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A
non è stato rilevato.
E adesso qui vorrei che voi faceste un poco mente locale su un problema più generale,
diciamo così di filosofia della scienza. Non dico niente di originale in quanto pensavo
che fosse un mio pensiero molto originale, molto paradosso e provocatorio, senonchè
poi ho scoperto che già il filosofo Popper aveva già descritto ampiamente questo tipo di
componente della ricerca scientifica. Cioè l’abbondanza dei dati che derivano dalla
ricerca scientifica paradossalmente invece di avvicinare alla scoperta, alla definizione,
può creare confusione e addirittura portare su delle strade sbagliate. E quindi anche
un’idea giusta trova difficoltà ad affermarsi rispetto a tante idee sbagliate che portano su
strade sbagliate. E perché ogni scoperta in realtà è una sorta di rivoluzione: per potersi
affermare deve, se è nuova, distruggere il castello ideologico che era stato costruito
sull’idea precedente. Newton ha distrutto alcuni elementi fondamentali della fisica pre-
newtoniana, Einstein ha distrutto la costruzione della fisica newtoniana. Oggi si cerca,
anche con la gaffe dei neutrini che correrebbero più veloci della luce, di intaccare, già la
fisica quantistica cercherebbe in parte di intaccare la teoria einsteiniana. Allora cosa
succede? Che, man mano che si dimostra inattaccabile la nuova idea, l’idea
rivoluzionaria, e questa si afferma, ovviamente quindi tutta l’accademia che si era
costruita sull’idea precedente e che aveva preso potere ovviamente deve cedere, anzi
molti di questi poi saliranno sul carro del vincitore, sulla nuova idea. E quindi sulla
nuova idea si forma un’altra accademia, che detiene il potere rappresentato dal sostenere
quel certo tipo di posizione. La nuova idea successiva deve quindi abbattere gli schemi
dell’accademia precedente prima di potersi affermare. Però come fare a discriminare
quando vengono fuori dei dati in maniera così dirompente come quelli che vengono
fuori dalla biologia molecolare, decine di migliaia di dati ogni settimana, mese, perché si
identifica i 5 nucleotidi che portano a una determinata sequenza, che serve per una
determinata struttura, come integrarli? E quindi è quello su cui io faccio anche della
pesante ironia: ci sono dei veri, grandi ricercatori che pubblicano molto poco su riviste
molto prestigiose dei risultati molto importanti, e pubblicano solo sulle riviste
scientifiche adatte a questo. Ci sono invece degli altri gruppi, che ovviamente lo fanno
anche per avere un supporto di ordine economico, che sono quelli che io chiamo quelli
di una scoperta al giorno, e che hanno come ambito di diffusione delle idee i quotidiani.
Allora i loro grandi risultati, non vorrei diffamare nessuno, però ci sono alcune tendenze,
come questo che in un certo periodo si è osservato come dal centro tumori di Candiolo
veniva fuori tutti i giorni, una volta alla settimana, o una o due volte al mese, la grande
scoperta che avrebbe guarito i tumori. A questo punto, sulla base delle loro scoperte, noi
dovremmo ammettere che ormai la crescita neoplastica è un problema risolto. Poi veniva
fuori che si era visto che in un sottoceppo di un topino che produce un sotto sottoceppo
di linfocita che produce il sotto sotto sottoceppo dell’antigene di superficie… si poteva
inibire attraverso una manipolazione genetica che riguardava il gene XYZ 24 72 12.
Cioè una cosa talmente particolare che riguarda lo 0,012% della popolazione dei
pazienti affetti da quel tumore. Conclusione: panzane colossali. La grande scoperta si
vede nelle ricadute, si vede nell’effetto dirompente che produce su tutte le posizioni
considerate. Senza nulla togliere al discorso dell’individuazione degli oncògeni,
all’individuazione degli oncogèni, alla rivelazione dei finissimi meccanismi molecolari
che sono alla base di processi così complicati.
Torniamo al nostro litio: quindi dal momento dell’introduzione della terapia ad oggi
numerose sono state le ipotesi. Una intanto salta all’occhio: il litio come ione ha delle
caratteristiche estremamente simili al sodio e quindi si sostituisce in gran parte al sodio
all’interno dei recettori. Piccolo particolare è che il litio non svolge l’azione del sodio, e
che gran parte delle cellule eccitabili richiede questo tipo di ione per poter funzionare, e
quindi su questa base ecco che si è cominciato a capire che competendo e spesso
annullando l’azione del sodio a livello dei tessuti delle cellule eccitabili, venivano
introdotte importanti modificazioni nei processi di depolarizzazione cellulare e tra questi
anche della liberazione di determinati neurotrasmettitori, quindi in modo particolare
della serotonina, noradrenalina e dopamina. Siamo ancora in fase quasi quantitativa da
questo punto di vista. E quindi si è pensato che questa azione fosse determinata da
questa sorta di riequilibrio dei livelli fra gli spazi sinaptici di questi neurotrasmettitori.
Dopodichè si è visto però qualcosa di più, si è visto che non è solo la minore efficacia
del sodio che viene spiazzato dal litio, ma che questa azione è anche determinata
dall’interazione tra sodio e calcio, e quindi dire minore efficienza dello ione sodio e
delle pompe sodio-calcio, vuol dire anche minore efficienza del calcio. Si comincia a
comprendere perché il litio interferisce sui meccanismi di immagazzinamento ma anche
di release dei neurotrasmettitori, e in modo particolare anche sui meccanismi di
reuptake. Successivamente poi emergono in modo rilevante sistemi di tipo inibitorio
come quello dell’acido gamma-aminobutirrico, GABA, oppure di tipo eccitatorio come
acido glutammico, e i loro recettori, ionotropi e metabotropi per il GABA e ionotropo e
metabotropi per l’acido glutammico. E a questo punto si vede che, dato che in questo
caso molto spesso il secondo messaggero è anche qui rappresentato, pensate ai recettori
NMDA, che regolano l’influsso del sodio e del calcio, e quindi una sostanza come il
litio, che interferisce sulle concentrazioni di sodio, ecco che può interferire
pesantemente sui meccanismi funzionali per esempio dei canali ionici, e in questo caso
per l’NMDA, e questo è stato
appunto proprio sulla funzionalità del recettore-canale
dimostrato. Ovviamente poi l’attenzione va sempre più nel particolare, e quindi si porta
verso i cosiddetti trasduttori, i secondi messaggeri, per quello che riguarda i recettori
metabotropi. E a questo punto si vede la ampia variabilità che molte popolazioni
recettoriali metabotrope possono avere nella produzione di intermediari metabolici che
devono arrivare a generare energia eccitabile. Tra questi ovviamente i processi di
fosforilazione, i processi mediati dalle protein chinasi, e quindi si vede che il litio
interviene anche su questi processi rallentandoli o addirittura bloccandoli quasi del tutto.
Per avere un’idea di quella che io quasi considero una posizione delirante circa le
interpretazioni della azione, degli effetti prodotti dal litio come riequilibratore del tono
dell’umore, è secondo me sufficiente leggere le otto pagine che compaiono sul
l’ultima edizione, che in piccolo cercano di spiegare tutta
Goodman-Gilman,
l’evoluzione di questo tipo di ricerche per rendersi conto che i meccanismi ipotizzati o
sospettati sono tutti e il contrario di tutto.
Cioè, in conclusione, ad oggi cosa sappiamo? Che il litio in qualche modo, competendo
con il sodio probabilmente, ostacola i sistemi di neurotrasmissione determinando una
sorta di riequilibrio nello spazio intersinaptico e quindi sulle membrane postsinaptiche.
Solo che purtroppo il litio ha alcuni effetti collaterali, alcuni di questi sono molto gravi,
ad esempio l’azione a livello renale. Uno degli effetti che produce il litio nella forma più
comune in cui viene somministrato, il carbonato di litio, determina poliuria. Il rene cerca
di liberarsi di queste aumentate concentrazioni di litio, e insieme al litio va via anche il
poco sodio che c’era, e quindi per diluire questo sale aumenta il volume urinario. Questo
un’inibizione dell’ormone vasopressina
spiegherebbe la poliuria attraverso anche
dell’ipofisi posteriore, che è detto anche ormone antidiuretico. Piccolo particolare è che
l’ADH a livello ematico i livelli non sono significativamente
quando si va a valutare
modificati. Quindi vedete che l’ipotesi comincia già un poco a vacillare. E’ molto più
probabile che l’azione possa coinvolgere i recettori, e quindi non l’ormone, e che
l’azione sia diretta a livello del tubulo distale, cioè nella fase di riassorbimento. Questo
vi spiega anche perché per modulare gli effetti secondari a livello cardiaco,
particolarmente rilevanti, la terapia con carbonato di litio si deve fare soltanto con lo
screening dei livelli di litiemia del sangue. I livelli di litiemia devono essere mantenuti
tra 0,6 e 1,5 mEq/L a livello del sangue. Questa concentrazione si raggiunge con terapie
tra i 600 e i 900 mg di carbonato di litio, e solo nel cercare di prevenire in maniera
pronta si può aumentare questo dosaggio per arrivare a concentrazioni addirittura
superiori a 1 milliequivalente per andare a 1,2 , 1,5 nelle forme di particolare gravità.
Ovviamente ci può essere un danno renale. L’altro effetto abbastanza caratteristico è
quello, non del tutto spiegato, di un significativo aumento ponderale, anche perché il
comportamento di tipo oressizante non è poi così attivamente stimolato. Si potrebbe
pensare che sia più un’azione di tipo idroritentivo oltre che quello di un aumento della
massa adiposa. E questa è la sostanza classica impiegata.
Negli anni settanta ottanta però si fa un’altra importante osservazione: in pazienti in
terapia con farmaci antiepilettici e in maniera concomitante come comorbilità affetti da
disturbi dell’umore, bisogna tener conto che alcuni farmaci antiepilettici possono
determinare una depressione del tono dell’umore, altri possono determinare una
L’uso di uno di questi antiepilettici, quello
elevazione, vedremo poi per quale ragione.
più utilizzato all’epoca, svolgeva questa azione di tipo riequilibrante del tono
dell’umore. D’alta parte sia la struttura, sia la capacità di migliorare il tono dell’umore in
questi pazienti era stato osservato in precedenza. Il farmaco è la carbamazepina,
Tegretol è il nome commerciale, ed è una struttura triciclica, quindi molto simile a
quella degli antidepressivi triciclici. Quando si fa questa osservazione non si conosce
ancora il meccanismo di azione della carbamazepina, che viene rivelato soltanto verso la
fine degli ann