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BENI PUBBLICI
I beni pubblici sono un particolare tipo di beni che danno notevoli vantaggi senza
tuttavia essere profittevoli (presentano benefici < dei costi). Tali tipi di beni sono di
base prodotti dallo Stato perché nessuno avrebbe interesse a produrli data la
mancanza di profitto.
I beni pubblici hanno la caratteristica della “non rivalità”, nel senso che il consumo da
parte di qualcuno non diminuisce la quantità consumabile da un altro, e della “non
escludibilità”, nel senso che nessuno può escludere un altro dall’utilizzo del bene.
Questi beni sono di libero accesso e questo ha portato ad un loro sfruttamento
eccessivo, talvolta fino al punto di distruggere la risorsa. Il problema dei beni pubblici
è, quindi, sia la determinazione della quantità ottima da produrre, sia la modalità di
finanziamento. La quantità ottima da produrre è quella che garantisce l’uguaglianza
tra il beneficio che la società ottiene dal consumo di quel bene e il costo che la società
deve sostenere per produrre una unità di quel bene:
BENEFICI MARGINALI = COSTI MARGINALI
I produttori saranno disposti a produrre la quantità socialmente ottima del bene
pubblico solo se i consumatori saranno disposti a pagare per averla. I consumatori
pagano in base ai benefici ottenuti oppure in base alla propria capacità contributiva.
Per realizzare beni pubblici viene chiesta agli individui la loro disponibilità a pagare,
ma non tutti sono disposti a rivelarla facendo sorgere il fenomeno del “FREERIDING”. I
free rider sono quei soggetti che usufruiscono del bene pubblico senza collaborare alla
sua realizzazione. Il problema del Freeriding è stato esposto da Wicksell nel 1896: egli
sosteneva che più gli individui sono pochi, più è alta la loro collaborazione in modo da
arrivare ad un accordo che giunge ad un livello di produzione efficiente; viceversa più
gli individui sono molti, maggiore sarà la possibilità che non rivelino la loro preferenza,
ritenendosi, ognuno, uno fra tanti. Gli individui sottostimano le preferenze quando
devono essere loro stessi a pagare il bene pubblico; sovrastimano le preferenze
quando, essendo in tanti a pagare, possono sottrarsi al pagamento.
In base alla quantità di individui e alle loro preferenze si ottiene la produzione
efficiente. Il problema è catturare le preferenze; lo Stato può indurre i cittadini a
dichiarare le loro preferenze, e quindi la propria disponibilità a pagare, attraverso:
-la tassa di CLAKE = è una tassa commisurata alle preferenze manifestate in modo
corretto dagli utilizzatori
-il metodo di TIEBOUT = è un metodo che permette di determinare la quantità di bene
pubblico analizzando il comportamento dei consumatori da una zona ad un’altra.
Secondo Tiebout, l’efficienza degli enti locali nell’erogazione di beni e servizi dipende
dalla possibilità di conoscere esattamente le preferenze degli utenti; questi ultimi,
però, possono comportarsi da free rider e questo rende difficile tale conoscenza.
Tiebout sostiene che a livello locale si può ricorrere ad un metodo che lui chiama
“regola del voto con i piedi”, e cioè: il cittadino insoddisfatto della politica adottata da
una certa giurisdizione locale, esprime il proprio disaccordo emigrando altrove (ad un
ente vicino).
CAP 6)PERCHE’ I GOVERNI INTERVENGONO
Le ragioni che spingono i governi ad intervenire sono: la necessità di proteggere coloro
che sono danneggiati dalle esternalità e, nel caso delle risorse a libero accesso per le
quali nessuno né è proprietario, istituire norme per gestire la risorsa.
FALLIMENTO DEI GOVERNI
Lo Stato spesso è causa del degrado ambientale. I governi pur avendo il dovere di
operare nell’interesse comune, a volte promuovono interventi che danneggiano
l’ambiente. In questi casi si parla di fallimento dell’intervento pubblico. Un esempio di
tale fallimento è rappresentato dalla politica agricola comunitaria (PAC) nella CE, la
quale anziché far si che domanda ed offerta si sviluppino liberamente in una economia
di libero mercato, promuove prezzi superiori ai prodotti che potrebbero essere
importati dalla Comunità; questo per ostacolare le importazioni e incoraggiare la
produzione interna. Il risultato è che per aumentare la produzione comunitaria affinchè
sia sufficiente per il mercato interno, occorre l’allargamento delle zone di produzione
attraverso la rimozione delle siepi e l’uso massiccio dei pesticidi e fertilizzanti;
(sarebbe costato meno importare prodotti dal mondo) pertanto tale manovra risulta
più costosa per consumatori e contribuenti, favorendo solo la categoria degli
agricoltori, e rappresenta un fallimento pubblico.
CAP 8) LA VALUTAZIONE DELL’INTERESSE PER LA NATURA
VALUTAZIONE ECONOMICA DEI BENI AMBIENTALI
Ai beni e ai servizi ambientali spesso non è associato un prezzo di mercato, ma dare
loro un valore è un modo per individuare il livello di utilità/benessere di quel bene e
quanto la collettività sia disposta a pagare per il suo utilizzo.
Il VALORE ECONOMICO DI UN BENE AMBIENTALE ( VET ) è dato dalla somma di varie
componenti: VALORE DI USO di una risorsa e il VALORE DI NON USO di una risorsa.
Il valore di uso è un valore reale perché corrisponde all’utilità che l’individuo ricava dal
godimento di quella risorsa e può essere:
- valore di uso diretto, il quale deriva da un godimento effettivo del bene per finalità di
consumo o per fini economici (es. la visita di un parco, o i ricavi dal legno);
- valore d’uso indiretto deriva dal godimento potenziale del bene, cioè non è legato
all’attività di consumo.
-valore di opzione, l’individuo rinuncia ad utilizzare la risorsa oggi preservandola per
domani.
I valore di non uso è dato dalla rinuncia che l’utilizzatore fa della risorsa per
preservarla in futuro. Il valore di non uso è dato da:
-valore di esistenza, è il valore che viene data alla risorsa per il solo fatto di esistere;
esso cresce con la rarità della risorsa;
- valore di lascito, riflette la disponibilità a pagare per conservare l’ambiente a
beneficio delle generazioni future.
Un gruppo di studiosi sostiene che il VALORE DI USO è dato dal valore reale diretto e
indiretto e una componente del valore di opzione che è quello di QUASI OPZIONE, che
rappresenta la disponibilità di risorse che si possono avere nell’immediato futuro
grazie alle nuove tecnologie.
-METODI DI VALUTAZIONE MONETARIA
Possono essere: a) metodi basati senza l’approccio delle curve di domanda (cioè basati
sull’analisi dei valori di mercato costi-ricavi); b) metodi sull’approccio della curva di
domanda
a) I metodi senza l’approccio della curva di domanda sono:
-COSTO OPPORTUNITA’: non si applica ai beni di utilizzo sociale; è il valore della
capitalizzazione dei benefici netti ottenuti dalla miglior destinazione del bene a cui si
rinuncia;
-COSTO DI SOSTITUZIONE: considera il costo di sostituzione o di ripristino di un bene
danneggiato e utilizza questo costo come misura del beneficio del ripristino;
-COMPORTAMENTO RIDUTTIVO: sono spese destinate alla prevenzione (es. spese
destinate per combattere l’inquinamento acustico);
-METODO DI RISPOSTA ALLA DOSE: presuppone una reazione fisiologica a qualsiasi
degrado ambientale (es come reagisce un individuo all’inquinamento); mette in
relazione la produzione con la qualità della vita.
b) Metodi di derivazione delle curve di domanda
Tali metodi vengono usati quando non è disponibile l’analisi dei costi e dei ricavi, e si
tenta di costruire una curva di domanda ricostruendo una situazione di mercato, il
quale può essere esistente (surrogato) o creando un mercato ipotetico.
Esistono 2 metodi:
-INDIRETTI quando costruiamo la curva di domanda riferendoci a mercati surrogati;
sono basati sulle “preferenze rilevate”, cioè stimano il valore della risorsa
indirettamente basandosi sul comportamento degli individui verso il bene cui si
intende stimarne il valore. Esempi di metodi indiretti sono: METODO DEL COSTO DEL
VIAGGIO (MCV) ed il METODO DI VALUTAZIONE EDONICA.
-DIRETTI quando costruiamo la curva di domanda riferendoci a mercati ipotetici; sono
basati sulle “preferenze dichiarate”, ricavate mediante questionari; stimano quindi il
valore di un bene, simulandone il mercato. Esempio di metodo diretto è: il METODO
DELLA VALUTAZIONE CONTINGENTE.
Il METODO DELLA VALUTAZIONE CONTINGENTE chiede direttamente agli individui di
dare un valore ai beni ambientali, esprimendo la propria disponibilità a pagare (DAP)
per migliorare la qualità di una risorsa, oppure la propria disponibilità ad accettare
(DAA) un compenso in cambio di un peggioramento della qualità della risorsa o di una
sua riduzione. Il questionario è articolato su 4 tipologie di domande:
1) OPEN ENDED: si chiede la disponibilità massima a pagare o minima ad accettare
senza alcun suggerimento;
2) CLOSED ENDED: domande a forma binaria: Si fornisce un range di valori alla
risorsa così che l’intervistato possa dare la sua risposta senza problemi di stima;
3) OPEN ENDED GUIDATE: all’intervistato viene fornita una carta di pagamento con
importi decrescenti;
4) PAYMENT LEADER: all’intervistato si forniscono dei valori crescenti; egli spunta
dal basso il valore che è disposto a pagare, mentre spunta dall’alto il valore che
non è disposto a pagare.
Il metodo della valutazione contingente presenta dei limiti legati a:
1) DISTORSIONE STRATEGICA: l’utilità del bene potrebbe essere sottostimata per
paura che l’individuo possa essere chiamato a concorrere al finanziamento della
risorsa;
2) DISTORSIONE INFORMATIVA: è il rischio legato alla possibilità che l’intervistato
non comprenda il questionario;
3) DISTORSIONE STRUTTURALE/STRUMENTALE: dipende dalla struttura delle
domande e dal modo in cui vengono poste.
Un altro limite da considerare è quello psicologico perché la disponibilità a pagare
viene vista come un beneficio, mentre quella ad accettare viene percepita come un
costo (DAP > DAA); il vantaggio della MVC è che tiene in considerazione sia il valore di
uso del bene, sia il valore di non uso in quanto può essere utilizzato anche per dare
valore a risorse che non vengono mai visitate personalmente.
METODO DEL COSTO DEL VIAGGIO
E’ un metodo che serve soprattutto a valutare beni ambientali con fruizione di tipo
turistico-ricreativo. L’assunto sott