Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Diritti dell'uomo e fondamento etico del comando giuridico
In quest'opera egli affronta i nodi che, dopo il processo di Norimberga e con l'istaurarsi della guerra fredda, si ponevano intorno all'umanità (ricordiamo che il processo di Norimberga è il tribunale istituito dagli alleati per giudicare i crimini di guerra). I diritti che riguardano la libertà sociale vengono chiamati, nell'epoca moderna, diritti dell'uomo: si tratta di diritti propri dell'uomo, fondati nella sua dignità personale; tali principi appartengono al diritto naturale primario. Così dopo Norimberga vengono poste le prime questioni relative al fondamento etico del comando giuridico. Perché questa esigenza? Perché, come ricorderemo, il XX secolo fu caratterizzato da spietati termini, dall'olocausto alla strage di Hirishima. Si sentì l'esigenza di richiamare i principi giusnaturalistici, affinché si potessero stabilire norme etiche valide universalmente (che andavano al di là dellasovranità nazionale), in modo da garantire all'umanità, la possibilità di non partecipare più ad uno squallore nato dalle tragedie e dagli stermini. Nel 1974, Piovani, ricordò a tutti che negli anni delle 2 guerre, si era sviluppato un tema di fondo "esistono valori non caduchi per cui valga la pena battersi". Ormai l'umanità nella seconda metà del 900, lacerata e disillusa, si affidò, all'indomani del processo di Norimberga, alla "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo". Capograssi, in quegli stessi anni, ebbe una pressione: l'imminente crisi che il diritto introduceva nella vita dello stato moderno. Dice Capograssi: l'uomo ormai è privo di diritti, rappresenta e agisce con forza, per cui lo stato, che è la mia casa, diventa ormai il mio più grande nemico" nemico dei propri sudditi". Ovunque c'è miseria, certezza, irrequietudine, pericolo; l'uomo ha più aspirazioni,
nascono conflitti e questioni e tutto ciò porta allo sviluppo di focolai di guerra ovunque nel mondo. Dice Capograssi: gli stati sono chiamati a rispondere della violazione del diritto di ciascun essere umano, in nome di un principio di sovranità superiore. Al riguardo, Meinecke, alla fine della I guerra mondiale, cerca di trarre un po' le conclusioni e dice: l'uomo deve tendere tanto al senso di responsabilità verso lo stato, tanto più la civiltà moderna si mostra terribile e pericolosa. Ormai la fase storica caratterizzata dalle sovranità nazionali e dalla difficile ricerca di un equilibrio tra autorità e libertà, sembra ormai tramontata. Alain Touraine ha tentato di descrivere il lungo itinerario che ha portato all'estensione del Welfare State in quasi tutta l'Europa occidentale, nel dopoguerra. Dice Touraine: grazie ad una serie di mutamenti (New Deal, il Fronte popolare francese, la democrazia industriale), gli stati hanno creato
un equilibrio tra libertà in espansione e giustizia (x cuila ricchezza va distribuita);c'è così un'energica azione anticatastrofe,che spesso colpiscono le popolazioni:dalle malattie agli infortuni(è di questo che si occupa anche lo stato sociale).Inoltre i legami sociali stanno alla base della convivenza,ma nella società di massa ormai,il contratto sociale non riesce a dare nessuna garanzia e nessuna tutela all'individuo.Le norme, di conseguenza, necessitano di un orientamento etico comune, e di una tutela giuridica dei principi individuati.Robert Bellah, in questa direzione, fa una riflessione,mettendo in luce che ci può essere salvaguardia dei diritti individuali solo prendiamo in esame il valore solidaristico (la solidarietà),che come sappiamo,assume la tutela sulle comunità + deboli. Con l'avvento della globalizzazione e il declino della sovranità nazionale,il concetto fondamentale dell'eguaglianza,è di conseguenzaentrato in crisi. La crisi della democrazia si rileva come crisi del Welfare.
Come sappiamo nel 900,lo stato sociale ha rappresentato il punto di equilibrio essenziale dellademocrazia e del processo di inclusione affettiva nei diritti di tutti i cittadini, e perfino,lo statosociale considerava legittimo il principio della superiorità etica. Con la crisi del criterio sociale,ladiffusione di etiche utilitaristiche e il ritorno ad un naturalismo economico,nell’età dellaglobalizzazione e della new economy,si è generata una forte crisi della democrazia e delle sue radicietico sociali. Queste trasformazioni(la crisi della democrazia e del welfare) hanno alterato ilsignificato dell’etica pubblica,x cui il cittadino non è + stimolato a compiere i propri doveri, né adesercitare i propri diritti. La democrazia viene così sostituita da una tecnocrazia di mercato.L’uomo politico rinuncia ad ogni considerazione etica
e l'efficienza resta l'unico valore universalmente riconosciuto. Così mentre lo stato e la stessa società si erano sviluppati attraverso l'affermazione dei diritti e dei principi sociali, la modernità pone fine al criterio sociale. Le differenze sociali, che una volta rappresentavano i fini generali per richiamare la giustizia sociale, ora diventano pure constatazioni sociologiche e particolari. Così nella seconda metà del '900, la democrazia va in crisi di pari passo con il Welfare: si assiste così ad una marginalizzazione delle politiche pubbliche sociali. In particolare nella società si crea una lacerazione tra la società degli inclusi (coloro che ritengono di appartenervi anche per brevi periodi) e la società degli esclusi. Lo sviluppo del mercato globale ha portato la società a considerare un unico punto di riferimento: il consumo. La grande questione del I decennio del III millennio, appare così
L'esclusione sociale. Con la perdita della sovranità nazionale, entra in crisi il significato vero del diritto, quale regolatore dell'agire umano. Latouche, al riguardo dice: la caduta del vincolo sociale, equivale alla fine della ragione etica del mondo sociale. La morale ormai, è solo un'ipocrita facciata, non è più una realtà sentita.
I diritti sociali fanno parte dei diritti fondamentali e vengono garantiti dall'azione pubblica; il tema dei diritti sociali, ha rappresentato lo sforzo concreto fatto dello stato, nel '900, per assicurare a ciascuno i diritti soggettivi fondamentali. Achille Ardirò, al riguardo, ci ha ricordato che bisogna considerare il servizio sociale, pura espressione dell'eguaglianza dei cittadini, che sta alla base dello stato democratico costituzionale.
La povertà non è una condizione assoluta, ma è una condizione relativa, che chiama in causa le relazioni gerarchiche di superiorità e inferiorità.
Lo stato moderno si tramuta in stato sociale, quando ai diritti di I generazione, si accompagnano quelli di II generazione, ossia i diritti sociali che sono diritti fondamentali per assicurare il contenuto sostanziale della libertà. Durante il 900, tutto ciò ha portato un'acuta riflessione etico/politica sullo stato e sulla nazione, da Macchiavelli ad Hobbes. Già Hobbes aveva ricordato le condizioni dell'uomo moderno come Homo Aeconomicus, un uomo mosso da qualcosa per possedere sempre qualcos'altro (pronto per questo fino ad uccidere). Già Montesquieu aveva avvertito che: il commercio porta la pace e migliora le relazioni. Nonostante ciò però, dice Montesquieu, il commercio stabilisce le "consuetudines", ma di certo, non migliora gli uomini moralmente. Dice Latouche: oggi le leggi della competizione e le leggi dell'economia sono divenute leggi politiche. È cosa certa che l'occidente, negli ultimi 2 o 3 secoli, è
vissuto in uno stato di equilibrio tra 2 minacce: il dispotismo dello stato e la dissoluzione del legame sociale. Nonostante ciò, contro il mostro dello stato nazione, si è posta la vitalità dello stato civile, rappresentato dall'azione di associazioni e sindacati. Nel 1913, Sombart, cogliendo i temi della trasformazione dell'etica moderna, rivolge la sua attenzione all'ideale, cioè quei valori fondamentali verso cui tende l'uomo economico moderno. L'uomo con i suoi sbagli e le sue esigenze, non è più la "misura di tutte le cose", è stato messo da parte, sostituito dal senso del guadagno e dell'affare. Da ciò emerge che la mondializzazione di certo non è portatrice di eguaglianza né dei diritti fondamentali; inoltre la mondializzazione si completa con l'economizzazione (ossia ridurre tutto a questioni economiche, ogni cosa non è un bene, ma una merce). Con la globalizzazione, dicerto non sono stati affermati valori universali, come la democrazia, i diritti dell'uomo, la fraternità. Oggi c'è la mercificazione del corpo (basti pensare al trapianto degli organi che nasconde un giro di denaro). Oggi la scienza si ritiene perfino in grado di definire i confini della vita e della morte. Wilhelm Dreir parla di etica scientifica; egli afferma che l'etica si è economicizzata, bisogna quindi rimuovere il suo senso e indirizzare l'etica sociale verso nuove vie, attraverso cui realizzare una vera convivenza sociale. Così all'indomani dei progressi nella scienza medica e biotecnologia, si rileva sempre più un'indifferenza per la vita umana che, invece, ne dovrebbe rappresentarne il fine. Così la new economy, non solo modifica l'assetto del mercato in termini finanziari, ma modifica il ruolo dell'economia e della libertà derivante da questa.