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NON È COSÌ IN REALTÀ!

Nietsche ha visto e compreso che la storia non è tutto , che non è tutto determinato salvo che non

c’erano ancora le basi giuste per distruggere il determinismo non riuscendo ad identificare la

metafisica del tempo. Se non si fa il passo astratto su che cos’è il tempo non si può uscire dalla

filosofia della storia.

DIBATTIO DI BIOETICA ( = l’etica del vivente)

Conflitti di valori, ci sarebbe un antagonismo radicale con ciò che è valore religioso come

negazione della sacralità.

Comuni a tutti i dibattiti nel mondo è la scienza sperimentale che pone gli stessi problemi in Usa,

come in Eu come in qualsiasi posto del mondo.

Nella bioetica diviene centrale come problema non prima degli anni ‘60

Cit. Pelegrino (anni ’90) “nella metà anni ’60 è diventato chiarissimo che l’etica medica era una

specie di moralità etica: insieme di asserzioni enunciati che non avevano nessun fondamento

formale ma era soltanto una specie di giustificazione della motivazione che portavano ad un certo

moralismo della pratica medica. Perché precisamente tanti enunciati, principi ecc non avevano

alcuna base etica ed era molto facile contestarla” ( metà anni 60= contestazione della morale

intorno alla cura che non ha basi fondamentali potendo introdurre un principio critico di pensare

moralmente l’arte della medicina  inizio anni 60 inizia la critica filosofica alla medicina ed alla sua

morale.)

Negli anni ’70 si iniziano a costruire basi etiche per inquadrare la pratica della medicina ma

nessuno prova ad interrogare il metodo delle scienze sperimentali sul vivente. Si parla di medicina

come si è sempre fatto in tutta la storia, è qui il problema però. A d una morale della medicina

tradizionale si oppone una nuova morale. L’autorità del medico era naturale perché il medico

faceva del bene sicchè la morale andava da sé ma ciò sparisce negli anni ’70 rendendo chi cura

una specie di pericolo: da chi fa del bene a chi fa del male. Bisognerebbe immaginare una nuova

etica morale per inquadrare quello “straniero” che il medico che entra nei corpi della gente perché

ormai la cura è molto invasiva ed aggredisce l’organismo. L’uomo è aggredito da una pratica

scientifica che intende guarirlo qui si comprende l’autodeterminazione della personalità perché

l’uomo pretende di decidere se farsi aggredire o meno. È in tale ambito che si afferma il desiderio

di un'altra morale ( etica fa chic) nella quale si ritrova la persona e la sua personalità: decide se

voler essere curato o meno da questa medicina così invasiva. Si contesta questo paternalismo con

la personalità del singolo, si contesta l’autorità del medico. Si impone l’evidenza che le pratiche

cliniche di cura sono pensate da chi le somministra (ma questo già era nell’ 800) ma qualcosa si

sposta, è come se si volesse imporre un principio di uguaglianza tra chi cura e chi viene curato

come se l’autorità di chi cura non vada da sé ma si limiti SOLO a somministrare e per il resto

decide la persona.

I campi della morte, il primo trapianto di cuore dimostra che la medicina “ inizia a fare sul serio” e

quindi la necessità di ricreare una cultura di personalità contro il contrasto radicale tra un potere ed

un altro come se la negazione fosse la negazione della persona stessa.

Ciò che si richiede sempre di più a questa medicina e di saper rispettare la popolazione che ne

dipende, di poter esprimere una scelta di valori. Qualcosa sarebbe incompatibile quindi a livello di

valore con le scienze sperimentali sul vivente. 8

Art 32.2 Cost è proprio contro i campi della morte. Qualcosa deve tradurre la libertà di difendere i

corpi da ciò che ci potrebbe curare ossia guarire.

La medicina ippocratica legge i corpi, ora si interviene, Ippocrate non vale più perché non è più la

stessa medicina. Ciò che non viene mai formalizzato è che si tratta del vivente (soggetto giuridico,

responsabile e sovrano).

Come se la costruzione di una medicina che si sposta verso una coscienza universale che di colpo

si sveglia contro la vecchia medicina patriarcale. La presa di coscienza è un progresso

dell’umanità nel riconoscimento di nuovi diritti che consacrano la personalità dell’uomo che implica

per se stesso l’idea stessa di soggetto di diritto. In tal senso si è in una forma di idealismo perché

la scienza sperimentale non viene interrogata in ottica metodologica.

La medicina sperimentale PROVA sul corpo umano: l’AIDS ha iniziato a studiarsi e poi hanno

iniziato a provare sulle persone le varie cure.

Molti uomini della bioetica hanno una cultura religiosa gesuita, sono teologi che si interessano

sempre di più nella questione della bioetica. La questione religiosa perciò interviene nella scienza

del vivente: molti gesuiti si sono laureati in medicina prima di andare a insegnare bioetica nelle

università di medicina.

L’aborto è stata la prova della scienza inumana e della sua cultura della morte: la scienza

sperimentale controlla il nascere ed il morire.

2 centri in Usa: Austin e Georgetown da cui partono i dibatti inerenti all’aborto che poi si aprirà

verso la cultura della morte. Si parla da pratiche scientifiche generate dalla scienze sperimentali

che animano i dibattiti. La questione bioetica deve essere l’interrogazione primaria di una comunità

occidentale su se stessa dove dominano i conflitti tra profano e religioso. Profano e religioso si

incrociano e creano confusione: una scienza sperimentale che cura va bene ma una scienza

sperimentale che provoca l’aborto no.

La bioetica sembra dare una comprensione del mondo che prima non si aveva ma in realtà è tutto

più complesso.

Le costruzioni che si fanno si innestano sul carattere individuale quale chiave di lettura di ciò che

sarebbe percepito come un conflitto tra religioso e profano: o si è credenti ed il libero arbitrio è

dettato da Dio o si è profani e allora la libertà non è determinata da nulla. Tutto si costruisce sul

soggetto giuridico: dal momento che si tratta di riaffermare delle libertà che si traduce in un’etica

nata per contrastare l’enorme potere delle scienze sperimentali.

Le questioni che pongono le scienze sperimentali sul vivente sono delle autentiche interrogazioni

sulla nostra cultura occidentale.

Eduard Kennedy (3 fratello) segue il forte movimento in Usa dopo la vittoria della battaglia sulle

donne, con riguardo all’aborto, nel quale si inserisce la religione. Si crea una commissione

nazionale che capisca cosa fanno le ricerche delle scienze sperimentali. Si creano protocolli con

riguardo alle condizioni delle manipolazioni genetiche, dell’uso dei medicinali che interessano

l’aspetto neurologico, accesso alle pratiche sperimentali (chi scegliere tra 3 che hanno bisogno del

trapianto).

Per guarire deve entrare dentro ma c’è sempre il rischio perché spesso non c’è certezza statistica

se non dopo molte e molte prove. È necessario definire a priori il rapporto tra danno e beneficio

perché se si cura una cosa e si danneggia un’altra è necessario che una legislazione debba

sapere bilanciare le due cose. Deve crearsi un protocollo di esperimenti che pensino prima alla

persona e poi alla comunità. 9

I problemi che pone Kennedy sono diversi ed è questo il problema delle scienze sperimentali sul

vivente. Si creerà la commissione nazionale e le sue conclusioni dovranno essere seguiti da tutti

gli Stati Usa  RAPPORTO BELLMONT /1979: riferimento al nazismo ed a Claude Bernard (primo

chirurgo che ha costruito cos’è una scienza sperimentale sul vivente)

Il rapporto Belman (1970) parte dalla ricerca, come se medicina oggi significasse ricerca: il

problema non è più la medicina ma la ricerca che mira a guarire. Ci sono tre grandi tematiche che

affronta questo argomento, si tratta di integrare la visione giuridica in ciò che viene fatto in quanto

ricerca.

1. comincia dalla distinzione tra ricerca e pratica. La pratica è tutto ciò che viene fatto per il

benessere delle persone individuali e che hanno una ragionevole possibilità di successo.

Non si sa se avrà un effetto ma va comunque fatto. La ricerca significa provare un’ipotesi

che permette di trarne una conclusione e di conseguenza sviluppare o contribuire a creare

un nuovo sapere, che potrebbe essere generalizzato: è sempre descritta all’interno di un

protocollo preciso. È una strutturazione di una temporalità: ipotesi-sperimento-conclusione.

Il problema è che quando si ha a che fare con il vivente non si sa cosa potrebbe succedere:

si deve entrare dentro e a seconda di ciò che si capisce, si cerca di trarne qualcosa. La

strutturazione temporale dell’ipotesi non funziona. Non c’è la distinzione tra pratica-teoria

quando si parla del vivente: si deve costruire qualcosa in grado di rispettare l’organismo ma

senza sapere dove si va. La teoria con il vivente implica la pratica: il vivente è una

costruzione che miscela pratica e teoria.

2. Principi etici di base . C’è una costruzione incentrata sull’individuo: autonomia del

1

soggetto, che implica la sovranità. È un’autonomia che si costruisce con le garanzie .

Come si può immaginare una legislazione che può immaginare ciò che non è ancora stato

fatto? c’è il rispetto delle persone e la garanzia che le persone vengono rispettate. Tutto ciò

deve essere fatto per ottenere il benessere delle persone: questo è un obbligo per chi

inizia gli esperimenti. Non si deve ferire una persona, si deve fare il più possibile affinché ci

sia effettivamente un beneficio con il minimo di rischio. Non è così ovvio minimizzare gli

effetti secondari. Ci sono dei protocolli. Principio di giustizia: ci deve essere equità. Non

ci può essere una medicina accessibile solo per i benestanti. Questa bioetica è una

riflessione collettiva che cerca di integrare una morale sociale, tradotto in termini di

filosofico-politica della comunità occidentale. È un’interrogazione trasversale che vede nella

persona il principio regolatore, che viene sempre promossa e difesa.

3. Applicazioni concrete della ricerca . Si trova il consenso informato, ovvero l’opportunità di

scegliere ciò che può essere fatto o no. Per il consenso ci vuole l’informazione. Quali

informazioni dare che una persona sia capace d

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A.A. 2016-2017
30 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiuliaNico di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Bioetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Nerhot Patrick.