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La Pasqua russa

La chiesa del mondo orientale è molto più ricca in quanto tutto fa parte del rito liturgico; l’iconostasi

si vede nella parete fatta interamente ad icone che divide nettamente lo spazio sacro da quello dei

fedeli. L’azione sacrale è evidente.

1.04.2014 Lezione #18

Le feste arboree

Sono le feste di primavera, in Lucania e Calabria, e costituiscono una tipologia molto complessa in

quanto durano a lungo e la preparazione dura per mesi: sono culti vegetali che rimandano ad un

passato pagano, ma oggi sono anche collegati a feste cristiane (= festa di un santo legata ad un

culto arboreo); sono spesso indicate col temine “Maggio” (“Feste del Maggio”) e sono riti di fertilità,

di rinascita della natura. Proprio il nome Lucania deriva da “lucis” che significa “bosco” e questo

spiega la grande quantità di feste arboree che vengono celebrate da sempre.

Le caratteristiche comuni di queste feste sono: il legame santo-festa arborea (= cristianizzazione)

e si ricordano Sant’Antonio, Sant’Alessandro e San Giuliano; la grande componente sonora; il

“matrimonio” di due alberi (vengono tagliati in luoghi diversi, fatti poi convergere in paese, innestati

uno nell’altro, messi al centro del paese come un unico albero, la scalata a mani nude e prima era

l’albero della cuccagna e a volte la cime diventa bersaglio per i cacciatori dunque è pericoloso,

infine l’albero viene messo all’asta). Durante il Maggio di Accettura, paese in mezzo ai boschi, tutto

l’anno ruota attorno al rito dell’albero e vi partecipa tutta la popolazione: l’albero viene scelto il

giovedì dell’ascensione e viene tagliato estraendolo dalle radici, a Pentecoste viene trascinato in

paese ed il martedì dell’ascensione vi è la processione. Si vede la centralità delle feste cristiane.

Il primo a studiare questo tipo di feste fu Giovanni Battista Bronzini, ma pose più attenzione al mito

che alla dimensione musicale.

2.04.2014 Lezione #19

Il lavoro di De Seta

Il documentario “I dimenticati” di De Seta del 1959 è sul paese di Alessandria del Carretto in

Calabria nella zona del Monte Pollino a confine tra le due regioni: è un cortometraggio che parla

della vita di questo paesino molto isolato e la parte principale del documentario è sul “culto

dell’albero”, detto “pita”, dove l’albero viene trascinato dalle persone a differenza di ad Accettura

dove viene trascinato dai buoi; in seguito viene sollevato con le forche dal basso per innalzarlo

nella piazza. Questo paesino è quello con la maggior concentrazione di suonatori.

La festa dell’albero cade in coincidenza con quella di Sant’Alessandro, patrono. La parte iniziale

del video mette in evidenza le condizioni d’isolamento; il momento particolare è l’asta cui ricavato

serve a pagare le spese della festa. Avviene poi l’unione dei due alberi dove l’abete viene

innestato sulla pita e l’innesto viene fatto con pioli in legno conficcati (importante è che non ci sono

mai parti metalliche) e diventa una sorta di albero della cuccagna. Poi c’è la processione di

Sant’Alessandro. La fase finale vede la scalata dell’albero. La popolazione è unita sia nella festa

sia nell’affrontare la quotidianità ed il suono è importante i quanto si parla poco ed esso da dunque

l’idea di cosa sta succedendo (tutti i segnali sono dati con il suono ex. spari, fuochi d’artificio ecc.);

un gruppo di suonatori è sempre in testa a quello di quelli che trasportano l’albero, anche se è

rischioso, ed il suonatore più anziano dà il segnale d’inizio. Dunque, il suono tira tutto il gruppo e

senza di esso la festa non è realizzabile.

Il lavoro di De Seta è importante per la mancanza di parole che spiegano e lascia tale ruolo al

suono stesso.

Le feste religiose

Si distinguono i culti mariani e le feste dei santi. Il filo conduttore è la cristianizzazione che ha

consentito la sopravvivenza di culti antichi e la partecipazione musicale che diventa una vera e

propria devozione sonora, soprattutto nei culti mariani. Si tratta di situazioni presenti anche nelle

realtà urbane.

Importante è la presenza della danza, soprattutto in luoghi sacri; il fatto importante è anche la

danza in tali ruoli con elementi vegetali, ma non qualsiasi (soprattutto il grano).

La componente musicale è di forme locali e anche esterne: è importante in quanto è una

dimostrazione di come avvengono i contatti tra diverse entità musicali che sviluppano

un’ibridazione culturale e musicale esistente fin dal passato proprio nei pellegrinaggi che erano gli

eventi dove imparare cose con cui non si aveva altro modo di entrarci in contatto (= luoghi di

interscambio).

In tale ambito si ricorda una tarantella ballata da due uomini davanti alla statua della Madonna: si

tratta di una danza di sfida tra i due uomini per la conquista fisica di una donna e dunque il valore è

fisico-carnale; si tratta di una prova di resistenza sia dei danzatori sia dei musicisti.

La danza durante la processione è inoltre un’azione regolare e viene fatta “danzare” la statua del

santo. Nella festa di San Rocco avviene poi una danza con cesti di grano.

Si ricorda la festa/pellegrinaggio di agosto sul Monte Tomor in Albania dove si vede come il

pellegrinaggio presenta un sacrificio cruento da parte dei samaritani.

I culti mariani: la Madonna del Pollino

Le due madonne più importanti sono la Madonna della Bruna di Matera e la Madonna del Pollino.

Quello della Madonna del Pollino è uno dei culti musicali più importanti; il santuario è su una delle

cime del Pollino di cui si hanno tracce già in età romana in quanto queste erano vecchie colonie

della Magna Grecia; la montagna si affaccia su due mari ed è molto alta e per tale motivo era

un’area sacra dove vi erano diversi culti religiosi di cui quello citato è il più importante anche se è

relativamente recente in quanto il santuario è del 1700. I momenti più importanti sono le lunghe

processioni/pellegrinaggi di salita e discesa dal monta e vi è dunque un ripercorrere la montagna

con un simulacro della Madonna e musicisti. Importante è il legame col mondo agropastorale di tali

riti e vi è dunque una sovrapposizione con i riti della transumanza.

Il primo grande pellegrinaggio è salire per 20km con il simulacro in spalla ed avviene in primavera;

la presenza degli animali liberi, soprattutto bovini allo stato bravo, richiama la transumanza; segue

poi la festa vera e propria che è la visita alla Madonna ed avviene in estate dove molti pellegrini si

accampano evi è un vero e proprio sistema di una serie di gesti come dormire dentro la chiesa (=

significato antico dell’”incubatio”, passare la notte nel luogo sacro; in tale ambito si ricorda una foto

dell’importante suonatore che dorme su una panca della chiesa con cuscino la sua zampogna

come se lo strumento fosse il tramite); segue poi il percorso di discesa con il riportare la Madonna

in paese dove viene custodita per tutto l’inverno.

Dunque la presenza della Madonna in montagna coincide con il trasferimento di tutta la vita in

montagna da parte di uomini, santi ed animali. Tutto avviene con la presenza della musica; una

delle sensazioni forti che rimane è l’impressionante parte sonora soprattutto estiva.

I culti mariani: la Madonna di Viggiano

È un’altura un po’ più bassa del Pollino e si trova in Val d’Agri, oggi centro di importanti discussioni

per la presenza del petrolio. Si tratta di una Madonna nera (vi è tutto un circuito di madonne nere

frutto di sovrapposizione con culti precedenti) ed è presente dal 1000/1100 circa: è un’iconografia

tipica romanica che vede la figura in modo frontale in legno e che, nella conquista spagnola, venne

ricoperta d’oro. Si sale a maggio e si scende la prima domenica di settembre. A differenza di quella

del Pollino, non vi è il collegamento con la transumanza ed il contatto tra uomo e divino è il monte

stesso come punto più alto. Le feste che avvengono sul monte sono un po’ contraddittorie, ma ci

sono anche rituali di sacrificio animale.

8.04.2014 Lezione #20

*incontro Vaja, fotografo

16/04 h12.30-14 Nel paese dei Cupa cupa

h16.30-18 Questioni di rappresentazione -> saggio di Faeta

I protagonisti

La ricerca etno-antropologica ha uno schema di tre livelli: storico, sociale ed individuale (un

fenomeno viene costruito socialmente, mantenuto storicamente e praticato individualmente).

Il livello individuale è la pratica concreta degli individui; all’interno delle pratiche di musica

tradizionale si ha a che fare con i performer, cantori e suonatori/strumentisti, ed i costruttori di

strumenti tradizionali. Anch’’essi sono protagonisti della tradizione. Schillaci ha fatto un

documentario nel 2005 dedicato ai Fratelli Forastiero, protagonisti della tradizione lucana da

diversi decenni, sia come costruttori sia come suonatori; importante è il ruolo della famiglia

soprattutto per l’apprendimento musicale in quanto non ci sono scuole o insegnamenti sulla pratica

musicale. Antonio Forastiero che suona la doppia ciaramella è diventato un’icona della musica

tradizionale lucana; connessione storica è un diavoletto che suona uno strumento doppio.

È avvenuto un salto generazionale in quanto ha avuto un momento di stasi, ma poi movimenti di

revival (nonni-vuoto-nipoti) dove la generazione dei padri è stata saltata ed il caso più famoso

riguarda il fenomeno del neo tarantismo con un blackout dopo gli anni Cinquanta-Sessanta e negli

ultimi decenni i nipoti si sono impossessati di queste antiche forma e questo è stato possibile in

quanto non si collega più tale musica alla miseria contadina di una volta. Forastiero è considerato

un’icona anche per i giovani d’oggi in quanto è una delle figure entrate nella pratica

contemporanea dei giovani. Sono persone che collegano la pratica attuale con il mondo del sapere

degli anni passati. A tal proposito, il manifesto organizzato da giovani in Val Sarmento anni fa vede

come immagine simbolo Forastiero con la doppia ciaramella.

Documentario della Schillaci “Pratica e Maestria”

È un lavoro fatto insieme a Scaldaferri ed ha vinto importanti premi come il Bartók.

Vincenzo (1919) ed Antonio (1950) Forastiero sono i protagonisti. Nel documentario ci sono vari

elementi già analizzato che si uniscono alla dimensione dell’individuo in un momento di pratica

concreta. Vincenzo Forastiero è una sorta di filosofo che racconta con proverbi ecc. e tira

Dettagli
A.A. 2013-2014
23 pagine
5 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/08 Etnomusicologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiuliaChiariello93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etnomusicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Scaldaferri Nicola.