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LUCE E NOTTE
Considerazioni di Parmenide:
I. Principio mostra la Assoluto eterno al quale l'uomo è consegnato.
II. il Principio deve tentare di unificare i pensieri e non semplicemente di sommarli facendo si che i pensieri
particolari mantengano la loro direzione.
il diritto è un'irrinunciabile manifestazione dell'essere. presa coscienza del principio, il diritto è visto
come una realtà capace di immaginare una serie di forme tipiche dei rapporti intersoggettivi.
III. l'uomo non solo pensa ma è a sua volta pensabile da altri uomini e dal concetto di principio.
Eleate indica gli insipienti (quelli che non intendolo la potenza dell'essere) che stoltamente si credono
mortali
IV. il principio nell'uomo è la possibilità di pensare.
ma c'è comunque un prima di ogni pensiero che fa nascere il pensiero (nascondimento oscuro) e il
momento in cui il pensiero si manifesta (palesare formando).
i pensiero ha due direzioni: le cose pensate e una direzione in una zona silenziosa precedente. queste
due direzioni Parmenide le paragona alla luce e alla notte (ciò che appare nella luce è conservato nella
notte).
questa concezione riconferma la negatività nei confronti dell'idea di Nulla
V. le facoltà psicologiche sono anche esse un "pensato" e possono essere concepite in modi diversi e
discutibili.
il principio per Parmenide è l'essere, non varia mai il suo modo di presentarsi in ogni punto della realtà
e si manifesta attraverso l'attività del pensiero.
il principio come essere-pensiero conserva oltre il mondo in cui appare l'attività degli uomini.
L'ABISSO
l'essere-principio possiede una doppia dimensione: l'oscurità e l'apparire
(nessuna delle due può essere negata)
I. se il principio consistesse
solo nell'insieme dei fenomeni -> si concepirebbe l'intero come un mero oggetto
del pensiero
II. se il principio consistesse in un
unica entità priva di differenze -> si concepirebbe il principio come un'oggetto
interiori indiferenziato pensando così
che ogni differenza è destinata a
scomparire
Parmenide porta l'esempio della luce e della notte che stanno insieme formando tra loro un rapporto
(due termini stanno in rapporto tra loro:
quando è possibile confrontare l'uno con l'altro
analizzare gli elementi dell'uno e quelli dell'altro per
scorgerne differenze e similitudini
quando un terzo adottando criteri di paragone diversi ottiene sempre che i due oggetti sono in rapporto
tra loro)
confronto fra il mondo della luce e quello dela notte: LUCE:
forme
apparizione
NOTTE:
senza forma
oscurità
1° conclusione: i due termini non sono confrontabili e
nemmneo accostabili
Proemio dell'opera di Parmenide: si parla dell'uomo destinato a sapere;
viene colto mentre condotto su un carro che correva veloce percorre la
strada che attraversa tutti i luoghi finoa d un confine estremo;
sul confine stremo si erge una grande porta chiusa, questa si apre solo per
far passare "le fanciulle della notte" considerate delle messaggere del
mondo nascosto dietro la porta;
l'uomo scorgendo la porta aprirsi deciderà di oltrepassarla; dietro la porta
si trova cosm akanes (voragine senza fondo, abisso) nel quale:
cessa ogni movimento
nulla prende forma
nulla può essere visto
dove si può solo restare in attesa;
avanza una dea dal volto benigno che si remura di rassicurare l'uomo e gli
dice che in quei luoghi non esistono differenze o unità e che è opos estin
(cioè che è) sostenendo che la formazione degli elementi visibili nel mondo
è costituito solo dall'essere finchè questa parte non è destinata
all'annientamento;
la compresenza di luce e notte fino ad un certo punto razionalmente
garantita, dopo va accettata per fede;
quando non c'è fede l'abisso può fare paura e può apparire ostile alla nosra
conoscenza;
visto che la presenza dell'uomo è solo questione di fede egli è stato
invogliato a tacere sull'abisso, potenza che poteva soverchiarli;
allora essi hanno iniziato a coltivare un progetto di dominio sul mondo
attraverso lo sviluppo della tecnica;
ma solo sviluppando la capacità di distruggere le cose l'uomo avrebbe
potuto realmente dominare il mondo;
alla fine della modernità infatti egli è riuscito a sviluppare un tipo di energia
capace di compiere tutto ciò facendo si che questa affermazione non fosse
lasciata alla retorica.
IL LOGOS (POTENZA CHE METTE IN COMUNICAZIONE)
Eraclito: ci resta del suo pensiero solo una serie di frammenti, che sono contigui alla filosofia di Parmenide;
il Principio è logos: traduzione arcaica:
"l'attitudine delle cose di connettersi l'una all'altra"
traduzione attuale:
"parola", "discorso", "voce del dire"
il dire è l'attività più comun capace di collegare elementi
per Eraclito ciò che è in tutte le cose è la loro dicibilità (attitudine a collegarsi
attraverso discorsi)
il principio è collegato alla dicibilità perchè è la potenza che fa scaturire tutti i
discorsi;
il logos non è la somma di tutti i discorsi, ma è anche qualcosa d'altro;
il principio è parola e silenzio, produrre e ritrarsi, mostrare e nascondersi;
le forme quando escono allo scoperto e si mostrano dicibili, attuano la possbilità
di esserci in quel dato modo e tempo;
ogni parola è intervallata da silenzi, se questi non ci fossero il nostro dire
apparirebbe una serie di suoni confusi e incomprensibili;
il silenzio custodisce infinite possibilità di discorso, infatti finche un soggetto non
parla non si può prevedere cosa questo dirà in futuro;
il silenzio non cessa mai di accompagnarci per tutta la vita, non ci sono discorsi
sufficienti ad esaurire la nostra possibilità di dire;
la nostra esistenza è costitutita fin dalla sua origine dalla compresenza di
rilevare con la parola e di nascondersi nel silenzio.
LA SOGGETTIVITà (PSICHE)
quando l'uomo riesce ad accogliere la presenza del principio, allora è capace di pensare l'intero;
ma l'intero non è un oggetto;
allora l'uomo è un esistenza che parla ma non può mai dire tutto, in lui dimorano potenzialità inespresse e
anche opposte ai fatti della sua storia personale;
il logos nell'uomo è: fame: ottenere un sapere compiuto
sazietà: sapere vincolante dato dalle ristrettezze del proprio dire;
il logos si accresce continuamente e proviene da un luogo profondo della psichè che appare senza limiti;
il termine psichè non indica nulla di propriamente psicologico, indica piuttosto ciò che costituisce l'uomo e lo
rende universalemnte diverso rispetto a qualsiasi altra forma detta nel mondo;
ciò che costituice l'uomo è la compresenza di una serie di facoltà di produrre parole e discorsi e di una zona
recessa dalla quale può sempre provenire una parola nuova e mai definita;
per questo possiamo attribuire alla parola psiche le stesse caratteristiche della parola soggettività, cioè come:
ciò che le appartiene in modo originario
ciò che è irriducibile ad altro
ciò che è autenticamente universale
COLLEGARE (RACCOGLIERE, TRASFORMARE, CUSTODIRE)
all'uomo come al Principio non spetta di parlare come se questa fosse una facoltà fisiologica;
la chiacchera vana, o un insieme casuale e contraddittorio di detti, o un discorso ostile a chiunque lo
contraddica non può intendersi come logos;
il logos è il discorso che collega:
secondo Eraclito al collegare articola tre direzioni:
raccogliere (perchè implica la scielta di connetere un
qualcossa di disperso che giacerebbe senza valore ad altri
elementi con le medesime caratteristiche;
atto preliminare del collegare;
atto che impedisce ad una forma dicibile di rimanere separata
e non connessa da tutte le altre)
trasformare (modificare un elemento raccolta facendo
si che questo entri a far parte di un insieme mostrando i
suoi nuovi aspetti e provocando un ulteriore
trasformazione e adattamento degli altri elementi
del'insieme al nuovo appena aggiunto;
modifica e determina in maniera diversala consistenza
complessiva dell'insieme;
anche la parola inserita in un discorso cambia il suo
significato in funzione delle altre parole e facilita la
determinazione di quel insieme di parole;
anche l'insieme dei ricordi di eventi passati nella memoria
cambiano forma man mano che se ne aggiungono altri;
Eraclito: "le acque del fiume non sono mai le stesse, il sole è
ogni giorno nuovo..")
custodire (il cambiamento non annienta o fa perdere
le vecchie caratteristiche all'elemento che si modifica;
il logos è potenza immutevole che mentre tutto si collega e si
trasforma custodisce le differente;
tenendole insieme il logos le salva dalla dispersione e
dall'annullamento;
le parole che formano un discorso mantengono un loro senso
specifico che sommandsi tra loro concorre nel determinare il
senso alla frase e al detto)
Eraclito: metaballon anapauestai = ogni forma cambiando resta ferma
tutto ciò che appare nella realtà può sottrarsi alla potenza del logos;
LOGOS DEL PRINCIPIO, LOGOS UMANO
Eraclito usa il termine omologhoin per identificare la compresenza tra il logos del principio e quello umano;
formato da:
lèghein: legare, collegare, conettere; che identifica l'attività del
principio;
omo: (prefisso) indica la presenta di un'eguaglianza;
non si tratta di riprodurre, obbedire o copiare passivamente, ma di dire con carattere
produttivo;
un dire che ha la capacità di svelare la realtà e di dare forma dicibile ad un qualcosa di
indistinto;
l'uomo non è il Principio ma agisce perchè il Principio gli da la possibilità di fare;
il Principio consente ogni sorta di discorso ma egli stesso non può esserne il soggetto da discutere ne può essere
analizzato o rapresentato;
il Principio ti da la possibilità di dire ma non ti dice cosa dire;
tutto ciò è vero se il dire è katà fusin = secondo natura;
il dire secondo natura non è il chiacchericcio inconcludente od il parlare
ostile o arbitrario;
invece è il mezzo attraverso cui si palesa la natura che il Principio assegna ad
ogni cosa: