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Estratto del documento

(D).

Il manoscritto C è l’unico che ha l’inizio del secondo libro dell’opera ed inoltre ha un nuovo finale

del primo libro (in dubbio se sia di Abelardo).

Come base di edizione L. ha scelto il manoscritto A, visto che è molto più antico e più vicino al

testo di Abelardo; inoltre ha tutti i titoli dei capitoli in cui si divide l’opera.

→ Etica contemporanea di Abeardo:

Nel XII secolo l’etica è stata molto trattata, indagata in particolare dallo studioso Lottin.

- Il primo autore che si è occupato molto di etica è stato Bernardo di Chiaravalle, il quale

scrive una lettera (n.193) contro Abelardo, specificando le motivazioni della sua accusa;

secondo lui Abelardo non si accontenta di ripetere il dettato dei padri della chiesa e quindi

manca di umiltà; invece secondo Bernardo l’epoca della grande teologia ormai si è conclusa,

tutto è già stato detto, quindi non bisogna travalicare quei confini, perchè sarebbe peccare di

superbia. Inoltre Abelardo pecca nel citare gli antichi pagani, perchè per Bernardo non c’è

continuità tra la sapienza antica e quella dei padri della chiesa, dal momento che la

rivelazione ha cambiato tutto.

- Scuola di Laon, Anselmo di Laon: abbiamo raccolte di sentenze della scuola di Laon nella

quale l’indirizzo era quello di seguire alla lettera il testo biblico; analizza molto il tema del

peccato, creazione, redenzione di Cristo ≠ per Abelardo invece non è sufficiente

commentare e basta, bisogna analizzare, andare oltre! Anche se nell’opera di Abelardo vi

sono molte somiglianze tra lui e Laon (così come per Guglielmo di Champeaux); la

differenza di Abelardo sta nel riprendere le dottrine sistematizzandole.

- Scuola di San Vittore, nasce all’inizio del XII secolo con Guglielmo di Champeaux, poi si

dirigerà verso temi umanistici; i grandi maestri furono Riccardo e Ugo (De sacramentis);

San Vittore rimane fedele ai padri della chiesa, e ritiene chela ragione in teologia non debba

servire ad analizzare razionalmente il dogma religioso, ma a cercare nel mondo i segni della

bellezza divina, quindi la ragione deve mostrare le verità di fede, e non dimostrarle.

11 Edizione Critica: testo che viene costruito da noi, perchè è il risultato tra il confronto tra i diversi testi a noi arrivati

della stessa opera al fine di eliminare il maggior numero di errori. 10

Sonia Della Monica

Fonti:

- Testo Sacro

- Padri della chiesa latina, Agostino soprattutto

- Autori classici della cultura pagana (Cicerone, Seneca, Virgilio, Ovidio e Orazio).

OPERA

Prima Parte I libro: Su che cosa sia il ‘peccato’.

Pg.25 → Vizi = inclinazione alle cattive azioni (≠ vizi del corpo / indifferenti)

- Rimando all’etica Stoica, dottrina degli indifferenti: vi sono cose che non sono determinabili

moralmente, ad esempio la salute non è né buona né cattiva. La sua conoscenza degli stoici

non è diretta, ma indiretta, forse da Seneca e Cicerone! → continuità antichi-cristiani!

- Si parla di vizi e virtù che siano determinabili moralmente, e nulla ha a che vedere con le

qualità della mente etc.

Pg. 26 → Vizio ≠ peccato ≠ azione cattiva

Inclina la mente a compiere in modo inconsulto e senza controllo della ragione qualcosa che

non deve essere fatto.

Ha sede nell’anima quindi c’è anche quando l’azione non c’è ancora o non c’è più (es.

iracondo, lussurioso).

- Abelardo crea uno spazio morale che ha tre pilastri: vizio, peccato e azione cattiva. Il

peccato è quindi intermedio! Il vizio è qualcosa che ci inclina a compiere una cosa cattiva, è

un’ascesa, però il vizio non è una colpa, perchè lo intende come qualcosa di naturalistico

come eredità naturale dell’uomo fin dalla nascita (siccome nasciamo con quei vizi non ne

possiamo essere colpevoli, ma siamo responsabili di lottare contro quella inclinazione)

[forse rimando alla dottrina della potenza-atto di Aristotele = noi rimaniamo iracondi in

potenza anche quando non lo siamo in atto].

Pg. 27 → Vizio = materia pugnae: il vizio di per sé non determina il peccato inevitabilmente, è

motivo di lotta per conquistare attraverso la virtù della temperanza il trionfo su se stessi;

infatti è migliore colui che domina il proprio animo piuttosto che chi espugna le città, è

motivo di lode davanti a Dio l’aver saputo combattere e resistere il vizio.

- Si nasce inclini alla lussuria, non per una malvagità della natura (dio), perchè i vizi non ci

sono dati per punirci ma per darci un motivo di miglioramento!! Il peccato è strumento di

redenzione! Abelardo infatti è cristiano e la sua opera lo è!

Innatezza dei vizi: Dialogo Filosofo-giudeo-cristiano, la creazione è in sé cosa buona però

nelle creature viventi e in particolare nell’uomo, questa bontà entra in contatto con la libertà,

e quindi possono diventare malvagi. Vi è quindi una responsabilità della cattiveria.

Nell’essere creati gli uomini, nei loro diversi pezzi, hanno contratto dei difetti. Quindi il

vizio è un dato di fatto.

≠ 11

Sonia Della Monica

Per Aristotele il vizio, come la virtù, è un habitus (possesso, disposizione acquisita), quindi

si diventa viziosi, con l’esperienza si acquisisce una certa abitudine a porsi in un certo

modo, e a trovare il giusto mezzo. Non si nasce viziosi, né virtuoso.

Incoerenza: nello stesso dialogo, Abelardo fa citare al filosofo la dottrina di Aristotele

dell’habitus. Il vizio e la virtù sono disposizioni, quindi se una persona di natura tende a non

essere lussuoso, allora non sarà virtuoso perchè non ha fatto nessun sacrificio e nessuna

conquista per diventarlo!

Pg. 152 Ethica:

Guglielmo di Champeaux: il vizio non è il peccato ma è una propensione al peccato.

=

Quindi è probabile che la dottrina morale di A nel dialogo si stesse ancora definendo, ma

nell’Ethica la dottrina è chiaramente dell’innatezza dei vizi, ma ci fa vedere che c’è anche

un altro punto di vista (habitus aristotelico).

- Peccato = acconsentire all’inclinazione del vizio!

Martedì 2 Ottobre

- Il consenso è la sede del peccato, è il verbo che ci permette di distinguere il vizio dal

peccato.

- Anche il vizio è innato e non ne siamo responsabili, però siamo responsabili di combattere

contro il vizio, di non lasciare che la sua inclinazione ci lasci trasportare nel peccato.

- Idea stoica: ciò che riguarda il corpo non ha rilievo morale (libertà anche in catene).

- Il vizio non ci inclina di per sè ad agire male, ma a disprezzare Dio = questo è il peccato!

Pg. 34 → Consenso = peccato = disprezzo di Dio! > morale soggettiva dell’uomo radicata

nell’oggettività della volontà di Dio!

Il vizio mi inclina ad acconsentire a quella tendenza naturale, il vizio non è il gesto, ma

l’acconsentire dentro di noi a quella passione.

Se acconsentiamo al vizio arriviamo alla dimensione morale; le azioni non sono morali ma

lo è il consenso!

All’interno dell’uomo vi è l’amore di Dio, quindi se acconsentiamo a ciò cui il vizio ci

inclina manchiamo di rispetto a Dio, ed è un disprezzo di Dio. Le nostre azioni non

offendono Dio, ma lo offendiamo dal nostro disprezzo interiore.

Punto di vista soggettivo (scelta individuale di non seguire il dettame divino) ma soggettivo

anche perchè solo Dio conosce il cuore dell’uomo e quindi solo Dio saprà se siamo buoni o

cattivi; ma questa dimensione soggettiva nasce dal rapporto di una dimensione oggettiva,

cioè il volere di Dio, che è un dato rivelato; quindi la morale soggettiva dell’uomo è radicata

nell’oggettività della volontà di Dio.

Etica del soggetto radicata in Dio, i cui criteri di valutazione sono oggettivi in Dio.

→ L’Ethica quindi ha una fonte importante nel’etica stoica ma anche in quella Agostiniana:

nella filosofia agostiniana si parla del consenso individuale, il quale è radicato nella verità di

Dio, che è il bene; Dio è il bene e il vero, e per questo ha senso essere cristiani. Siccome Dio

è sommamente bene, tutto ciò che egli crea è buono, non può creare cose cattive; il male

metafisicamente non è niente, non ha consistenza, ma allora perchè è così presente? Perchè

tra le cose che Dio ci ha donato vi è la libertà! La nostra libertà è talmente alta nei confronti

di Dio che egli non la limita (così come lascia Lucifero di rinnegarlo). Quindi siamo noi che

facciamo il male, essendo liberi. Dottrina che vuole dare all’uomo tutta la sua stupenda 12

Sonia Della Monica

libertà e dignità, sta all’uomo ascendere o discendere tramite la scelta. Dio non crea il male,

ma non può impedire alla nostra libertà di deviare da lui.

(Il peccato è l’acconsentire a quell’inclinazione, ma per Agostino non solo: vi sono tre gradi

attraverso cui si giunge al peccato, la suggestione, il piacere e il consenso (così vi sono tra

differenze nel peccato: nel cuore, nell’azione e nel consenso)).

- Abelardo dice che Dio si vendica (Agostino direbbe che Dio ci lascia portare le conseguenze

del peccato).

Pg. 36-37-38 → Non è vero che il peccato dipenda dalla cattiva volontà, può esserci anche senza

cattiva volontà. Peccato ≠ Volontà cattiva.

Tesi A di Abelardo → Il peccato è disprezzare Dio (pg. 34)

non fare / non tralasciare ciò che si deve fare

=

= non è una sostanza, è un non-essere (> Agostino).

I Obiezione → Anche la volontà di una cattiva azione è peccato

Peccato = volontà cattiva

Peccato = essere e non solo non essere!

Risposta A. → A volte si pecca senza nessuna cattiva volontà + la stessa cattiva volontà se

frenata è motivo di gloria!

Peccato ≠ Volontà cattiva

[ Volontà = istinto innato ≠ decisione responsabile dell’uomo!]

Es. servo innocente, inseguito e minacciato di morte dal suo padrone iroso, che,

per salvarsi la vita, infine uccide il padrone.

= egli ha ucciso il padrone senza avere la volontà, dato che fino a quando ha

potuto ha evitato di ucciderlo, ma il suo era un istinto alla sopravvivenza!

Egli ha avuto la volontà di sopravvivere ma non di uccidere!

No consenso!

II Obiezione → Ma l’azione &

Dettagli
A.A. 2013-2014
31 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DellaFilosofia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Classico della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Corbini Amos.