività di capital budgeting si utilizzano diverse tecniche valutative:
tradizionalmente si usa il VAN (Valore Attuale Netto), simile al modello valutativo del
prezzo delle azioni; infatti, si basa sull’attualizzazione dei flussi di cassa attesi
dall’investimento nello scenario di gestione più probabile. È la tecnica più diffusa nelle
realtà aziendali, benché si presti poco alla flessibilità dei progetti, molti dei quali non
sono definiti in tutte le loro caratteristiche e possibili sviluppi al momento
dell’investimento iniziale (scala di realizzazione, prolungamento, interruzione …). Per
considerare queste variabili si utilizza, in alternativa al VAN, la tecnica delle opzioni
reali: essa permette di considerare la volatilità dei flussi di cassa attesi, e dunque il
valore (o valori) che il progetto può assumere dopo il momento dell’investimento
iniziale. Lo sqm del progetto si stima con riferimento ai flussi attesi di vari scenari
futuri, ad investimenti simili o al settore di attività.
Opzione di abbandono: per alcuni progetti esiste l’opportunità di differire la
realizzazione ad un tempo futuro; nella scelta di differimento e nella definizione del
tempo di ritardo occorre considerare la presenza di garanzie e la loro natura; si può
disporre di una protezione legale (brevetto) o di fatto (posizione di mercato), che
garantisce la convenienza della realizzazione del progetto anche ad un momento
futuro. Si tratta di un’opzione call, il cui valore è stimato considerando i flussi di cassa
persi al pari di dividendi corrisposti durante gli anni di differimento: il valore a t nel
futuro deve essere confrontato con il VAN del progetto oggi. L’opzione di abbandono
aumenta il proprio valore, maggiore è la volatilità del progetto. Addirittura se la
volatilità è molto elevata può convenire differire un progetto a VAN positivo, in quanto
il valore dell’opzione di abbandono sarà più elevata in futuro.
Opzione di abbandono: vige la possibilità di cedere a terzi il progetto in un momento
futuro, in cui il valore di realizzazione del progetto sia minore del costo
dell’investimento. Si tratta di un opzione put, il cui valore è aggiunto al VAN del
progetto oggi.
Opzione di espansione/crescita: l’investimento iniziale è prodromo ad investimenti
successivi nella stessa direzione, i quali dipendono tuttavia dal valore della
realizzazione del primo investimento (catena di fast food in un nuovo mercato-Paese).
Si tratta di un’opzione call sugli investimenti successivi, il cui valore si aggiunge al VAN
del progetto oggi. Dunque, l’impresa potrebbe decidere di intraprendere un progetto a
VAN negativo con la prospettiva di elevati valori attuali positivi sui progetti successivi.
Il valore della call di espansione ha un valore maggiore, maggiore è la volatilità del
settore; in particolare, esistono call di questo tipo nel settore ricerca e sviluppo.
RAPPORTO CREDITORI E AZIONISTI IN TERMINI DI OPZIONI
Il modello si fonda sulla previsione di flussi di cassa in quattro scenari con uguale
probabilità, in cui si potrebbe trovare una società temporanea al momento della
liquidazione: ottimo, buono, mediocre, disastroso. Il valore dell’attivo in ciascun
scenario è il valore del sottostante su cui è costruita l’opzione.
Oggi la società emette un debito sotto forma di obbligazioni con un valore nominale,
che rappresenta lo “striking price” dell’opzione. I soggetti coinvolti sono gli azionisti e i
creditori della società. Se l’attivo è maggiore del valore del debito a scadenza sono
soddisfatte entrambe le categorie, altrimenti gli unici a ricevere pagamento sono i
creditori, anche se in modo parziale.
In termini di opzione CALL, oggi gli azionisti richiedono il finanziamento ai creditori e
cedono loro in garanzia il valore dell’impresa (attivo = S); gli obbligazionisti accettano
di finanziarli per il valore attuale del valore del debito a scadenza e iscrivono sull’attivo
in garanzia una opzione call, che vendono agli azionisti. A scadenza si possono avere
due casi: l’attivo vale di più del debito (valore nominale = K) e gli azionisti esercitano
la call; allora, i creditori consegnano l’attivo agli azionisti al valore che ha assunto a
scadenza, ricevendo il valore del debito a scadenza. Agli azionisti resta S-K come gain.
Se l’attivo, però, vale meno del debito a scadenza, gli azionisti non esercitano la call e
i creditori restano con l’attivo a soddisfacimento del loro credito verso la società, che
così fallisce perché i soci non concederanno l’aumento di capitale, né possono
ottenere in linea teorica rifinanziamento da altri creditori. Si utilizza il modello di
“option pricing” per valutare la opzione iscritta sull’attivo dell’impresa al momento del
finanziamento: se il debito fosse privo di rischio, non esisterebbe alcuna opzione. La
sua presenza è giustificata dal rischio di fallimento, misurato dalla volatilità dell’attivo
di impresa.
In termini di opzione PUT, gli azionisti