Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il concetto di "bello" nell'antica Grecia
Le forme fisiche, anche nella dignità dei comportamenti pratici: Eda qui deriva il forte legame fra bello e buono. Buono, agathós, rappresenta l'aspetto morale. Bello, kalós, è la bellezza fisica, con l'inevitabile aura erotica e sensuale che l'accompagna, in grado di qualificare, insieme alla bellezza fisica, anche quella morale.
Quello di "bello" era quindi un concetto dal significato complesso e ricco, che si manifestava nell'armonia, rilevabile nell'equilibrio cosmico, nella simmetria e nell'euritmia, ovvero nella disposizione armonica e proporzionale di un'opera d'arte.
Se per noi moderni il bello è un sentimento che proviamo di fronte all'oggetto, per il Greco il bello era una proprietà dell'oggetto medesimo attraverso una cultura che non veniva analizzata secondo trattazioni particolarmente esaustive, ma secondo modelli di riflessione marginali.

Venus Landolina, SiracusaEm m a Ma dinelli - Elena Pet t inà - Federico Qua ggio - V it t oria Ves ent in i
La "bellezza" dei Greci— L'arte
Se da un lato il bello era sempre visto come un predicato legato allaperfezione, l'arte era intesa come una forma di artigianato. I Greciconcepivano il bello come qualcosa di aulico ricondotto alla purae semplice tecnica. I Greci si riferivano all'arte mediante il terminetéchnē. Tra le arti rientravano tutti i prodotti che richiedevanoabilità tecnica come lavori di carpentieri e tessitori, oltre quelli diarchitetti, scultori e pittori. L'artista ottiene successo grazie allasua capacità di trasformare i propri mezzi espressivi rendendoliadeguati alla situazione che essi devono rappresentare e allecircostanze cui essi, davanti all'opera finita, vengono recepiti. La ATICSTEsua attività, sia nel momento della produzione che in quello della Efruizione, è
connessa e si innesta sempre in un preciso kairós, cioè in una giusta occasione. Ciò che l'artista riesce a ritagliare dalla realtà deve poi essere opportunamente innestato ed adattato nelle reazioni dei fruitori, che devono cogliere il piacere estetico dato dall'identità fra l'opera e la realtà in essa rappresentata. Il termine téchnē si riferisce all'attività umana in quanto opposta alla spontaneità della natura. Considera l'aspetto della produzione manuale, visto in alternativa a quello dell'attività conoscitiva e contempla la relazione con l'abilità rifiutando l'ispirazione. In conclusione, se in quel periodo il bello veniva concepito attraverso uno schema di oggettività, l'estetica moderna si serve di uno schema soggettivo. Se per noi moderni il bello è un sentimento che proviamo di fronte all'oggetto, per il Greco il bello era unaproprietà dell'oggetto medesimo.
Casa di Cleopatra, Delos / Still Life di Giorgio Morandi
Emm a Madinelli - Elena Pettinà - Federico Quaggio - Vittoria Vesentini
La "bellezza" dei Greci - La figura di Elena, soggetto del desiderio
Nel libro La questione della bellezza viene utilizzato l'esempio di Elena di Troia per descrivere il bello dell'Antica Grecia. La figura di Elena di Sparta risulta da sempre vincolata alla contesa che impiegò per un decennio Achei e Troiani. La Donna, dal duplice aspetto, è nota sia come casus belli del sanguinoso conflitto sia vittima dell'impulso amoroso e strumento della determinazione divina. Peculiare della cultura greca arcaica è l'esistenza di una concomitanza tra l'azione umana e le volontà divine. Elena è incarnazione della seduzione, dell'amore che vince gli eterni e gli uomini mortali. Il suo fascino proibito può avere esiti disastrosi,
ATICSTEeppure la sua bellezza è una calamita che attrae e può innalzare Eall’estasi o trascinare nell’abisso, un po’ come sa fare l’amore.
Traspare infatti, da alcuni scritti di Saffo, un’Elena protagonista di una scelta dolorosa e impegnativa guidata dal dominante eros.
La donna più bella del mondo può non essere virtuosa nebuona. Proprio perché responsabile, non solo è oggetto del desiderio maschile ma è soggetto di desiderio.
La sua bellezza, che l’uomo ricerca e rincorre, porta istintivamente ad affrontare una guerra - sia essa la guerra di Troia o una semplice battaglia dell’anima - anche a costo di restare imprigionato.
Testa di Elena, Ermitage / Nascita di Venere di Sandro Botticelli Em m a Ma dinelli - Elena Pet t inà - Federico Qua ggio - V it t oria Ves ent in i02
Il Medioevo come periodo di transizione— Due eventi danno avvio al Medioevo, e hanno entrambi a che fare con un
sentimento misto di gioia e dolore, avendo un impatto radicale subello e arte. Il primo evento è lo sfaldamento dell'Impero Romano,il secondo il penetrare della coscienza del Cristianesimo del suodogma fondamentale: l'incarnazione. Dio che si fa uomo è l'ideadell'assoluto che entra all'interno della carne. Questo rappresentaun forte dualismo in quanto è un dio in grado di morire come noi ATICumani, ma è altrettanto un dio in quanto è in grado di risorgere. La STEcostruzione dualistica del Cristianesimo riconduce al bello come un Epredicato che tende all'idealità, ma viene comunicato attraverso isensi, quindi la carnalità. L'arte è un atto di tipo creativo che è inrelazione tra la creazione divina del mondo e la creazione dell'uomo.Nel Medioevo viene esaminato anche il problema estetico: vi è dualitàtra bello soggettivo e bello oggettivo. Perché il belloIl Medioevo è ambiguo? Come può essere sia oggettivo che soggettivo? Il Medioevo come periodo di transizione— Il bello del Medioevo è un bello oggettivo per Dio, in quanto la sua prospettiva universale e complessiva percepisce in modo imparziale la bellezza delle cose. L’uomo invece per vedere il bello deve servirsi di strumenti quindi è un bello ATIC soggettivo in quanto coglie solamente una prospettiva del bello. STE Lo stesso accade per l’arte: da un lato condannata Eperché esprime la finitezza, l’illusione e le cose effimere, dall’altro è esaltata come immagine divina in cui i santi diventano oggetto di rappresentazione artistica.it t oria Ves ent in i03Il Settecento— “L’estetica del Settecento dà ampia risonanza agli aspetti soggettivi e indeterminabili del gusto. Kant, con la Critica del Giudizio, pone alla base dell’esperienza estetica il piacere disinteressato che si produce contemplando la bellezza. Bello è ciò che piace in maniera disinteressata senza essere originato da o riconducibile a un concetto: il gusto è perciò la facoltà di giudicare disinteressatamente un piacere o un dispiacere; l’oggetto di questo piacere è ciò che definiamo come bello.”A cura di Economia della bellezza, 11 Ottobre 2018
SESC Pompeia, di Lina Bo Bardi / Carceri d’invenzione di Piranesi
Em m a Ma dinelli - Elena Pet t inà - Federico Qua ggio - V it t oria Ves ent in i
Il Settecento— Solo nel ‘700 si ha quella che chiamiamo estetica poiché si tratta del primo periodo in cui effettivamente ci si domanda che
cos'è il bello. Si capisce che non per tutti il bello ha lo stesso significato. Assistiamo ad un cambio totale al vertice del potere: infatti con la monarchia, che attraverso la sua nobiltà dettava i gusti dell'epoca, si passa ad una nuova classe dirigente ovvero la borghesia. L'esponente filosofico principale del periodo è Kant che tende a unire il pensiero razionale con quello che è il pensiero empirico inglese. Sosteneva che entrambi fossero validi e che l'uno non può essere indipendente dall'altro in quanto è vero che l'uomo viene formato dalle esperienze e accresce tramite ATICesse. Queste esperienze le può capire ed assimilare solamente STEse ha delle strutture innate, cosa tipica del pensiero razionale. E anche se in questo caso Kant fa una sintesi dei due pensieri, il suo, affrontato nelle Critiche, è fortemente dualista soprattutto per quanto riguarda l'estetica. Esso vede come forze
opposte lanatura e la libertà. La natura come oggetto fisico e matematico(es. leggi di Newton) invece la libertà intesa come tutti queifenomeni generati dalla natura e ciò che l'uomo sente in sé. La rilevanza di Kant è particolare poiché si situa sullasoglia di due epoche: è considerato l'ultimo dei moderni masimultaneamente il primo dei contemporanei. Kant sostiene chel'estetica sia il luogo nel quale è possibile gettare un ponte trail regno della natura e il regno della libertà. Il mondo naturale,delle cose create, cui l'uomo si trova immerso e del quale nonè direttamente responsabile, ospita un'irruzione della libertà.Amore e Psiche, Antonio Canova / Maurice, James IvoryEm m a Ma dinelli - Elena Pet t inà - Federico Qua ggio - V it t oria Ves ent in iIl Settecento— K ant, Critic a de l GiudizioIl Filosofo si interroga sulla qualità del giudizio di gusto,suCome piace il bello. Afferma che "il bello piace in modo disinteressato", secondo nessuna forma di interesse altro, se non la contemplazione della forma dell'oggetto stesso. Il concetto di disinteresse richiama al bello come qualità pura, semidivina, rievoca le muse del bello greco, gli dei come donatori della bellezza, la soavità del Rinascimento, la purezza del Classicismo. Rappresenta un'idea del bello che lo mette vicino al buono, al vero e al santo. Kant radicalizza la questione del bello come un piacere trascendentale: quando giudico una cosa bella, non sono interessato alla sua esistenza, il piacere si genera in ogni caso.
Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci / Modulor di Le Corbusier
Em m a Ma dinelli - Elena Pet t inà - Federico Qua ggio - V it t oria Ves ent in i