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VANTAGGI DELLA LIBERALIZZAZIONE
La disuguaglianza sociale è sempre esistita e sempre esisterà. Un tempo erano avvantaggiati gli
individui che avevano accesso ad una nutrizione migliore, oggi quelli che hanno accesso ad
un'istruzione migliore, in futuro quelli che avranno accesso ai potenziamenti più avanzati.
Mettendola su un piano prettamente politico, inoltre, lo Stato non potrebbe che riuscire ad
alleggerire le spese sanitarie e non solo con l'adozione del potenziamento. Individui resi più
funzionali sono meno costosi da mantenere e possono contribuire in modo migliore al benessere
della società.
Infine, liberalizzare delle tecnologie biomediche significherebbe innanzitutto liberalizzare la ricerca
in nuovi ambiti sanitari, e magari addirittura spingere motivazioni e finanziamenti per trovare
nuove vie anche terapeutiche. Per fare un esempio, liberalizzare la produzione e la vendita di un
farmaco per il potenziamento cognitivo comporterebbe una corsa delle aziende per ricercare
continui miglioramenti di tale farmaco e di conseguenza delle nuove scoperte collaterali utilissime
anche alla produzione di analoghi farmaci per trattare le disabilità cognitive.
3 - Si potrebbe azzardare che, a lungo termine, qualche liberalizzazione di tecnologie in via di sviluppo può addirittura fornire degli strumenti che si
riveleranno utili per amplificare la tanto agognata uguaglianza sociale più avanti. 7
TECNOFOBIA
INTRODUZIONE
LA POSIZIONE TECNOFOBA
Gli autori tecnofobi sono coloro che spingono per un radicale rifiuto di ogni tecnica di
potenziamento, di ogni pratica biomedica che non sia prettamente terapeutica. La loro diffidenza
tipicamente poggia sulla paura che una liberalizzazione del potenziamento possa portare alla
disumanizzazione, alla morte etica e morale dell'umanità, a mostruosi effetti di disuguaglianza
sociale.
Sono filosofi più tecnofobi che tecnofili, tra gli altri:
Leon Kass (1939-), americano, autore di The Hungry Soul: Eating and Perfecting Our
• Human Nature (L'anima affamata: Nutrirsi e perfezionare la nostra natura umana, 1994),
Francis Fukuyama (1952-), americano, autore di L'uomo oltre l'uomo: Le conseguenze della
• rivoluzione biotecnologica (2002),
Jürgen Habermas (1929-), tedesco, autore di Il futuro della natura umana. I rischi di una
• genetica liberale (2002),
Michael Sandel (1953-), americano, autore di Contro la perfezione. L'etica nell'età
• dell'ingegneria genetica (2008),
Hans Jonas (1903-1993), tedesco, autore di Il fenomeno della vita (1966).
•
PRESUPPOSTI FILOSOFICI
I tecnofobi sono principalmente alla ricerca di punti fermi oggettivi in etica e condividono una
visione generalmente olistica dell'uomo, nonché un forte senso del principio di uguaglianza,
l'avversione per il materialismo, il primato dell'essere sull'agire. Fondano i loro presupposti
filosofici dunque sul dogmatismo etico, sul non-cognitivismo, sul realismo antidualista,
sull'egualitarismo, sull'antimaterialismo.
Le funzioni della persona, tengono a precisare, sono appunto della persona, non sono la persona.
L'uomo non è una macchina su cui lavorare: non è manipolabile e può esprimersi alla perfezione
della sua natura umana solo affinando da sé le sue funzioni, senza mai modificarle né agendoci
atificialmente. Da questo punto di vista, la pulsione a potenziarsi non è una ricerca del vero bene,
ma è semplicemente la paura della fragilità, che la tecnologia come nient'altro potranno mai
davvero appianare. 8
EFFETTI BIOMEDICI
IL CONFINE TRA MALATTIA E SALUTE
Assolutamente necessario ad ogni posizione tecnofoba è fissare un confine oggettivo tra salute e
malattia, tra condizione clinica e malessere puramente soggettivo. Gli interventi medici sono
terapeutici e dunque doverosi entro quel confine, sono migliorativi e dunque superflui e
controproducenti oltre di esso.
Su un altro piano, non si considera terapia un intervento solo perché cura un soggetto
oggettivamente malato, ma anche se ha un rapporto rischi-benefici accettabile. Per esempio, una
delicata liposuzione su un uomo obeso (quindi clinicamente malsano) può portare dei benefici a
patto di rischi però molto ingenti, magari evitabili. In casi come questi, generalmente è considerato
preferibile scegliere altre strade, più lunghe e faticose ma meno rischiose, per rimediare a una
certa condizione.
RISPETTARE IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE
Per i tecnofobi, va oltre la terapia un rapporto medico-paziente che assuma tinte troppo neutrali,
che tratti le tecnologie mediche come oggetti di compravendita. Sono inaccettabili consulti che
prevedano un'informazione totalmente neutrale – in cui ci si aspetti che il medico dia solamente
opinioni al paziente – e in cui il paziente abbia un'autodeterminazione completa nonostante non
sappia nulla o quasi nel campo della medicina. In breve, non è sufficiente un semplice consenso
informato .
4
INTERVENTI PURAMENTE MIGLIORATIVI
Esistono comunque degli interventi di potenziamento che sono condivisibili da qualunque
tecnofobo, perché promettono solamente un miglioramento della specie umana nel suo insieme.
Ne sono un esempio le vaccinazioni, perché hanno comunque l'unico fine di favorire la salute
umana e perché sono pensate per essere accessibili a chiunque. Sono ovviamente accettati come
potenziamenti anche strumenti meccanici esterni che non apportano modificazioni irreversibili nel
corpo umano, banalmente come gli occhiali.
Secondo molti autori, infatti, interventi di questi tipi non sono dei veri e propri potenziamenti,
finché potenziare significa rendere il soggetto qualcosa di più potente di ciò che sarebbe per sua
natura: sono tecnologie prettamente migliorative, dove migliorare è visto come restituire ad un
soggetto accidentalmente menomato le facoltà che la sua natura fornisce in partenza a qualunque
suo simile.
IL POTENZIAMENTO COME UNA SCORCIATOIA DISONESTA
I veri interventi di potenziamento sono essenzialmente delle scorciatoie farmacologiche per
ottenere dei risultati, in sé raggiungibili anche senza aiuti esterni, in meno tempo e con meno
fatica. Implicitamente, questo è negare sé stessi, falsificare la propria identità e le proprie capacità
e rendere disonesto il proprio rapporto con gli altri.
Si prenda il caso del doping sportivo: è una facilitazione contingente che falsifica l'immagine
dell'atleta ai suoi occhi e a quelli degli altri. Il corridore che si dopa potrà mai dire di essere davvero
stato lui a vincere la gara? Il potenziamento rende il soggetto passivo, un semplice recettore di
conseguenze e di effetti.
4 - Senza dimenticare però, per spezzare una lancia in favore della posizione opposta, la coscienza del medico e la sua possibilità di non opporsi al
proprio intervento possono già costituire una sorta di controllo delle pratiche perfezionistiche: il medico non è mai una macchinetta pronta a
sottoporre i propri pazienti a rapporti rischi-benefici completamente folli. 9
FRENI ETICI
IL VALORE DELLA FATICA
Miglioramento con le proprie forze implica considerarsi come un tutto olistico e dare un ruolo
all'impegno personale e al confronto con gli altri e soprattutto con i propri limiti. Non c'è crescita
senza sforzo per migliorarsi. Un obeso non patologico che si sottopone alla liposuzione anziché alla
dieta e all'esercizio non imparerà mai a gestire sé stesso e avrà per sé solo un effetto esteriore; uno
psicotico che assume psicofarmaci anziché lavorare su sé stesso in maniera psicologica lo stesso.
LA MEDICALIZZAZIONE
Il potenziamento scoraggia inevitabilmente i mezzi tradizionali di miglioramento come
l'educazione, la creazione di uno stile di vita, in generale l'attenzione allo sviluppo delle facoltà
genuinamente umane. Questa tendenza crea una pressione verso la medicalizzazione degli
individui, accentuata dalla competitività della società. Il farmacocentrismo, inevitabilmente, finisce
per fornire sempre più risultati ma per eliminare sempre di più gli sforzi attivi che rendono l'uomo
uomo.
RICONOSCIMENTO DEI SOLI RISULTATI
Alcuni filosofi tecnofobi mettono l'accento sul concetto di virtù per respingere la prospettiva della
medicalizzazione: per definizione, il potenziamento è incompatibile col concetto di virtù, finché
virtù significa realizzazione perfetta dell'essere umano in quanto tale, entro i propri limiti,
attraverso l'esperienza e la ripetizione in prima persona.
I traguardi non sarebbero più visti come beni in sé a prescindere dai risultati: una società
competitiva e che per giunta si apre al potenziamento valuterebbe la qualità delle attività umane
solo guardando ai loro risvolti pratici, ai loro prodotti e alle loro conseguenze – sotto il costante
giudizio degli altri. Secondo molti tecnofobi, il valore di un percorso personale sta al contrario nella
propria etica, nel proprio svolgimento, nel tempo e nelle risorse investite in esso a prescindere dai
risultati finali.
TRAMONTO DELLA MORALE
Sul piano immediatamente morale, secondo Sandel, il potenziamento porterebbe l'uomo a
diventare più indifferente. La competizione, lasciata così senza freni, annullerebbe la capacità di
essere solidali ed empatici con il prossimo all'interno della società. Gli interventi verrebbero
assunti come un obbligo sociale, passivamente, e l'individualismo crescerebbe tanto da non
giustificare più il debole, lo sfortunato, l'handicappato, solo perché non ha potuto per qualche
motivo correggere qualche sua disfunzione congenita. Sarebbe il declino della cultura
dell'uguaglianza e della solidarietà disinteressata.
LA VITA COME UN DONO
Sandel, in Contro la perfezione, parla del potenziamento come di un implicito tentativo di
dominare la natura. È bene, invece, che noi riconosciamo umanamente che essa ci è data come
superiore a noi: la nostra identità naturale è un dono nei confronti di cui è doveroso che noi
manteniamo un atteggiamento di accettazione. Il vero perfezionamento è l'affinamento delle
facoltà che ci competono dalla nascita. 10
ABBANDONO DEI VALORI UMANI
Secondo Sandel, la paura più grande della liberalizzazione sarebbe quella di non riuscire più a
distinguere tra desideri genuini e indotti, imposti dall'esterno. Questo, ancora una volta, si vede già
nel campo della chirurgia estetica, dove sempre più richieste sembrano influenzate unicamente da
supposte aspettative sociali anziché da una decisione autonoma. Tutti i val