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VELOCITÀ DI ASSORBIMENTO
Determina il picco plasmatico di farmaco e il tempo per raggiungerlo
Varia a seconda della via di somministrazione
Permette di identificare il farmaco più opportuno per essere somministrato
BIODISPONIBILITÀ
È la percentuale della dose di farmaco somministrato in grado di entrare in circolo (nel plasma). La somministrazione per via endovenosa ha una biodisponibilità = 100%. È importante nella farmacocinetica di un farmaco.
Come si misura la biodisponibilità? Si misura la concentrazione nel sangue delle varie vie di somministrazione e si tracciano le curve (come nel grafico) in relazione al tempo: si calcola poi l'area sotto alla curva (AUC) e con i valori ottenuti possiamo calcolare la biodisponibilità, cioè (AUC ORALE (per esempio) / AUC iniettato) x 100
Il metadone (agonista oppioide) ha una disponibilità orale vicinissima a quella endovenosa, per cui quasi tutto il farmaco...
arriva in circolo anche per via orale.
BIOEQUIVALENZA
Riguarda un farmaco generico → due produzioni farmaceutiche sono bioequivalenti quando hanno lo stesso principio attivo e dosi equivalenti dello stesso principio attivo contenute nelle due preparazioni hanno la stessa biodisponibilità (ad es. se abbiamo due aspirine, una della Bayer, l'altra generica, sono bioequivalenti se la OTC? per somministrazione orale ottenuta con l'aspirina generica è equivalente a quella della Bayer). Quello che cambia sono ad esempio i mini eccipienti, che impacchettano il principio attivo nella capsula, e possono influire sull'assorbimento del principio attivo.
FARMACOVIGILANZA
La farmacovigilanza raccoglie informazioni da medici, farmacisti, infermieri e pazienti, relativi a problematiche di farmaci generici che dipendono dal diverso impacchettamento. I bioequivalenti non sono dunque identici, è ammessa una variabilità che arriva al 20%.
FARMACI BIOSIMILARI
Vi sono
poi i farmaci biosimilari, che sono i farmaci biologici o biotecnologici, non sono prodotti semplicemente da un processo chimico, ma sono prodotti da industrie biotecnologiche (anticorpi monoclonali). Una volta scaduto il brevetto un'altra ditta può produrli, ma rispetto ai farmaci chimici nei farmaci biotecnologici (che sono prodotti con tecniche di DNA ricombinante) vi è una variabilità molto maggiore. Il concetto per i biosimilari è sempre lo stesso: deve agire nello stesso modo, sullo stesso bersaglio (magari può riconoscere una diversa sequenza di AA). DISTRIBUZIONE DEI FARMACI I farmaci assorbiti arrivano nel circolo e si distribuiscono dal plasma ai diversi compartimenti dell'organismo, la distribuzione è determinata da: - vascolarizzazione dell'organo (più farmaco negli organi più vascolarizzati) - volume dell'organo - capacità del farmaco di passare le membrane - capacità del farmaco di legarsi alle proteine plasmatiche.- Il farmaco ha la capacità di legarsi alle proteine plasmatiche (passa nelle cellule solo la quota libera).
- L'affinità del farmaco per i diversi compartimenti dipende dalla sua natura fisico-chimica.
- Tutte le reazioni sono all'equilibrio e si stabilisce un equilibrio tra i diversi compartimenti.
- I farmaci liposolubili diffondono facilmente nelle cellule e nel tessuto adiposo.
- I farmaci ionizzanti rimangono nel compartimento extracellulare.
- I farmaci a elevato peso molecolare, come l'insulina, agiscono su recettori di membrana.
- I farmaci legati in modo forte alle proteine plasmatiche passano molto lentamente.
- Il volume di distribuzione è un parametro che indica la facilità o difficoltà del farmaco a passare dentro il compartimento cellulare. È un volume teorico (non reale) e è definito come il volume di liquido corporeo che sarebbe necessario per contenere tutto il farmaco che è
presentenell’organismo alla concentrazione che è presente nel plasma (in equilibrio con la concentrazioneplasmatica). Se somministriamo un farmaco e vediamo qual è la concentrazione plasmatica, ilvolume di distribuzione ci dice con quale volume di liquido corporeo si distribuisce il farmaco peravere una concentrazione in equilibrio con quella plasmatica; mette dunque in relazione la quantitàdi farmaco presente nell’organismo che corrisponde alla dose somministrata se l’abbiamo dato pervia endovenosa e la quantità di farmaco in rapporto con la quantità di farmaco che troviamo nelplasma. Dunque sarà la quantità di farmaco somministrata, ovvero la dose (espressa in mg) diviso laconcentrazione plasmatica del farmaco (mg/L); questo rapporto ci dà così il volume di distribuzionein L, o in L x Kg se si moltiplica per la massa corporea. Siccome assumiamo che la concentrazioneplasmatica sia uguale alla concentrazione nel plasma, possiamo utilizzare il tag strong per evidenziare le parole chiave nel testo.concentrazione presente in tutti gli altri liquidi corporei, il volume teorico che otteniamo è influenzato dalla differenza reale tra la capacità del farmaco di stare nel plasma e di passare nei diversi compartimenti, per cui sarà influenzato soprattutto dalle caratteristiche chimico-fisiche della molecola e quindi a seconda del coefficiente di ripartizione soluzione acquosa-soluzione oleosa (quanto più idrofila/idrofoba è la molecola), il legame con le proteine plasmatiche, la capacità di legarsi a diversi tessuti. I compartimenti fluidi totali dell'organismo sono il plasma, il liquido extracellulare, il liquido intracellulare, che in totale in un adulto di 70kg sono all'incirca 42/43 L (circa 3L plasma, 10-13L di fluidi extracellulare e 25-28L intracellulare). Un farmaco che si distribuisce equamente bene nei compartimenti intra/extra cellulare ha un volume apparente (volume di distribuzione) che è uguale a 42-43L. Un farmaco liposolubile.di distribuzione più piccolo.
di distribuzione basso. Il volume di distribuzione dà informazioni sulla natura chimico-fisica del farmaco. Anche alcune caratteristiche del paziente influenzano il volume di distribuzione: la quantità di tessuto adiposo (tende a far aumentare l'assorbimento di farmaci liposolubili), l'età (bambini e anziani hanno un diverso rapporto tra massa magra e massa grassa). Per questo motivo determinare il quantitativo di farmaco da somministrare in base al solo peso corporeo non è del tutto corretto.
BIOTRASFORMAZIONE
La biotrasformazione serve a rendere meno potenzialmente dannose delle molecole nell'organismo tramite un sistema che si è evoluto permettendoci di sopravvivere a sostanze tossiche con cui si poteva venire a contatto tramite soprattutto l'alimentazione. Molti farmaci assomigliano a xenobiotici, e quindi vanno incontro a reazioni di biotrasformazione. Per essere rese detossificate queste sostanze devono essere inattivate.
ma una volta nel corpo vengono metabolizzati dal fegato e convertiti in un principio attivo che agisce sul sistema renina-angiotensina-aldosterone per abbassare la pressione sanguigna. La biotrasformazione dei farmaci è un processo importante perché permette al corpo di eliminare le sostanze estranee in modo più efficiente. Inoltre, può influenzare l'efficacia e la sicurezza del farmaco. Alcuni farmaci possono essere metabolizzati in composti più attivi o meno attivi rispetto al composto originario. Questo può influire sulla durata dell'effetto del farmaco e sulla sua potenza. È importante tenere conto della biotrasformazione dei farmaci quando si prescrivono dosi e si valutano gli effetti collaterali. Alcuni pazienti possono avere una capacità di metabolizzare i farmaci più veloce o più lenta rispetto alla media, il che può richiedere un aggiustamento delle dosi. In conclusione, la biotrasformazione dei farmaci è un processo fondamentale per il loro metabolismo nel corpo umano. La comprensione di questo processo può aiutare a migliorare l'efficacia e la sicurezza dei farmaci utilizzati nella pratica clinica.vengono poi attivati dal fegato, anche la codeina è un pro farmaco (ha di per sé bassa attività agonista dei recettori mu, ma dal fegato viene convertita in una certa quota in morfina). La risposta alla codeina dipende dalla quantità e dalla capacità (isoforma) dell'enzima che la trasforma in morfina. Le benzodiazepine quando subiscono le prime reazioni (idrossilazione soprattutto) portano alla formazione di composti che sono ancora attivi, quindi l'effetto della singola benzodiazepina è la sommatoria dell'effetto che abbiamo con la molecola che diamo e del metabolita che si forma (influenza la durata dell'effetto). Ad esempio il flurazepam ha emivita breve (meno di 6h), viene convertito dal fegato in metaboliti con emivita superiore alle 12h. Dunque abbiamo numerose tappe che originano metaboliti sempre attivi, poi vi è l'ultima tappa che generalmente è la glucuronazione che porta alla perdita di attività.attività. Più raramente abbiamo dei metaboliti attivi che hanno effetti diversi rispetto a quelli del composto di origine. Le reazioni di biotrasformazione avvengono prevalentemente nel fegato, una parte più ridotta nel rene, nel polmone e nell'intestino (enterociti). Ci sono le reazioni di fase I (ossidazione, riduzione e idrolisi) che sono quelle che maggiormente possono dar luogo a metaboliti attivi o parzialmente attivi, con le reazioni di fase II il farmaco perde la propria attività ed è pronto a essere eliminato (in quanto idrosolubile). 10° lezione FARMACOLOGIA 20/10/17
METABOLISMO DEI FARMACI
Le reazioni di fase 1 (OSSIDAZIONE, RIDUZIONE, IDROLISI) tendono a rendere più idrosolubile un farmaco e le molecole possono comporre metaboliti che possono essere sia inattivi che attivi (più attivi) o tossici; nelle reazioni di fase 2 (CONIUGAZIONE) il farmaco viene reso facilmente eliminabile, più idrosolubile e di solito la fase di
coniugazione corrisponde alla fase di inattivazione del farmaco. L’aspirina, cioè l’acido acetilsalicidico, viene convertito in fase 1 in acido salicilico.