vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Dopo la recensio (reperimento di tutti i testimoni disponibili) e la collatio (studio di ogni
particolare tràdito dai testimoni), il filologo passa alla ricostruzione dei rapporti genetici. Si verifica
la presenza di descripti (codici che derivano da altri codici giunti fino a noi), che vanno trascurati,
poi si devono individuare errori separativi (che confermano che A non deriva da B; se non ci sono
errori separativi, ma molti errori in comune e qualche variante, allora A è descritto di B). Eliminati i
descritti, si cercano gli errori congiuntivi, che non possono avere origine poligenetica, quindi fanno
risalire due manoscritti da un capostipite comune (il capostipite perduto ma ricostruibile dai suoi
apografi è indicato di solito con lettera greca o latina minuscola). Le conclusioni possono essere 2:
ci sono errori che accomunano tutti i manoscritti (in questo caso bisogna supporre la presenza di
un archetipo perduto, che può essere vicino o lontano dall'originale, ma è la fase della tradizione
più antica a cui possiamo risalire) oppure due o più capostipiti non mostrano errori comuni (non si
può dimostrare la presenza di un archetipo, e le diverse famiglie risalgono all'originale o a
redazioni diverse dell'originale). Ogni passaggio e scelta del filologo deve essere segnalata e resa
verificabile.
5. L'edizione
Caratteristica principale dell'edizione critica rispetto a una non scientifica è la verificabilità,
da parte dell'utente, di ogni procedura adottata dall'editore. L'edizione critica: fine 800 (periodo
Lachmann) se si hanno 3 famiglie si applica la maggioranza, se possibile, per stabilire l'archetipo.
Se sono due si sceglie la lezione di una famiglia che concorda con la sottofamiglia dell'altro ramo
oppure quella corretta. Quando sono adiafore (indifferenti): usus scribendi e lectio dificilior.
Nonostante questa base teorica molti editori fanno ricorso al iudicium. Bédier: è improbabile che gli
stemmata siano bipartiti (com'era la maggior parte di quelli fatti in quegli anni) dunque è un
procedimento inconscio dei filologi che vogliono tenersi la possibilità di decidere. Metodo Bédier:
scegliere il manoscritto migliore, attenervisi con minor numero di interventi.
Condizioni minime per fare edizione critica:
1. Esame di tutta la tradizione nota.
2. Ricostruzione storica della tradizione.
3. Attribuzione ad ogni testimone di un grado di competenza e plausibilità.
4. Decisione di fondare il testo sulla famiglia più competente e sull'esponente più plausibile
5. Rispetto della coerenza interna del testimone assunto come base.
Ci deve essere uno o più apparati, introduzione e note al testo. L'apparato registra tutto ciò che è
presente nella tradizione, ma che viene considerato spurio (per comodità solo le varianti rilevanti),
collocando altrove le lectiones singulares. Se la storia redazionale è complessa, l'apparato dovrà
essere diacronico, indicando sia le fasi di avvicinamento al testo (apparato genetico), sia quelle di
un'eventuale evoluzione posteriore (apparato evolutivo).
Emendatio
Sia il metodo Lachmann che quello Bédier, prevedono la necessità della correzione degli
errori, perché sia archetipo che manoscritto ottimo di Bédier non possono essere perfetti. Sembra
che metodo Bédier fosse più rispettoso della lezione dei codici, ma in realtà è variante personale
legata all’editore. Filologia classica emenda di più, perché copisti medievali fanno più errori, quella
italiana deve essere più cauta, perché copisti sono spesso vicini all’autore e al suo ambiente
culturale.
Ricostruzione del testo e ricostruzione della lingua
Oggi c’è formula neo-lachamnniana, molto editori tornano a fare testo costruito, ma
comunque in modo scientifico e verificabile. Problema è che i testi presentano forte polimorfia,
quindi mettere insieme lezioni diverse senza intervenire linguisticamente sulla forma porta a dei
mostri, a una mescidanza della fisionomia linguistica astorica.
Altri tipi di edizione