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Il filosofare non si limita però a porre questioni irrisolvibili, ci invita a riscoprire
quali modi di attraversare la vita adottiamo, quali siamo stati formati.
La passione per la scrittura si agita in un ulteriore paradosso: sa di non riuscire
a saziare la nostra domande di senso, eppure non smette di cercare
l’inimmaginabile.
La scrittura in conclusione si assume l’incarico tratti di offrire al suo autore e al
lettore le orme di quanto si ripropone di ciò che appartiene alla dimensione
poetica del sentire e a quella della ragione. Ogni nostro scritto è ispirato e si
ispira a quanto culturalmente non cessa di presidiare le nostre esistenze
individuali e comuni.
La scrittura liberandosi dagli scopi sociali e funzionali e ritrovata nella sua
maniera originaria, va riportata alla sua vocazione sia passionale che
conoscitiva.
CAPITOLO 5. NARRATI DA ANTICHE STORIE – Pandora:
sfuggiti all’estremo sconforto
PANDORA “ Pandora fu la prima donna, generata da Efesto e Atena. Tutti
gli dei festeggiarono la sua nascita, dandole le loro migliori qualità. Zeus la
donò a Epimeteo che en fece la propria moglie. Un giorno nella casa nunziale,
scova uno scrigno e lo apre e tutte le cose migliori del mondo se ne volarono
via: onestà, bontà, solidarietà, fratellanza. Ecco perché i mali imperversano da
allora tra il genere umano. Soltanto la speranza che giaceva sul fondo, non
riuscì a fuggire per puro caso. Pandora, veloce , frastornata da quella folata
riuscì a chiudere il coperchio e a salvarla per noi.”
Sfuggiti all’estremo sconforto
Dobbiamo non poco a Pandora nonostante tutto. La sua curiosità che ha
lasciato almeno la possibilità di sperare.
Quando scriviamo anche del male, del dolore, della sofferenza, questo nostro
gesto fruga nelle profondità xi quello scrigno risvegliando i miraggi, fantasie e
illusioni che pensavamo ormai trascinati via dal vento.
Talvolta la speranza, l’attesa e il desidero riescono persino a richiamare indietro
quelle virtù perdute.
I mali e i beni dell’umanità sono mappe scritte e riscritte all’infinito. Speranza
non è soltanto avere fiducia nei giorni migliori che forse avverranno. Rende
diverse le nostre storie. È l’anima più vera del nostro scrivere .
Mappe nate prima di noi. 15
Ciascuno di noi si è costruito la propria bussola.
La mente umana ha bisogno dunque di qualche mappa e queste altro non sono
che l’esito di racconti ascoltati fin dall’infanzia, vissuti in prima persona: le
mappe sono narrazioni ed è facile rintracciarle nelle storie. E poiché le storie si
reggono grazie ai concetti è per loro tramite che abbiamo imparato a pensare e
a capire qualcosa del mondo e dei pensieri altrui.
Le genealogie del pensiero umano migliaia di anni più che sugli stimoli
episodici ai quali esso ha reagito con le emozioni fisiche, hanno attinto alle
storie per evolvere. E queste sono microstrutture che organizzano quelle
mappe, sempre più complesse, intricate nella storia umana e nelle storie di
ciascuno.
I miti sono scandagli
Le storie , indipendentemente dai loto contenuti, molto hanno in comune con il
concetto di mito.
I miti erano e sono racconti , tale era il senso del termine mythos.
Il mito ieri in quel lontanissimo ieri, e oggi è di conseguenza un racconto a tal
punto esemplare da diventare paradigmatico. Ci spiega qualcosa che non
riuscivamo a intendere, ci suggerisce interpretazioni, anche controverse e
ambigue, utili e necessarie alla nascita e allo sviluppo di quelle bussole..
Il mito si rifà al passato , a un passato temporale indeterminato, ma comunque
remoto. Dove si collocano le vicende degli dei e degli eroi.
Molti miti che sono stati salvati dalla scrittura non si trovano solo nei libri. Ce lo
hanno spiegato la filosofia, la poesia e la psicoanalisi, le loro tracce.
Le esperienze di chi ci ha preceduto si sono sedimentate dentro di noi. Il DNA
non è soltanto biologico, è anche una traccia ereditaria di carattere
narratologico, mitica appunto. In quelle storie millenarie ci siamo noi, in questo
presente e a nostra volta le ritrasmettiamo semplicemente ripetendole a
nostra insaputa, aggiornandole e ridefinendo quei paradigmi con le nostre vite.
Enigmi da risolvere, soluzioni imprecise
Dobbiamo chiederci poiché la scrittura scaturisce da Eros, è slancio vitale, se
nelle diverse storie e figure mitologiche che non abitano più i nostri riti e il
nostro presente che si sono allontanate dal loro compito sacro, possiamo
rintracciare ancora qualche indizio verosimile, circa i motivi che ci spingono a
scrivere e ci vedono in tale occupazione perseverare.
Il mito è in grado di spiegare una trama, si è aggiunto che esso descrive il
rapporto ognuno di noi e di noi come folla con il mondo e continua ad agire
l’inconscio: viene a trovarci nei sogni e molto di più di quanto non si voglia
ammettere, opera nell’intrico della passione, dei vizi, delle scelleratezza, del
riscatto. di conseguenza il mito ci ricolloca nelle storie collettive dell’umanità.
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I miti sono perciò chiavi di lettura universali o per lo meno ci conducono
negli universi cui apparteniamo per evitarci di soccombere anzitempo e per
suggerirci che fare. La loro funzione è quindi metafisica e pratica. Sono
strutture del pensiero che si ricostruiscono in ciascun di noi fin dalla nascita in
relazione a eventi e situazioni che presentano delle analogie straordinarie con
esperienze che altri molto prima di noi hanno incontrato e affrontato.
Alzando lo sguardo ed esitare
Tutti veniamo da una cultura, e le culture tanto più se sono complesse, ci
forniscono be più di una mappa.
La scrittura assomiglia al cielo, anzi ha contribuito ad assegnare nomi ad
ammassi stellari che non ne avevano uno.
Se la scrittura è troppo contenta di sé , troppo sicura di avere una bussola
infallibile, toglierà allo scrittore qualcosa che gli appartiene.
Socrate non aveva ragione
Platone fu uno dei primi ad avvalersi della scrittura per tramandarne il pensiero
per raccontare di sé, per disseminare utopie, sogni, mondi ideali. Per Socrate la
scrittura avrebbe intralciato il discorso filosofico , la sua immediatezza da
affidare alla vivacità della parola vocale, alla dialettica eroica anche
nell’incontro.
La scrittura ci educa a scoprire che la nostra missione è diventare allievi di noi
stessi.
Un’attenuante e un monito
Il filosofo ( Socrate o Platone ) temeva che la ricerca del vero non avrebbe
potuto basarsi su un testo inerte, immodificabile, chiuso in se stesso.
La scrittura nella sua storia successiva ha dimostrato ampiamente di sottrarsi a
questo rischio.
La scrittura come l’oralità, patiscono tradimenti di ogni sorta quando questa
volta alleate, vengono meno alla loro origine e al destino tracciato dagli uomini
Miti che la scrittura feconda: l’entelechia
Occorre attribuire alla scrittura un potere dotato di una peculiarità e libertà
d’azione, rintracciabile in quelle energie accese dalla passione e dal desiderio
umano di raccontare emozioni, storie , concezioni di vita. Le quali se narrate sol
a voce non verrebbero intrise da un potere trasformativo che sa resuscitare la
parola degli altri. 17
La scrittura non può che essere considerata l’ausilio che facilita la nostra
crescita personale; la forza psichica e fisica che accresce la consapevolezza del
processo di maturazione nel mentre lo stiamo vivendo.
La scrittura levatrice dei miti
Siamo sollecitata a scoprire quel che accade mentre scriviamo quando li
risvegliamo in quanto esperienze legate alla nostra scoperta di esistere, al
sentimento di essere qualcosa che supera il momento.
La scrittura ci traghetta verso l’oscurità, le ombre, le luci del nostro essere non
incagliandosi in esse.
Mitopoiesi per ricominciare
La mente dello scrittore per diletto è una mente che elegge la curiosità a meta
precipua tanto quanto l’inesausto miglioramento della consapevolezza. In gioco
c’è la qualità chiamata coscienza.
In particolare la coscienza si di sé, la voglia di scoprire se l’entelechia che ci va
guidando da quale parte può essere meglio individuata attraverso l’alleanza
felice tra la scrittura e il sapere mitico.
Come dice Kolakowski che noi ci distinguiamo dagli altri essere viventi non solo
perché siamo dotati si sentimento bensì perché possiamo farci oggetto di noi
stessi.
Tuttavia la scrittura nel mentre comunica, trasforma il comunicatore molto di
più della parola. Oltre a creare messaggi, a differenza di altri utensili, mette
l’emittente nella condizione di essere un tramite al senso di quando va
facendo.
I miti ci educano , così rivissuti, lasciandoli pure senza un nome.
La scrittura è un navigatore insicuro e inaffidabile, questa è la sua mitologia
intramontabile
CAPITOLO 6. MITI GENERATIVI – Flora e Persefone: come
semi nell’aria
Il mito di Persefone ” Persefone era figlia di Zeus e di Demetra. Venne
rapita dallo zio Ade, dio dell'oltretomba, che la portò negli inferi per sposarla
ancora fanciulla contro la sua volontà. Una volta negli inferi le venne offerta
della frutta, ed ella mangiò senza appetito solo sei semi di melograno.
Persefone ignorava però il trucco di Ade: chi mangia i frutti degli inferi è
costretto a rimanervi per l'eternità. La madre Demetra, dea dell'agricoltura,
che prima di questo episodio procurava agli uomini interi anni di bel tempo e
fertilità delle terre, reagì adirata al rapimento impedendo la crescita delle
messi, scatenando un inverno duro che sembrava non avere mai fine. Con
l'intervento di Zeus si giunse ad un accordo, per cui, visto che Persefone non
aveva mangiato un frutto intero, sarebbe rimasta nell'oltretomba solo per un 18
numero di mesi equivalente al numero di semi da lei mangiati, potendo così
trascorrere con la madre il resto dell'anno. Così Persefone avrebbe trascorso
sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla terra.
Demetra allora accoglieva con gioia il periodico ritorno di Persefone sulla
Terra, facendo rifiorire la natura in primavera ed in estate.”
Il mito di Flora “Ovidio la ritenne una ninfa greca nota come Cloride. Il
dio del vento Zefiro un giorno la rapì e successivamente la sposò ma ella in
cambio doveva proteggere i fiori, i giardini e i campi. Flora con un tocco
leggero rendeva le donne fecondi”
Adozioni divine Flora e Persefone divinità dall’aspetto primaverile,
recano il rito