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o Effetto di primo passaggio epatico: l’intestino tenue è servito dal sistema portale-epatico. Il farmaco
arriva quindi subito al fegato e qui viene biotrasformato prima ancora di raggiungere la circolazione
sistemica. Una certa quantità di farmaco viene dunque persa. Si studia dunque una dose di farmaco
idonea a bypassare questa fase. Questo è un fattore che fa variare la Cmax della via orale tra i diversi
pazienti. Questo effetto può essere sfruttato positivamente se si somministra un pro-farmaco. Nel
fegato il pro-farmaco viene bioattivato. Questa forma è usata se il farmaco in sé non è efficacemente
assorbito.
o Glicoproteina P: a livello delle cellule epiteliali intestinali è
presente questa glicoproteina. Essa estrude i suoi substrati
utilizzando ATP. È molto aspecifica e dunque è possibile che il
farmaco venga estruso nel lume intestinale. Questa
glicoproteina è antagonista del processo di assorbimento. È
codificata dal gene MDR (Multi-Drug Resistence) individuato
per la prima volta nelle cellule tumorali che resistevano a molti
chemioterapici. Questa glicoproteina ha un ruolo fisiologico
protettivo dagli xenobiotici. Si trova anche in fegato, reni e
barriere anatomiche (placentale ed emato-encefalica): evita il
sovraccarico del fegato ed elimina gli xenobiotici a livello renale.
In caso di co-somministrazione di farmaci c’è competizione per
il sito di legame alla glicoproteina P. Quello dei due con affinità
ridotta può superare la CMT. Oggi i farmaci che sviluppiamo non
sono substrati di questa proteina. Il gene MDR è polimorfico per un nucleotide del promotore. Il wt è
CC (individui su cui si studia il dosaggio). La variante polimorfica riduce l’espressione della
glicoproteina: CT (-40%) e TT. A fronte della riduzione di espressione c’è un aumento
dell’assorbimento del farmaco. I problemi che ne derivano sono dunque l’aumento della
concentrazione plasmatica del farmaco in relazione alla dose somministrata.
Le vie intermedie hanno una alta
velocità di assorbimento. Dal punto
di vista dell’assorbimento la via
orale è la peggiore ma è l’unica via
reale di autosomministrazione.
Test di permeabilità in vitro: si fa sulla linea
tumorale Caco-2. La linea cellulare Caco-2 è una
linea cellulare di adeno-carcinoma del colon
umano. In coltura si differenzia e simula lo strato
epiteliale dell’intestino tenue umano. Le
informazioni ottenute con questo test
consentono di prevedere per un nuovo principio
attivo (hit / lead) l’assorbimento intestinale
(velocità e grado). Inoltre, il test consente di
stabilire se il principio attivo è substrato della glicoproteina P (Pgp) e dunque soggetto a meccanismi di efflusso cellulare.
Nella membrana apicale si aggiunge una quantità nota di farmaco. Nella camera basolaterlae si misura poi la quantità
di farmaco che è permeato. 5
Permeabilità apparente: dQ/dt è normalizzato rispetto ad A (area) e C0 (concentrazione iniziale). Le
molecole con media e alta permeabilità proseguono lo sviluppo. Lo stesso esperimento va ripetuto
per capire se la molecola è substrato della glicoproteina P. in questo caso si aggiunge un inibitore
noto con alta affinità (condizioni saturanti): se le due Papp non variano allora il farmaco non è substrato della
glicoproteina.
3) Superficie assorbente: le caratteristiche della superficie sono 3:
• Permeabilità: si intende lo spessore della superficie è che inversamente proporzionale alla capacità di
assorbimento
• Estensione: più ampia è la superficie maggiore è l’assorbimento
• Vascolarizzazione: maggiore è la porzione vascolarizzata e migliore sarà l’assorbimento. L’assorbimento può
essere modulato con sostanze vasodilatanti o vasocostringenti. Stati infiammatori locali o aumenti del flusso
ematico per richieste funzionali alterano l’assorbimento.
4) Formulazione: la fase farmaceutica è ciò
che intercorre tra la somministrazione della
formulazione e la liberazione del principio
attivo. La farmaceutica si divide in
disgregazione del prodotto e dissoluzione
del principio attivo. I principi attivi sono uniti
a diversi eccipienti (biologicamente interti).
Gli eccipienti servono a stabilizzare il
farmaco e garantire la corretta disgregazione
e dissoluzione. Gli eccipienti hanno diverse
funzioni:
• Diluenti: sostanze solide che
vengono utilizzate quando la
quantità di farmaco è così limitata che non sarebbe possibile ottenerne compresse, capsule, confetti o cartine
senza prima aumentarne il volume (es. lattosio, glucosio, saccarosio, mannitolo, amido, cellulosa
microcristallina, caolino, talco).
• Leganti: mantengono coesi i componenti e danno compattezza alla forma farmaceutica (es. gomma adragante
e arabica, gelatina, metilcellulosa, amido, saccarosio, sodio alginato).
• Disgreganti: controbilanciano l'azione dei leganti e consentono alla forma farmaceutica di disfarsi liberando il
principio attivo (es. amido e suoi derivati, gomme, cellulosa microcristallina, alginati, tensioattivi).
• Glidanti: consentono lo scorrimento dalla miscela principio attivo-eccipienti, facendola defluire in modo
uniforme e rapido nello stampo (es. talco, silice colloidale, amido di mais).
• Lubrificanti: sono impiegati per lo più nella preparazione di compresse. Facilitano la compressione della miscela
principio attivo-eccipienti e l'espulsione delle compresse.
• Coloranti: si utilizzano solo quelli autorizzati ad uso alimentare e servono a rendere più invitante l’aspetto della
forma farmaceutica.
• Aromatizzanti: mascherano gli eventuali sapori sgradevoli dei principi attivi.
6
2) Caratteristiche chimico-fisiche del farmaco
Il farmaco può distribuirsi attraverso:
1) Diffusione attraverso membrana cellulare: la velocità di assorbimento iniziale sarà
alta, poi andrà diminuendo col diminuire della concentrazione di farmaco. Il farmaco
che utilizza questo tipo di distribuzione è piccolo e lipofilo. La lipofilia non deve essere
eccessiva perché rischia di rimanere bloccato in membrana. Se le dimensioni del
farmaco sono sufficientemente ridotte esso può passare la membrana anche se non
lipofilo attraverso le acquaporine.
2) Trasporto attivo: attraverso l’uso di trasportatori.
Coefficiente di ripartizione: quanto il farmaco si divide tra la fase acquosa e lipidica. Esso si calcola come il rapporto fra
le concentrazioni del farmaco in fase oleosa e in fase acquosa.
• k>1 lipofilo (diffonde facilmente)
• k<1 idrofilo (non diffonde facilmente)
Diffusione passiva: guidata da gradiente di concentrazione segue una cinetica del primo ordine, quindi la quantità di
farmaco assorbita nell’unità di tempo è una percentuale costante della quantità che deve ancora essere assorbita. La
quantità di farmaco assorbita non sarà sempre la stessa nel tempo, ma la percentuale è sempre costante.
Trasportatori: il meccanismo ha cinetica 0. In questo caso la quantità di farmaco assorbita sarà sempre costante nel
tempo, dipende dal numero di trasportatori.
Differenza farmacologica tra un farmaco lipofilo con cinetica 1 e un farmaco di cinetica 0 idrofilo: La concentrazione
plasmatica di farmaco è dipendente dalla dose somministrata, aumentando la dose aumento la distanza tra la Cmax e
la minima concentrazione attiva. Se il farmaco passa passivamente con cinetica 1 allora dando la dose x avrò un certo
assorbimento, se la dose è doppia l’effetto raddoppia. Se la cinetica sarà di ordine 0 dipenderà dal numero di
trasportatori, allora anche se si dà una dose doppia l’effetto è invariato. Generalmente si creano farmaci lipofili in modo
che possano passare per le membrane e abbiano cinetica 1. L’entità dell’assorbimento secondo il meccanismo a
trasportatore è molto variabile in quanto l’espressione può variare fisiologicamente oppure si possono avere fenomeni
di competizione per il passaggio. Molti farmaci sono lipofili, ma il grado di lipofilia che vogliamo sfavorisce l’escrezione
del farmaco stesso. Questo rende necessario l’effetto epatico che rende il farmaco più solubile e più prono ad essere
escreto. 7
Effetto pH: nel tratto gastrointestinale è molto
variabile il ph. Inoltre, molti farmaci sono acidi o
basi molto deboli e il loro stato dissociativo è
molto influenzato dal pH dell’ambiente in cui si
trovano. Nel momento in cui un farmaco deve
entrare in una cellula esso deve essere preso in
forma indissociata, le forme ioniche non sono
permeabili all’interno della membrana e se il pH
dissocia il farmaco, esso non riesce più ad
entrare in membrana. Un acido debole in
ambiente acido si troverà per lo più nella forma
indissociata. A livello gastrico si può avere
assorbimento degli acidi deboli perché si
trovano in ambiente acido favorevole alla loro
forma indissociata. Nel tratto intestinale sarà
favorito l’assorbimento delle basi deboli che si troveranno in forma indissociata (a livello gastrico saranno dissociate e
non permeanti).
Biodisponibilità È un numero che riassume tutti i parametri sul grado di efficienza di
assorbimento di un farmaco. La biodisponibilità è definita come la
frazione percentuale di farmaco che raggiunge il plasma in forma
chimicamente immodificata. La biodisponibilità si ricava attraverso le
curve di concentrazione plasmatica. È un valore espresso in
percentuale. Ogni via di somministrazione ha una biodisponibilità
diversa. Questa curva di biodisponibilità ci fa capire anche se una certa
via di somministrazione è efficace.
Calcolo: rapporto tra area calcolata per la via orale e l’area calcolata
per la via endovenosa.
Tutte le vie sono ammesse quando la disponibilità è almeno dell’80%,
a parte la via orale che è ammessa anche con percentuali circa del 50%.
Esiste una sola eccezione, il Cumarin, ha biodisponibilità del 95%, è
l’unico anticoagulante disponibile per via orale. Per i farmaci
equivalenti è importante avere la stessa biodisponibilità.
Bioequivalente: un farmaco è considerato tale se possiede
un analogo valore di biodisponibilità. Per essere
equivalente deve contenere lo stesso principio attivo nella
stessa quantità, deve avere la stessa forma farmaceutica
(compressa, sciroppo ecc.), gli eccipienti possono variare in
quanto inerti (generalmente non si cambiano perché gli
eccipienti aiutano il farmaco a disgregarsi, quindi nel caso
saranno della stessa tipologia. Possono cambiare gli
aromatizzanti o i coloranti). Per calcolare la
biodisponibilità dell’equivalente rispetto all’originale si
pone come valore 100 la biodisponibilità dell’originale e si
calcola che il farmaco equivalente deve avere una
disponibilità compresa tra l’80 e il 125% dell’originale.
Le forme farmaceutiche bioequivalenti sono forme farmaceutiche che non differiscono in maniera significativa quanto
a velocità e grado di assorbimento, quando sono somministrate alla stessa dose molare in condizioni sperimentali simili.
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Distribuzione
Descrive come il farmaco arrivi al bersaglio molecolare.
È il processo per il quale il farmaco passa dal plasma ai compartimenti fluidi extraplasmatici (costituiti dai fluidi
interstiziali in organi e tessuti e fluidi intracellulari citoplasmatici). Dal punto di vista quantitativo i fluidi sono diversi. I
volumi sono: 4 litri di plasma (4.5% del peso corporeo), 10 di fluidi interstiziali (17.2%) e 28 litri di citoplasma (fino al
40%). Il farmaco raggiunge uno stato di equilibrio in questi compartimenti. Il farmaco dunque si equilibra tra fluidi
interstiziali, intracellulari e plasma. Come fa il farmaco una volta raggiunto l’equilibrio ad essere eliminato? La
distribuzione controlla con che velocità si raggiunge l’equilibrio di concentrazione. Successivamente il rapporto costante
scende finché non arriva a 0. Il processo di distribuzione è importante all’inizio, si capisce se il farmaco è ben distribuito
o meno. Come si può dire che un farmaco è ben distribuito? Se l’equilibrio si raggiunge velocemente e il rapporto tra
concentrazione in plasma e in ambiente extracellulare è un rapporto favorevole al raggiungimento del bersaglio
molecolare.
I fattori che influenzano la distribuzione sono: