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CONCEZIONI:

Forniscono una giustificazione della finalità di una pratica.

Determinano quali sono le caratteristiche sostanziano che discendonda una giustificazione.

Specificano le conseguenze derivanti dall'applicazione nei casi concreti.

CONCETTO DI DIRITTO:

È individuato nel legame tra la giustificazione della coercizione e uno schema di diritti e responsabilità. "La finalità principale e più astratta del diritto consiste nel guidare e vincolare il potere del governo e nello stabilire le modalità d'uso della forza. Questa interpretazione non controversa è la base su cui si sviluppano le varie concezioni. Esse rispondono in maniera diversa alla questione di cosa giustifica e limita l'uso della coercizione, a quelle dei valori, dei fini, dei vincoli posti al diritto, e alla definizione dei diritti e delle responsabilità giuridiche concrete."

Dworkin propone 3 concezioni:

DIRITTO COME INTEGRITÀ

CONVENZIONALISMO: Corrisponde alla visione positivistica, il valore di riferimento è la prevedibilità e l'equità procedurale imposta da Pietro Pozzati Pag. 8 tale obbligo, in conseguenza del valore della certezza i diritti sono talisolamente se le decisioni precedenti li prevedono come tali.

PRAGMATISMO: non fa valere il legame tra decisione precedente e coercizione. Il giudice deve prendere qualsiasi decisioni gli sembrimigliore per il futuro della comunità. Viene negata la preesistenza di diritti giuridici rispetto alla pratica. È caratterizzato dalla libertà del giudice, il cui punto di riferimento devono essere le esigenze della comunità.

Per Dw tutte le concezioni presuppongono una risposta alla questione dei motivi della obbedienza al diritto. Una teoria generale del diritto deve fornire una soluzione ad un insieme complesso di equazioni simultanee. Per essere completa deve essere teoria politica del diritto [ossia deve rivolgere la

sua attenzione sia alle basi sia alla forza del diritto]. Le concezioni hanno alla base una precisa teoria dei valori di riferimento della comunità politica: esse si sviluppano in relazione ad una teoria politica del diritto (cioè dei fondamenti della comunità sociale e della obbligatorietà del diritto.) DIRITTO COME INTEGRITÀ: il suo ruolo emerge sia in relazione al problema della legittima dell'ordine giuridico (motivi della obbedienza) sia in rapporto all'interpretazione dei valori politici di una comunità. PROBLEMA DELLA LEGITTIMITÀ: uno stato è legittimo se i suoi cittadini hanno l'obbligo generale di obbediere alle decisioni politiche e parallelamente gli obblighi politici sono assimilati a quelli comunitari o associativi. Questi obblighi dipendono dal tipo di comunità: - DE FACTO: non impone obblighi che non siano strumentali al contrario della seconda e della terza che riconoscono alla partecipazione alla

comunità un impegno generale ad obbedire alle regole stabilite.

DEL LIBRO DELLE REGOLE: l’impegno generale muove solamente dal presupposto che il contenuto di queste regole esaurisce il loro obbligo, a partire dal fatto che esse rappresentano un compromesso tra interessi o punti di vista antagonisti.

DI PRINCIPIO: l’obbligatorietà del diritto può trovare risposta solo all’interno di una comunità basata sul requisito della integrità.

L’obbedienza viene risolta solo se i membri di una comunità accettano di essere governati da principi comuni e non soltanto da regole (derivanti da compromessi politici) e sulla base di una visione che comporta per ognuno l’eguale considerazione e rispetto.

Il problema dell’obbligatorietà ha quindi un fondamento morale, che si traduce nell’esigenza di integrità: le decisioni politiche e giuridiche sono legittime quando derivano da “un unico coerente schema

di principio", cioè quando i "diritti e i doveri politici non si esauriscono nelle particolari decisioni che le istituzioni politiche hanno preso, ma dipendono dallo schema di principi che quelle decisioni presuppongono". Implica un fondamento della comunità basato sulla reciprocità dei diritti e dei doveri e su un coerente schema di equità e giustizia. Una COMUNITÀ di PRINCIPIO è caratterizzata dal fatto che alla sua base vi è l'esigenza che i suoi principi costitutivi siano basati sull'eguaglianza e imparzialità, intese come concretizzazioni dell'eguale considerazione e rispetto. "L'autorità di una comunità può esigere una legittimità morale" in modo che le sue decisioni siano oggetto d'obbligo e non solo di dovere. Pietro Pozzati Pag. 9 Questa costruzione non implica una morale sostanziale, anzi è compatibile con una società moralmente pluralista.ma piuttosto fissa l'esigenza dell'integrità, cioè della universalizzabilità, quale coerenza e reciprocità dei principi, sia nelle decisioni legislative sia in quelle giudiziarie. Problema della interpretazione e applicazione del diritto che si pone in relazione alla apertura dei principi ai possibili conflitti tra le diverse esigenze politiche. Dworkin individua 3 valori ideali di una struttura politica:
  1. EQUITÀ
  2. GIUSTIZIA
  3. PROCEDURAL DUE PROCESS
La presenza di questi pone due problemi principali: 1) in rapporto alle diverse concezioni presenti in un quadro pluralista, della equità e della giustizia. 2) conflitti tra ideali, ossia tra esigenze poste dai diversi principi. Dworkin nega la loro soluzione attraverso le checkboard strategy ("decisioni di compromesso"). I problemi di interpretazione e applicazioni richiedono il criterio dell'integrità e perciò di trattare i casi simili in modo simile.necessario che le istituzioni pubbliche agiscano con coerenza e nel rispetto dei principi nei confronti di tutti i loro cittadini. L'integrità nella interpretazione e nell'applicazione del diritto è un'esigenza di moralità politica che concretizza le basi fondative del sistema giuridico: esigenza della correttezza morale ossia della universalizzabilità (coerenza) della decisione. Questo implica l'idea di eguaglianza e fondabilità razionale dei giudizi morali. L'integrità quale valore politico della comunità significa quindi coerenza in linea di principio, che si realizza primariamente nella eguaglianza di fronte alla legge, o eguaglianza formale, intesa come rispetto di determinati principi. In relazione alla dimensione pluralista della società e al conflitto fra principi diversi essa va vista quale esigenza procedurale indispensabile per la convivenza sociale. 2.2. LA VALIDITÀ PER IL

NEOCOSTITUZIONALISMO

Tesi connessione diritto – morale > ripensamento della nozione di validità giuridica. Obbiettivo critico social sourcethesis positivista e la sua riduzione alla dimensione sociale.

ALEXY: Caratterizzata da 3 lineamenti: quello sociologico, etico, giuridico. I primi due sono concetti puri (che nonrinviano ad atre dimensioni, mentre il terzo include elementi dei primi).

VALIDITA’ SOCIOLOGICA: una norma vale socialmente se viene osservata o se viene sanzionata per la suainosservanza.

VALIDITA’ ETICA: una norma vale se è giustificata sul piano morale.

VALIDITA’ GIURIDICA: nonostante il riferimento ad altre dimensioni può essere evidenziata una sua dimensionepeculiare (validità in senso stretto): vale se è statuita in modo conforme all’ordinamento, cioè se + stata emanatadall’organo competente nel modo prestabilito e non è in contrasto con il diritto di rango superiore.

2 problemi:Pietro

Pozzati Pag. 10

  • Determinazione della relazione del concetto giur. con gli altri due concetti: la validità sociale viene vista come antecedente quella giuridica.
  • Il fatto che la definizione della validità giuridica presuppone già tale validità ed è perciò circolare. (parlare di organo competente presuppone che siano già stabiliti i criteri di competenza).

Condizione della validità giuridico di un sistema è che le norme che lo compongono siano a grandi linee socialmente efficaci e quindi valide sul piano sociale. la necessità di una NORMA FONDAMENTALE deriva dal perché "si debba obbedire alle norme" di un dato ordinamento giuridico. Questa esigenza viene espressa dal sillogismo della norma fondamentale. Questa esigenza nasce in relazione al problema della trasformazione categoriale di un essere in dover essere giuridico: senza la premessa aggiuntiva della norma fondamentale non è possibile passare,

senzacontraddire la legge humeana, dal fatto che la costituzione è statuita ed efficace alla conclusione per cui ègiuridicamente dovuta una condotta ad essa conforme. Rappresenta perciò il passaggio, nella costruzione dell’idea divalidità giuridica, che viene utilizzato per dimostrare la non riducibilità del diritto al fatto. NORMA DI RICONOSCIMENTO: Hart riferisce la norma di riconoscimento al “fatto istituzionale di unacostituzione pratica” cioè al fenomeno complesso della sua accettazione. > per Alexy non permettere di prescindere lapresupposizione di una norma di riconoscimento: dire che una costituzione è accettata non implica la sua doverosità,è necessaria una premessa aggiuntiva che sostiene che dal punto di vista del partecipante al sistema se unacostituzione è accettata allora è giuridicamente dovuta. la norma di riconoscimento presuppone a sua volta unanorma fondamentale relativa

al fatto che costituzioni accettate siano obbligatorie >non risolver il prob. del passaggioda essere a dover essere

Ribadita la necessità della norma fondamentale, i neocostituzionalisti propongono un ampliamento di essa nella direzione dell’inclusione di contenuti morali. > apertura della norma fondamentale a principi e diritti fondamentali. Essa dovrà assolvere alla pretesa di correttezza rispetto ai principi e permettere di escludere le norme che violano i diritti fondamentali.

Alexy: “se una costituzione è di fatto statuita e socialmente efficace, se e nella misura in cui le norme di tale costituzione non sono estremamente ingiuste, è giuridicamente dovuta una condotta conforme a tale costituzione purché coerente con la pretesa di correttezza.” > limitazione dei criteri positivistici della realtà in relazione a vincoli morali. DIRITTO VALIDO = “1) Sistema di norme che avanza una pretesa di giustezza

(correttezza).

2) Sistema di norme che consiste nella totalità delle norme di una costituzione.

Dettagli
A.A. 2012-2013
25 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher franco.fancello di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Bongiovanni Giorgio.