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MODELLO DECENTRATO
2) A fissare le regole sulla circolazione dei fattori di produzione è lo S membro di destinazione del fattore di produzione o il prodotto finito, quello dove si reca chi vuole prestare un servizio, quello dove vengono indirizzati i capitali. Questo S è libero di fissare le regole che preferisce democraticamente attraverso il suo P. Si salvaguardia al massimo grado l'autonomia dello S membro. L'UE però esiste, dunque tale autonomia non è assoluta, è limitata in modo minimale (norme non discriminatorie sulla base della nazionalità, diventerebbe una misura equivalente a una restrizione quantitativa, la quantità esportata diventa minore di quella che si sarebbe senza tale norma). Si tutela anche il Mercato Unico. Il controllo della CdG si limita a comparare la norma applicata alla merce interna e quella applicata a quella estera. Se sono simili la Corte non rileva discriminazioni.
CRITICITÀ:
- CIECO ALLE
DISCRIMINAZIONI INDIRETTE che di fatto sono restrizioni q.tative. SI FRAMMENTA IL MERCATO.Se ci sono 27 normative bisogna conoscere 27 ordinamenti per commerciare, l'onere per il produttore è evidente.Questo modello va bene per alcuni prodotti, come i servizi o per il D di stabilimento, non per tutti. LIMITATA LIBERTA' DI SCELTA PER IL CONSUMATOREL'impatto sull'economia c'è, l'efficienza è minore perché il produttore ha questo onere.
MODELLO COMPETITIVO
3) Migliore per la circolazione. La normativa di riferimento è quella del P di provenienza, sebbene lo S sia libero di regolamentare i vari settori del mercato. L'autonomia statale è quindi salvaguardata. In questo modello però non ha più senso che ogni S membro abbia una propria normativa. Diventa un gioco strategico in cui l'avversario è il concorrente S estero. Il legislatore lascerà una deregolamentazione del settore
per fare avere ai suoi produttori i maggiori vantaggi dalle esportazioni. Nel regime fiscale, pagato il dazio su un bene, quello non può essere gravato da altre imposte (es. IVA). Certificato il prodotto dallo Stato membro, vige il MUTUO RICONOSCIMENTO (lo Stato di importazione non può rifare i controlli).
L'AUTONOMIA POLITICA DEGLI STATI, CHE APPARENTEMENTE C'È ANCORA, VIENE EROSA DALLA COMPETIZIONE DELLE NORMATIVE TRA STATI. Principio di non discriminazione interpretato in modo estensivo, come principio di massima circolazione del mercato, come principio generalissimo. Assoggettare un prodotto che ha già passato uno standard tecnico di un Paese a quello di un altro Paese, lo gravo di una doppia imposta.
A decidere davvero su tali impostazioni è la CdG, che prevede una misura tecnica ammissibile (non equivalente a restrizione quantitativa), solo in ipotesi tipiche (proporzionate per la tutela di interessi meritevoli). Lo Stato di destinazione ha ancora un minimo spazio di limitazione.
ma il controllo stringente della CdG non applca la logica per cui ogni limitazione statale è legittima se nondiscriminatoria (come nel modello decentrato). Un controllo opposto: Ogni norma dello S è illegittima se non risponde allo standard fissato tranne casi eccezionali.
EQUIVALENCE BALANCE TEST – Modello decentrato. Non guarda tanto a chi pone la regola quanto al bilanciamento di costi e benefici della limitazione alla circolazione. La regola tecnica deve avere una sua razionalità (BEBEFICIO – Tutela di interessi meritevoli di tutela che altrimenti il mercato ignorerebbe) Il COSTO è la limitazione del mercato. Ci si accontenta il controllo sull’equivalenza tra il reg. interno ed esterno.
PRINCIPIO DI PROPORZIONALITÀ – PURE BALANCE TEST – Modello Non massimo accesso al mercato. Mutuo riconoscimento Si guarda al P di destinazione
1- IDONEITÀ DELLA MISURA = Si verifica se essa. Deroga al modello competitivo che si può
ammettere.Questa è la misura che riesce a tutelare un certo interesse ?
2- NECESSARIETA' = Era possibile una misura meno limitativa del mercato perraggiungere lo stesso obiettivo ?
3- PROPORZIONALITA' IN SENSO STRETTO =Tutti gli S sono incentivati a deregolamentare e lasciare più spazio alle imprese.Tanti livelli di integrazione:
- Armonizzazione come garanzia di non discriminazione (regimi nazionali diversi) -modello decentratosulla base del mero principio di libera circolazione.
- Massima apertura del mercato – regimi nazionali diversi ma alle importazioni si applica lanormativa di destinazione. – modello accentrato. Si induce un'armonizzazione di fatto per leregole nazionali. Un incentivo agli S membri ad adottare una stessa normativa per lacompetitività.
- Uniformazione dei regolamenti
- Meramente non discriminatorie
- Di fatto armonizzate
- Formalmente armonizzate
Discipline compresenti nell'UEC'è stata un'evoluzione
La storia dei modelli di uniformazione del mercato parte dal presupposto che costruire un mercato unico conviene economicamente perché permette di sfruttare i vantaggi competitivi, come ad esempio l'Area di Libero Scambio (come la NAFTA tra Canada, USA e Messico). In questo caso, si ha una politica interna comune per la circolazione delle merci, ma la politica esterna rimane nazionale, con dazi diversificati per le merci che provengono dall'esterno. Non si uniforma quindi la politica commerciale esterna, che rimane di competenza nazionale. Questo tipo di accordo è anche una questione di controllo sulle frontiere.
Un passo successivo verso l'uniformazione del mercato è l'Unione Doganale, in cui si unifica anche la politica commerciale esterna. Questo vale solo per le merci, mentre nel Mercato Comune, l'Unione Doganale vale per tutti i fattori di produzione.
Il passo successivo si muove verso l'unione economica monetaria, che prevede l'armonizzazione delle politiche macroeconomiche degli Stati membri, come ad esempio l'armonizzazione dei bilanci statali e il fiscal compact.
Si può parlare anche di armonizzazione positiva, che mira ad un assetto regolativo armonizzato di fatto o di diritto, in cui si cerca di mescolare le politiche economiche dei vari Stati membri.
buone e che quelle buone si mescolino tra gli S.evitare che le regole cattive
ARMONIZZAZIONE NEGATIVA – Integrazione (la logica iniziale dell’UE). Si eliminano i limitiespliciti e si lasciano quelli impliciti.
-Fine introduzione
Cassis de Dijon:
A - RATIO FATTO per CONTESTUALIZZARELiquore francese alla frutta con un tasso minore del 20%.La G impone per i liquori alla frutta un tasso non minore del 20%.2 contesti normativi diversi.
B – SENTENZA D’ASSON VILLEBelgio – Un’impresa privata X vuole importare whisky in Scozia (all’epoca fuori dall’UE).W. importato da un’impresa Y che ha un Co d’agenzia (l’importazione è soggetta a un rapporto diesclusiva, un accordo tra imprese private), con l’impresa A.solo L’impresa Y monopolista importerà in Belgio, pagherà il dazio in Belgio.L’agente Belga dell’impresa Y rivende il prodotto a X e trae il suo guadagno.L’impresa scozzese
vuole esportare anche in F (importatore ufficiale di W. Scozzese), all'impresa Cfrancese. Il mercato francese più ampio, si decide di rincarare il prezzo di 50. Importato in F il W. È rivenduto a questo prezzo. L'impresa belga A sa che la CE implica che il W. Importato in F può circolare dove vuole a 160 di prezzo. È interessata a comprare il W. In F a 160, venderlo a 200 lucrando 40. Un esito dell'unione doganale, che ha bypassato il Co di agenzia ed ha portato i consumatori a ottenere un bene a un prezzo minore. Il Belgio rimane sovrano nel mercato unico che può introdurre specifiche tecniche. - Prodotti alcolici stranieri accompagnati da un certificato di provenienza del produttore doganale. L'impresa C francese compra e tiene l'importatore originale francese. Questa regola tecnica belga ostacola le importazioni parallele. Non direttamente dal produttore Sterzo ma dalla F. Questo gioco le viene impedito dalla regola tecnica.Il legislatore garantisce l'origine, che deve essere provata, per la tutela dei consumatori. L'effetto finale però è discriminatorio, un ostacolo alle importazioni parallele, di fatto ostacola la circolazione, è equivalente a una restrizione quantitativa? Lo decide la CdG -> Interpretazione dei principi sulla Art 18 TFUE – Vietata la discriminazione per nazionalità. Unione doganale - libertà di circolazione di beni, servizi, persone, capitali. 34 – vietate le restrizioni quantitative e quelle con effetti equivalenti. Quali norme sono ragionevolic- CASO KELT. Una norma francese dice che è vietato rivendere merce sottocosto. Può essere una strategia commerciale aggressiva, specialmente nell'e-commerce. Avviare un'attività commerciale in perdita. La F la vieta per tutti. - Li limita il libero accesso al mercato e libera circolazione. Se un Paese vuole esportare in F sottocosto deve poterlo fare. Una regola non
A ragioni imperative che lo S può essere interessato ad allegare per giustificare la restrizione. La struttura dei modelli di apertura del mercato è stata costruita emancipandosi dal Trattato (a volte attraverso interpretazioni della CdG). La tutela del consumatore è cambiata da allora ad oggi. Qui la Corte ammette anche altre ragioni di tutela di interessi meritevoli poste come limite di riconoscimento. Queste ragioni sono prese in considerazione, ma non tanto guardando nel trattato, interpretando l'art. 34. Principio di apertura del mercato come principio generale, ma sono possibili delle eccezioni. Esistono diversi modelli astratti per giustificarli, il fatto che la Corte rifiuti alla G di poter introdurre tale limite, fa cadere la questione nel MC. La Corte non richiama elenchi di specifici beni.